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A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: gio, 29 nov 2012 - 5:06 pm
da free82
Salve colleghi,
sono un'Assistente Sociale laureata ormai nel 2005 ed iscritta all'Albo dal 2006. Mi sono sempre data da fare tra corsi di aggiornamento di ogni genere e corso post-lauream in Mediazione Familiare. Ho avuto un'esperienza biennale dal 2009 al 2010 c/o l'A.U.S.L di Siena con un contratto a tempo determinato che mi è stato rinnovato per 2 volte ma poi mi è scaduto e purtroppo ho terminato il mio incarico. Partecipo a selezioni e avvisi pubblici, concorsi sia a tempo determinato che in (inserita in tutte le graduatorie a cui ho partecipato), ho inserito annunci, invio curriculum vitae per le offerte di lavoro nel privato in tutta Italia ma non vengo chiamata o contattata...non so davvero più come poter fare x riuscire a realizzarmi nel settore sociale! Non mi voglio arrendere perchè per me lavorare come Assistente Sociale è davvero importante! Immagino di non essere la sola a vivere questa condizione...il mio è uno sfogo e vorrei poter ricevere da parte vostra (da chi è già "sistemato") qualche suggerimento in più su come muovermi, perchè non so davvero cosa altro fare più di quello che faccio in quest'attesa snervante!!! :shock:
Grazie a tutti!

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: ven, 30 nov 2012 - 2:28 pm
da ugo.albano
Spesso capitano questi quesiti su questo forum, ed io dico sempre le stesse cose:

1) le difficoltà ad assumere le le ha la pubblica amministrazione, non il settore privato;

2) al settore privato ci si candida "per competenze" e meno "per titoli";

3) occorre anche scegliere contesti geofrafici più o meno favorenti;

4) per mia opinione, il terzo settore non ci conosce, ci considerano "semiburocrati ibridi generici e poco competenti". Forse offrire loro delle specificità può aiutare: dire "sono assistente sociale" non serve a niente. Dire "so selezionare il personale, so fare i PAI, so fare il counseling, so partecipare ad un procetto europeo" è altra cosa, non so se mi spiego.

Consiglio sempre di lavorare, anche come educatore o operatore: è un modo per farsi conoscere.

Io ho a che fare ogni giorno con cooperative e queste cercano sempre personale capace, che non trovano.

Scusate, ma anche gli altri (pedagogisti, educatori, sociologi, psicologi) sono disoccupati, eppure si piazzano "adattandosi" sulle posizioni che il mercato offre.

Non voglio generalizzare, per carità. I tempi sono comunque difficili, la flessibilità diventa però virtù e, devo dire, anche un'occasione per la nostra professione di concepirsi diversamente dal "passacarte comunale".

Saluti.

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: sab, 01 dic 2012 - 4:55 pm
da free82
Dire sono un'Assistente Sociale vuol dire prima di tutto essere umili e altruisti (caratteristiche che x quello che mi riguarda se non si hanno non si può esercitare questo lavoro), vuol dire dedicarsi alle persone non ai casi, vuol dire non arrendersi mai e provare a raggiungere insieme all'utente gli obiettivi prefissati, vuol dire calarsi nella situazione problematica della persona o famiglia in difficoltà sempre con un certo distacco, vuol dire aggiornarsi continuamente per acquisire sempre più capacità professionali!!!
La mia domanda era un'altra...non ho bisogno di leggere cosa significa per un'altra persona il significato di Assistente Sociale, e non mi va certo di stare qui a far polemica ma giustamente ho la facoltà di poter rispondere a un commento che mi stizzisce!!!
Non ritengo che la mia sia una domanda ripetitiva...ma semplicemente una richiesta di aiuto!!!
Settore privato?ahahahahahahahahah...ma magari, certo non aspiro al pubblico, ritengo che lì ci siano per la maggior parte dei casi solo persone incompetenti ma con una "spinta" in più...ed io non voglio realizzarmi con gli aiuti ma con le mie sole possibilità!
Ho lavorato come operatrice sociale con turni di 12 ore a 600 € al mese a tempo determinato, come Assistente Sociale con ritenuta d'acconto x 980 € in una comunità minori dove dovevo pagarmi anche l'assicurazione!!!Ho fatto la commessa, la cameriera, la promoter, la segretaria...quindi mi sono sempre data da fare...l'umiltà mi appartiene...ma la realtà di oggi ti fa sopravvivere con una miseria di stipendio, ed io invece vorrei vivere!!! comunque se non ci si passa, non si può capire!

