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Inviato: mar, 10 apr 2012 - 1:35 pm
Salve a tutti,
mi presento, sono una ragazza di 22 anni laureata in Architettura e purtroppo sto valutando di cambiare completamente il mio percorso di studi.
Nonostante mi sia laureata con lode, ho spesso avuto molti dubbi già durante il mio corso di studi che sono poi stati confermati dalle esperienze di tirocinio e di lavoro.
In sintesi: a parte la routine quotidiana estenuante (10 ore al giorno davanti ad un computer in silenzio) ciò che mi sono resa conto di desiderare è un lavoro che permetta di aiutare in modo diretto le persone e di confrontarmi con problemi reali e rilevanti nelle loro vite.
Con questo non sto dicendo che l’architettura sia inutile: se uno spazio/una casa è costruita bene probabilmente le persone vi vivranno meglio, se si costruisce una scuola o una biblioteca o un parco le persone di quel quartiere ne trarranno beneficio. (infatti il mio tirocinio e la mia esperienza lavorativa sono state in studi che lavoravano in quest’ottica, non nell’ottica di grattacieli extralusso stile Dubai) Tuttavia mi sono trovata comunque molto insoddisfatta, e mi piacerebbe fare qualcosa di più incisivo e diretto, che riguardi davvero le persone e sia a contatto con loro. Che mi porti anche a confrontarmi con problematiche “forti”.
Per questo, tra le varie vie che sto prendendo in considerazione in questo periodo di crisi mistica, c’è anche quella di assistente sociale…
Mi piacerebbe sentire la vostra esperienza in merito soprattutto riguardo alla vita lavorativa più che agli studi. Cosa fate esattamente, com’è una vostra giornata “tipo” (se c’è), di che ambiti vi siete occupati…
Infatti ho letto in altre discussioni che molti quando intraprendono questa via credono molto, come me, nell’”aiutare gli altri”, poi nella realtà si ritrovano più che altro sommersi di pratiche burocratiche. Sono dei coordinatori, stanno in ufficio e a seconda del caso prendono contatti con medici psicologi ed educatori (che cosa fa l’educatore poi??), si occupano degli aiuti economici…
Non sono in reale contatto con le persone di cui si occupano, e questo per me sarebbe invece molto importante. Non vorrei studiare altri tre anni per ritrovarmi un’altra volta 8 ore al giorno in ufficio tra computer e carte, esattamente ciò da cui vorrei scappare. Per poi magari cambiare strada di nuovo e studiare psicologia, o medicina, e accumulare anni su anni di lauree inutili:)
Ultima domanda: in altre discussioni ho letto che all’estero la situazione è diversa. E’ così? Io per esempio sono stata un anno in Canada, e mi sembrava che lì la facoltà di Social Work fosse molto riconosciuta ed è anche molto difficile entrare… ma magari questo non vuol dire niente.
Ovviamente in Italia trovare lavoro come assistenti Assistenti Sociali sarà un inferno, sapete se all’estero c’è più lavoro anche in termini quantitativi?
Vi ringrazio per l’aiuto
mi presento, sono una ragazza di 22 anni laureata in Architettura e purtroppo sto valutando di cambiare completamente il mio percorso di studi.
Nonostante mi sia laureata con lode, ho spesso avuto molti dubbi già durante il mio corso di studi che sono poi stati confermati dalle esperienze di tirocinio e di lavoro.
In sintesi: a parte la routine quotidiana estenuante (10 ore al giorno davanti ad un computer in silenzio) ciò che mi sono resa conto di desiderare è un lavoro che permetta di aiutare in modo diretto le persone e di confrontarmi con problemi reali e rilevanti nelle loro vite.
Con questo non sto dicendo che l’architettura sia inutile: se uno spazio/una casa è costruita bene probabilmente le persone vi vivranno meglio, se si costruisce una scuola o una biblioteca o un parco le persone di quel quartiere ne trarranno beneficio. (infatti il mio tirocinio e la mia esperienza lavorativa sono state in studi che lavoravano in quest’ottica, non nell’ottica di grattacieli extralusso stile Dubai) Tuttavia mi sono trovata comunque molto insoddisfatta, e mi piacerebbe fare qualcosa di più incisivo e diretto, che riguardi davvero le persone e sia a contatto con loro. Che mi porti anche a confrontarmi con problematiche “forti”.
Per questo, tra le varie vie che sto prendendo in considerazione in questo periodo di crisi mistica, c’è anche quella di assistente sociale…
Mi piacerebbe sentire la vostra esperienza in merito soprattutto riguardo alla vita lavorativa più che agli studi. Cosa fate esattamente, com’è una vostra giornata “tipo” (se c’è), di che ambiti vi siete occupati…
Infatti ho letto in altre discussioni che molti quando intraprendono questa via credono molto, come me, nell’”aiutare gli altri”, poi nella realtà si ritrovano più che altro sommersi di pratiche burocratiche. Sono dei coordinatori, stanno in ufficio e a seconda del caso prendono contatti con medici psicologi ed educatori (che cosa fa l’educatore poi??), si occupano degli aiuti economici…
Non sono in reale contatto con le persone di cui si occupano, e questo per me sarebbe invece molto importante. Non vorrei studiare altri tre anni per ritrovarmi un’altra volta 8 ore al giorno in ufficio tra computer e carte, esattamente ciò da cui vorrei scappare. Per poi magari cambiare strada di nuovo e studiare psicologia, o medicina, e accumulare anni su anni di lauree inutili:)
Ultima domanda: in altre discussioni ho letto che all’estero la situazione è diversa. E’ così? Io per esempio sono stata un anno in Canada, e mi sembrava che lì la facoltà di Social Work fosse molto riconosciuta ed è anche molto difficile entrare… ma magari questo non vuol dire niente.
Ovviamente in Italia trovare lavoro come assistenti Assistenti Sociali sarà un inferno, sapete se all’estero c’è più lavoro anche in termini quantitativi?
Vi ringrazio per l’aiuto