supervisione tirocini

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ugo.albano
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da ugo.albano »

Dipende dal regolamento di tirocinio.

Da noi, per esempio, il tutor fa la relazione, ma pure dà il voto. Questo può essere ritoccato del 10% dall'Università.

Quindi se un tirocinante viene bocciato dal tutor, viene bocciato.
Ugo Albano

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Mac
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da Mac »

Rileggendo questo topic, da studentessa tirocinante al terzo quale sono, non posso che essere felice che vi siano assistenti sociali supervisori che sentono la necessità di chiedersi quale sia la corretta modalità comunicativa e formativa nei confronti di un tirocinante. Significa attribuire importanza e spessore ad un percorso che dovrebbe essere valorizzato al meglio in tutte le facoltà, in ogni città; purtroppo così non è, il tirocinio viene quasi sempre considerato, come qualcuno di voi ha detto, un "accumulo di ore", che in alcune occasioni vengono anche mal spese.

Tirocinante modello, supervisore modello. Quant'è vero, e chissà quanti pensieri scaturiscono nella mente dei tirocinanti e dei loro supervisori, prima di iniziare e durante il percorso intrapreso insieme.
Io personalmente, l'anno scorso, ne ho avuti molti. Ho idealizzato molto il mio tirocinio imminente e soprattutto ho pensato intensamente a quale assistente sociale, ma prima di tutto a quale persona, mi avrebbe accompagnato nel mio tirocinio e mi avrebbe aiutato ad imparare, capire e "sentire" davvero questa professione.

Quanti pensieri, quante speranze. Quando ho incontrato per la prima volta il mio supervisore è stato un momento molto strano. Non so per quale motivo me l'ero sempre immaginata giovane, alta, magra, capelli scuri, con gli occhiali. Invece mi sono imbattita in una donna (45 anni, quindi per carità, giovane anche lei!) di media altezza, corportura anch'essa media, senza occhiali e dai capelli corti marrone scuro, con riflessi ramati.
Insomma, in un certo senso il contrario di quello che mi ero immaginata, ed ho reagito con stupore.

Io sono una persona piuttosto metodica, schematica e quasi sempre molto ordinata, come impostazione. Lei invece odia gli schemi e i programmi,e la sua scrivania è presa in giro da lei stessa e dagli altri suoi colleghi per il casino che c'è sopra :wink: La sua agenda sembra un campo di battaglia, piena di mille colori diversi, appunti, post-it, cerchi, sottolineature e frasi di poeti utilizzate come memento.
E' di una creatività dirompente, sia nella vita, sia nell'approccio con le persone. Io sono di base piuttosto timida e sono carente in quanto creatività. Insomma, in molti aspetti, fin dall'inizio, divergiamo.

Ma si è creata una sintonia insperata tra di noi. Un legame forte e significativo.
E' una persona solare e sempre positiva e con una caratura morale inviadibile. Tiene molto alla cultura, legge sempre molti libri ed ama la diversità nelle persone.
E' da un anno e mezzo ormai, da quando ci conosciamo, che ci scambiamo libri e film, condividendo i nostri pensieri e riflessioni su tantissime cose riguardanti la mia formazione e non.
Dal punto di vista professionale, sono rimasta impressionata dalla sua capacità di approcciarsi alle persone. Sì, perchè per lei non esistono gli "utenti" ma solo persone. Gli assistenti sociali non fanno "indagini" (quelle le fanno i carabinieri, mi dice sempre), ma valutazioni.
Le persone con cui interagisce nutrono per lei profondo rispetto e granda considerazione; anche in situazioni instabili e molto difficoltose si dimostrano sempre grate a lei, e credo davvero che molto dipenda da questa sua attitudine.
Ha grande rispetto per gli altri e riesce sempre ad essere gentile, pur non mancando di "fare il mazzo" (come dice lei) a certe persone che vanno "risvegliate". Ma pure nel suo mazzo, gli altri la rispettano e la cercano continuamente come riferimento saldo e sicuro.

