Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

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ugo.albano
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da ugo.albano »

Letto.

Interessante quanto stanno facendo a Milano: un'esternalizzazione guidata e codificata (nei tempi e negli obiettivi) del segretariato (e trattamento breve). E' da capire chi sia questo "metodologo" e come ci si rapporti con lo psicologo. In poche parole si tratta di prendere in carico per un breve periodo le persone con un percorso standard.

Sul piano del metodo nulla da dire. Sul piano del merito: si tratta del lavoro che i Comuni non riescono a fare più e che esternalizzano, pur con linee-guida chiare.

Rispeto al quesito: si tratta di un'impresa NON a mercato e fortemente legata al pubblico. Probabilmente il Comune di Milano, invece di assumere assistenti sociali, supponendo (e sperando) che la crisi sociale passi, si libera del problema con un subappalto. In previsione del REI immagino il boom di arrivi. Insomma, mi sembra un esempio di "falsa cooperazione", ovvero di "subappalto per risparmio sul personale".

Federica, ti sembra un giudizio troppo severo il mio?
Ugo Albano

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Federica72
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da Federica72 »

La tua analisi è corretta, Ugo.

Poichè l'intermediazione di manodopera è vietata, il Comune aggira l'ostacolo con questi progetti, che però mirano a rimpolpare le schiere di assistenti sociali comunali.
E' un modo per entrare nell'Ente Locale dalla porta di servizio, che mi sarebbe utile per iniziare a sperimentarmi in un ruolo che ho solo studiato, in un contesto complesso e stimolante, per avere quella marcia in più - magari - per vincere un prossimo concorso (o per dedicarmi ad altro ma con un po' di esperienza di base).
Nessun pregiudizio da parte mia verso il mix pubblico-privato, soprattutto se c'è contaminazione reciproca, formazione comune, innovazione professionale (come nel caso del lavoro di gruppo, che è una mia specializzazione). Per il resto, non so figurarmi come potrebbe essere l'esperienza...
MonicaB
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da MonicaB »

In Friuli è prassi ormai consolidata. Il blocco delle assunzioni nelle PA ha portato a scelte come questa in tutti gli ambiti. E pensare che quando ho cominciato 18 anni fa ho cominciato proprio cosí,invece di andare avanti.... L'unica cosa che non ho capito è se tu andresti a lavorare per la coop ma sempre nel tuo ambito territoriale di lavoro attuale,perché io invece ho proprio cambiato tutto,territorio,mansioni,ecc ecc.
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da Federica72 »

Ambiti territoriali limitrofi
MonicaB
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da MonicaB »

Sinceramente ti dico quello che penso: ti troverai a fare l'assistente sociale in comune esattamente con stesse responsabilità,casini,dirigenti,apparato politico delle tue colleghe dipendenti comunali a un bel po' in meno di stipendio dove l'appartenenza alla coop è un fattore marginale. Valuta bene. Io ho fatto la scelta di fare qualcosa di completamente diverso da prima e non ho rapporti di dipendenza neanche psicologica con l'ente locale che è il committente dell'appalto,ma sulla gestione operativa,le decisioni,le progettualità ci siamo solo io e il mio collega. E' molto diverso
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da Federica72 »

MonicaB ha scritto: ti troverai a fare l'assistente sociale in comune esattamente con stesse responsabilità, casini, dirigenti, apparato politico delle tue colleghe dipendenti comunali
E' esattamente quello a cui ambisco! La pubblica amministrazione non mi è mai pesata fin'ora, anzi ho sviluppato un bel po' di competenze in ambito amministrativo, che mi permettono di riuscire bene in parecchi concorsi.
Se il mio Comune mi dicesse che posso fare l'assistente sociale domani, sarei la persona più felice del mondo.
Invece lo considerano un de-mansionamento e pongono un sacco di problemi.

