servizio sociale e cristianesimo

pallaspina
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Re: servizio sociale e cristianesimo

Messaggio da pallaspina »

Io Davide posso anche essere d'accordo con quello che dici. L'unico punto che tenevo a sottolineare é che ci sono punti basici in comune fra quella che chiami etica laica e quella che chiami etica cattolica. Cerchiamoli, allora. Se un professionista, non solo assistente sociale ma anche medico o psicologo, accoglie la persona in quanto "persona" da aiutare, nella sua unicitá, cosa importa se lo faccia spinto dal desiderio di aiutare chi per lui incarna il Cristo o se lo faccia perché assolve un impegno sociopolitico verso la comunitá? Alla fine per il cristiano, anche l'ateo che aiuta si comporta da "cristiano". Capisco che per un non cristiano questo non sia accettabile ma bisogna anche provare a mettersi nei panni di chi ha una fede, che non puó essere asettica: non siamo fatti a compartimenti stagni, io non posso entrare al lavoro e togliermi il cappello da cristiano e poi uscire dal lavoro e rimettermelo. Altra cosa é che é importante che poi nel lavoro io cristiana non faccia propaganda, non indottrini, non cerchi di usare i miei valori per prevaricare chi non li condivide.
Ti faccio un esempio: il terzo settore laico che aiuta il marocchino in quanto cittadino con un bisogno e il prete cattolico che aiuta lo stesso marocchino perché fratello, indipendentemente dal credo religioso, io lo vedo analogo.
Peró puó darsi anche che io sbagli, non dico di avere la veritá in tasca.
laurabianchi
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Re: servizio sociale e cristianesimo

Messaggio da laurabianchi »

Buon giorno a tutte le colleghe presenti. Io credo che il servizio sociale, in quanto servizio alle persone, debba essere laico per natura e definizione. Il motivo è l’universalità di accesso: un servizio sociale confessionale sarebbe di per se stesso etichettante. Concordo con palla spina, però: un’altra cosa è la motivazione di chi lavora. Un’a.s. può essere cristiana, ma non può o deve usare la religione per lavorare. Anzi, anche aiutare chi è religiosamente diverso lo si deve fare senza approcci religiosi, ma farlo è di per sé un atto cristiano. Insomma, non si aiuta col crocifisso, col corano o con buddha, ma con le opere. Se lo si fa avendo in testa il crocifisso, il corano o buddha, non è un problema, perché la motivazione è dell’a.s. E’ una motivazione interna lecita e che va rispettata. Direi quindi che il cristianesimo ed il servizio sociale sono collegati, ma non in maniera diretta. La fede è un fatto personale che non può entrare in gioco nell’aiuto. Però la fede aiuta chi aiuta (scusate il gioco di parole). Laura
davide
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Re: servizio sociale e cristianesimo

Messaggio da davide »

Dunque pallaspina. secondo la mia personale visione, ci vorrebbe un cambio di linguaggio, un'attenta osservazione del nostro bisogno di voler mettere in categorie.

ETICA LAICA etica CRISTIANA... non esistono. laica e cristiana sono due aggettivi che cercano di dare un significato collettivo all'etica che è INDIVIDUALE.

è inutile che si cerchi di fare una separazione terminologica laica cristiana ecc ecc.. sono una contrapposta all'altra apposta li per creare dualità, separazione conflitto. ma io non sono in conflitto con i cristiani.. nè mi definisco laico.

io sono un individuo..e nell'etica dell'individuo c'è spazio per qualunque forma,spazio per qualunque "aggettivo" purchè calati nel contesto del vivere quotidiano, cioè in questa società , in questa comunità e civiltà anno 2013.

è inutile che si cerchi di connottare e giudicare a tutti i costi, gli interventi di chi contesta alcuni aspetti del cristianesimo come "laici" o per favore "mettetevi nei panni di chi cerca il cristo" che .. va rispettato..
sono sbarre della stessa prigione.

l'etica di per sè, non entra MAI nel merito dei desideri e dei percorsi spirituali INDIVIDUALI..e delle modalità personali con cui questi entrano negli aspetti della propria vita. li riconosce e li integra in un approccio civico al collettivo della società del 2013.

il titolo di questo post, che come già ripetuto cerca di connottare di senso L'aiuto sociale, con principi cristiani, porta su un piano di indirizzo collettivo, qualcosa che di collettivo non è.

perchè se etichetto il mio servire socialmente da professionista come cristiano sto confondendo il contenitore col contenuto! sto compiendo un'operazione di definizione di principi culturali e morali che si rivela essere assolutamente pericolosa perchè l'orizzonte di senso cristiano è separato dall'orizzonte di senso civile e comunitario quindi legato alla libertà INDIVIDUALE.

questo bisogna dirlo con forza e ripeterlo altrimenti il cittadino italiano medio non cresce e rimane sotto il papà o papa forte e potente che li dice come deve comportarsi!

