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Mac
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Approcci

Messaggio da Mac »

Mi piacerebbe affrontare con voi l'argomento colloqui.
Come vi approcciate con la persona nei primi colloqui?
Quale modalità comunicativa avete nei suoi confronti? Tendete ad accoglierla e lasciarla esprimere (ma come la "fermate" se esagera?) oppure impostate il colloquio fin dall'inizio chiarendo le funzioni vostre e del Servizio e la necessità che avete di raccogliere i suoi dati e le altre infomazioni?

Credo sia importante avere un confronto su questo tema in quanto gli assistenti sociali, essendo persone, sono estremamente diverse nel loro modo di agire e la loro personalità influisce sulle modalità operative, e quindi sul modo di rapportarsi alla persone /utenti. E da qui conseguenze diverse nella eventuale relazione d'aiuto che si instaurerà.
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Nazg
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Re: Approcci

Messaggio da Nazg »

Mac ha scritto: Quale modalità comunicativa avete nei suoi confronti? Tendete ad accoglierla e lasciarla esprimere (ma come la "fermate" se esagera?) oppure impostate il colloquio fin dall'inizio chiarendo le funzioni vostre e del Servizio e la necessità che avete di raccogliere i suoi dati e le altre infomazioni?
Nel primo colloquio è importante essere accoglienti e rispettosi dell'altro.
A me piace generalmente accogliere le persone con un sorriso.
Dopo averle fatte accomodare lascio che mi dicano il motivo per cui sono venute da me.
Man mano che raccontano io faccio delle domande per approfondire la situazione qualora non sia chiara o manchino dei particolari essenziali per una corretta valutazione.
In un secondo momento cerco di spiegare le risorse che ho a disposizione e quali sono le procedure per attivare i servizi.

Avendo in mente una grande varietà di utenza credo che sia indispensabile ricordare che l'assistente sociale deve valutare di volta in volta con la sua autonomia tecnico-professionale fino a dove "arrivare" nel primo colloquio e stabilire quali altri momenti siano indispensabili per completare la valutazione (es. visita domiciliare, altri colloqui, incontri con altri servizi,...).
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Mac
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Re: Approcci

Messaggio da Mac »

Credo che l'approccio di Nazg sia quello adeguato ad un primo incontro, proprio per mostrare il giusto rispetto ed attenzione verso una persona che sostanzialmente accetta di mettersi a nudo di fronte ad un estraneo.

Gli approcci degli assistenti sociali sono differenti, come differenti sono le loro personalità.
Per quanto riguarda la scrittura professionale durante il primo colloquio (compilazione di scheda di segretariato sociale o altri documenti), come vi comportate?
Ho visto assistenti sociali prendere molti appunti durante il colloquio,creando anche pause molto lunghe di silenzi, durante i quali la persona rimaneva un po' imbarazzata, ed altri che invece davano più spazio all'ascolto della persona, tenendo a mente molte delle informazioni e favorendo una "chiacchierata".
Io credo sia necessaria una mediazione fra i due opposti.
E' necessario prendere appunti ma si dovrebbe trovare il giusto modo di farlo senza interrompere il flusso comunicativo e dare l'impressione di una persona che scrive scrive scrive e poi, dopo, analizza.
E lo si nota subito quando è così, l'espressione degli utenti è significativa.
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Nazg
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Re: Approcci

Messaggio da Nazg »

Mac ha scritto: Io credo sia necessaria una mediazione fra i due opposti.
Io durante il colloquio prendo gli appunti necessari: date, informazioni sulla persone come nomi, telefoni, ecc.
Praticamente quelle cose che non ricorderei a memoria.
Finito il colloquio aggiungo sullo stesso foglio gli altri elementi che mi paiono importanti al fine della valutazione del caso.
In questo modo non si stacca l'attenzione dalla persona e si garantisce di non perdersi pezzi per strada.
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Mac
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Re: Approcci

Messaggio da Mac »

Se penso a cosa un assistente sociale debba sapere ad un primo colloquio, io credo che egli debba avere una giusta predisposizione all'accoglienza prima di tutto, anche dal punto di vista fisico (quindi avvicinarsi alla persona con un sorriso, anche andandole incontro oltre la scrivania).
Deve inoltre essere in grado di comunicarle serenità, e l'idea che sia lì apposta per ascoltarla, prima di tutto.
L'a.s. dovrebbe quindi sapere, oltre a ciò, quali sono le fasi in cui normalmente si articola un colloquio, quali elementi siano necessari per comprendere al meglio la situazione (seppur di partenza), e deve essere in grado di utilizzare le tecniche del servizio sociale, soprattutto la riformulazione e il rispecchiamento che credo davvero diano alla persona una sensazione positiva di attenzione verso di lei, senza che vi sia il peso del giudizio, in modo che la persona capisca che quanto lei dice è veramente ascoltato dall'assistente sociale, a tal punto che egli si ricorda bene i suoi pensieri ed è in grado di "rimandarglieli".

L'a.s. dovrebbe secondo me lasciare in un primo tempo che la persona esponga il suo problema; credo che questo sia importante, sia per dare l'impressione di un interlocutore che prima di tutto ascolta ed è attento, sia perchè questo può servire alla persona per ripensare al suo problema e acquistarne maggiore consapevolezza.

