quando l'utente é una persona come te

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pallaspina
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quando l'utente é una persona come te

Messaggio da pallaspina »

Carissimi, abbiamo piú volte discusso qui le criticitá del nostro sistema di Welfare, che, monco di interventi quali il reddito minimo di inserimento, fa sí che manchino reali risposte assistenziali e che molti bisogni vengano impropriamente scaricati all'assistente sociale, che non é il professionista dell'aiuto economico e che nel settore pubblico deve comunque muoversi nell'ambito di quanto stabilito e stanziato dallo Stato. Ecco, quando una tua amica si trova improvvisamente in una situazione che non trova risposta da parte delle istituzioni, perché non esistono interventi concreti attivabili, ti rendi conto improvvisamente della dimensione della cosa.

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Poiché conosco personalmente questa donna, posso testimoniare che era (é) una mamma "normale", come me, come voi, che per problemi familiari, per mancanza di garanzia di applicazione delle sentenze dei tribunali, per la crisi economica e soprattutto per assoluta mancanza di strumenti sociali a tutela delle situazioni di emergenza, si troverá sfrattata con i suoi 6 figli senza che sia stato possibile che il Comune abbia trovato una soluzione concreta.

Questa soluzione palliativa é stata trovata da un politico ma riguarda una raccolta fondi e, in alternativa, una cittadina ha messo a disposizione la propria casa, quindi siamo comunque nell'ambito della beneficienza. Tuttavia io credo che ció rappresenterá un aiuto effettivo in un miomento di crisi dal quale questa persona si risolleverá.

Un appunto: puó colpire la questione dei 6 figli, peró noi che svolgiamo un ruolo non giudicante, o che per lo meno dovrebbe esserlo, non possiamo cadere in facili affermazioni tipo "non avrebbe dovuto fare 6 figli se non era in grado di mantenerli". Per quanto mi riguarda, in un Paese che si dice civile anche il fatto che un adulto solo finisca per strada é un segnale di grosso fallimento civico, indipendentemente dalla scelta o dalla situazione contingente di avere figli o di averne piú o meno.

Vi giro questo appello perché magari qualcuno, a titolo volontario, puó desiderare contribuire e/o farsi promotore nel suo territorio di altre iniziative o avere qualche idea aggiuntiva.

Chiara
Mrc Brz
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Re: quando l'utente é una persona come te

Messaggio da Mrc Brz »

Condivido in pieno sul fatto che non bisogna avere un ruolo giudicante. La difficoltà del lavoro "con la gente" a mio giudizio sta proprio in questo (e questa è una cosa su cui ho riflettuto, devo ammetterlo , proprio durante il mio tirocinio di assistente sociale): gestire l'empatia. Quando si lavora a stretto contatto con i problemi delle persone, soprattutto per quanto riguarda figure come l'educatore o l'infermiere, che lavorano in comunità e coprono turni di 8 ore, si rischia di cadere nel meccanismo dell'empatia, quindi di "scendere" (certo di spiegarmi meglio che posso) al livello del paziente. Quando si cade in questo gioco, ci si relaziona con il paziente/utente in modo troppo emotivo e personale, ed è lì che si danno i giudizi. Quello che viene definito banalmente "distacco professionale" è una capacità di gestione dell'empatia che secondo me è alla base di tutto e va sempre mantenuta/controllata per poter lavorare bene. Gestire l'empatia ( a mio giudizio una delle cose più difficili in questo lavoro) ci permette di non esprimere giudizi su chi abbiamo avanti e ci permette di non fare "cazzate" sul lavoro...

Buona fortuna alla signora in questione
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ugo.albano
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Re: quando l'utente é una persona come te

Messaggio da ugo.albano »

Ma non si tratta di essere giudicanti o collusi. Brz, una un lessico più adatto, sennò scadiamo sempre!!!

Pallaspina: quest'esperienza fa capire come la fragilità sociale/economica sempre più riguarda il cd "ceto medio". Ai nostri uffici, se una volta venivano persone a forte cronicità per effetto di carenza competenziale sulla vita, ora vengono persone competenti, ma escluse da certi cicli economici.

