Da New York all'Italia. Cosa aspettarsi?

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misswinter
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Da New York all'Italia. Cosa aspettarsi?

Messaggio da misswinter »

Salve a tutti. Seguo questo forum da qualche tempo e mi rattrista molto leggere che la situazione lavorativa in Italia sembri essere cosi' nera per gli assistenti sociali. :(

Io vivo e lavoro a New York da qualche anno (ma sono nata e cresciuta a Roma). Ho una laurea ed una specializzazione (qui si chiama MSW, Master in Social Work) conseguita qui e poco dopo il master ho passato l'esame di abilitazione di Stato e sono ora LMSW (licensed master social worker).

Da qualche tempo penso che vorrei rientrare in Italia, anche se non necessariamente per sempre, ma per un anno o due. Leggere della situazione lavorativa su questo forum pero' mi sta scoraggiando molto. E' davvero cosi' nera la situazione per noi assistenti sociali in Italia? Leggo di concorsi, graduatoria, partita iva, etc, e non capisco molto di cosa si tratti.

Io non ho avuto problemi ad essere assunta subito dopo la consecuzione della laurea e ho lavorato in un centro per le vittime di violenza domestica e di stupro per un anno; poi sono tornata a scuola per conseguire il master, e a 2 mesi dalla consecuzione del master ho trovato lavoro come assistente sociale nel tribunale familiare di New York. Volendo avrei trovato lavoro anche prima di 2 mesi dal master, ma ho rifiutato 3 proposte prima di accettare il mio attuale impiego.

Parlo del mio percorso lavorativo perche' mi spaventa l'idea di ritrovarmi in una situazione completamente nuova. Per quanto io desideri rientrare in Italia per un po' di anni, non posso immaginare di rimanere senza lavoro per un periodo di tempo troppo lungo o di dover fare altri lavori (educatrice? cos'e' esattamente?).

L'altra cosa che mi spaventa e' il salario. Anche negli Stati Uniti gli assistenti sociali sono sottopagati, quindi questo non sarebbe niente di nuovo... l'unica domanda che mi pongo e' quanto siamo sottopagati in Italia rispetto all'America?

Uno dei motivi che mi ha spinta a prendere il master era proprio che il lavoro nel centro anti-violenza pagava troppo poco, all'incirca $1900 al mese (che sono circa 1400 euro).

Attualmente, nel tribunale familiare prendo circa $3000 (netto) al mese (2200 euro, piu' o meno) lavorando 35 ore a settimana. Anche se non e' molto, per il momento e' abbastanza (considerando che sono li' da soli 4 mesi) e ci sono possibilita' di aumenti in futuro.

Ci sono lavori per assistenti sociali in Italia per circa lo stesso salario? Considerando che l'Italia e' per molti versi piu' costosa dell'America, mi domando come sia possibile sopravvivere con meno di 2000 euro mensili.

Ed ultima domanda (scusate la lunghezza del messaggio), com'e' il settore privato? E' piu' facile trovare lavoro? Che tipo di agenzie private offrono lavoro per assistenti sociali in Italia?

Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno il mio lungo messaggio ed un grazie particolare a quanti sapranno darmi qualche idea sulle prospettive di lavoro in Italia. :)


P.S. So gia' che dovro' richiedere l'equipollenza del titolo di studio. Da quello che ho letto, non dovrebbe essere un problema.
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ugo.albano
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Re: Da New York all'Italia. Cosa aspettarsi?

Messaggio da ugo.albano »

Cara misswinter,

ti conviene startene buona buona a New York. Da noi guadagneresti attorno ai 1200 euro e quindi andresti in automatico verso la povertà (verso cui stiamo scivolando tutti).

Inoltre i contenuti del lavoro sono pessimi: se venti anni fa il servizio sociale ed il socialwork avevano punti di contatto, ora sono distanti tra loro. Se chiedi ad un collega di fare counseling, ti risponderà che è competenza dello psicologo. Le stesse università da dieci anni non stanno preparando gli assistenti sociali al "lavoro di relazione".

Il servizio sociale in Italia è uno strumento di controllo del potere politico. Se poi consideri che in Italia da venti anni governa Berlusconi e che questo è eletto dalla maggioranza degli italiani, immagina tu com'è messo il popolo e come, di riflesso, lavoriamo noi.
Estremizzo, lo so, ma è per farti una sintesi estrema.

Anche io ho lavorato all'estero e posso intuire il tuo vero problema: prima o poi bisogna fare i conti con la propria identità. Sei americana o italiana? L'identità è sempre il frutto di un percorso personale: c'è l'origine, ma c'è pure quel che si fa dopo. Chi emigra all'estero ha sempre questo sentimento di "amore-odio" verso la patria. Noi italiani ancor di più, perchè viviamo all'estero il mito dell'italianità, però per campare dobbiamo fuggire da questa melma.