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: dom, 02 dic 2012 - 8:25 am
da pallaspina
Free, se non vuoi cogliere gli spunti che ti vengono offerti, perché scrivi? Io spesso su questo forum vedo dinamiche assai analoghe a quelle di (molti) utenti dei servizi sociali, che vengono arrabbiati perché non hanno soldi, casa, lavoro, macchina ecc. e poi svalutano ogni spunto che gli diamo, partendo dal presupposto che si danno spunti per quanto in nostro potere.
Se si tratta di uno sfogo, va bene, ma lo sfogo poi é abbastanza fine a se stesso e depressivo. Io rispondo solo perché mi sono sentita chiamata in causa dalle affermazioni circa la raccomandazione di quelli che vincono i concorsi. Allora, io nel 1998 ho onestamente vinto ben 2 concorsi in due comuni (di cui uno medio-grande, uno molto grande) nei quali nessuno aveva la piú pallida idea di chi fossi io, perché venivo da un altro territorio. In quello grande sono addirittura arrivata prima in graduatoria e hio rinunciato perché ero giá in servizio nell'altro. Sí, qualche raccomandato ci sará pure stato, ma non é vero che tutti quelli che entrano nel servizio pubblico sono degli sfaticati raccomandati. Ho continuato a studiare e aggiornarmi fino a che mi sono veramente scocciata delle dinamiche dell'ente pubblico e, complice un progetto di trasferimento all'estero per desiderio di mio marito di realizzarsi meglio a livello professionale, ho LASCIATO il lavoro (di fatto un'altra collega ha avuto una mobilitá e preso il mio posto a tempo indeterminato). Dunque, premesso questo, ammetto di avere avuto tale possibilitá perché i tempi erano diversi e io credo di aver dato almeno 6-7 concorsi dove erano in palio 7-9 posti. Dove non ho vinto, sono quasi sempre stata chiamata per incarichi a termine (che ovviamente rifiutavo, essendo giá in ruolo). Oggi i tempi come vedi sono magri e il senso dell'inetrvento del collega era offrire spunti "altri", perché mi sembra abbastanza oggettivo (e purtroppo non é colpa né della nostra categoria né di quelli di noi che lavorano) che la tendenza attuale é disinvestire nei servizi pubblici. Inveire contro chi ci "ruba" il lavoro (che sia il collega in ruolo, che sia lo psicologo, che sia il politico) mi ricorda tanto, ma proprio tanto, i discorsi demagogici che si danno case e lavoro agli extracomunitari e non agli italiani.
Purtroppo la realtá é quella che tu descrivi: quando va bene, offrono un posto di educatore a 600 euro al mese in cooperativa. Bene, non é cosí in tutto il mondo e forse nemmeno in tutta Italia. Ci sono territori dove la situazione é per lo meno diversa. Non ci si puó spostare? proviamo a cogliere spunti e non chiudersi nella despressivitá assistenziale da "ci devono dare il lavoro". Come dice il collega, non é che per altre categorie ci sia abbondanza di lavoro. Solo che, non essendo mai o quasi mai figure come psicologi ed educatori legate all'ente pubblico, si sono industriate per sviluppare competenze che poi in qualche modo riescono a vendere. Andiamo, o meglio siamo giá, in una societá dove i fenomeni emergenti sono fluiditá delle competenze professionali (il titolo di per sé serve a poco) e precarietá (il che non vuol dire povertá: a grande scala, a un manager non viene offerto un posto a Milano per tutta la vita, ma contratti di 5-10 anni e magari ogni 10 anni la famiglia cambia Paese europeo... ma magari gli danno dai 6000 euro al mese in su....non so se rendo....).
Ci sono paesi emergenti quali l'Argentina dove nei settori psico-sociali fanno cose da far girare la testa. Io vivendo e studiando in Spagna maneggio dati bibliografici che quasi mi spaventano. Mentre noi siamo ancora a piangere perché non abbiamo piú il posto pubblico, rischiamo che fra 10 anni nasca un mercato parallelo di servizi dove potrebbero assumere (secondo me) tecnici specializzati provenienti da questi Paesi. Il piccolo laureato burocrate italiano a che serve in questo possibile e giá in parte attuale scenario?
Come sottolinea il collega, ti posso assicurare che lavorare oggi nell'ente pubblico (almeno in Italia) é la MORTE del servizio sociale. Bisogna cercare altrove, in qualche modo, altre possibilitá.

