che si deve fare per lavorare???

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jude83
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che si deve fare per lavorare???

Messaggio da jude83 »

Ciao a tutti!
Sono abilitata e iscritta all'albo B da quasi un anno e sinceramente inizio a perdere le speranze circa il mio futuro professionale e lavorativo!
Ma che si deve fare per svolgere questa magnifica professione, di cui sono innamorata da quando avevo 12 anni???
Nonostante le continue ricerche e i concorsi non si riesce a fare nulla! e vedere che la cosa riguarda moltissimi miei "colleghi" non è incoraggiante.
devo rinunciare, nonostante gli anni di studio molto faticosi?!!
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ugo.albano
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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da ugo.albano »

Ciao Jude (suppongo Giuditta.....).

Ogni tanto discutiamo di queste difficoltà, non è la prima volta.

Io penso che ci sia in generale una carenza di strategia nel cercare lavoro.

In breve: "si va dove c'è il lavoro, non è che il lavoro viene da noi".

E per fare questo bisogna mettersi in gioco non poco, flessibilizzandosi, accettando di muoversi, anche andando su opportunità "nuove".

Se ci dici dove sei, che fai, come ti sei mossa, magari qualche indicazione esce............
Ugo Albano

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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da jude83 »

Jude come "Hey Jude" dei Beatles!!!

comunque vivo in una realtà, quella torinese, dove a parere di molti i servizi sociali sono ben sviluppati e ben articolati, ed in effetti è così, ma per quanto riguarda la questione dell'inserimento lavorativo degli assistenti sociali si evidenziano carenze, note a tutti e in molti altri ambiti territoriali del paese, e contraddizioni non indifferenti.
Molti accettano di fare gli educatori pur di lavorare, ma ritengo che in questo modo si snaturi sia il nostro ruolo professionale ma anche quello dell'educatore professionale, dal momento che non sono, a parer mio, due figure in alcun modo sovrapponibili, sicuramente complementari, ma una non può sostituire l'altra. Sinceramente non saprei da dove iniziare a fare l'educatrice, non mi ci posso improvvisare, non ne ho la preparazione, ma molti lo fanno o comunque ne hanno avuto la possibilità.Quindi molti si "flessibilizzano" pur di entrare nel mondo del lavoro, e capisco che la realtà lo impone.
Per quanto mi riguarda, mi sono aperta a diverse possibilità, tra cui quella di cambiare zona, eventualmente per tentare dei concorsi ma sappiamo tutti le difficoltà che ci sono a vincerne uno e in ogni caso sono molto pochi. Mi sono indirizzata sulle cooperative, ma niente o comunque ho ricevuto offerte lavorative che non erano degne di questo nome. Mi rimane da giocare la carta della "raccomandazione", ma purtroppo non credo di avere, come molti, questo asso nella manica. Ho provato ad inserirmi nelle graduatorie per le sostituzioni temporanee al comune, almeno così si ottiene punteggio utile ai fini di un eventuale concorso, ma pur essendo in graduatoria, non ho mai ricevuto alcuna chiamata! Premetto che al momento lavoro ed ho un contratto a tempo indeterminato, per cui mi risulterebbe difficile lasciare una situazione sicura per un incarico di tre mesi, come mi è già stato proposto. Ammetto di essere solo all'inizio di una lunga ricerca, però ammetto anche di essere piuttosto scoraggiata!
Capisco che il dibattito sulla questione è molto acceso e che la situazione attuale deriva da tutta una serie di carenze a livello organizzativo ed economico, però mi chiedo anche dove sono gli ordini professionali, perchè è vero che la battaglia per il riconoscimento della professione dell'A.S. è stata importante e necessaria, ma mi sembra che ci sia un po' fermati lì. Perchè si permette alle cooperative di assumere assistenti sociali al posto degli educatori e vice versa? Perchè nei servizi territoriali, invece di puntare all'innalzamento della qualità del servizio, si continuano a tamponare le carenze di AaSs ad esempio dando titolarità di casi a personale non qualificato per questo ruolo come gli ex ADEST?
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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da ugo.albano »

Hey Jude, don't let me down.....