Io trovo questo interessante, specialmente per riportare approccio etico e tecniche relazionali su livelli di "simmetria". Osservo però dai miei colleghi una difficoltà a cambiare paradigma.

Quello tradizionale è asimmetrico: l'utente è povero, sfortunato, asociale, invalido, è cioè "meno di me", per cui io (che sono più di lui) lo aiuto tramite una "dazione" (per quanto pubblica) che non risolve alcunchè, se non mantenere le distanze.

Io credo che oggi il servizio sociale debba ritornare al "lavoro relazionale" svincolandosi dalle "dazioni" che DEVONO appartenere (in ogni paese civile è così) a POLITICHE a sostegno del reddito. Non ci siamo ancora, anzi non ci siamo per nulla nei Comuni.

Ma noi non siamo il Comune. Noi siamo professionisti liberi di usare anche strategie relazionali nel casework finalizzate a percorsi immateriali. Ciò richiede un approccio "simmetrico".

Scusate se ne parlo così, è che ci ho scritto pure un libro su queste cose. La simmetria non vuol dire l'assenza di differenza di ruolo o l'assenza di empatia o la colluzione. Significa considerarsi "alla pari" seppur con ruoli diversi. Non il "detentore del potere", ma il "professionista che sa leggere la realtà". In tal senso il lavoro è terapeutico, cioè che tende a modificare i comportamenti, ma il presupposto di ciò è la simmetria relazionale.

Per farvi capire: io nei miei incontri di counseling (che i miei colleghi non capiscono....ma che me ne frega!) sono senza scrivania, ci guardiamo, ci tocchiamo, creo il setting perchè "da pari a pari" si stabilisca la miglior sintonia possibile. Ma sono incontri di counseling, non di controllo, sta a me professionista codificare il tutto, dalla stanza ai codici comunicativi.

Dobbiamo recuperare questo connubbio servizio sociale-counseling. Paradossalmente educatori e psicologi lo stanno attuano, mentre in passato era questa la nostra regola.....

Saluti.
Ugo Albano

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Re: quando l'utente é una persona come te

Messaggio da pallaspina »

Ugo, il mio sogno nel cassetto che vagheggio dal giorno dopo la laurea in servizio sociale, é che un bel giorno ci siano due corridoi: uno che porta al servizio sociale dove si fa counseling; l'altro che porta direttamente all'amministrativo che eroga la dazione economica.
Ti diró di piú: manco credo cosí tanto nella centralitá dell'Ente Comune per quello che riguarda il sociale. Voglio dire, il Comune é un grande calderone dove si danno risposte locali che vanno dallo smaltimento della monnezza, alle concessioni edilizie, all'inserimento nelle scuole. Porta accanto Vigili Urbani con pistola, porta accanto assistente sociale che deve applicare delicate tecniche di assesment e counseling... mi ha sempre stonato :mrgreen: Vedrei molto di piú un ente esterno gestore del sociale, fosse anche una cooperativa. All'estero lo vedo fare: pezzi grossi di sociale, quelli molto tecnici, affidati a strutture specializzate non necessariamente pubbliche, e il pubblico a coordinare e soprattutto verificare la gestione.
Non so bene cosa impedisca farlo in Italia, so solo che lo sfacelo attuale non fa decantare per uan valutazione positiva del modello di Welfare italiano, quindi.... Citando una mia compagna di corso che si lagnava dell'universitá: "Non so.... cambiare...." :mrgreen:
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Re: quando l'utente é una persona come te

Messaggio da ugo.albano »

Secondo la sociologia delle organizzazioni esiste una correlazione tra prodotto e natura dell'ente. In uno studio di qualche decennio fa veniva ipotizzata una "quadripartizione" delle tipologie organizzative. Ciò mi colpì molto, perchè veniva sancita in maniera assai netta la differenza tra "burocrazia" e "non profit".

E' il problema del servizio sociale: il Comune è una burocrazia, ma il processo d'aiuto - il cui strumento-principe è il counseling, richiede modalità "non profit". Di conseguenza il Comune dà i soldi, ma non può erogare un percorso d'aiuto, perchè questo richiede ben altre forme organizzative.