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: dom, 02 dic 2012 - 2:37 pm
da Nemesi86
salve,
mi intrometo nella discussione non per polemizzare ulteriormente ma per commentatre criticamente le parole fin qui dette e riportare la discussione in toni più calmi..
ugo albano (di cui ho da poco terminato di leggere il libro "servizio sociale e libera professione") dice delle cose condivisibili nel suo intervento che vogliono essere dei consigli su come agire in linea generale, free non credo volesse essere un attacco a te perchè non ci conosciamo su questo forum quindi ciascuno non può sapere tutto di un'altra persona non da poche righe che uno scrive almeno.. tuttavia le parole di ugo lasciano l'amaro in bocca certo.. perchè come dice lui stesso dipende dai contesti geografici.. ogni contesto è diverso dall'altro e noi lo sappiamo molto bene. perciò che il privato ha meno difficoltà ad assumere ripetto al pubblico non è Dovunque vero, perchè ad esempio sto trovando molte difficoltà e sono anche operatrice socioassistenziale, sto per fare un corso aec, con il nuovo anno cercherò di diventare assistente sociale formatore, ecc tante altre cose, ma anche il provato sociale sta avendo diffioltà e vi posso dire che non sono una di quelle che mollano, ora fino al 16 dicembre lavorerò poi altro troverò, intanto arricchisco il bagaglio di competenze, mi sto specializzando in due settori, ma l'esperienza neppure il privato sociale l'ha fa fare (ripeto nel MIO TERRITORIO, poi in giro non lo so), e avere tante competenze e non metterle in pratica ha lo stesso valore di nulla, perchè in tasca non ti entra nulla, per ora tante uscite, perchè le competenze arrivano studiando e quello costa, e si rischia di ritrovarsi come il gatto che si morde la coda, se non lavoro non mi pago i corsi (per fortuna tantissimi convegni sono anche gratis), se non faccio corsi per competenze, resto ad un livello più basso quindi non lavoro.. e così via. io vorrei solo dire ad ugo albano, che rispetto, di non elargire sempre questi consigli uguali per tutti perchè ognuno vive situazioni diverse, in constesti e territori diversi, perchè quello che ha vissuto lui, che è stato in grado di fare e costruire lui, non vale per tutti. ci sono persone votate alla disperazione facile che non sapranno fare altro che piangersi addosso per tuti i mali intorno, c'è chi come dice mio padre fanno le cose a "tre quarti e una gazzosa", ovvero credono di fare tanto ma gli manca sempre l'ultimo passo per concludere, per portare aventi le proprie idee, e c'è chi va avanti a gomitate, a bracciate nel fango della società, arranca sopravvive ma avvolte mentre riprende fiato si lamenta unpò per la fatica ma poi riprende e cerca di salire, di raggiungere un punto mogliore.. free forza e coraggio e uno schiaffo alla fatica del sopravvivere ma non sperare, costruisci, trova il tuo modo!

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: dom, 02 dic 2012 - 8:35 pm
da enchufla
Non è così semplice trasferirsi x lavoro. E' fattibile solo se si vince un concorso pubblico a tempo determinato
Qualcuno ha mai sfogliato il contratto collettivo delle cooperative sociali? provate a osservare il minimo contrattuale e a prendere in mano una calcolatrice ed a equiparare il tutto al costo della vita...

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: dom, 02 dic 2012 - 8:41 pm
da enchufla
chi lavora x le cooperative non può godere di tutti i "privilegi" dei dipendenti pubblici:
- buoni mensa;
- aggiornamento professionale in orario di lavoro, con costi a carico dell'Ente
- ecc...