Credo che io e te Monica abbiamo un percorso inverso: oggi gestisco 3 equipe di educatori, ho la responsabilità della progettazione e supervisione educativa di 4 servizi. Non è il mio lavoro, non mi interessa.
Voglio fare l'assistente sociale, il "soldato semplice" come dico io, avere un contatto diretto con la gente e un responsabile sopra la testa con cui condividere le scelte.

Ho bisogno di pensarci un altro po'...
indeciso
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da indeciso »

Federica72 ha scritto:Per non parlare degli altri benefit che si hanno come dipendenti pubblici (150 ore, malattia figli, permessi vari, ecc.)
Le 150 ore esistono anche nel privato.
Anzi, a volerla dire tutta io nel privato le prendevo, mentre nel pubblico non le posso prendere perché l'Ente pretende che il dipendente le giustifichi attraverso un'attestazione di frequenza rilasciata dalla scuola o dall'università, con tanto di specificazione secondo cui non sarebbe stato possibile seguire lo stesso insegnamento in orario compatibile con quello di lavoro, mentre i miei datori di lavoro privati si accontentavano dell'iscrizione.
Ora, io innanzitutto, l'università, non la frequento (le 150 ore mi servono per studiare, non per andare ad assistere lezioni); in secondo luogo, non prevedendo il corso cui sono iscritto obbligo di frequenza, la segreteria non rilascia certificati di frequenza, in quanto la frequenza si matura solo in via amministrativa una volta che è terminato il corso (e dunque, per quanto mi riguarda, virtualmente quando ero iscritto al precedente corso, dato che per la seconda laurea mi hanno convalidato tanti di quegli esami che sono stato iscritto direttamente al terzo anno, lasciandomi in debito di esami di anni precedenti). A parte il fatto che probabilmente l'Amministrazione neanche riterrebbe valido il mero attestato di frequenza perché richiede una firma del docente che attesta che io ero effettivamente presente in ogni singola data e fascia oraria.
Francamente non penso che la pretesa della mia amministrazione sia lecita, dato che le 150 ore sono per motivi di studio e non per frequenza di lezioni, ma pare che nessuno abbia mai sollevato la questione e non ho voglia di farlo io.

Altra cosa: nel privato potevo prendere in un anno un numero virtualmente illimitato di permessi esame, purché massimo due per lo stesso insegnamento (infatti si trovavano in difficoltà i colleghi che avevano a piano di studi due esami con la stessa denominazione ovvero esami reiterati, in quanto il datore di lavoro dava per scontato che si trattava di tentativo di sostenimento del medesimo esame). Nel pubblico ci sono massimo 8 permessi complessivi all'anno tra esami e altre cose (ad esempio partecipazione a udienze in tribunale in qualità di parte o di teste).
In entrambi i casi, comunque, non c'è unanimità di vedute in merito ai corsi che danno diritto all'esenzione dal lavoro. Ad esempio la mia amministrazione riconosce qualsiasi corso universitario che conduca al conseguimento di un titolo di studio, ivi compresi, dunque, i master universitari, che invece il mio datore di lavoro privato non considerava validi.
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da indeciso »