Da quel che dici si vede infatti la poca flessibilità. Aspetti il "posto pubblico", ma lasci il resto agli altri. Ed è un peccato.

Che il mondo delle professioni si flessibilizzi, ciò è un dato di fatto. Ma sta avvenendo che altre professione ci erodono i pezzi "nostri", ma noi niente, stiamo sempre lì in difesa.

Anche la questione dell'educatore (che NON E' l'educatore professionale!!!!), proprio perchè l'accesso è la scuola media superiore, lì si buttano tutti, dagli psicologi agli astronomi, dai geometri ai preti..... E NOI NO?

Che l'educatore e l'assistente sociale non siano sovrapponibili io non ci credo per nulla. Trattano comunque lo STESSO OGGETTO DI LAVORO (il disagio). Cone dire che, se sono cuoco e voglio fare il cuoco, rifiuto di fare l'aiuto-cuoco e faccio il disoccupato......

Scusate, ragazzi, datevi una mossa. Non è dando la colpa agli altri (all'Ordine, al Governo e non so più a chi....) che trovate lavoro. Si tratta di capire il TREND DEL MERCATO e seguirlo. Se non si fanno più concorsi, possibile che vi bloccate? Ma vi concepite solo dietro le scrivanie ministeriali o comunali?

Hey Jude, don't let me down.......
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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da jude83 »

la tua opinione ritengo sia accettabile, certo, però non la condivido, dal momento che io non mi sento un "cuoco" che deve fare l'"aiuto cuoco", poichè non credo che l'educatore sia un aiuto-AS, perchè se l'oggetto è lo stesso, la strategia è del tutto diversa, e lo sono anche gli strumenti e la formazione. L'AS svolge un ruolo e assolve compiti sicuramente più complessi, per cui secondo il tuo ragionamento se sono preparata per fare l'AS posso "abbassarmi" a fare l'educatrice. Ma ad esempio come posso entrare in una struttura per le dipendenze e portare avanti un progetto di recupero ed educativo se non sono stata preparata per questo? certo, sono sicura che potrei cimentarmi, e con discreta certezza posso dire che forse ce la farei anche, ma che servizio offro all'utente? e che esperienza faccio io?
durante il mio tirocinio, data la carenza di posti nei servizi territoriali, il mio corso di laurea ha elaborato una meravigliosa strategia per arginare il problema, e cioè ha istituito il "tirocinio sperimentale", ossia un tirocinio in strutture in cui la figura dell'AS non è prevista (comunità per lo più). proposto come il tirocinio riservato ai più meritevoli studenti, si è rivelato in realtà un'occasione di apprendimento persa per tutti gli studenti che l'hanno svolto. questo perchè ovviamente, all'interno di una comunità, non è possibile imparare nulla, ma piuttosto si svolgeva un ruolo del tutto nuovo, quello dell'educatore. Ho avuto compagne di corso che hanno giocato a palla con dei bambini per 300 ore, tornando strisciando dalla responsabile del tirocinio a pregare che cambiassero la sede di tirocinio motivando le enormi difficoltà incontrate durante l'esperienza. ovviamente nulla di fatto. forse già dalle esperienze accademiche si dovrebbe capire quale tipo di flessibilità ci viene chiesta...
Ovviamente, quando parlo di educatore, mi riferisco ai dottori in scienze dell'educazione, non certo ai diplomati, e il fatto che un po' tutti si improvvisino educatori non significa che un po' tutti siano in grado o preparati per farlo. Nessuno si concepisce dietro una scrivania, anzi, è la parte della professione che ritengo meno interessante, e sicuramente non aspiro a diventare una burocrate dell'assistenza sociale, come spesso succede in ambito pubblico.
E per quanto riguarda gli ordini resto ferma sulla mia convinzione che ci sia poco di fatto sulla questione dell'occupazione.
Bellissimo poter fare l'AS da libero professionista, ma se faccio 10 anni "l'aiuto-cuoco" come potrò mai aprirmi un ristorante?
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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da ugo.albano »

Hey, Jude,

".....take a sad song (your life) end make it better...."