Siccome il vero problema è questo, ti consiglierei un' "esperienza terapeutica": prenditi un'aspettativa (sei mesi, un anno) e vieni a Roma a farti uno stage. Così eviti riconoscimenti, concorsi e balle varie. Se hai un appoggio a Roma ed un pò di soldi risparmiati non dovrebb'essere un problema. Idem lo stage: a costo zero ti prendono subito. Quando poi ci sei dentro capisci se è il caso di ritornare in Italia per la prevalenza culturale o se (come è probabile) mandarci a quel paese e ritornartene per sempre a New York.

Se vuoi, puoi contattarmi direttamente (vedi sotto). Anche per sapere come ti chiami.

Buona domenica.
Ugo Albano

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ventinove
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Re: Da New York all'Italia. Cosa aspettarsi?

Messaggio da ventinove »

Ciao! E' bello poter sentire qualche collega dall'estero! Io adoro le vostre storie perché, in parte, è un pò quello che avrei voluto fare io, dopo la laurea...
In merito alla tua domanda, non ho molto da aggiungere allo spunto che ti ha offerto Ugo.
Sarebbe bello però restare in contatto per scambiare un pò di info su differenze e somiglianze tra il lavoro sociale qui in Italia e negli Stati Uniti.
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Nazg
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Re: Da New York all'Italia. Cosa aspettarsi?

Messaggio da Nazg »

misswinter ha scritto:Attualmente, nel tribunale familiare prendo circa $3000 (netto) al mese (2200 euro, piu' o meno) lavorando 35 ore a settimana. Anche se non e' molto, per il momento e' abbastanza (considerando che sono li' da soli 4 mesi) e ci sono possibilita' di aumenti in futuro.
...per capire il senso del "non è molto" bisognerebbe capire qual'è il costo della vita lì in America....qui la media degli stipendi è molto più bassa....
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Mac
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Re: Da New York all'Italia. Cosa aspettarsi?

Messaggio da Mac »

Credo anch'io, come Nazg, che tutto dipenda dalla qualità della vita. Qui da noi, pensare di guadagnare 2400 euro è pura utopia. Che dire? Qui la situazione oggi è difficilissima...davvero.
Però nulla ti impedisce di provare, come fanno tutti. Puoi provare a venire e tenerti nel contempo porte aperte a New York.
E' comunque bello sentire una ventata d'aria fresca, anche per non buttarsi troppo giù. Occorre rimboccarsi le maniche e credere, comunque nel cambiamento, sennò come possiamo anche solo pensare di comunicare questa idea alle persone che vogliamo aiutare? :wink:
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Re: Da New York all'Italia. Cosa aspettarsi?

Messaggio da marketto_1982 »

non so se vado un pò OT, ma mi piacerebbe sapere di cosa ti occupi al tribunale della famiglia..sono affascinato dalle esperienze all'estero! ho solo un problema...la lingua!! E DICI POCO!!
misswinter
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Re: Da New York all'Italia. Cosa aspettarsi?

Messaggio da misswinter »

Ciao Ugo, grazie per la tua risposta. Hai ragione sul fatto di dover fare i conti con la propria identita'. Io so di essere italiana (nata a Roma, dove ho vissuto per 19 anni) ma piu' gli anni passano e piu' mi sembra che le mie decisioni mi stiano portando ad un perenne esilio. In piu', dopo 8 anni a NYC mi sento a casa qui ed un po' questo mi fa paura ora, dover ammettere che forse non tornero' piu' nella mia prima casa.... un po' come lasciare un vecchio amore per uno nuovo.
ugo.albano ha scritto:Cara misswinter,
......ti consiglierei un' "esperienza terapeutica": prenditi un'aspettativa (sei mesi, un anno) e vieni a Roma a farti uno stage.
L'aspettativa non esiste in America, o almeno non nella forma italiana. Lasciare il mio lavoro per un anno significherebbe licenziarmi.
Nazg ha scritto: ...per capire il senso del "non è molto" bisognerebbe capire qual'è il costo della vita lì in America....qui la media degli stipendi è molto più bassa....
Ciao Nazg. New York e' senza dubbio una citta' costosa ma credo che non sia piu' costosa di equivalenti grandi citta' italiane come Roma e Milano. Il vero problema sono gli affitti. In generale pero' devo ammettere che con il mio stipendio non vivo male.
ventinove ha scritto: Sarebbe bello però restare in contatto per scambiare un pò di info su differenze e somiglianze tra il lavoro sociale qui in Italia e negli Stati Uniti.
Ciao ventinove, mandami pure un messaggio se hai domande specifiche, mi fa piacere restare in contatto con assistenti sociali italiani. :)
Mac ha scritto: Però nulla ti impedisce di provare, come fanno tutti. Puoi provare a venire e tenerti nel contempo porte aperte a New York.
CIao Mac. Si, in teoria potrei sempre provare a venire in italia. Non tanto perche' posso tenere porte aperte a NYC (come ho spiegato ad Ugo, se hai bisogno di allontanarti per un anno il lavoro lo perdi) ma perche' sono sicura di poterne sempre trovare un altro qui a New York. Se anche dovessi perdere il mio lavoro domani non mi dispererei perche' ne troverei un altro nel giro di qualche settimana.
marketto_1982 ha scritto:non so se vado un pò OT, ma mi piacerebbe sapere di cosa ti occupi al tribunale della famiglia..sono affascinato dalle esperienze all'estero! ho solo un problema...la lingua!! E DICI POCO!!
Ciao marketto. Nel tribunale familiare sono a capo di un programma chiamato Supervised Visitation, che altro non vuol dire che visite monitorate tra minori e genitori che non hanno la custodia dei figli.

