Gli assistenti sociali cercano lavoro
Inviato: dom, 24 giu 2012 - 8:16 am
Su suggerimento di Eugenio posto anche qui l'intervento che ho messo sul gruppo di Facebook.
Leggo gli interventi di qualche collega nei vari gruppi di FB sul tema lavoro per gli assistenti sociali e mi pongo qualche riflessione che vorrei condividere:
1) Quando il corso di studi era a numero chiuso ci fu una levata di scudi degli esclusi che rivendicavano il diritto allo studio per tutti indipendentemente o meno dalle possibilità di collocamento lavorativo. Ed è stato ottenuto.
2) Durante il corso di studi, almeno a Trieste dove ho studiato io, ci hanno imbottito la testa sull'importanza della nostra professione tanto che siamo tutti usciti dall'università pensando che il mondo intero fosse lì ad attenderci per salvarlo. Ci siamo presto resi conto che non è così.
3) Pensare che un organismo esterno debba lavorare per creare lavoro per gli assistenti sociali così, aprioristicamente e in modo autoreferenziale, creare posti di lavoro per fare lavorare, mi dà l'idea un po' di quello che è successo nel Sud Italia dove gli enti pubblici per anni hanno creato posti di lavoro mettendo gente a lavorare negli enti pubblici. Ma ce n'era bisogno? Mi pare una mentalità molto assistenzialistica e più da utente che da operatore.
4) Se non trova lavoro l'assistente sociale, non trova lavoro neanche il laureato in filosofia, in lettere, in matematica, forse ancora delle chance ce l'ha l'ingegnere, ma non trova lavoro neanche l'operaio generico, il ragioniere, e i nostri uffici ne sono pieni no? E' un momento estremamente difficile e il lavoro va riformato a partire dalla politica, dall'idea del lavoro, dalla sua regolamentazione, non da un'entità superiore che semplicemente crei posti di lavoro.
5) Imperversare lamentandosi e sparando a zero su chi studia, chi cerca, chi trova, che significato ha? E' vero, si sa è difficile, lo sanno tutti, e se qualcuno lavorerà si renderà conto di quanto è difficile davvero per tutti non solo per gli assistenti sociali.
6) Fare quello per cui si è studiato è un desiderio legittimo che tutti hanno anche il laureato in filosofia. Se non è possibile bisogna necessariamente ripensare a quello che si può fare perché Oh Mio Dio che rivelazione: il mondo non è lì ad attenderci bramoso che lo salviamo!
Scusate se sono stata inopportuna ma volevo solo indurre ad una riflessione a più ampio raggio perché uscite estemporanee e senza costrutto penso siano disturbanti più che utili.
Leggo gli interventi di qualche collega nei vari gruppi di FB sul tema lavoro per gli assistenti sociali e mi pongo qualche riflessione che vorrei condividere:
1) Quando il corso di studi era a numero chiuso ci fu una levata di scudi degli esclusi che rivendicavano il diritto allo studio per tutti indipendentemente o meno dalle possibilità di collocamento lavorativo. Ed è stato ottenuto.
2) Durante il corso di studi, almeno a Trieste dove ho studiato io, ci hanno imbottito la testa sull'importanza della nostra professione tanto che siamo tutti usciti dall'università pensando che il mondo intero fosse lì ad attenderci per salvarlo. Ci siamo presto resi conto che non è così.
3) Pensare che un organismo esterno debba lavorare per creare lavoro per gli assistenti sociali così, aprioristicamente e in modo autoreferenziale, creare posti di lavoro per fare lavorare, mi dà l'idea un po' di quello che è successo nel Sud Italia dove gli enti pubblici per anni hanno creato posti di lavoro mettendo gente a lavorare negli enti pubblici. Ma ce n'era bisogno? Mi pare una mentalità molto assistenzialistica e più da utente che da operatore.
4) Se non trova lavoro l'assistente sociale, non trova lavoro neanche il laureato in filosofia, in lettere, in matematica, forse ancora delle chance ce l'ha l'ingegnere, ma non trova lavoro neanche l'operaio generico, il ragioniere, e i nostri uffici ne sono pieni no? E' un momento estremamente difficile e il lavoro va riformato a partire dalla politica, dall'idea del lavoro, dalla sua regolamentazione, non da un'entità superiore che semplicemente crei posti di lavoro.
5) Imperversare lamentandosi e sparando a zero su chi studia, chi cerca, chi trova, che significato ha? E' vero, si sa è difficile, lo sanno tutti, e se qualcuno lavorerà si renderà conto di quanto è difficile davvero per tutti non solo per gli assistenti sociali.
6) Fare quello per cui si è studiato è un desiderio legittimo che tutti hanno anche il laureato in filosofia. Se non è possibile bisogna necessariamente ripensare a quello che si può fare perché Oh Mio Dio che rivelazione: il mondo non è lì ad attenderci bramoso che lo salviamo!
Scusate se sono stata inopportuna ma volevo solo indurre ad una riflessione a più ampio raggio perché uscite estemporanee e senza costrutto penso siano disturbanti più che utili.