Non so cosa fare per aiutare questo bambino!

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Ilmarinen
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Non so cosa fare per aiutare questo bambino!

Messaggio da Ilmarinen »

Salve a tutti.
Scrivo qui perché non so assolutamente come muovermi, né con chi parlare e spero mi possiate dare un consiglio. Vivo e lavoro a Torino e il bimbo in questione (ha circa 3-4 mesi) è il figlio del mio collega, di religione evangelica pentecostale e ci tengo a precisarlo perché il mio collega non è una cattiva persona, ma penso sia solo infinitamente rimbecillito. Ci tengo a precisare che io sono profondamente credente, ma penso anche che il buon senso e la ragione non debbano essere offuscati da fanatismi, soprattutto se di mezzo deve andarci un bambino.

Le informazioni che possiedo sono di "seconda mano", ovvero lui parla di queste sue scelte con la mia collega, che me le racconta allibita.

La prima cosa che mi ha sconvolta è che non intende mandare il figlio a scuola ma intende fargli da maestro fino al conseguimento della licenza media, insegnandogli quel che prevede la sua dottrina: che la Terra è stata creata 6000 anni fa, che la teoria dell'evoluzione è sbagliata e scientificamente inesatta, che gli omosessuali sono abomini e altre cose dall'apertura mentale opinabile. Non intende e non lo fa uscire, non hanno televisione in casa o libri o film ma solo ed esclusivamente la Bibbia. Per cui questo bambino crescerà da solo con la madre e il padre, che gli leggeranno passi della Bibbia prima di addormentarsi al posto del Brutto Anatroccolo. Ma questo è il minimo.

La seconda cosa che mi ha fatto scattare la molla del "non sono più cose da trascurare, rivolgiti a qualcuno" è il fatto che, sempre per motivi religiosi e "complottari", diciamo così, non intende far fare al bambino le vaccinazioni obbligatorie.

Infine, e a questo punto non so davvero cosa fare, so che il bimbo è stato male per un'infezione batterica e a quel che so io non ha voluto dargli gli antibiotici perché "non sono naturali e non sono stati fatti da Dio". E' da qualche giorno che questo bimbo non mangia e MI E' PARSO DI CAPIRE, ma domani verificherò meglio, che non è andato dal pediatra ma si è messo a pregare.

La situazione ha dell'inverosimile, io mi sento con le mani legate e non so cosa fare, a partire dai piani futuri per questo bambino fino al rifiuto di dargli un antibiotico. Non credo che persone così debbano avere figli, ma ormai le cose stanno così e non mi sembra giusto che un bambino debba patire l'incapacità e la negligenza di due fanatici religiosi.
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Nazg
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Re: Non so cosa fare per aiutare questo bambino!

Messaggio da Nazg »

E' una situazione a rischio.
Io penso che sia utile segnalare la situazione al servizio sociale del comune di residenza del minore.
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Mario
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Re: Non so cosa fare per aiutare questo bambino!

Messaggio da Mario »

Senza voler difendere né accusare due genitori, vorrei gentilmente evidenziare ad Ilmarinen che una cosa sono l'inerzia o l'incuria tali per cui ad un minore vengano a mancare le cure sanitarie essenziali, con pregiudizio per la salute del minore.
Tutt'altro discorso è invece la scelta consapevole di non somministrare alcune tipologie di farmaci al minore.
Si potrà, personalmente, ritenere tale scelta anche sbagliata, ma si tratta di una scelta, non di negligenza.
Come certamente sa bene, la medicina non è ne scienza esatta né scevra di complicazioni ed effetti collaterali anche gravi.
Ogni genitore opera scelte personali in merito, spesso dovendosi basare su informazioni provenienti da fonti diversissime e del tutto contrastanti.

Inoltre, alcune delle osservazioni fatte paiono del tutto non pertinenti, se non persino decettive ("non hanno la televisione", "non lo lascia uscire": il bambino ha 3-4 mesi...
"Gli legge la Bibbia invece del Brutto Anatroccolo".... e quindi? Se la lettura è accompagnata, sentita, semplificata, perché mai dovrebbe essere meno adatta ad un percorso di crescita rispetto alle fiabe cosiddette tradizionali? Un amico mi raccontava di essere cresciuto (benissimo) con racconti di vita contadina e di episodi sulla Resistenza, al posto delle fiabe.