l'italiano deve ascoltare i suoi bisogni,non deve sentirsi in colpa, l'italiano deve pagare se sbaglia perchè sta facendo del male alla società che è come fare del male a sè stesso..
si deve prendere la responsabililtà.. si deve rendere conto che questo spettacolo pietoso che va in onda ogni giorno sfogliando i giornali è responsabilità NOSTRA.

e se l'italiano rimane debole e senza identità arriva l'inghilterra a prenderli il settore bancario, gli uSa quello militare, la germania quello industriale, il papa li prende quello morale, il berlusconismo quello politico, poi però l'italiano è a posto perchè comunque segue cristo la domenica.

questa divagazione per sottolineare come culturalmente l'identità dell'indiviudo sotto il pieno morale,c ulturale, politico e sociale è spersonalizzata.

il fatto che il prete di periferia aiuti con principi che lui definisce cristiani, è stupendo.. ma rimane una sua PERSONALE MODALITA' DI ESPRIMERSI.. accolta, supportata ma non è etica civile.

tu puoi tenerti il tuo capello.. ma se la domenica dal balcone di piazza s.pietro mi fai discorsi sulla sessualità dicendo che c'è un vecchio sulle nuvole che osserva come mi comporto con i miei genitali prima del matrimonio stiamo rischiando un sovvertimento totale..

tu puoi avere le tue aziende, portare la tua idea di società il tuo modello imprenditoriale, ma se sgarri con festini,tasse e altro paghi.

questo estremo ironico per dire che non si può equiparare la morale collettiva con quella individuale.

per cui attenzione a dire, non vedo nessuna differenza.. ci sono si, differenze! ci sono differenze perchè ogni persona è unica! anche all'interno del modo di concepire cristo.. ma "il bisogno" è neutro..non ha aggettivi... il servizio sociale deve rimanere contenitore che contiene.. non deve diventare contenuto.
pallaspina
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Re: servizio sociale e cristianesimo

Messaggio da pallaspina »

Io peró non ho mai detto che il cristiano deve connotare quello che fa in un modo o nell'altro, né il non cristiano deve farlo. Io ti faccio il mio esempio. Quando lavoravo, io mi sentivo certamente parte di una collettivitá sociopolitica con suoi valori civili; d'altra parte io mi sento anche cristiana e quindi poi avevo anche il mio itinerario personale che con tutta onestá credo che non abbia mai cozzato contro il valori socio-politici allargati. Io mi sono confrontata e ho lavorato con atei, cattolici, protestanti, agnostici e anzi ti diró di piú, devo dire che molti non sapevo se avessero un credo e quale fosse, né loro sapevano del mio. Certo con il collega di scrivania, o del gruppo, confidandosi, raccontando la propria vita personale, questo emergeva giocoforza, si raccontava la personale esperienza non solo di formazione ma anche di fede.
Io capisco la tua posizione a concordo che l'Italia é un paese né carne né pesce dove si mischia tutto e si fa un gran calderone e dove, soprattutto, non vige la benché minima coerenza in nessun aspetto della vita pubblica e privata.
Ma il cristiano, cosí come il musulmano, il buddista... non faccio nemmeno distinzione di religioni... potrá nell'intimitá del suo cuore legare il suo personale percorso di fede anche al suo ambito operativo? cavolo, lasciaci almeno questo :mrgreen: e guarda che io non sono una bigotta cattolica, anzi sono attualmente piuttosto lontana dalla Chiesa, nonostante tutto la mia esperienza di percorso di fede resta lí radicata. Io personalmente, se mi viene una donna che vuole abortire, la accmpagno ad abortire; se mi viene (e mi é venuta) la coppia omosessuale di genitori, li accolgo senza giudizi; poi io aplplicheró alla mia personale vita le MIE regole, ad esempio non ricorrere all'aborto.
Io non vedo tutta questa professione "cattolicizzata", anzi vedo il vuoto etico. Di fronte a un gruppo di colleghi che non riescono a vedere come "persona" l'utente, io vedo una dissociazione etica (e questo anche fossero tutti atei, eh). Io capisco il tuo discorso "chi sbaglia paga", tuttavia credo che anche solo a livello socio-politico, sia fondamentale il discorso della solidarietá. Voglio dire, solidarietá solo con chi sta a certi canoni civili e politici? ci sono tante sfumature. Tutti possiamo sbagliare e immaginati tu, un giorno, per caso, a commettere un errore magari grave, non volendo, e il tuo capo che ti dice: mi spiace, chi sbaglia paga, arrivederci e grazie. Questo per fare un esempio estremo e teorico. Cioé alla fine, il discorso che sta dietro é: noi aiutiamo solo chi é dei nostri. Il barbone che non sta ai canoni, la madre che sceglie indirizzi educativi diversi, non li aiutiamo perché "chi sbaglia paga". É un esempio, ripeto, estremo ma é per rendere l'idea.
Io onestamente vedo molta piú coerenza nel prete cattolico che aiuta il musulmano, che nell'ente pubblico che decide di sovvenzionare solo chi non "ha sbagliato" e che sta a determinati canoni. Capisco che anche questa sia una scelta possibile, non vedo peró quali grandi valori di solidarietá si passino cosí. Aconfessionalitá non é asetticitá.
Io non credo comunque di afferrare il nocciolo della questione. Io credo che la crisi sociale italiana derivi soprattutto dalla mancanza di civismo e di senso comunitario del popolo italiano e questo esula dall'influenza della Chiesa. Anzi, in un momento come questo, dove manco la religione guida l'agire, non c'e' piú nemmeno quello che anni fa poteva arrivare di "buono" dalle esperienze cattoliche, vedi comunitá di base, vedi rete territoriale, oratorio, ecc.
Sempre per rimanere in Spagna (paese cattolico): qui la Regione organizza attivitá settimanali e periodiche ricreative per i bambini e giovani. Sono come Scout laici, ma é una entitá della Regione e si fonda sul volontariato. Il principio di base é offrire socializzazione, valori civili e comunitari, rispetto della natura e dell'altro, supporto alla famiglia.
Vedi qualcosa di analogo in Italia? Quando ho parlato di questa esperienza a italiani, sai cosa mi hanno detto? "Ah, ci vuole un bel coraggio per fare tutto questo, se succede qualcosa ai ragazzi i genitori sono pronti con l'avvocato, ti trascinano in tribunale e ti rovinano".
La mentalitá tutta italiana di girare a braccetto dell'avvocato pronti a spremere soldi al minimo errore viene proprio definita "Chi sbaglia, paga". Ed io la aborro.
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Re: servizio sociale e cristianesimo

