1 AS ogni 3000 abitanti
Inviato: sab, 16 dic 2017 - 6:13 pm
http://www.cnoas.it/cgi-bin/cnoas/out.p ... comunicati
Prendo spunto da questo articolo di Gazzi per riaprire un tema che mi sembra cruciale per la professione.
Facendo l'AS in un Comune, assisto a situazioni al limite della deontologia professionale (se non della legalità) a causa del sottodimensionamento della pianta organica.
Il ReI in alcuni comuni viene gestito da personale amministrativo, in altri paralizza completamente l'attività ordinaria. In tutela siamo inadempienti rispetto alle richieste dell'autorità giudiziaria e il consulente legale che prima era chiamato per la tutela dei minori ora è impiegato nella tutela degli operatori. Alcune aggressioni agli assistenti sociali hanno come concausa i ritardi e le lentezze se non proprio i dinieghi e le mancate prese in carico.
E tutto questo con centinaia di colleghi laureati e abilitati ma senza impiego o con incarichi temporanei e precari.
Questa situazione crea un grave danno:
- agli assistenti sociali in servizio, a rischio burn out e impossibilitati a lavorare decentemente;
- agli utenti, che restano senza ascolto e accompagnamento o peggio sono seguiti in modo inadeguato con alti rischi di errori professionali;
- agli assistenti sociali in formazione o inoccupati, destinati a perdere motivazione e orientarsi verso altre professioni, con un grande dispendio di capitale umano, potenzialità di innovazione ed energie.
Possibile che non si possa costituire un gruppo di pressione verso l'introduzione di questo standard? Cosa è già stato fatto dall'Ordine? Cosa è legalmente possibile fare?
http://www.redditoinclusione.it/wp-cont ... S_2017.pdf
Prendo spunto da questo articolo di Gazzi per riaprire un tema che mi sembra cruciale per la professione.
Facendo l'AS in un Comune, assisto a situazioni al limite della deontologia professionale (se non della legalità) a causa del sottodimensionamento della pianta organica.
Il ReI in alcuni comuni viene gestito da personale amministrativo, in altri paralizza completamente l'attività ordinaria. In tutela siamo inadempienti rispetto alle richieste dell'autorità giudiziaria e il consulente legale che prima era chiamato per la tutela dei minori ora è impiegato nella tutela degli operatori. Alcune aggressioni agli assistenti sociali hanno come concausa i ritardi e le lentezze se non proprio i dinieghi e le mancate prese in carico.
E tutto questo con centinaia di colleghi laureati e abilitati ma senza impiego o con incarichi temporanei e precari.
Questa situazione crea un grave danno:
- agli assistenti sociali in servizio, a rischio burn out e impossibilitati a lavorare decentemente;
- agli utenti, che restano senza ascolto e accompagnamento o peggio sono seguiti in modo inadeguato con alti rischi di errori professionali;
- agli assistenti sociali in formazione o inoccupati, destinati a perdere motivazione e orientarsi verso altre professioni, con un grande dispendio di capitale umano, potenzialità di innovazione ed energie.
Possibile che non si possa costituire un gruppo di pressione verso l'introduzione di questo standard? Cosa è già stato fatto dall'Ordine? Cosa è legalmente possibile fare?
http://www.redditoinclusione.it/wp-cont ... S_2017.pdf