Infine:"incapacità", "negligenza", e soprattutto "non credo che persone così debbano avere figli" sono parole su cui mi permetto di invitarLa, gentilmente, ad una profonda riflessione.
luca
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Re: Non so cosa fare per aiutare questo bambino!

Messaggio da luca »

Mario ha scritto:Senza voler difendere né accusare due genitori, vorrei gentilmente evidenziare ad Ilmarinen che una cosa sono l'inerzia o l'incuria tali per cui ad un minore vengano a mancare le cure sanitarie essenziali, con pregiudizio per la salute del minore.
Tutt'altro discorso è invece la scelta consapevole di non somministrare alcune tipologie di farmaci al minore.
Si potrà, personalmente, ritenere tale scelta anche sbagliata, ma si tratta di una scelta, non di negligenza.
Come certamente sa bene, la medicina non è ne scienza esatta né scevra di complicazioni ed effetti collaterali anche gravi.
Ogni genitore opera scelte personali in merito, spesso dovendosi basare su informazioni provenienti da fonti diversissime e del tutto contrastanti.

Inoltre, alcune delle osservazioni fatte paiono del tutto non pertinenti, se non persino decettive ("non hanno la televisione", "non lo lascia uscire": il bambino ha 3-4 mesi...
"Gli legge la Bibbia invece del Brutto Anatroccolo".... e quindi? Se la lettura è accompagnata, sentita, semplificata, perché mai dovrebbe essere meno adatta ad un percorso di crescita rispetto alle fiabe cosiddette tradizionali? Un amico mi raccontava di essere cresciuto (benissimo) con racconti di vita contadina e di episodi sulla Resistenza, al posto delle fiabe.

Infine:"incapacità", "negligenza", e soprattutto "non credo che persone così debbano avere figli" sono parole su cui mi permetto di invitarLa, gentilmente, ad una profonda riflessione.
Sono d'accordo con Mario deve riflettere sulle parole.
Il bambino ha appena 3 - 4 mesi bisogna darle tempo.
Non mi sembra dalla descrizione che venga maltrattato.
Ilmarinen
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Re: Non so cosa fare per aiutare questo bambino!

Messaggio da Ilmarinen »

Quello che mi preoccupa non sono tanto le scelte che vorrà adottare per educare il bambino, quanto il fatto che lui stia palesemente male e anziché portarlo dal pediatra, si sia messo a pregare. Non so se adesso mi sono spiegata meglio. Per questo non so cosa fare! Indirettamente, a mio avviso, si tratta di negligenza bella e buona.
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ShC71
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Re: Non so cosa fare per aiutare questo bambino!

Messaggio da ShC71 »