La vita è come una musica, si può sempre migliorare. E per migliorarla c'è un prima ed un dopo. Si comincia strimpellando e si finisce coi concerti. Bisogna pur sempre iniziare, però....

Parto dalla utima tua frase "...Bellissimo poter fare l'AS da libero professionista, ma se faccio 10 anni "l'aiuto-cuoco" come potrò mai aprirmi un ristorante?...."

Risposta: ma tu credi che un buon cuoco nasca già tale o non proviene (com'è probabile) da una lunga gavetta di "aiuto-cuoco"?

Se oggi il mercato del lavoro richiede flessibilità, perchè mai la si intende solo in negativo? Accettare lavori come "operatore" o come "educatore" non vuol dire ripiegare, significa: 1) cominciare a lavorare; 2) cominciare a guadagnare soldi; 3) cominciare a fare esperienza; 4) cominciare a vedere come stare in un ruolo; 5) cominciare ad "entrare" nelle organizzazioni (per scalarle.....); 6) cominciare ad avere rapporti col portatore di bisogni.

Sai, Jude, nei miei laboratori di libera professione spesso "litighiamo" proprio su questo aspetto di "flessibilità". Ma non a caso: io posso pure essere "rigido" sul mio ruolo in un Ente Pubblico (e neanche tanto, di sti tempi....), ma se vado sul privato o- meglio ancora- faccio la libera professione, devo poter essere un "multi-ruolo", sennò non lavoro.

Personalmente devo dire che i migliori colleghi che ho conosciuto vengono tutti dalla gavetta. I migliori sono quelli che provengono da precedenti esperienze come oo.ss.ss., educatori, ecc. Hanno una marcia in più perchè, quando parlano, sanno quel che dicono. Se devono coordinare personale (come capita agli aa.ss.), sanno che significa stare in quei ruoli.

Nel tuo caso è al contrario, ma è una situazione comune a voi giovani-giovani, cioè a chi, prima dell'università, ha fatto solo lo studente. Cioè "ridimensionarvi" su di un ruolo costruito astrattamente significa "perdere". Ma non è così.

Mettiamola poi dal punto di vista dei concorsi. Se si presenta uno che, dopo la laurea, ha fatto l'operatore scalcagnato, il commesso, il facchino e tutto quel che la piazza permetteva, e si presenta un altro che, dopo la laurea, è stato disoccupato per mesi/anni, tu -se fossi un selezionatore- chi prenderesti?

Hey Jude, please, don't let me down.......
Ugo Albano

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Randolph Carter
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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da Randolph Carter »

jude83 ha scritto:l

E per quanto riguarda gli ordini resto ferma sulla mia convinzione che ci sia poco di fatto sulla questione dell'occupazione.
D'accordissimo su questo.
Specialmente i nuovi iscritti insomma, credo che dovrebbero godere di un minimo di indirizzo, di orientamento attivo. Ok la formazione continua e i crediti, ma per il resto non possiamo solo essere matricole con il solo diritto di pagare la tassa a gennaio.