Messaggio da luca »

Io sono del parere che gli utenti vanno aiutati di qualunque religione essi siano.
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Re: servizio sociale e cristianesimo

Messaggio da ugo.albano »

Beh, mi sembra scontato, Luca. Ogni assistente sociale lo fa, ciò in ragione della Legge e del codice deontologico.

Ma pure chi è cristiano lo fa, lo dice la Bibbia.

Io non so perchè ci si intestardisca su questo aspetto, davvero scontato. Chi afferma il contrario mi sembra sconnesso dal mondo!

La questione cristianesimo - e più in generale quella etica - riguarda semmai la motivazione di chi aiuta.

O no?
Ugo Albano

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Re: servizio sociale e cristianesimo

Messaggio da laurabianchi »

ho trovato nel forum questa discussione molto interessante sulle assistenti sociali cristiane. è un tema attuale, che nè pensate?

L.B.
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Re: servizio sociale e cristianesimo

Messaggio da ugo.albano »

Eh, è una discussione che possiamo riprendere, anche se sono passati due anni......

Riprendo gli imput col "copia ed incolla".......

vi propongo un tema molto caro a me (e ai gestori di questo portale): il rapporto tra servizio sociale e cristianesimo. Secondo voi ci sono dei rapporti di comunanza? Ci sono dei punti in conflitto? C'è una "comunanza etica"? Noi assistenti sociali, quando aiutiamo, siamo più tecnici o più cristiani? Chi ha deciso di fare questo lavoro per motivi di fede? Può inoltre starci un "aiuto cristiano" nei nostri servizi pubblici?
Ugo Albano

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Re: servizio sociale e cristianesimo

Messaggio da ugo.albano »

In occasione di un post "Buon 2016" Nicolaos riportava una bella riflessione, strettamente attinente alla discussione finora portata avanti. Col copia ed incolla la riporto, per vostri eventuali reazioni/stimoli:

NICOLAOS SCRIVE: Gesù Cristo nasce nella casa del pane, sceglie il pane quale elemento della sua presenza nella comunità. Attraverso il gesto dello spezzare del pane istituisce la condivisione per eccellenza. Prende il pane, lo riconosce quale dono, lo spezza e lo dà. Condivido con voi alcune riflessioni che il natale mi suggerisce. Il natale dovrebbe essere un tempo dedicato alla riflessione su ciò che è essenziale attraverso elementi essenziali. Il gesto dello spezzare del pane mi fa pensare alla condivisione. Condividere significa in primo luogo eliminare gli sprechi: eliminarli nelle nostre famiglie, nelle strutture dello Stato, nelle Pubbliche Amministrazioni. Condividere significa mettere a disposizione i nostri talenti, le nostre risorse, intelligenze, creatività, esperienza. Condividere significa passare dal possesso all’uso. In questo la crisi economica ha avuto un ruolo attivo. Si sono affermati il baratto, il cohousing, il coworking, il crowfounding, una nuova civiltà della condivisione e dello stare assieme inaugurata da Gesù Cristo, il quale prende il pane, lo spezza, lo dà. Condividere quindi per moltiplicare, risorse, opportunità, capacità.
Ugo Albano

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