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: lun, 03 dic 2012 - 7:54 am
da ugo.albano
Io credo che la comunicazione mediata dal computer sia da una parte utile (non costa nulla, è veloce), dall’altra apra facilmente ad “ipereffetti” spesso non voluti. Ci si scambia “parole scritte”, spesso queste inducono reazioni emotive che trasbordano i limiti e creano dei veri e propri black-out. E’ il limite di questo mezzo. Meno male: la comunicazione umana è ben altro.

Sul tema non posso che ribadire il mio pensiero. Attenzione a “leggere i tempi” e lo stesso mercato del lavoro. Tutti quanti vorremmo un mondo lavorativo diverso, se questo però non esiste, occorre convivere con ciò che è possibile.

Dobbiamo recuperare inoltre, a mio avviso, una “diversa identità” come assistenti sociali: quella fornita dalle università è antistorica e pensata su di un’idea di “welfare pubblico anni 80” che non esiste più.

La flessibilità non è solo da intendersi come “adattamento al ribasso”, è pure da concepire come ricerca di “vie nuove” per conquistare aree di mercato. Tante cose che oggi fanno educatori e psicologi, lo facevamo noi venti anni fa, non so se mi spiego......

E’, in buona sostanza, una questione di “comportarsi da professionisti”, anche se disoccupati. Ve bene lo sfogo ed il lamento e le recriminazioni, ma guardiamo oltre. Essere "dottori" significa pure questo!

Per esempio, sarebbe interessante vedere “buone pratiche” di collocazione nel settore privato: non è mica solo sfruttamento.

Vorrei inoltre sottolineare a chi parla di “privilegi nel settore pubblico” di essere male informato. Scusate, ma conoscete i Contratti? Chi ci lavora potrebbe pure dire la sua....

Buona giornata.

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: lun, 03 dic 2012 - 10:19 am
da pallaspina
... é che quando io provo a dire che il settore pubblico é, passatemi un toscanismo, una gran "sola", vengo puntualmente lapidata perché mi viene detto: almeno tu avevi un lavoro, figurati come sta peggio chi non l'ha. Io continuo a vedere un parallelo con l'utente assistenzialista: quando gli si dice che le 100 euro non gli cambiano certo la vita, lui risponde: oh, sí, ma meglio che non avere nemmeno quelle...
Dunque, di per sé il contratto del settore pubblico non sarebbe male, a mio parere, SE le responsabilitá effettive fossero commisurate allo stipendio. Esempio: guadagnamo esattamente come il collega amministrativo che fa carte d'identitá ma abbiamo responsabilitá penali e civili pari a quelle di un primario ospedaliero. Le 1400-1500 euro al mese alla fine sono POCHE, non so se rendo. Inoltre, non é vero che in tutte le cooperative siamo sfruttati. La cooperativa con cui era convenzionato il mio ente e dove lavoravano alcuni colleghi (oltre agli educatori e gli assistenti domiciliari) pagava l'assistente sociale secondo il suo inquadramento effettivo. Questo era stato ottenuto tramite lotte sindacali ormai 20 anni fa e mantenuto come sacro diritto. Se i colleghi guadagnavano meno, era solo perché i contratti prevedevano meno ore. Inoltre, i miei colleghi educatori in cooperativa avevano una flessibilitá cje io gli invidiavo. Per esempio, siccome facevano tutti l'universitá, se volevano assentarsi un giorno, recuperavano il giorno dopo e via. Io dovevo contrattare un giorno di assenza, oltre che con l'ufficio personale, anche con tutti i colleghi mugugnanti e invidiosi perché io ero l'unica che studiava all'universitá. Quindi alla fine, nella mia recente fase di vita, io avrei anche volentieri fatto a cambio con loro, visto che per le mie condizioni familiari mi interessava lavorare meno (e guadagnare meno) e l'ente mi tolse addirittura il part-time di 30 ore perché secondo lui "era un privilegio". Non so se dovrei fare esempi diversi, adesso mi vengono questi.