Mi ha stupita da subito per queste sue caratteristiche; nelle dimensioni collettive non si tira indietro ed è combattiva nel difendere le persone che segue, i suoi colleghi, e situazioni di principio che considera immorali o sbagliate.
La sintonia è stata immediata, nonostante questa palese diversità di caratteri che ci contraddistingueva e ci contraddistingue tuttora. Ma quando ho imparato.. Tantissimo.
Fin dal primo anno mi ha fatto seguire colloqui, riunioni e parecchie visite domiciliari, non fancendomi mai mancare i momenti di riflessione insieme, e non solo negli incontri di supervisione, ma ogni giorno del mio tirocinio.
La sua voglia di comunicare con me l'ho sentita da subito,e questo mi ha permesso di sciogliere piano piano la mia timidezza per lasciarmi andare ed esprimere le mie sensazioni e pensieri, con lei come con gli altri colleghi, meravigliosi, dell'ATS.

Ho fatto molte cose, alcune anche in autonomia, e i miei timori chiarissimi ai suoi occhi (non riesco a nascondere nulla) sono sempre stati da lei supportati e ridimensionati, infondendomi la fiducia necessaria per fare un passo alla volta, con consapevolezza.

Ad oggi, al mio terzo anno di corso e secondo - e purtroppo ultimo- anno di tirocinio, mi accingo ad una presa in carico in autonomia, ovviamente accompagnata e supportata da lei in ogni momento.
Immaginate la mia paura. C'è, innegabile. Il timore del non sapere cosa fare, ma soprattutto del COME fare, in relazione soprattutto alle modalità di accoglimento ed ascolto della persona, è grande e sto cercando di prepararmi nel migliore dei modi, con consapevolezza.
Il mi confronto con lei non manca, come non è mai mancato in questo anno.
Ci sentiamo tutte le settimane sia per telefono sia per messaggi telefonici, per condividere riflessioni sul tirocinio, sui convegni ai quali partecipiamo insieme, su miei e suoi pensieri, su prese in giro relative ai nostri caratteri, sui libri che abbiamo letto, sui film che abbiamo visto e che ci sembrano potrebbero piacere all'altra, su spunti di riflessione professionale e culturale in generale (poesie, teatro),sulle attività che svolgo all'oratorio con i bambini, su aspetti riguardanti i suoi due figli adolescenti e sulla mia famiglia.
A forza di sentir parlare dei suoi bambini, mi sembra di conoscerli davvero.

Insomma, temo il mio "salto", ma sono sicura di essere accompagnata da una persona consapevole, preparata ed umanamente cara ed affine a me.
Mi sento molto vicina all'affermazione di Fabio Foglheraiter, un teorico del S.S. che apprezzo molto, la quale dice che agli assistenti sociali serve avere insicurezza operativa per mettersi sempre in discussione e non credere di essere i detentori infallibili della verità assoluta, e sicurezza psichica, legata alla speranza nella buona riuscita di un intervento di aiuto e alla fiducia nella persona e nella sua possibilità di cambiamento, essenziale per esercitare dignitosamente questa professione.
Nel mio piccolo, piccolissimo, vissuto da tirocinante, mi sento davvero vicina a questa affermazione.

Questa è la mia esperienza e risportarvela mi ha fatto piacere, e mi è anche servito per "riguardarmi" meglio di quanto non riesca a fare con le mie sole riflessioni.


Nel mio ATS, un tirocinante ha violato il segreto professionale causando gravi danni all'utenza e al servizio. Per questo motivo concordo in toto con chi ha espresso l'idea che i filtri dovrebbero essere molto più gravi, e anche più numerosi.

Meno male che esiste il tirocinio. Sia per fermare chi non è in grado di affrontare una professione (anzi "mestiere" come dice Lei, il mio supervisore, in quanto l'assistente sociale è un mestiere di artigiano che va curato e tutelato giorno per giorno), sia per avere la possibilità di vivere una base importantissima per la definizione dell'identità professionale nel nostro futuro.



