ugo.albano ha scritto:Nella mia regione (l'Emilia-Romagna) vedo colleghi in grande sofferenza nei servizi psichiatrici, spesso destinati ad "eseguire" a fronte di un progetto terapeutico che è solo medico.
Spero in Lombardia sia diverso, ma non credo, da quanto raccontava Colaianni anni fa.....
A me fa un pò paura arrivare in questo modo in un servizio. Semplicemente perchè, se gli altri si aspettano che tu "continui a fare quello che il collega di prima faceva", tu non poni tue prerogative personali. Cioè, tu che competenze hai? Che idee hai sulla psichiatria?
Se arrivi "vuota" al servizio ti fanno fare quello che gli altri non vogliono fare. Ahimè, burnout certo!
Non so se mi spiego. Sta a te portare i contenuti della tua professionalità e capire se quel servizio li richiede. Ma non riesci a capire chi ci stava prima per avere un confronto? Mi sembra la prima cosa da fare!
Innanzitutto grazie Ugo per la tua risposta.
Attualmente mi sto occupando di inserimenti lavorativi per disabili psichici. In questo settore cerco di ideare percorsi che possano supportare le persone sul piano relazionale e sociale, basandomi ovviamente anche sulla creazione della rete. L'obiettivo è quello di avvicinare queste persone al mondo del lavoro con maggiore consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse, stessa cosa vale per le aziende che le accolgono e che non conoscono minimamente il mondo della disabilità. Si tratta di percorsi lunghi e a volte difficoltosi ma gli esempi virtuosi non mancano.
Sicuramente ho ancora molto da imparare nel campo della psichiatria e spero di incontrare professionisti con cui confrontarmi ma anche con cui poter trovare un metodo comune.