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: lun, 03 dic 2012 - 6:25 pm
da free82
Ammazza che polverone... :) !!! Interpreto e rispondo a tono, per essere più chiara tratto come vengo trattata. Non c'è l'ho con Ugo Albano figuriamoci, semplicemente non si può mettere in pratica ciò che dice, ai tempi di oggi!
Cara pallaspina anch'io ho lavorato nel pubblico come Assistente Sociale come dicevo inizialmente...poi ho partecipato a tanti altri concorsi e selezioni e sono inserita nelle graduatorie ma ancora non tocca a me! Continuo a fare corsi di aggiornamento, invio Curriculum e certo non mi arrendo mai...quindi NON SONO DEPRESSA, ho semplicemente espresso la condizione dell'Assistente Sociale nel 2012! Quando parlo che la maggior parte degli Assistenti Sociali che lavorano nel pubblico...dico la MAGGIOR PARTE, NON TUTTI!!! Esprimere una mia condizione non vuol dire essere disperati...ma dire ciò che si pensa, punto.
A Nemesi86 rispondo che ho un carattere forte e determinato...e certo di inventiva ne ho da vendere ed uscirò da questa condizione! La positività mi appartiene, infatti mi sto muovendo per realizzare un nuovo progetto...senza aspettare che qualcun altro mi dia la possibilità!!!
Grazie a tutti ai belli e ai brutti! :D

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: lun, 03 dic 2012 - 7:27 pm
da enchufla
ho riportato la mia esperienza personale, probabilmente ci sono delle differenze a livello territoriale.

Sono una persona determinata e in un modo o nell'altro, come assistente sociale o con altre mansioni, ho sempre lavorato nel sociale (grazie anche alle cooperative).

Attualmente sto lavorando per conto di una cooperativa a 45 km da casa e sostituisco una collega in maternità (con il medesimo carico di lavoro, monte orario settimanale, le stesse responsabilità, rischi ecc. ecc.) . Non ho visto il contratto della collega ma ho visto la sua busta paga e sono rimasta a bocca aperta quando ho visto una differenza di 500 euro.
Ho parlato di "privilegi" perchè non fa piacere sentirsi dire dal Responsabile di area: "guarda.. non puoi accedere alla formazione interna perchè sei dipendente di cooperativa"

Tutto questo crea "professionisti di serie A e di serie B"...

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: mer, 05 dic 2012 - 8:36 am
da SaraR
Mi inserisco in questa "calda" e "sentita" discussione.....
mi fa piacere che molti di voi siano ancora ottimisti e così determinati, certo non bisogna mai perdere la determinazione e la speranza ma, a mio parere, a volte è molto difficile!!
Si parlava di cercare lavoro all'inizio nel sociale, attraverso le cooperative, non necessariamente come assistenti sociali, ma come operatori, educatori, etc. Bene le cooperative, per lavorare come educatori presso comunit educative, centri diurni etc., chiedono necessariamente laurea in scienze dell'educazione e/o psicologia, servizio sociale escluso!!!!!!!!!!!di quersto sono certa perchè rispondo a circa 50 annunci al giorno in merito e la risposta è questa, molte volte è specificato non si accettano candidature con laurea in servizio sociale.
Poi si diceva: bisogna presentarsi alle cooperative per quello che si sa fare, non bastano i titoli (chissà mai allora si deve fare la formazione continua!!!!), infatti ogni inserzione lavorativa chiede esperienza pluriennale: bene ditemi voi se nessuno di dà l'opportunuità di iniziare come si fa a fare esperienza? e poi si può avere esperienza in 1/2 settori, se si è fortunati, o più che fortuna, lasciatemelo dire, conoscenze....(in modo velato ho visto scritto anche questo nel forum....io non ne ho......), ma non in tutti. Certo all'università si fa solo teoria, ma pratica ben poca, anzi nessuna - si fa il tirocinio, ma in un settore, sperando di apprendere qualcosa e di non fare solo fotocopie... -!!! Qualcuno mi può dire di fare esperienza gratuitamente presso cooperative, associazioni, stage post laurea....certo in un settore però, non si può lavorare gratis per anni per fare esperienza, sperando poi fra 4/5 anni di trovare un lavoro, anche perchè non tutti hanno i genitori che li possono mantenere. Frequentare corsi di aggiornamento, master a pagamento, direbbe qualcuno: primo sempre teoria, teoria, teoria....poi però ti chiedono l'esperienza....poi se si svolge un lavoro alternativo non puoi frequentare i master , magari lontano da casa...!!!Io lavoro attualmente come educatrice con i bambini, penso proprio che non potrò mai fare l'assistente sociale, certo ho espeirenza in questo settore ma non in quello per cui ho studiato!!Non ho ferie per i corsi di aggiornamento, e i miei genitori non mi posspono mantenere mentre io lavoro gratuitamente per fare esperienza.
questo sottolineo è uno sfogo non una critica, se qualcuno mi può dare un suggerimento, come avete fatto a iniziare a lavorare come assistenti sociali (ripeto io non posso fare l'educatore, operatore socio-sanitario, non ho i requisiti), lavorando gratuitamente? (beato chi se lo può permettere). C'è qualche master che qualcuno mi consiglia?sono tutti molto costosi e per esperienze vicine sono inutili, non hanno portato a nessun sbocco lavorativo.
I concorsi pubblici sono pochi, per pochi posti...isomma anche se ci si colloca in graduatoria non si sarà mai chiamati (o qualcuno ha avuto una esperienza positiva?). Poi lavorando è impossibile presentarsi con una prreparazione adeguata, non posso prendere ferie per girare l'italia a provare concorsi pubblici.
Forse ha ragione chi sta andando all'estero...
Grazie.
Sara.