Federica72 ha scritto:
MonicaB ha scritto:Mi permetto di dire che le 150 ore per permessi studio e i permessi per malattia figlio sono previsti anche per le coop sociali. In ogni caso non puoi paragonare un D3 che non è la categoria di ingresso negli enti locali, ma devi paragonare il D1
Non è una categoria di ingresso? Forse per gli assistenti sociali, perchè io sono entrata come D3 (categoria giuridica non solo economica) in qualità di Specialista servizi alle persone (sono pedagogista).
No, non è una categoria di ingresso. Come stabilito da varia giurisprudenza sia civile sia amministrativa, D/3 è solamente una posizione economica all'interno dell'una, unitaria e univoca categoria D, che racchiude tutte le vecchie qualifiche funzionali (cosiddetti livelli) dalla sesta in avanti.
L'equivoco nasce dal fatto che nella transizione dal vecchio al nuovo ordinamento (c.d. regime privatistico, in cui esiste la contrattazione, mentre nel previgente quadro regolatorio il rapporto era regolato unicamente da norme di diritto pubblico) gli addetti della carriera direttiva precedentemente inquadrati nella VII q.f. sono partiti da D/1, mentre coloro che precedentemente erano inquadrati nell'VIII q.f. e oltre sono partiti da D/3. I D/1 divenuti D/3 per progressione orizzontale così in molti enti mantenevano il precedente profilo (e.g. istruttore direttivo e non funzionario) e pertanto rimanevano funzionalmente subordinati ai D/3 «nativi». Ma poi gli enti non consentivano ai D/1, D/2 e D/3 nativi D/1 di partecipare ai concorsi a 'nascita' D/3 perché dicevano che i dipendenti già erano inquadrati nella medesima categoria. E quindi fioccavano i ricorsi. Il punto è proprio questo: tali ricorsi sono stati in larga parte persi dai dipendenti perché i giudici hanno generalmente riconosciuto che le due sigle fanno riferimento a due posizioni all'interno della medesima categoria e che la norma di cui sopra si applicava transitoriamente alle sole persone assunte in servizio prima della c.d. privatizzazione.
Mentre la giurisprudenza di legittimità sembra univoca, non lo sono sono altrettanto l'Anran e il Dipartimento della Funzione pubblica, ragion per cui ogni ente si regola a modo suo. Ad esempio in Regione Toscana e nella Città metropolitana di Napoli dopo gli ultimi pronunciamenti della Cassazione la figura di "istruttore direttivo" è stata abolita e tutti gli istruttori direttivi sono automaticamente divenuti funzionarî: da allora in poi, i bandi partono tutti quanti da D/1 (non esistono più bandi ad accesso D/3, che in effetti la Cassazione ha dichiarato illegittimi, mentre i B/3 sono espressamente previsti dal CCNL). I vecchi nativi D/3 percepiscono una piccola indennità accessoria (circa 10 euro in più in busta paga) e, limitatamente alla Regione Toscana, si fregiano del profilo di "funzionario esperto", che comunque non conferisce loro nessun privilegio, né una posizione preordinata nella scala gerarchica rispetto ai funzionarî semplici. Ci sono PP.OO., anche complesse, assegnate a funzionarî semplici e a funzionarî esperti, senza alcuna distinzione.
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da indeciso »

Federica72 ha scritto:Poichè l'intermediazione di manodopera è vietata
Interposizione. Lo era, anni fa, severamente perseguita penalmente. È stata depenalizzata e, anzi, resa parzialmente lecita con il c.d. pacchetto Treu, sino ad essere totalmente liberalizzata con la riforma Fornero e il c.d. jobs act, passando per la riforma Biagi.
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da indeciso »

Federica72 ha scritto:Se il mio comune mi dicesse che posso fare l'assistente sociale domani, sarei la persona più felice del mondo.
Invece lo considerano un de-mansionamento e pongono un sacco di problemi.
Se riconoscessero la figura dell'AS specialista, potresti conseguire la LM, dare l'esame di Stato per la sezione A dell'albo e così aggirare il problema.
Comunque nel mio ente non è considerato un demansionamento. Evidentemente il tuo effettua ancora la distinzione tra D/1 e D/3 all'accesso.
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da Federica72 »

indeciso ha scritto:
Federica72 ha scritto:
MonicaB ha scritto:Mi permetto di dire che le 150 ore per permessi studio e i permessi per malattia figlio sono previsti anche per le coop sociali. In ogni caso non puoi paragonare un D3 che non è la categoria di ingresso negli enti locali, ma devi paragonare il D1
Non è una categoria di ingresso? Forse per gli assistenti sociali, perchè io sono entrata come D3 (categoria giuridica non solo economica) in qualità di Specialista servizi alle persone (sono pedagogista).
No, non è una categoria di ingresso. Come stabilito da varia giurisprudenza sia civile sia amministrativa, D/3 è solamente una posizione economica all'interno dell'una, unitaria e univoca categoria D, che racchiude tutte le vecchie qualifiche funzionali (cosiddetti livelli) dalla sesta in avanti.
Indeciso, vedo che su questo tema sei molto convinto, eppure, solo nella Gazzetta Ufficiale di oggi, ci sono ben 3 concorsi per D3!