Per mia esperienza, in Germania è già così da decenni: il diritto sociale (con i fatti e non con le chiacchiere) è assicurato dal Comune, quindi basta una semplice domanda, mentre l'aiuto sociale è assicurato da organizzazioni non pubbliche, ma con personale qualificato.

Ai miei tempi, quando studiavo, si distingueva molto bene la sicurezza sociale (soldi, diritti esigibili) dall'assistenza sociale. Con la L.328/2000 si è creato invece il cortocircuito tra questi due ambiti. I Comuni di conseguenza hanno portato tutto nelle competenze del solo assistente sociale. Inoltre il non profit si è sviluppato in deregulation, per quanto riguarda le figure professionali.

Paradossalmente - e non a caso - le competenze di counseling, variamente modulate, il collega consapevole le pratica in libera professione, non certo al Comune, dove servono impiegati.

Il problema è poi generazionale, a mio avviso: le nuove leve non vengono formate all'aiuto relazionale, mentre noi di vecchia guardia, essendo stati formati in tuttaltro modo, per paradosso diventiamo disfunzionali in un sistema (quello comunale) che ha ridotto al'aiuto al solo segretariato ed il diritto ad una discrezionalità (in rapporto al budget).
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Re: quando l'utente é una persona come te

Messaggio da chiara79 »

ugo.albano ha scritto: Il problema è poi generazionale, a mio avviso: le nuove leve non vengono formate all'aiuto relazionale, mentre noi di vecchia guardia, essendo stati formati in tuttaltro modo, per paradosso diventiamo disfunzionali in un sistema (quello comunale) che ha ridotto al'aiuto al solo segretariato ed il diritto ad una discrezionalità (in rapporto al budget).
Ciao, posso chiederti cosa intendi esattamente quando affermi che le nuove leve non sono formate all'aiuto relazionale? Mi interessa capire in cosa trovi che ci siano differenze e, secondo te, a che cosa ciò è dovuto. Io sono una "nuova leva" avendo finito due anni fa e lavorando da poco come AS, ma veramente non noto questo divario con i miei colleghi più "anziani", tranne l'esperienza che sicuramente mi manca perché devo farmi le ossa come professionista...
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Re: quando l'utente é una persona come te

Messaggio da ugo.albano »

Intendo la competenza ad inquadrare il processo di aiuto in un percorso relazionale, in cui la soluzione va a dipendere da percorsi di counseling.

Io vedo i giovani colleghi assai carenti in ciò. Questa carenza li spinge a delegare il lavoro relazionale ad altre figure proprio perchè non se lo sentono addosso.

Ciò per la mia osservazione diretta sui colleghi a tutti i livelli, nelle formazioni e pure all'esame di stato. Ma è la mia esperienza. E vorrei TANTO sbagliarmi..

Saluti.

Ugo Albano
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Messaggio da chiara79 »

Giuro che non capisco cosa intendi... :? Puoi fare qualche esempio pratico per favore?
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Re: quando l'utente é una persona come te

Messaggio da ugo.albano »

Eh, lo so, capirsi via web è difficile.

Se cerchi sul forum, per fare un esempio, troverai un tema "valutazione delle capacità genitoriali". Diversi colleghi, specie i giovani, dicono che "non è compito loro", ma dello psicologo. E' un chiaro esempio, mi pare.

Ripeto: è la mia personale opinione per le esperienze finora accumulate. Io ho a che fare con giovani colleghi sfornati dall'università della mia zona e sono una tragedia. Ma vedo anche altrio giovani sfornati da altri atenei con altri tagli, e la differenza si vede. Dipende dagli insegnamenti ricevuti e dai docenti: il fatto di aver avuto o meno assistenti sociali docenti che hanno formato al ruolo e alla competenza fa la differenza.

Poi è logico che, in assenza o carenza di competenze di counseling, ognuno recupera a modo suo, con formazioni o attingendo a capacità personali altrove sviluppate.

Buona giornata.
Ugo Albano

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Re: quando l'utente é una persona come te

Messaggio da laurabianchi »

Secondo me occorre essere solidali con questa madre che dimostra tanto coraggio. Come possiamo aiutarla?

Laura
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