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: mer, 05 dic 2012 - 2:23 pm
da enchufla
esatto ...
a proposito di concorsi, provate a guardare il testo del bando di questa selezione pubblica già scaduta :shock:

http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pa ... gina/60054

Requisiti:
-almeno 9 mesi di anzianità di servizio anche non continuativi e a tempo determinato con rapporto di lavoro subordinato [..] con il profilo di assistente sociale alle dipendenze del COMUNE DI VENEZIA ovvero
- almeno 12 mesi di attività lavorativa anche non continuativi [..] come co.co.co in qualità di assistente sociale con contratto stipulato con il COMUNE DI VENEZIA
- o almeno 18 mesi di collaborazione svolta a qualsiasi titolo [..] per il COMUNE DI VENEZIA in qualità di assistente sociale
-ovvero almeno 24 mesi di anzianità di servizio [..] con contratto di lavoro subordinato [..] nel profilo di assistente sociale alle dipendenze di regioni ed enti locali

:?

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: mer, 05 dic 2012 - 2:31 pm
da davide
ho letto con attenzione molti interventi. secondo me tutti molto sensati.

anche io vorrei inserirmi e proporre un altro punto di vista.

non si può capire la crisi occupazionale degli assistenti sociali finchè non si inquadra la questione a livello identitario.
la crisi occupazionale è una crisi di identità professionale.

io la vedrei simile a quella avvenuta con le proteste degli anni 90. siamo di nuovo lì.

parto da lontano altrimenti non si ha il quadro nel quotidiano?

in pratica..il disegno verso cui si sta andando è quello di distruggere il welfare che conosciamo e renderlo aperto alle dinamiche di mercato globale europeista ( di stampo tedesco). cambiare il welfare keynesiano e inserire l'austerity per lo stato facendolo agire come un'azienda.

per quanto riguarda la politica le riforme dell'ultimo governo hanno addirittura reso esplicito questo disegno in maniera inequivocabile: col pareggio di bilancio in costituzione.

se non si capisce che il welfare oggi e i suoi servizi non sono COMPATIBILI con l'ideologia che sostiene le scelte politiche non si capisce perchè lentamente dagli anni 80 ad oggi le garanzie sociali stanno scomparendo.

non si capisce perchè oggi si parla di LIBERA PROFESSIONE nel servizio sociale.

non si capisce perchè oggi siamo fermi imbabolati con una "conoscenza" e un bagaglio teorico/pratico completamente inadeguato.

noi non abbiamo competenze da esprimere sul mercato. c'è un GAP GRANDE COSI.

chi è l'assistente sociale oggi??? cosa ci hanno insegnato all'università?? cosa c'è scritto nei manuali di principi e fondamenti del servizio sociale??come fare il libero professionista????
no.
non si potrebbe, visto la grande contraddizione etica e l'imbarazzo palpabile con cui non si fa chiarezza su questo.
visto che l'assistente sociale deve perseguire l'ideale di giustizia sociale all'interno di un sistema di welfare e di servizi pubblici. questo è presente in costituzione, nel codice, nella benedetta 328, nel processo di integrazione sociosanitaria ecc.nelle normative regionali, e nei codici e convenzioni interazionali.

ma chi si fa garante in italia di questa mission degli assistenti sociali?? lo stato gli enti locali.
cioè i servizi pubblici che agiscono "nel pubblico interesse".
qual 'è l'idea di "stato" del governo e dell'europa?? quella svuotarlo, ridurlo, limitarlo a pochissime funzioni di sopravvivenza.
che fine farà l'assistente sociale.. ?
lo vediamo nei tre concorsi usciti nell'ultimo mese e mezzo.

c'è un problema però. e da assistenti sociali abbiamo il privilegio di poterlo osservare.