E condivido pure il resto del tuo ragionamento, che avevo esposto più o meno negli stessi termini in un'altra discussione qualche tempo fa.
MonicaB
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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da MonicaB »

Gli ordini professionali non sono sindacati. Condivido tutto il pensiero di Ugo al 100%. Anche l'architetto neolaureato vorrebbe fare l'architetto e invece spesso fa rilievi che può fare un qualsiasi studente di un istituto tecnico per geometri, ma serve per imparare. Tu chiedi come potresti fare l'educatore in un servizio per le dipendenze se non hai la preparazione, ma credi di poter fare l'assistente sociale nello stesso servizio così solo perchè lo sei? Quando ci si laurea poi bisogna imparare a lavorare e tutto serve.
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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da jude83 »

Nel tuo caso è al contrario, ma è una situazione comune a voi giovani-giovani, cioè a chi, prima dell'università, ha fatto solo lo studente.
Nel mio caso non è così...prima dell'università, ma anche durante e dopo, sono stata e sono una lavoratrice. Lavoro da quando ho 20 anni e ora ne ho 27 e continuo a farlo, con la variante che durante gli studi ero una studentessa-lavoratrice, con tutti gli annessi e connessi di chi riveste questo ruolo e deve lavorare per studiare/vivere. Insomma, io sono una di quei "giovani-vecchi" secondo questo ragionamento.
Faccio l'insegnante da 7 anni, ma non importa a nessuno, nessuno leggendo i miei curricula ha fatto 2+2 e ha preferito chiamare, anche solo per un colloquio conoscitivo, me che mentre lavoravo mi sono laureata e abilitata. Quindi in linea teorica è bellissimo sostenere che, ai fini di un'eventuale candidatura, l'avere esperienze lavorative che dimostrano l'impegno, la serietà e la predisposizione alla flessibilità sia un valore aggiunto...ma in pratica non è così.

Per quanto riguarda ciò che afferma MonicaB circa il fatto che non è scontato riuscire a fare l'AS solo perchè si è studiato...allora che ho studiato a fare? io credevo che, dopo anni di teoria, e qualche mese di prassi, fosse logico sperare di mettere in pratica ed utilizzare, con tutta la gavetta che serve, gli strumenti teorici appresi all'università.

Forse non ho reso bene il mio punto di vista...non mi è mai passato per la testa di rifiutare di fare l'educatrice perchè lo ritengo un ripiego, farei anche la badante se fosse necessario per iniziare, e non sono ironica. Semplicemente, non ho ricevuto alcuna offerta, in nessuno di questi ambiti.
Ed inoltre, forse ci dimentichiamo che anche un assistente sociale deve mangiare, quindi se mi propongono, ad esempio uno stage non retribuito, io che mi mangio a fine mese??? l'esperienza? in questi casi è mooolto meglio essere uno di quei "giovani-giovani" che descrive Ugo che possono fare lo stage e hanno altri che giustamente provvedono al suo sostentamento economico! è qui che non si vedono gli ordini...perchè si permette che un professionista laureato e abilitato venga assunto così? non sarebbe compito di questi soggetti portare avanti istanze a mio parere così importanti?

Io non voglio imparare a lavorare, so già farlo...voglio imparare a fare l'assistente sociale, anzi vorrei "essere" un'assistente sociale, e vorrei che qualcuno ci desse la possibilità di farlo.
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ugo.albano
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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da ugo.albano »

Bene, Jude, allora si tratta di strategia di ricerca.

A mio modo di vedere è utile un pò lavorare su se stessi. Per esempio il curriculum. E' molto importante mettere in evidenza le competenze che si hanno, al di là dei dati formali. Lo stesso è bene che sia quello europeo e (altro consiglio) di volta in volta adattato a seconda di chi lo riceve.

Al di là dei casi dei concorsi, in cui tutti vengono selezionati "a prescindere dalle peculiarità personali", e quindi per le autocandidature, è importante fare una lettera di presentazione, che spieghi a chi lo riceve l'interesse ad essere considerati.

Anche lì: è importante specificare "mi candido come assistente sociale" oppure "sono disponibile anche ad altri inquadramenti".

Altro consiglio: più che candidarsi con l'etichetta "assistente sociale", è il caso di candidarsi su quel che si fa fare. Faccio un esempio: se io sono esperto di anziani e di PAI domiciliari e voglio candidarmi ad un'azienda di lavoro interinale, non devo dire "vi serve un assistente sociale?", bensì "vi serve una persona che sappia selezionare le badanti e verificare nel tempo l'andamento del progetto domiciliare?". Non so se rendo l'idea.

