ho letto con attenzione molti interventi. secondo me tutti molto sensati.
anche io vorrei inserirmi e proporre un altro punto di vista.
non si può capire la crisi occupazionale degli assistenti sociali finchè non si inquadra la questione a livello identitario.
la crisi occupazionale è una crisi di identità professionale.
io la vedrei simile a quella avvenuta con le proteste degli anni 90. siamo di nuovo lì.
parto da lontano altrimenti non si ha il quadro nel quotidiano?
in pratica..il disegno verso cui si sta andando è quello di distruggere il welfare che conosciamo e renderlo aperto alle dinamiche di mercato globale europeista ( di stampo tedesco). cambiare il welfare keynesiano e inserire l'austerity per lo stato facendolo agire come un'azienda.
per quanto riguarda la politica le riforme dell'ultimo governo hanno addirittura reso esplicito questo disegno in maniera inequivocabile: col pareggio di bilancio in costituzione.
se non si capisce che il welfare oggi e i suoi servizi non sono COMPATIBILI con l'ideologia che sostiene le scelte politiche non si capisce perchè lentamente dagli anni 80 ad oggi le garanzie sociali stanno scomparendo.
non si capisce perchè oggi si parla di LIBERA PROFESSIONE nel servizio sociale.
non si capisce perchè oggi siamo fermi imbabolati con una "conoscenza" e un bagaglio teorico/pratico completamente inadeguato.
noi non abbiamo competenze da esprimere sul mercato. c'è un GAP GRANDE COSI.
chi è l'assistente sociale oggi??? cosa ci hanno insegnato all'università?? cosa c'è scritto nei manuali di principi e fondamenti del servizio sociale??come fare il libero professionista????
no.
non si potrebbe, visto la grande contraddizione etica e l'imbarazzo palpabile con cui non si fa chiarezza su questo.
visto che l'assistente sociale deve perseguire l'ideale di giustizia sociale all'interno di un sistema di welfare e di servizi pubblici. questo è presente in costituzione, nel codice, nella benedetta 328, nel processo di integrazione sociosanitaria ecc.nelle normative regionali, e nei codici e convenzioni interazionali.
ma chi si fa garante in italia di questa mission degli assistenti sociali?? lo stato gli enti locali.
cioè i servizi pubblici che agiscono "nel pubblico interesse".
qual 'è l'idea di "stato" del governo e dell'europa?? quella svuotarlo, ridurlo, limitarlo a pochissime funzioni di sopravvivenza.
che fine farà l'assistente sociale.. ?
lo vediamo nei tre concorsi usciti nell'ultimo mese e mezzo.
c'è un problema però. e da assistenti sociali abbiamo il privilegio di poterlo osservare.
è lo stato con le sue leggi che garantisce la giustizia sociale e quindi l'assistente sociale come perno organizzativo dei servizi di welfare. stato burocratico, mafiocratico,inefficiente, sprecone, assistenzialista.. tutte accuse che allontanano in maniera propagandistica il vero problema.
lo stato e i suoi enti sono l'unica entità nelle democrazie che può garantire giustizia sociale, sanità e servizi sociali.
non certo il mercato e il profitto "solamente". ma con un ruolo pubblico da garante.
ho visto commenti relativi al metodo tavistock, di psicoteraputi, di mediatori familiari, di altre mille corsi che possiamo prendere su mille altre cose.tutto quello che volete, che vogliamo.
ma nei paesi anglossassoni il social worker ha anche una formazione clinica. li si da una possibilità di professionalità diversa..?
in italia si sono aperte centinaia di scuole di counselling. dove era l'ordine nazionale per dire che il counseeling è una funzione dell'assistente sociale per esempio?????
da counsellor professionisti..si può aprire una pratica per esempio..
ho fatto una ricerca su internet, in italia pochissime unversità inseriscono nell'esame di metodi e tecniche le counselling skills.. o percorsi di training pratico.
ma il problema è anche un altro.
in italia, nella sua organizzazione di welfare comunitario, l'assistente sociale NON possiede una natura strumentistico/professionale per fare business. per inserirsi nel mercato, come lo fanno gli psicoterapeuti che lavorano sul singolo.
e c'è una differenza.
mentre nei paesi anglossassoni la società ha avuto il tempo di prepararsi ai cambiamenti strutturali..visto che nascono lì culturalmente, di conseguenza anche le professioni che agiscono nel contesto sociale (universtià scuole enti locali servizi sanità...)
in italia noi subiamo la creazione improvvisa di agende e di nuove strutture sociali dall'esterno!
il contesto sociale non è preparato..monti e i master in sanità della bocconi filoneoliberisti, rientrano in agende politiche lontane dalla realtà sociale culturalmente estranea a queste regole e tempi.
in italia prima si mandano a casa milioni di persone poi forse arriverà la cultura del mercato anche nel welfare...e capiremo cosa vuol dire assistente sociale domani.... QUANDO CI SARA INEVITABILMENTE UN NUOVO DOMANI.
un 'altra cosa.
chi fa servizio sociale privato,, si è sperimentato anni nel pubblico. chi ha la creatività e la strumentistica per capire come funzionano le cose, ha vissuto la professione in un contesto esperienzale pubblico.
e chi ha la laurea breve come fisioterapista per esempio... vi risulta che trovi grandi ostacoli nell'aprirsi uno studio associato con un massoterapeuta e rimanere occupato?? no.è preparato con degli strumenti spendibili.
noi lavoriamo a braccetto con le organizzazioni. che siano cooperative terzo settore sempre fondi pubblici prendono!!
ora, a voglia a parlare di conquistare nuove fette di mercato facendo gli educatori o facendoci conoscere..ma non è neanche etico e corretto..
io sono pedagogista ho visto psicologi e assistenti sociali fare quel lavoro! ma non ci siamo...è una contraddizione in termini.
non si può intervenire con una metodica clinica o sistemica quando serve un approccio olistico.. in italia è tutto cosi..sovraprofessionismo esasperato.. prchè comunque c'è immaturità secondo me.
per concludere, non so cosa voi ne pensiate di tutto questo sinceramente.. io mi sto lentamente facendo un idea ....
credo che affrontare il problema col bisogna sperimentarsi in mille nuovi ruoli sia condivisibile perchè un treno comunque va preso.
all'estero è una soluzione moooolto valida, poi magari rientrare freschi e formati in un'altra società e avere idee.
ma soprattutto...non è giusto solo subire. la creatività può anche essere espressa in maniera collettivamente responsabile non solo individualmente provando a crearsi fonti di business personale.
bisogna anche essere consapevoli della missione che ha la politica nei confronti del welfare.gli assistenti sociali hanno un ruolo anche collettivo...e anche il futuro assistente sociale che lavora per fare profitto...deve tenere a mente questo.
è legittimo secondo voi fermarsi e chiedere cosa sta succedendo???
quali saranno le prospettive future?? cosa ci stiamo a fare nel welfare che hanno in mente??
soprattutto perchè siamo fuori dal mercato occupazionale??
il lavoro è un diritto si, siamo d'accordo su questo??
o sono riusciti anche a farci sentire in colpa se chiediamo il motivo per cui la loro preparazione politica e non sta costruendo un sistema che taglia fuori il 50% della forza lavoro giovanile????
ci sentiamo in colpa a chiedere perchè il sistema mercato del lavoro sta rifiutando calpestando i giovani??non è sempre e solo una questione di assistenti sociali choosy..