è lo stato con le sue leggi che garantisce la giustizia sociale e quindi l'assistente sociale come perno organizzativo dei servizi di welfare. stato burocratico, mafiocratico,inefficiente, sprecone, assistenzialista.. tutte accuse che allontanano in maniera propagandistica il vero problema.
lo stato e i suoi enti sono l'unica entità nelle democrazie che può garantire giustizia sociale, sanità e servizi sociali.

non certo il mercato e il profitto "solamente". ma con un ruolo pubblico da garante.

ho visto commenti relativi al metodo tavistock, di psicoteraputi, di mediatori familiari, di altre mille corsi che possiamo prendere su mille altre cose.tutto quello che volete, che vogliamo.

ma nei paesi anglossassoni il social worker ha anche una formazione clinica. li si da una possibilità di professionalità diversa..?
in italia si sono aperte centinaia di scuole di counselling. dove era l'ordine nazionale per dire che il counseeling è una funzione dell'assistente sociale per esempio?????
da counsellor professionisti..si può aprire una pratica per esempio..
ho fatto una ricerca su internet, in italia pochissime unversità inseriscono nell'esame di metodi e tecniche le counselling skills.. o percorsi di training pratico.

ma il problema è anche un altro.
in italia, nella sua organizzazione di welfare comunitario, l'assistente sociale NON possiede una natura strumentistico/professionale per fare business. per inserirsi nel mercato, come lo fanno gli psicoterapeuti che lavorano sul singolo.
e c'è una differenza.
mentre nei paesi anglossassoni la società ha avuto il tempo di prepararsi ai cambiamenti strutturali..visto che nascono lì culturalmente, di conseguenza anche le professioni che agiscono nel contesto sociale (universtià scuole enti locali servizi sanità...)
in italia noi subiamo la creazione improvvisa di agende e di nuove strutture sociali dall'esterno!

il contesto sociale non è preparato..monti e i master in sanità della bocconi filoneoliberisti, rientrano in agende politiche lontane dalla realtà sociale culturalmente estranea a queste regole e tempi.

in italia prima si mandano a casa milioni di persone poi forse arriverà la cultura del mercato anche nel welfare...e capiremo cosa vuol dire assistente sociale domani.... QUANDO CI SARA INEVITABILMENTE UN NUOVO DOMANI.

un 'altra cosa.

chi fa servizio sociale privato,, si è sperimentato anni nel pubblico. chi ha la creatività e la strumentistica per capire come funzionano le cose, ha vissuto la professione in un contesto esperienzale pubblico.

e chi ha la laurea breve come fisioterapista per esempio... vi risulta che trovi grandi ostacoli nell'aprirsi uno studio associato con un massoterapeuta e rimanere occupato?? no.è preparato con degli strumenti spendibili.
noi lavoriamo a braccetto con le organizzazioni. che siano cooperative terzo settore sempre fondi pubblici prendono!!

ora, a voglia a parlare di conquistare nuove fette di mercato facendo gli educatori o facendoci conoscere..ma non è neanche etico e corretto..
io sono pedagogista ho visto psicologi e assistenti sociali fare quel lavoro! ma non ci siamo...è una contraddizione in termini.
non si può intervenire con una metodica clinica o sistemica quando serve un approccio olistico.. in italia è tutto cosi..sovraprofessionismo esasperato.. prchè comunque c'è immaturità secondo me.

per concludere, non so cosa voi ne pensiate di tutto questo sinceramente.. io mi sto lentamente facendo un idea ....
credo che affrontare il problema col bisogna sperimentarsi in mille nuovi ruoli sia condivisibile perchè un treno comunque va preso.

all'estero è una soluzione moooolto valida, poi magari rientrare freschi e formati in un'altra società e avere idee.

ma soprattutto...non è giusto solo subire. la creatività può anche essere espressa in maniera collettivamente responsabile non solo individualmente provando a crearsi fonti di business personale.

bisogna anche essere consapevoli della missione che ha la politica nei confronti del welfare.gli assistenti sociali hanno un ruolo anche collettivo...e anche il futuro assistente sociale che lavora per fare profitto...deve tenere a mente questo.