Comune di Ferrara

Selezione pubblica, per esami, per l'assunzione a tempo pieno ed indeterminato di una unita' di personale con profilo professionale di funzionario tecnico - categoria giuridica ed economica D3 - da destinare all'Area del territorio e dello sviluppo economico. (GU n.67 del 05-09-2017)

Selezione pubblica, per esami, per l'assunzione a tempo pieno ed indeterminato di una unita' di personale con profilo professionale di funzionario tecnico con mansioni di esperto in materia sismica - Cat. D3 - da destinare al Servizio qualita' edilizia - U.O. Sismica e risparmio energetico del Settore pianificazione territoriale, nell'ambito dell'Area del territorio e dello sviluppo economico. (GU n.67 del 05-09-2017)

Unione dei Comuni Montani del Casentino

Procedura di mobilita' volontaria esterna per la selezione finalizzata all'eventuale copertura di un posto a tempo pieno ed indeterminato, nel ruolo di funzionario amministrativo responsabile dei servizi finanziari, categoria D3, per il Comune di Castel Focognano. (GU n.67 del 05-09-2017)

E poi ci sono concorsi per avvocati, architetti, ecc. I D3 come categoria di ingresso sono all'ordine del giorno.
Io sono stata assunta come Psicopedagogita (D3) nel 2010, mica secoli fa.
Federica72
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da Federica72 »

Comunque, tornando al dilemma che mi vede coivolta al momento, pensavo di chiedere il part-time nel mio ente e provare in cooperativa con un part-time, in modo da provare l'esperienza senza tagliarmi i ponti alle spalle. Vediamo se me lo concedono e se in cooperativa la cosa è fattibile. Che ne pensate?
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da indeciso »

Federica72 ha scritto:Indeciso, vedo che su questo tema sei molto convinto
Condivido le ragioni della Cassazione
eppure, solo nella Gazzetta Ufficiale di oggi, ci sono ben 3 concorsi per D3!
Ma la cosa non è mica probatoria.
Il fatto che una cosa si faccia non vuol dire che sia conforme al diritto. E, salvo che si tratti di materia penale, l'autorità giudiziaria non interviene d'ufficio, ma solo se adita da almeno una delle parti che vi abbia interesse.
E poi ci sono concorsi per avvocati, architetti, ecc. I D3 come categoria di ingresso sono all'ordine del giorno.
Nel mio ente i funzionari avvocati e i funzionari tecnici (architetti, ingegneri etc.) entrano come D1.
Ripeto: la norma non ha un'univoca interpretazione, ma francamente, a leggere il contratto vigente a confrontarlo con quelli precedenti, anche volendo accogliere la tesi che quelli precedenti sono tutti vigenti in quanto non espressamente abrogati (e dunque da intendersi superati solo nelle parti innovate), non riesco a capire da che cosa si possa intendere che esista una categoria D3, visto che il contratto parla di categorie e posizioni economiche e laddove parli di categorie indica solo lettere. Lo stesso contratto inoltre prevede espressamente una norma per l'accesso da B3, ma non da D3. Quindi è chiaro che chi sostiene l'esistenza di una categoria D3 lo fa in quanto fa riferimento implicito alle vecchie qualifiche funzionali, in cui istruttore direttivo e funzionario erano due cose diverse. Distinzione che peraltro oggi non ha neanche più senso in quanto si è consolidato il ruolo della dirigenza, introdotta a partire dagli anni '70 del secolo scorso.
Io sono stata assunta come Psicopedagogita (D3) nel 2010, mica secoli fa.
Ma non lo metto in dubbio (anche se le norme potrebbero cambiare da un giorno all'altro e quindi non ha molto senso l'affermazione in sé); dico solo che molti enti ritengono che l'assunzione da D3 non sia più possibile e io francamente sposo questa linea.
Oltretutto le prime sentenze al riguardo risalgono al 2015 e pertanto nel 2010 probabilmente gran parte degli enti agiva come il tuo. Del resto c'è anche una sentenza della quinta sezione (6766/2015) che dice che nell'àmbito della (comunque unica) categoria D il numera indica non solo posizioni economiche ma anche profili professionali differenti, specificando tuttavia che ciò è da intendersi «in relazione alla diversa professionalità di provenienza (ex VII ed VIII qualifica funzionale, confluite, rispettivamente, nella categoria D, posizioni economiche D1 e D3)», quindi anche in questo caso vale per quelli che già erano dentro, non per noi che siamo arrivati dopo (poi è chiaro che la tua posizione è consolidata e nessuno può contestartela, infatti la mia amministrazione mica in séguito alle sentenze ha declassato i colleghi assunti come D3 a D1!).
indeciso
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da indeciso »