INOLTRE: premesso che sei in una situazione di "pagnotta per vivere" e non puoi permetterti salti nel vuoto, prova a specializzarti in qualcosa (consiglio i master) e tenta la libera professione. Spesso si entra nei "giri" (che significa "farsi conoscere") come consulente e poi si aprono altre strade.

Insomma, se la montagna (il lavoro) non va da Maometto (tu), è bene che Maometto vada alla montagna. Quando però Maometto si muove, è bene che lo faccia non solo con le gambe, ma pure con la testa. Quando Maometto poi arriva alla montagna deve sapere come scalarla e come arrivare in cima, ma anche come evitare le frane.

Tutto ciò per riflettere e per dare delle diverse letture su come procedere.

Per il resto (Ordine, Sindacati, Politica, "piove, Governo ladro!"...ecc.) siamo tutti d'accordo, ma non risolviamo niente. Spero che tu concordi

:wink:
Ugo Albano

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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da Sonia87 »

Problemi simili li abbiamo tutti...

Dopo l'abilitazione seguente all'esame di Stato sono in attesa di ottenere il certificato sostitutivo per iscrivermi all'ordine della mia regione. Spero che i tempi non siano molto lunghi...poi mi metterò alla ricerca, sondando le varie realtà cooperative del mie territorio, portando CV a destra e a manca e preparando una lettera di accompagnamento, mi muoverò molto sul territorio. Cercherò di raccogliere il consiglio di Ugo Albano mettendo la parola flessibilità in una posizione privilegiata del mio vocabolario...


So che sarà durissima, anche perché nel mio Abruzzo non è che ci sia granchè (anche se proverò a guardarmi intorno, ad esempio nelle vicine Marche) però voglio mettercela tutta...


Sonia
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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da MaryDany »

Ciao a tutti, mi sono appena iscritta e noto con piacere che i discorsi sono molto interessanti e utili...vorrei rigraziare Ugo Albano per il suo commento riguardo agli assistenti sociali che si rivendono come educatori...questo è proprio il mio caso e quello che hai detto mi è molto utile...

Sono iscritta all'albo nella sez.A da qualche mese e dopo un lungo percorso universitario ho trovato molte difficoltà nel trovare lavoro nel mio ruolo...ho inviato tantissimi CV ma il più delle volte mi è stata richiesta esperienza annuale ed io, a parte un tirocinio di un anno in SerT e un'esperienza di Servizio Civile a contatto con adolescenti non ho avuto altre esperienze in merito. Così ho provato a candidarmi per gli annunci come educatrice e da un mese lavoro per una Comunità di Minori che tratta casi di abuso e maltrattamento. Il lavoro è molto impegnativo sia per i turni, notturni e festivi, sia per la "fatica" che si impiega nello stare a stretto contatto con questa tipologia d'utenza. In più momenti mi sono chiesta se ho fatto bene ad intraprendere questa esperienza e leggendo quello che ha scritto Ugo Albano mi convinco sempre di più di si. Innanzitutto andrò ad accrescere notevolmente il mio bagaglio di esperienza e il fatto che questo avvenga "dall'altra parte", cioè condividendo la quotidianeità di questi utenti, e osservando come il servizio sociale si interfaccia con una Comunità e con i suoi casi ritengo possa essere fondamentale per ricoprire il mio ruolo in futuro.
Sono quindi d'accordo con Ugo quando dice che il nostro è un percorso che prende in gioco molte sfaccettature del disagio e poterlo fare attraverso una flessibilità nei ruoli può farci "scalare" come diceva Ugo e far crescere. Non è più possibile oggi aspettare il posto pubblico ed essere da subito corenti con il ruolo per il quale si è formati. La gavetta, come dice Ugo, è fondamentale. Adesso sono contenta di aver incontrato un'associazione che mi abbia dato la possibilità di farla e se poi adesso non mi chiamo assistente sociale ma educatrice, questo non fa la differenza. L'ambito di lavoro, cioè il disagio, è lo stesso, cambia solo l'angolatura che si ha nel guardarlo.
kettyalba
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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da kettyalba »