Ad oggi, sono una persona un po' diversa grazie all'esperienza che ho vissuto e grazie all'incontro professionale ed umano con il mio supervisore. E mi sento meglio.
Chi l'avrebbe mai detto che la crescita formativa e personale sarebbero andate di pari passo in questa dimensione così significativa per me?
In un certo senso, ci avevo sperato. E sono contenta di averlo fatto, in quanto credo davvero che avere la speranza e la determinazione giusta serva davvero per far sì che tutto, con il nostro impegno e dedizione, accada veramente.
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da Nazg »

Mac ha scritto:Rileggendo questo topic, da studentessa tirocinante al terzo quale sono, non posso che essere felice che vi siano assistenti sociali supervisori che sentono la necessità di chiedersi quale sia la corretta modalità comunicativa e formativa nei confronti di un tirocinante.
L'Ordine degli AS del FVG crede molto nei tirocini professionali e ha organizzato per l'anno 2011 un corso di formazione per supervisori di tre giornate in collaborazione con l'Irsess.
E' stato chiesto agli assistenti sociali che parteciperanno alla formazione di rendersi disponibili fin da subito a prendere tirocinanti.
Credo che sia un passo importante per unire i due mondi, università e lavoro, e dimostrare quanto sia essenziale formare fin da subito gli studenti, offrendo a loro valide esperienze che li aiuteranno a inserisi meglio poi come professionisti.
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da ventinove »

Mac ha scritto:Mi sento molto vicina all'affermazione di Fabio Foglheraiter, un teorico del S.S. che apprezzo molto, la quale dice che agli assistenti sociali serve avere insicurezza operativa per mettersi sempre in discussione e non credere di essere i detentori infallibili della verità assoluta, e sicurezza psichica, legata alla speranza nella buona riuscita di un intervento di aiuto e alla fiducia nella persona e nella sua possibilità di cambiamento, essenziale per esercitare dignitosamente questa professione.
Ciao Mac, mi potresti fornire l'indicazione del testo a cui fai riferimento?
Complimenti per la tua riflessione, mi sembra frutto di un pensiero autentico, vissuto e ragionato!
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da Mac »

Nazg, sono felice che in FVG sia così, e lo si vede chiaramente anche dai molti eventi organizzati intorno a questo ed altri temi inerenti il servizio sociale e la professione, non ultimo l'incontro tra gli studenti di Trieste e i gestori dle portale. Credo davvero che nelle vostre zone vi sia più serietà, o per lo meno più consapevolezza dell'importanza della dimensione formativa, senza nulla togliere ad altre realtà che non conosco.
A Genova tuttora la situazione non fa molto ben sperare per il futuro, da tanti punti di vista; il panorama ligure purtroppo non sente la stessa esigenza formativa nei riguardi dei tirocinanti, e assegna loro un ruolo di "palle al piede". Il risultato di un buon tirocinio dipende quindi molto dalle capacità dello studente e dalla predisposizione del supervisore. Ma appunto, ci vuol un giusto combinato di fortuna e competenze reciproche.



Ciao ventinove, il testo si chiama "Teoria e metodologia del servizio sociale: la prospettiva di rete", di Fabio Folgheraiter, casa editrice è la FrancoAngeli.
E' un libro ricco di spunti di riflessione, utile a mio avviso sia agli studenti sia agli operatori che lavorano già da tempo, in quanto davvero permette di capire questa professione in una dimensione di più ampio respiro, con particolare attenzione all'aspetto del "saper essere".
A me sta servendo molto.
L'argomento che ho citato lo trovi nel capitolo 7.