Buongiorno a tutti,
sono un'assistente sociale, lavoro in un servizio affidi e sono anche mamma di 3 bimbe. La questione portata da Ilmarinen mi ha colpito parecchio, sia come professionista che come mamma.
Vi porto prima la mia esperienza e le mie riflessioni di mamma.
Le mie bimbe hanno tra i 10 ed i 5 anni, ed anche io ho scelto di non vaccinarle, non ho dato mai loro l'antibiotico (solo in un'occasione ad una di loro), anche le mie bimbe non guardano quasi mai la tv. Io e mio marito poi abbiamo scelto di non usare pannolini usa e getta, ma i vecchi ciripà, non abbiamo dato loro pappe precotte, liofilizzati o omogeneizzati; neppure la carne, ne il pomodoro, ne le fragole ecc ecc... prima dei 18 mesi (ed anche ora cuciniamo cercando di seguire "l'alimentazione naturale"), non abbiamo il tablet, la playstation o la wii. Quando erano più piccole in casa nostra non è mai entrato uno di quei fantastici giochi con mille luci e mille colori che tanto stimolano i bimbi, ma abbiamo sempre optato per giochi semplici, preferibilmente di legno e sopratutto per POCHI giochi in termini di oggetti, ma tanto tanto tempo di mamma e papà per giocare con loro.
Abbiamo fatto insomma scelte un po' fuori dagli schemi classici, che a volte ci sono anche costate (part tine al lavoro e conseguenti drastici tagli sulle spese, tempi più lenti per preparare le pappe ecc...), ma sono state scelte ragionate e condivise. Possiamo apparire genitori un po' strani, eccentrici o anacronistici ma ciò non significa che non ci prendiamo cura delle nostre bambine, che anzi sono sanissime, ben inserite a scuola ed hanno un bel giro di amichette pur non guardano mai ne le Winx, ne Violetta.
Certo frequentiamo più facilmente genitori (e bimbi) che hanno fatto scelte simili alle nostre, ma capita spesso che le mie figlie mi chiedano di giocare con compagne di classe che hanno esperienze e stili di vita molto diversi dai nostri e non c'è mai stato nessun problema: da parte nostra a facilitare queste esperienze, e da parte loro ad essere amiche anche di chi fa giochi diversi o adora le winx, anche se loro non le sopportano. Insomma la diverstità di stile di vita non è mai stato motivo di isolamento per le mie figlie, anzi le ha facilitate a sapersi relazionare con tutti i compagni, dalla bella figlia del notaio alla meno bella bimba con handicap grave, al bimbo "terremoto" che vive nelle case popolari.
Sono stata molto orgogliosa pochi giorni fa, quando la mia bimba di mezzo (3a elementare) nel raccontarmi un episodio accaduto a scuola mi ha detto: "...lo sai mamma, io sono amica di tutti e anche di Tizia (bimba straniera) anche se i miei compagni non vogliono giocare con lei perché dicono che ha i peli e puzza, io gioco anche con lei...". Subito dopo le ho chiesto se le andava di invitare Tizia a casa nostra e presto mi accorderò con i suoi genitori per una merenda insieme, ma questa è un'altra storia!
Ciò che mi ha colpito molto è il pregiudizio che c'è verso chi fa scelte diverse dalle nostre. Non è detto che le scelte compiute dalla maggioranza delle persone siano le migliori (o viceversa), oppure che chi fa scelte diverse dalle nostre sbagli.
Ricordo un episodio che mi è capitato circa 7 anni fa. Mi ero da poco trasferita a vivere in una nuova città dove ancora non conoscevo molte persone. Mio marito per un grave problema familiare che riguardava i suoi genitori, si era allontanato da casa per più di una settimana ed io ero sola, con una bimba di 26 mesi ed una di 8. La piccola si è ammalata e, come è nella mia natura, non mi sono allarmata ma ho atteso i classici 3 giorni (come molti pediatri consigliano) prima di farla visitare, ciò, nonostante la febbre fosse salita molto, ma consapevole del fatto che in quella fascia d'età un innalzamento elevato della temperatura può essere sintomo di precise patologie poco pericolose. Ovviamente ho messo in atto tutte le strategie che ho ritenuto necessarie per abbassare la febbre (spugnature, cura omeopatica, ecc...). Ho passato un'intera notte, oltre che insonne, in continuo contatto con telefonate ed sms a mio marito per un confronto continuo circa il da farsi, ma mi sono fidata del mio istinto materno. La mattina successiva, come mi aspettavo, la febbre è scesa e due giorni dopo è scomparsa, contemporaneamente è apparso il classico esantema della 6a malattia. Su pressione di mia cognata e di alcune amiche ho portato la bimba in ospedale (era domenica) per farla visitare, la pediatri ha confermato la diagnosi invitandomi ad andare velocemente a casa perché in ospedale la bimba avrebbe potuto contrarre malattie ben più gravi!
La storia di Ilmarinen mi ha riportato alla mente quell'episodio e l'atteggiamento di due persone che anziché sostenermi o aiutarmi si dicevano preoccupate perché non portavo la bambina dal pediatra.

Nel caso specifico credo è che gli elementi portati da Ilmarinen siano troppo pochi per valutare la situazione di questo bimbo. Concordo con (e mi fa molto piacere) ciò che hanno scritto Mario e Luca; e come professionista la riflessione che faccio, e che vorrei stimolare, riguarda gli indicatori che utilizziamo nel valutare le capacità genitoriali, e quanto queste possano essere influenzati dal nostro stile di vita o dalle nostre esperienze.
...la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconta ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare.
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Nuvoletta
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Re: Non so cosa fare per aiutare questo bambino!