cari colleghi, condivido con pieno interesse l'argomento di questa discussione, e ogni punto di vista ha il suo perchè, riflette un sistema spaccato e disorganizzato che comincia proprio con la formazione universitaria. A mio parere, la sola laurea, triennale o specialistica che sia, e la stessa abilitazione all'esercizio della professione, ci fa diventare a.s. solo su carta, e ammesso che ci fornisca tutti i contentuti teorici adatti( cosa di cui dubito, dato che i programmi universitari, almeno parlo della mia città,Bari, erano a malapena sufficienti)non riescono da soli a farci diventare dei bravi a.s.
Io per prima, se mi diceserro domani: Sei assunta!!! non saprei bene da che parte cominciare. Il lavoro va "imparato", e si impara a lavorare solo lavorando...spesso nei colloqui che facevo venivo rifiutata proprio perchè lamentavano la mia mancata esperienza nel settore ( escluso il tirocinio). Ho insistito, tanto, con parecchi momenti di sconforto, ma alla fine credo di avercela fatta. Non sono ancora una assistente sociale, e forse dovrò aspettare parecchi anni per diventarlo, o forse non lo sarò mai, ma per adesso faccio l'educatrice in un centro diurno per disabili la mattina ( senza contratto), e il pomeriggio sono volontaria di servizio civile presso un centro diurno per minori a rischio.Certo è stancante lavorare 10 ore al giorno per una "scemità" a fine mese, non avere un minimo di contratto, fare di tutto, guidare pulmini, accompagnare i ragazzi in bagno, pulire dove hanno sporcato...però è un inizio, è un percorso, dove solo partendo dal basso, si possono davvero cogliere tutte le dinamiche nel loro insieme...cosa che alla fine andrà solo ad arrichire la nostra professione un futuro. Certo non bisogna accontentarsi, ma imparere, dare, apprendere da tutto/i...
Il parere di Ugo mi ha dato grande conforto....quindi grazie Ugo!!!A proposito, tu parli di libera professione, mi spiegheresti meglio??? Tu come ci sei arrivato ad esempio?? E' una cosa che mi ha sempre incuriosito ma di cui so poco.
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Re: che si deve fare per lavorare???

Messaggio da ugo.albano »

Carissima,

va bene, ma bisogna farsi pagare. So della situazione non facile della Puglia, tant'è che da anni tantissime colleghe del barese vengono da noi in Emilia-Romagna, stanche di farsi sottopagare. Anche come educatore è importante avere un contratto ed una copertura INPS.

Libera professione: se cerchi nel forum, ne abbiamo parlato in lungo ed in largo. Io poi ci ho scritto un libro ed organizzo in giro per l'Italia seminari formativi.

Consiglio sempre di iniziare come dipendenti a lavorare. La libera professione richiede infatti sempre preciose competenze, queste o si hanno o non si hanno.

Giuridicamente, però, la partita IVA prescinde da ciò, tant'è che ci sono colleghe che, pur di lavorare, vivono di convenzioni.

Come detto, dobbiamo cercare in settori in cui ancora non ci siamo.

Per esempio, i servizi di patronato. I Sindacati. Le associazioni di consumatori. Sono ottime palestre in cui imparare.

Raccomando sempre il "farsi pagare": con i soldi in tasca ci sai sente meglio e ci si può permettere anche di investire soldi sulla formazione (cosa che io consiglio vivamente.....ci sono master che danno buone possibilità di lavoro...).

Se ti interessa di più la libera professione, dà un'occhiata al mio libro. Trovi la sua scheda sul mio sito (vedi sotto) nell'area "libri pubblicati".

Per il resto mi contatti direttamente.

Saluti.
Ugo Albano

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