Per farti un esempio: John e Jane hanno un bambino, Thomas, di 5 anni. John vuole vedere suo figlio ma Jane ha paura perche' John la picchiava e/o picchiava Thomas e/o si drogava e/o e' appena uscito di prigione e/o non ha visto Thomas da quando lui aveva 1 anno, e/o e' stato accusato di aver molestato il figlio (caso piu' estremo) etc etc.

Allora Jane chiede ad un giudice del tribunale familiare, nel mio caso del Bronx, aiuto ed il giudice ordina che John possa vedere suo figlio una volta a settimana e che la visita sia monitorata da me. Io poi devo dire al giudice il resoconto delle visite e le mie impressioni/raccomandazioni, in base alle quale il giudice poi decide se John puo' vedere suo figlio da solo. Come puoi immaginare, e' un ruolo in cui mi trovo a prendere difficili decisioni e di cui sento fortemente la responsabilita'.

Questo per farti un esempio veloce, il lavoro ha piu' aspetti di quelli che ti ho citato.

Se il tuo unico problema e' la lingua, non scoraggiarti. Si puo' sempre imparare e trovi ovunque film in lingua originale, libri in inglese da leggere.... e Londra e' ad un paio d'ore di aereo. Io mi sono trasferita a Londra per un anno quando avevo solo 18 anni senza parlare una parola di inglese... e poi la vita mi ha portata qui a NY ed oggi sono bilingue. Si puo' fare. :wink:
Elli
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Re: Da New York all'Italia. Cosa aspettarsi?

Messaggio da Elli »

ciao misswinter,

come faccio a venire a lavorare lì????facciamo cambio???? :D

ehmmm...scusate se mi sono intromessa nella discussione....

Elli
enchufla
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Re: Da New York all'Italia. Cosa aspettarsi?

Messaggio da enchufla »

In Italia è difficile trovare lavoro come assistente sociale, ma non è solo questo l'aspetto negativo.
Lavoro per una Cooperativa sociale , ho un contratto di lavoro a tempo determinato e parziale di 36 ore settimanale e percepisco uno stipendio medio mensile di 1.000 euro (lavoro a 45 km da casa).
L'assistente sociale (di ruolo) che sostituisco per la maternità percepisce uno stipendio medio mensile di 1.600 euro ( svolge il mio stesso identico lavoro con il medesimo monte orario).
Non voglio paragonare la mia situazione lavorativa a quella d una collega che ha regolarmente vinto un concorso pubblico. Mi ritengo una persona "fortunata" perchè ho la possibilità di fare esperienza e di esercitare la professione (seppur in modo temporaneo). Credo sia opportuno riflettere su alcuni elementi...

Il CNOAS ha istiuito (giustamente) i crediti formativi obbligatori..
L'assistente sociale che lavora per un cooperativa si deve confrontare con un'organizzazione di tipo imprenditoriale
Non voglio generalizzare, ma, generalmente le Cooperative non investono sulla formazione interna degli assistenti sociali poichè, di fatto, costituisce una figura professionale di minoranza .
L'assistente sociale che lavora per una cooperativa per poter adempiere all'obbligo formativo deve:
- richiedere ferie al proprio Ente e alla Cooperativa
-autofinanziarsi la formazione (le iniziative formative che spesso prevedono il pagamento di un corrispettivo)


Le prospettive di essere assunti con un concorso pubblico a tempo indeterminato nel 2012 sono quasi nulle.

Moltissime colleghe si sono trasferite all'estero per questo motivo. Non riescono a trovare lavoro, se lo trovano sono precarie. Molte hanno rinunciato o stanno svolgendo altri lavori!

Ti consiglio di rimanere a NYC, buona fortuna!!
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