è legittimo secondo voi fermarsi e chiedere cosa sta succedendo???
quali saranno le prospettive future?? cosa ci stiamo a fare nel welfare che hanno in mente??

soprattutto perchè siamo fuori dal mercato occupazionale??

il lavoro è un diritto si, siamo d'accordo su questo??

o sono riusciti anche a farci sentire in colpa se chiediamo il motivo per cui la loro preparazione politica e non sta costruendo un sistema che taglia fuori il 50% della forza lavoro giovanile????

ci sentiamo in colpa a chiedere perchè il sistema mercato del lavoro sta rifiutando calpestando i giovani??non è sempre e solo una questione di assistenti sociali choosy.. :)

Re: A.A.A. lavorare come Assistente Sociale

Inviato: mer, 05 dic 2012 - 3:23 pm
da pallaspina
Davide, che intervento... :D Allora, solo un piccolo dato che prendo dai tuoi mille spunti.
All'estero ovunque l'a.s. ha anche una competenza clinica, la ha in quanto puó accedere a formazioni terapeutiche. A volte (come in Spagna) é eccessiva l'apertura di queste formazioni, a volte (come in Italia) ne é eccessiva la chiusura!! Io non voglio dire che sia buono che un RAGIONIERE possa diventare posicoterapeuta (accade in Spagna...), ma... forse anche sí... dal momento che una BUONA scuola di psicoterapia, che generalmente dura 3-4 anni, dovrebbe essere in grado di fornire queste competenze... Semmai dovrebbero essere i formatori a fare screening... a dire per esempio NO al ragioniere che si é sempre solo occupato di bilanci e invece magari SÍ al ragioniere che peró non ha mai toccato un bilancio perché subito dopo il diploma ha fatto magari un'esperienza di volontariato con i tossicodipendenti, da lí si é iscritto a seminari, formazioni, ecc. ha due p***e cosí, sa motivare, sa gestire l'aggressivitá, conosce le tecniche di comunicazione.... capite il discorso??? Ma io mi chiedo: ma secondo voi, un assistente sociale come per esempio me, che detti 5-6 esami di psicologia, 2 di medicina sociale, che si formó come mediatore familiare, che fa da anni la peer-counsellor alla maternitá... ha MENO diritto di accedere a un corso di psicoterapia di un semplice laureato in MEDICINA, che non ha dato manco un esame di psicologia in tutto il piano di studi??? ma voi lo pensate davvero???? e pensate che uno psicologhino appena uscito dall'universitá abbia piú diritto a questo di un assistente sociale con le p***e???
Io non é che voglio dire che la soluzione per la nostra categoria é buttarsi sul clinico, no. Dico solo che per alcuni potrebbe essere uno sbocco possibile e dignitoso. Di fatto, sapete (per caso) che il 90% degli psicologi in servizio negli enti pubblici italiani non sono laureati in psicologia, ma pedagogisti che, a seguito di un corso di psicoterapia, ottennero una sanatoria? e perché quando fu istituito l'albo degli psicoterapeuti, la categoria degli a.s. stette zitta e non lottó per ottenere questa chance, perché non disse: "noi diamo fior di esami di psicologia e lavoriamo anche con i matti, noi vogliamo avere accesso ai corsi come i medici e gli psicologi"? perché, sicuramente, cosí come per anni la nostra categoria ha detto che non ci serviva la laurea, sará stato detto che noi non avevamo bisogno di questo, che eravamo contenti cosí... immagino... perché oggi sembra impossibile, ma quando ho finito io servizio sociale NON ERO LAUREATA, abbiamo fatto fior di battaglie per ottenere una laurea e quando l'abbiamo ottenuta, voi non ci crederete ma MOLTI colleghi non la volevano, non la reputavano utile, forse nemmeno giusta.... Quando senza laurea non si poteva accedere a nessun dottorato universitario, tra le altre cose.... QUESTA é la nostra categoria, storicamente!!!