Pagina 1 di 1

mandati dell'assistente sociale

Inviato: ven, 11 nov 2011 - 10:11 am
da sara.87
Buongiorno mi potreste spiegare quando si è iniziato a parlare di mandati (istituzionale, professionale e sociale) dell'assistente sociale e quali sono i riferimenti legislativi. Inoltre come può l'ass. soc. rispettarli tutti e tre senza far prevalere l'uno sull'altro?

Re: mandati dell'assistente sociale

Inviato: dom, 13 nov 2011 - 8:35 pm
da Mac
Ciao, non è facile ricostruire la "nascita" dei mandati; sono dimensioni che si sono evolute nel tempo piuttosto naturalmente, e che quindi sono da sempre risultate implicite, non dichiarate. Per questo risulta difficoltoso individuare un inizio preciso. Si può dire che per quanto riguarda il mandato sociale, legato alla necessità di intervenire in situazioni di disagio per prevenire e fronteggiare situazioni di esclusione e stigmatizzazione, esso sia più o meno sempre esistito, fin dai tempi delle "segretarie sociali", quando ancora il nostro mestiere non era considerato "tecnico" ma semplicemente un lavoro di sostegno agli altri nei momenti difficili.
Il mandato sociale è stato il primo, proprio perchè sulle sue fondamenta si basa il Servizio sociale nel suo complesso, da sempre.

Per quanto riguarda gli altri due, il mandato istituzionale è legato al rapporto di dipendenza dell'assistente sociale nei confronti di un'organizzazione pubblica o privata della quale fa parte. Nasce da quando la professione è stata inserita all'interno di sistemi più ampi; l'assistenza è nata dentro ad una costellazione infinita di tanti piccoli enti privati, non c'era una dimensione più generale che faceva sentire il professionista "parte di un tutto" (importante è stata la 142/90 sulla trasparenza della pubblica amministrazione e il diritto d'accesso, fra le altre).
Questo è arrivato dopo. In generale il mandato istituzionale ci impone di far combaciare il nostro fine con quello dell'ente a cui apparteniamo, e anche questo è sempre esisto, anche se oggi, con il welfare state in cui ci troviamo, questa dimensione assume una complessità ancora maggiore. Ci sono più esigenze da soddisfare e sempre nuovi bisogni da fronteggiare.

Idem per il mandato professionale: c'è da dire che il percorso di professionalizzazione in Italia è stato lungo a travagliato (non concluso del tutto neanche adesso!), e questo da sempre è un problema che si ripercuote ancora oggi. Il riferimento base può essere la legge 84/1993 sull'istituzione della professione, ma il tutto parte già da molto prima.

Negli anni, soprattutto dopo il '70, sono stati fatti tanti piccolo passi verso il riconoscimento della professione (pensa anche solo a quanto ci è voluto affinchè la formazione fosse inserita all'interno dell'università), quindi tutto è partito già da lì. La legge 84 e la creazione del codice deontologico hanno legittimato il tutto: oggi sappiamo che aderire al mandato professionale vuol dire rispettare i fondamenti e le responsabilità che il codice ci impone.

Certo la mediazione fra questi tre aspetti non è semplice, soprattutto oggi, e soprattutto perchè molto spesso l'assistente sociale viene lasciato solo nelle sue decisioni ed assunzioni di responsabilità e non è adeguatamente tutelato. Io credo che, nonostante tutto, si debba sempre tenere a mente e perseguire il mandato sociale, che quindi porta in maniera piuttosto lineare ad aderire anche al mandato professionale, ossia il rispetto del codice e dei fondamenti etici.

I problemi maggiori forse si hanno con il mandato istituzionale: molto spesso l'ente ci chiede di raggiungere risultati che non sono raggiungibili nella realtà in cui interveniamo, e il problema è che a volte non c'è neanche uno "spalleggiamento" (passami il termine) tra colleghi e tra assistenti sociali e superiori. Questo affatica.

Credo sia essenziale per l'assistente sociale non ridursi ad un burocrate che incarna perfettamente e senza dubbi il volere dell'ente a cui appartiene, soprattutto se esso non corrisponde all'idea che noi abbiamo di aiuto e di politica sociale "giusta".
Il vero problema nasce dell'etica: come fare se quello che il mio Servizio può dare non basta al fronteggiamento dei reali bisogni? Devo uniformarmi a questa visione o agire per modificarla? Se ne potrebbe discutere per ore... Io credo molto nel cambiamento, soprattutto se esso è ben progettato e direzionato a fini di utilità collettiva, anche se questo vuol dire anche "contro" l'amministrazione.

Come risolvere il conflitto? Non saprei, domanda troppo difficile, forse irrisolvibile. Posso solo dire che ho avuto modo di osservare e sperimentare che l'unione tra colleghi è fondamentale. Sia per sconfiggere le criticità, insieme, sia per sopportare meglio tutte le conseguenze negative che derivano da scelte prese dall'alto che pesano sul nostro intervento specifico.

Rispettare i tre mandati senza farne prevalere uno in particolare è difficile, però è una bella sfida. Credo che il fatto di tenerlo sempre a mente, possa aiutare davvero a risolvere conflitti del genere.

Re: mandati dell'assistente sociale

Inviato: dom, 13 nov 2011 - 8:43 pm
da Nazg
sara.87 ha scritto: Inoltre come può l'ass. soc. rispettarli tutti e tre senza far prevalere l'uno sull'altro?
Questa è una questione etico-deontologica molto seria, che ha fatto riflettere e continuerà a far pensare molti colleghi assistenti sociali.
A volte questi mandati entrano in conflitto ed è complesso riuscire a rispondere a tutti e tre.
Non credo esista una risposta univoca, se non un continuo mettere in campo la riflessività e il confronto tra colleghi, per sviscerare di volta in volta il singolo dilemma etico.

Re: mandati dell'assistente sociale

Inviato: lun, 14 nov 2011 - 3:57 pm
da sara.87
grazie a entrambi per i chiarimenti!