Ti ringrazio per i complimenti; in realtà credo sia normale rielaborare l'esperienza del tirocinio, soprattutto in prossimità di cambiamenti o traguardi (che poi sono solo altre partenze). Ed in effetti le riflessioni in questo ambito sortiscono sempre l'effetto di aumentare la consapevolezza del proprio percorso formativo, e anche personale, sia in negativo sia in positivo.
E in ogni caso, come in tutte le cose, ci vuole anche una discreta dose di fortuna nel "trovarsi" con le persone, nel tirocinio come nella vita in generale :wink:
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da ventinove »

Mac ha scritto:in realtà credo sia normale rielaborare l'esperienza del tirocinio
Non è una cosa scontata... è infatti una delle capacità la cui acquisizione viene verificata al termine del percorso.
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da Nazg »

ventinove ha scritto:
Mac ha scritto:in realtà credo sia normale rielaborare l'esperienza del tirocinio
Non è una cosa scontata... è infatti una delle capacità la cui acquisizione viene verificata al termine del percorso.
Già dovrebbe essere un passaggio naturale a conclusione del percorso di tirocinio, ma non sempre lo è.
E questo si vede poi nelle "non bocciature" di alcuni tirocinanti che andrebbero fermati.

Non ricordo se ne abbiamo già parlato, ma vorrei tirare fuori il tema del "chi valuta i supervisori?"...cioè come possiamo essere certi che "offrano" un buon tirocinio?
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da Mac »

C'è il docente di tirocinio che dovrebbe controllarli durante il percorso, ma molto spesso si fida ciecamente e non chiede loro nulla. Solo quest'anno, durante il mio tirocinio di terzo anno, ho una docente che contatta assiduamente i supervisori, chiede loro come prosegue il tirocinio, si informa sul loro metodo di "insegnamento" e lo mette, se necessario, in discussione. E' anche in vivo contatto con noi (giusto l'altro giorno mi ha persino chiamata al cellulare, con mio stupore :shock: ).

Poi c'è il livello ancora precedente, ossia la scelta dei supervisori. So che c'è un corso di supervisione, ma non so come funzioni e in che modo venga concessa l'abilitazione.

Qualcuno che lo sa lo può spiegare?
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da erica88 »

Dispiace leggere che qualcuno fa della supervisione una questione di soldi...Sebbene ne sia sottolineata l'importanza per la professione anche all'interno del codice! Concordo sulla "bocciatura" del tirocinante, ma anche il supervisore dovrebbe essere valutato. Secondo me, il supervisore non necessita di una particolare formazione (qualche percorso professionalizzante o di aggiornamento magari), ma di una piena disponibilità di "presa in carico" del tirocinante. Quello che conta infatti è sviluppare la capacità di analizzare il lavoro ed il contesto in cui si va a "fare pratica"; dove sarebbe l'autonomia dell'allievo se si gli si offre un percorso come in un certo senso un"pacchettoconfezionato"?.A parer mio anche il sistema che l'università offre nell'organizzazione del tirocinio dovrebbe essere sottoposto ad una valutazione da parte dell'Ordine, anche come si diceva sullorientamento iniziale al percorso di studi.
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da didina »

Premetto che non ho mai fatto da supervisore, anche perchè ancora non sono di ruolo, ma credo che l' università dovrebbe prendersi alcune responsabilità e quindi, davanti ad una relazione "negativa" del supervisore, bocciare il tirocinio...Sono convinta che il tirocinio dovrebbe essere davvero un' esperienza formativa, non solo un fare tanto per...E ritengo che se il supervisore si rende conto che il tirocinante è davvero immaturo, o con problemi personali tali da non essere "adatto" alla professione, abbia il dovere di scriverlo nella relazione....Perchè quel tirocinante diventerà un collega che non sarà in grado di svolgere la professione...Ne ho visto di alcuni ( di colleghi intendo) che non dovrebbero
svolgere non dico la nostra professione, ma neanche qualsiasi altro mestiere che comporti una relazione con l' altro!!!!
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da Nazg »

Prossimamente, dopo quattro anni di esperienza con tirocinanti di 2° anno, inizierò la supervisione di una studentessa di terzo anno.
Ammetto che mi sento emozionata perchè avrò l'opportunità finalmente di seguire una persona che ha già acquisito diversi contenuti e prassi, e che potrà finalmente sperimentarsi in cose più complesse!
Sono anche un po' preoccupata perchè non so se riuscirò a valorizzarla nel caos del lavoro quotidiano...

suggerimenti? consigli?
su su...ditemi la vostraaa!! :lol:
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da ugo.albano »