Federica72 ha scritto:Comunque, tornando al dilemma che mi vede coivolta al momento, pensavo di chiedere il part-time nel mio ente e provare in cooperativa con un part-time, in modo da provare l'esperienza senza tagliarmi i ponti alle spalle. Vediamo se me lo concedono e se in cooperativa la cosa è fattibile. Che ne pensate?
Mi pare che ci voglia l'autorizzazione dell'amministrazione. Io lo farei.
Emy
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Re: Quanto si guadagna in una cooperativa sociale ?

Messaggio da Emy »

Cara, CARISSIMA Federica :-) ti sento così vicina perchè siamo nella stessa identica situazione, io sono qualche step più avanti nel processo decisionale quindi ti racconto volentieri la mia esperienza.

Dipendente pubblico Assistente Sociale da 7 anni (in vari Comuni), con anche un'esperienza di coordinamento, ancora profondamente entusiasta del contatto con le persone, mi sono stancata del "contatto" con la macchina della PA. A seguito di una serie di cambiamenti organizzativi ai vertici, siamo arrivati al punto che ad oggi mi si indica con che carattere di Word devo scrivere le mail ma in compenso non ho un'equipe dove potermi confrontare sui casi, chiedere supporto, consiglio....lavoro da sola, io e le mie colleghe siamo ormai delle monadi, ciascuna abbandonata sotto un carico di lavoro che diventa sempre più pesante, con sempre meno strumenti per farvi fronte, e con sempre meno una direzione da dare al nostro lavoro sociale. Ogni tentativo di proporre un progetto o anche solo di interrogarsi insieme su questi temi viene additato come tentativo di rivolta. Insomma, mi sono stancata.

Ho trovato una cooperativa che invece condivide la mia visione, il profilo che cercavano non era quello di AS ma si tratta comunque di un lavoro a contatto con l'utenza in un settore sfidante (la riqualificazione professionale). Per non fare scelte azzardate ho chiesto il part time e da alcuni mesi, con enorme fatica, divido la mia settimana, la mia agenda e la mia energia in due. Ma i giorni che passo in coop sono i giorni in cui respiro. La solitudine è diventata autonomia, col sostegno di un'equipe disponibile al confronto ma al tempo stesso portatrice di fiducia nei miei confronti (anzichè controllo).

Insomma, pochi giorni fa ho firmato le mie dimissioni e a breve mi trasferirò in coop a tempo pieno. Una parte di me è addolorata, la sensazione è simile a quella di un divorzio, per rimanere nelle metafore matrimoniali di Ugo: c'ho provato, c'ho riprovato, ti ho davvero dato tutto quello che avevo ma non ne ho più. L'altra parte di me, invece, si sente libera, felice, realizzata. Non provavo da tempo la sensazione di essere appagata nel medesimo luogo sia come persona che come professionista.

Scusami se mi sono dilungata, ti sostengo e ti capisco tanto. In tutto.
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