Messaggio da Nuvoletta »

Credo che la comunicazione telematica faccia un po’ perdere le coordinate e possa creare una certa confusione. E’ ovvio che in questo luogo e con questi strumenti nessuno può, ne deve, valutare le capacità genitoriali di alcuno.
Ilmarinen, una cittadina, chiede consiglio su come muoversi perché è preoccupata in quanto è venuta a conoscenza che un suo collega ha deciso di adottare uno stile educativo e di accudimento del suo bambino fuori dal “comune”. Alcune di queste scelte, in base ai parametri di “buon senso” o cosiddetto “senso comune” di questa signora l’hanno sconvolta e teme per la salute psicofisica del minore.
E’ ovvio che la signora, salvo sia una professionista del settore, non ha strumenti per valutare la capacità genitoriale e quindi dice ciò che pensa in base al suo stile di vita. Inoltre le notizie che possiede sono di seconda mano, quindi già “filtrate” immagino attraverso l’altrettanto stupore generato in chi gliele ha raccontato.
Nazg le consiglia di segnalare la situazione al servizio sociale in quanto, così come descritta potrebbe, dico solo potrebbero, palesare un pregiudizio per la crescita del minore ( scelta di curare sempre e solo con le preghiere, tenere il bambino chiuso in casa, non permettergli di frequentare altri coetanei.) oppure essere semplicemente una scelta di vita diversa ma adeguate in quanto le cose non stanno proprio così (es. le cure vengono valutate in base alla gravità del problema, il bambino è uscito poco perché ha sempre piovuto, frequenterà bambini anche se solo della sua stessa fede religiosa ecc.)
La normativa dice che chiunque venga a conoscenza di una possibile situazione di pregiudizio per un minore possa segnarla al Tribunale dei Minori (o ai Servizi Sociali) a cui spetta la successiva valutazione. E’ ovvio che il legislatore era perfettamente consapevole che in questo modo potevano arrivare al TM le più disparate segnalazioni basate sul “buon senso o senso comune” di chiunque. Alle volte le segnalazioni di abusi o negligenze possono essere anche generate da rancori o ripicche ( vedi molte situazioni di separazioni conflittuali o liti di vicinato).In ogni caso la ratio della legge è che è meglio verificare in eccesso piuttosto che in difetto, anche se questa logica può mettere “sotto valutazione” alcuni genitori del tutto adeguati, ma in qualche modo segnalati per qualcosa di “strano” che appare agli occhi esterni.
Quello che consiglierei ad Ilmarinen è comunque di verificare un po’ meglio quanto le è stato raccontato sia per decidere sulla segnalazione al servizio sociale sia, nel caso, per dare al servizio informazioni più corrette possibili. In particolare riguardo all’aspetto più contingente non è chiaro come sta il bambino: se non è stato portato dal pediatra chi gli ha diagnosticato un’infezione batterica? La scelta di non somministrare l’antibiotico è stata presa consapevolmente e magari informando il medico? Se il bambino non mangia come è stato affrontato il problema? Ci sono degli altri famigliari coinvolti che eventualmente possono aiutare i genitori nelle decisioni?
Magari la risposta a queste domande potrà darle una indicazione più chiara sull’effettiva capacità dei genitori di applicare le proprie convinzioni e credenze ai bisogni essenziali di un bambino così piccolo e poi valuti pure in base al suo “buon senso” perché è così che la legge vuole, lasciando ai servizi il compito di stabilire se le cose vanno effettivamente bene o no.
Per ShC71. Se al cittadino è richiesto solamente l’uso del “buon senso o senso comune” agli operatori questo non è concesso. Gli indicatori su cui valutiamo le capacità genitoriali sono quelli descritti in letteratura ( è troppo tedioso descriverli tutti qui) e se utilizzati correttamente dovrebbero ridurre al minimo la possibilità di influenzarli con le nostre personali convinzioni. E poi ci sarà pure qualcuno nella tua equipe che avrà dato le pappette liofilizzate e i giochini elettronici ai suoi figli……
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