Quel che aiuta è seguire un piano di tirocinio. Al terzo anno, per esempio, io prevederei tanta sperimentazione. Per esempio, affidando un caso al tirocinante: ai miei tempi gli davo carta bianca, dal primo colloquio fino alla redazione delle relazioni per il Tribunale. Ma anche dandogli compiti di sviluppo di progetti o di ricerche (che magari il tirocinante connette alla tesi di laurea).
Certo dipende da chi ti capita, ma pure da come il supervisore si pone. Intendere il tirocinio come un semplice affiancamento o, invece, come un vero e proprio percorso di acquisizione di competenze, ciò fa la differenza.
Io sono anni che ho smesso, perchè il tirocinio sembrava una "questione privata" tra supervisore e studente, con la latitanza assoluta dell'Università (ho avuto a che fare con Bologna) ed il basso interesse degli stessi colleghi a condividere un percorso di qualità, per non parlare del disinteresse assoluto dell'Ente (perchè, ricordiamocelo, la supervisione è un "di più" di lavoro che gli Enti non riconoscono).

Saluti.
Ugo Albano

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Re: supervisione tirocini

Messaggio da ugo.albano »

Un'altra cosa (rivolta agli studenti): una cosa è "fare il tirocinio", uguale dove e con chi, ben altra cosa è "cercarsi il tirocinio" perchè si hanno interessi ad un settore, anche a "quel" supervisore. Ai miei tempi, ricordo, gli studenti mi evitavano proprio perchè li facevo trottare (mentre invece andavano meglio i colleghi che facevano solo "assistere", l'importante è fare x ore, prendere l'attestato e....chi s'è visto s'è visto).
Ma dico di più: in un periodo di blocco delle assunzioni pubbliche, fare un tirocinio in un'organizzazione privata può fare la differenza per poi lavorare.

Ecco, io mi aspetterei dai giovani studenti un approccio di questo tipo: "ho in mente questo modello, ho nei miei sogni questo lavoro, ho delle competenze personali che vorrei trasformare in competenze profesionali" e quindi mi cerco il supervisore adatto. Non porsi questo problema è indice di assenza di interesse per la professione, oltre che per sè.

Oggi, anno del Signore 2014, dovremmo poter parlare di tirocinio come "fucina delle competenze professionali" e non come "vacanza-osservazione in un qualsiasi servizio a fare x ore". O no???

Saluti.
Ugo Albano

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Re: supervisione tirocini

Messaggio da laurabianchi »

anke io avrò la mia prima tirocinante quest'anno da Milano Bicocca.

Ci vuole un corso xò.

Com'è dalle altre parti?

Laura
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Re: supervisione tirocini

Messaggio da didina »

Io l' anno scorso ho avuto la mia prima tirocinante, dopo undici anni di lavoro...L' università mi ha lasciato completamente sola, nonostante fosse la mia prima esperienza come supervisore, e per di più di una ragazza al terzo anno..Non è stato fatto nessun piano di tirocinio, ho dovuto fare tutto da sola...la tirocinante fortunatamente era una ragazza seria e appassionata, con una forte motivazione...Concordo con te sul fatto che ci voglia una preparazione, sui contenuti del tirocinio, su come si debba passare dalla teoria alla pratica, su quanta autonomia debba o possa essere data al tirocinante, su come affrontare anche i dubbi del supervisore o i sentimenti di inadeguatezza...Io ti posso dire che ero molto indecisa sul fatto di prendere un tirocinante, anche perchè lavoro in un comune e come saprai siamo sempre più presi dal lavoro amministrativo, e dal carico di lavoro eccessivo..Insomma, sono molto disillusa dalla professione, e mi chiedo quale sia oggi il nostro ruolo professionale...( mi rendo conto che sto uscendo fuori tema!!!) Comunque alla fine ho accettato la proposta, anche per rimettermi in gioco, e posso dire che è stata un esperienza impegnativa, ma positiva, e su cui però ho davvero "improvvisato"..Ah dimenticavo io lavoro in Sardegna..
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