Si dovrebbe essere in grado di assicurare tutto questo, ma non sempre è semplice riuscirci e si pone sempre il problema di come mediare con la "necessità" di avere informazioni precise in riferimento a certe cose. Durante un colloquio non vorrei mai dare l'impressione di una persona che interrompe giusto per fare la burocrate ed immagazzinare dati.
Forse sarebbe utile, prima di iniziare, dire alla persona che, se vedrà scrivere, non è per mancanza di attenzione verso il suo problema, ma proprio perchè si vogliono cogliere i punti fondamentali del suo pensiero, per ricordarli e dar loro il peso che meritano.

Da tirocinante quale sono, vorrei inoltre dare l'impressione di professionalità, ma mi rendo conto che per questo ci vuole del tempo, e le fasi del percorso di crescita vanno attraversate tutte.
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Nazg
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Re: Approcci

Messaggio da Nazg »

I miei consigli:
1) va benissimo l'atteggiamento accogliente (sorriso, ecc.)
2) lascia che la persona inizi ad esporre il problema
3) fai domande appropriate a capire meglio la situazione (es. se ti parla della sua invalidità e non ti dice per cosa ce l'ha devi chiedere più info, o se ha l'accompagnatoria, ecc...).
4) Non serve dire prima che scriverai, quando prenderai nota potrai dire "prendo nota di alcune cose per non dimenticarle", poi scriverai le cose essenziali e le altre le potrai aggiungere a colloquio ultimato quando sarai in fase di rielaborazione dei contenuti
5) potrebbe esserti utile la tecnica dei tre emergenti:
http://www.assistentisociali.org/serviz ... #colloquio
6) se alla fine del colloquio puoi dare già delle risposte-informazioni-ecc. all'utente direi che è una cosa buona, se le cose non sono chiare devi proporgli un altro colloquio, se chiede un servizio puoi fargli compilare intanto la domanda di accesso allo stesso che verrà protocollata e valutata in un secondo momento
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Re: Approcci

Messaggio da =gaia=P »

Concordo su tutte le modalità utilizzate da Nazg nella gestione di un colloquio, anche io seguo questo schema; lascio molto spazio all'utente per esprimersi ed intervengo per avere chiarimenti. Il tutto in maniera accogliente.
Mi ritrovo spesso però a dover specificare quali sono i miei limiti e competenze soprattutto "se non riesco più a fermarli" mentre parlano e parlano. Ritengo infatti che la strutturazione dei colloqui sia legata anche al servizio in cui si lavora. Nel mio caso, case protette per anziani e case di riposo, sono ben pochi, e i miei colloqui si risolvono spesso con rimandi dell'utenza ai servizi territoriali.
Maryanna
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Re: Approcci

Messaggio da Maryanna »

Non c'è da sottovalutare anche il luogo, l'accoglienza sta anche nel modo in cui si presenta l'ambiente nel quale si svolge il colloquio, quanto meno possibile pregiudizievole per la persona in stato di aiuto.
=gaia=P
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Re: Approcci

Messaggio da =gaia=P »

è naturale che bisogna aver cura del luogo in cui si lavora come fosse casa propria ma se nel luogo poco gradevole ritrovi qualcuno che ti accoglie con un sorriso e che ti ascolta dimostrando professionalità esso assume poco valore. :D
Maryanna
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Re: Approcci

Messaggio da Maryanna »

I contesti fisici in cui si impegna l'assistente sociale a realizzare colloqui sono:
- il colloquio telefonico - in ufficio - la visita domiciliare - il colloquio nelle istituzioni.
Il colloquio in ufficio, è la sede formale, più funzionale per condurre adeguatamente il colloquio, in quanto c'è la possibilità di creare un contesto significativo per gli aspetti relazionali e facilita l'operatore nell'esprimere la sua funzione di controllo e di gestione di tutte le variabili tecniche e strategiche. L'utente potrà riconoscere quel luogo come sede idonea ad accogliere il suo problema, anche se con un pò di disagio, essere desideroso di incontrare un professionista disposto ad ascoltare, a prendere in carico i suoi problemi e ricercare le possibili soluzioni. Durante il colloquio bisogna tener conto dell'effetto prodotto dall'ambiente sul cliente, soprattutto osservando il comportamento non verbale, il contesto relazionale definito per attuare la relazione d'aiuto, comunicare a colleghi e altri utenti, attraverso l'esposizione del cartello "colloquio in corso", che non si può essere disturbati; l'utilizzo della registrazione necessaria a riascoltare con maggior neutralità quanto è stato detto durante il colloquio, per raccogliere nuovo materiale, e migliorare con la qualità dell'intervento e sviluppare autocritica; predisporre la documentazione necessaria, oltre la compilazione della cartella sociale.
Il primo colloquio è il momento in cui assistente sociale e utente approfondiscono la loro conoscenza e cercano di definire quali sono i reciproci ambiti di azione per ricercare e valutare le risorse disponibili e risolvere il problema. Importante è che l'assistente sociale comprenda qual'è il contesto relazionale in cui si verifica la situazione di disagio, perchè la richiesta d'aiuto è arivata proprio in quel momento, quali soluzioni sono state già tentate. la durata del colloquio non deve essere superiore ai 40-45 minuti, il clima deve essere neutro e non burocratico.
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Nazg
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Re: Approcci

Messaggio da Nazg »

Maryanna ha scritto: l'utilizzo della registrazione necessaria a riascoltare con maggior neutralità quanto è stato detto durante il colloquio, per raccogliere nuovo materiale, e migliorare con la qualità dell'intervento e sviluppare autocritica; predisporre la documentazione necessaria, oltre la compilazione della cartella sociale.
Maryanna, per registrazione del colloquio intendi il prendere appunti oppure registrare/filmare il colloquio con mezzi audiovisivi?
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