Non sarebbe cosí impossibile, se mettessero un pó di psicologi a modo dove devono stare, visto che c'e' tutta un'area che si occupa appunto di queste valutazioni, ci sono indicatori, ci sono metodi (anche se chiaramente bisogna interpretare i risultati in maniera non rigida, ma questo un buon professionista lo deve sapere). Peró é chiaro che ci vuole tempo (e soldi). Al di lá di questo, io sono approdata alla professione con le tue stesse motivazioni, anche se ero stata messa in guardia sul fatto che l'assistente sociale non é lo stesso che educatore, operatore sociale ecc., perché il mio modello era un pó l'operatore del Gruppo Abele, per capirci. Comunque le motivazioni cambiano con la maturazione e con le esperienze e io ho avuto la fortuna e l'opportunitá, a parte di avere bambini, di maturare a fondo l'esperienza di maternitá coniugandola con un percorso formativo di counsellor in ambito di allattamento e maternage. A questo punto devo dire che la dissonanza l'ho sentita proprio forte. Non voglio dire che fossero due cose opposte ma diverse sí, come setting, come obiettivi, come argomenti anche. Per esempio io potrei fare un'ulteriore formazione per diventare professionista di questo settore (adesso sono volontaria) ma per farlo devo necessariamente avere un titolo sanitario, cosa che servizio sociale non é e psicologia, invece, sí (giá, é considerata professione sanitaria, in generale). Quindi, una innocente idea di "dare qualche esame di psicologia per arricchirmi come a.s." mi ha portato davvero lontano. Adesso quello che mi succede é che prendo in prestito volumi di neuropsicologia per approfondire, ma se devo pensare di leggere cose come la legislazione, mi viene il vomito. Eppure, quando studiavo servizio sociale, le leggi mi piacevano pure.
La formazione in servizio sociale é stata veramente una pietra angolare che spiega un incredibile successo accademico attuale

e credo che sempre cercheró un'integrazione con questo aspetto, ma ora voglio veramente fare altro, voglio specializzarmi nel campo perinatale (e qui é un bel casino, perché le formazioni specifiche sono pochissime) e nella psicoterapia vivenziale, e se devo dire cosa mi sento, non mi sento assistente sociale ma "social worker" (la distinzione non é solo uan traduzione, é sostanziale, come sapete).
Per quello penso che Red abbia ancora delle buone chances da questa formazione e anche da questa professione. Inoltre oggi (per quello che vedo) di formarsi non si smette veramente mai, perché viviamo in una societá fluida che continuamente richiede nuove competenze ed é come un pó con i calcolatori

, quando hai conseguito un titolo é giá ora di aggiornarlo perché le cose che hai studiato sono giá obsolete. Per questo la cosa piú triste che ho vissuto non é vedere colleghi (tra cui io) che cambiano strada, quanto vederne altri che dicono: bé, ho studiato 3 anni ed é piú che sufficiente, adesso faccio l'impiegato fino alla pensione, non mi piace ma in qualche modo il mutuo lo devo pure pagare (la qual cosa é verissima, ma dire questo a 35 anni, senza nemmeno intravedere lo stimolo di un cambiamento, é davvero triste).
Buona giornata!