AssistentiSociali.Org

Gentili colleghi/e,

vi comunico che è in distribuzione il mio nuovo libro dal titolo “l’assistente sociale del futuro”, dedicato ad un “essere diversi” come assistenti sociali. Era già da un pò che ci pensavo: è possibile un pensiero "alternativo" al "pensiero unico" che regna sovrano nel servizio sociale italiano? Questi sono tra l'altro tempi di crisi, che spingono a cambiare modi di vedere se stessi e la realtà. Quest'ultima, poi, è più che chiara: allo sviluppo del welfare in Italia in questi anni si è assistito al paradossale e drastico calo delle possibilità d'impiego per gli assistenti sociali. Questa è una forte contraddizione identitaria che invita questo professionista oggi a cambiar pelle, per non estinguersi. Oggi è vitale parlare di un servizio sociale alternativo, più funzionale alle esigenze dei tempi, di sicuro diverso dall'ibrido formato all'università, ben altro dall'immagine del burocrate pubblico, fortemente orientato al mercato, con un radicale ripensamento sui contenuti competenziali. Il testo affronta questa contraddizione orientando il lettore verso un percorso di riprofessionalizzazione, portando in evidenza le esperienze di questa alternatività con l'intervista a nove colleghi che hanno scelto strade nuove.

Se vi interessa, trovate in allegato la scheda del libro. Il costo è di soli 12 euro. Ricordo (non trascurabile dettaglio) che l’autore è un assistente sociale in servizio.

Buona Pasqua!

complimenti!

L.B.

Grazie.

Se vi interessa il vostro futuro, COMPRATEVELO.

Tratta dei tanti temi discussi pure in questo forum, dalla crisi del welfare alle strategie per trovare lavoro. E' inoltre corredato da nove interviste ad assistenti sociali che cercano vie "alternative".

Buona domenica!

Mi dispiace, sono un burocrate pubblico
cosa lo compro a fare?

Infatti, il libro non fa per te.

Parla proprio del contrario di una professione intesa/agita/sentita come sola burocrazia pubblica.

Nella professione le sensibilità sono diverse, non esiste un "pensiero unico"...

Buona giornata.

Guarda che scherzo Ugo! Ho fatto un percorso inverso, da imprenditrice a dipendente pubblica, però inquieta e sempre in crescita... Mi dispiace si parli sempre così dei lavoratori del pubblico

Ma infatti io non critico il lavoro dei dipendenti pubblici. Il parlo dei grossi limiti che la dipendenza pubblica impone all'esercizio pieno della professione. Questa non può coincidere con il solo rapporto di pubblico impiego, che ha in sè dei limiti intrinseci. Sul piano del metodo: il processo di aiuto non coincide con l'atto burocratico, ma la tendenza di questi anni è forte a che ci sia questa fusione. Questo è un limite grande.

Ora a chi basta questa "fusione" (qui intendo il "burocrate pubblico") il problema non si pone. A chi non basta (a mio modo di vedere la maggioranza di chi già lavora) si pongono questioni di esercizio professionale un pò diversi.

Il libro non vuole stimolare i "burocrati contenti", bensì i burocrati che si chiedono ogni giorno: "tutto quà il mio lavoro, sempre più con le carte, sempre meno con le persone?"

Tutto quà.