libera professione
libera professione
Sondaggio con domanda a bruciapelo (x la tesi):
secondo voi è realistico pensare di poter tirar su un'attività da libero professionista come prima occupazione appena usciti dall'università, senza aver fatto un'esperienza di lavoro dipendente??
grazie
secondo voi è realistico pensare di poter tirar su un'attività da libero professionista come prima occupazione appena usciti dall'università, senza aver fatto un'esperienza di lavoro dipendente??
grazie
- ugo.albano
- Malato per AssistentiSociali.org
- Messaggi: 1740
- Iscritto il: ven, 04 mag 2007 - 10:22 am
- Località: Forlì
- Contatta:
Re: libera professione
assolutamente no. Ne mancano i presupposti.
Chi esce ora dall'università è così insicuro che ha bisogno di "svezzarsi" nella dipendenza.
Chi esce ora dall'università è così insicuro che ha bisogno di "svezzarsi" nella dipendenza.
Re: libera professione
cosa intendi x insicuro?
- ugo.albano
- Malato per AssistentiSociali.org
- Messaggi: 1740
- Iscritto il: ven, 04 mag 2007 - 10:22 am
- Località: Forlì
- Contatta:
Re: libera professione
insicuro per la padronanza competenziale che invece la libera professione pretende.
-
- Novizio
- Messaggi: 194
- Iscritto il: mar, 19 mag 2009 - 6:29 pm
Re: libera professione
Anch'io sono interessata alla libera-professione....infatti sto seguendo un corso di mediazione familiare sperando di poter acquisire le giuste competenze. Quando si esce dall'università purtroppo si è privi di strumenti per operare realmente. Considerato poi che la maggior parte di noi ha fatto un "pessimo" tirocinio (se andava bene si trattava di fare fotocopie)la situazione si complica ancor di più. Infatti siamo pieni di nozioni teoriche ma manca l'esperienza!Il problema è che l'unica strada al momento fattibile è quella dei concorsi.....Non puoi iniziare la libera-professione se non sai cosa offrire alla tua clientela e come farlo. E' un passo rischioso da fare solo quando sei sicura di sapertela cavare da sola.....
Re: libera professione
non mi uccidete:
- se si avessero le competenze teoriche necessarie (universitarie e non), un'idea precisa del servizio da offrire (dopo aver analizzato il contesto locale ed aver fatto delle ricerche) e una discreta pratica, cos'altro mancherebbe?
- in che misura è opportuno tentare l'attività, magari in associazione ad as con più esperienza?
- se si avessero le competenze teoriche necessarie (universitarie e non), un'idea precisa del servizio da offrire (dopo aver analizzato il contesto locale ed aver fatto delle ricerche) e una discreta pratica, cos'altro mancherebbe?
- in che misura è opportuno tentare l'attività, magari in associazione ad as con più esperienza?
- ugo.albano
- Malato per AssistentiSociali.org
- Messaggi: 1740
- Iscritto il: ven, 04 mag 2007 - 10:22 am
- Località: Forlì
- Contatta:
Re: libera professione
Cara Michela,
sempre sul forum, sul post "sfogo", stiamo ragionando sui servizi agli anziani "attivi".
Questi sono servizi "a mercato" in cui bisogna proporsi.
Ci si propone infatti con dei servizi. Se vedi il cap. 4 del mio libro (che tu hai copmprato) lì c'è il "business plan". Cioè COME si fa.
sempre sul forum, sul post "sfogo", stiamo ragionando sui servizi agli anziani "attivi".
Questi sono servizi "a mercato" in cui bisogna proporsi.
Ci si propone infatti con dei servizi. Se vedi il cap. 4 del mio libro (che tu hai copmprato) lì c'è il "business plan". Cioè COME si fa.
- Nazg
- Site Admin
- Messaggi: 6195
- Iscritto il: mar, 19 set 2006 - 7:49 pm
- Località: Pordenone
- Contatta:
Re: libera professione
Secondo me, parecchi colleghi appena usciti dall'università non sarebbe in grado di "vendersi" come liberi professionisti perchè non hanno bene in testa cosa vuol dire lavorare come ass.soc..
Questa mia opinione di basa sul fatto che molte volte, all'esame di stato prima, e poi nei concorsi pubblici si risponda a certe domande, anche banali, in modo "imbarazzantemente" inappropriato o con una modalità di espressione linguistica paragonabile a bambini delle elementari...
Ebbene questi colleghi non avrebbero molte possibilità di risultare accattivanti per il mercato del lavoro...
Questa mia opinione di basa sul fatto che molte volte, all'esame di stato prima, e poi nei concorsi pubblici si risponda a certe domande, anche banali, in modo "imbarazzantemente" inappropriato o con una modalità di espressione linguistica paragonabile a bambini delle elementari...
Ebbene questi colleghi non avrebbero molte possibilità di risultare accattivanti per il mercato del lavoro...
-----------------------------
http://www.assistentisociali.org
Canale Youtube di AssistentiSociali.org:
http://y.AssistentiSociali.org
http://www.assistentisociali.org
Canale Youtube di AssistentiSociali.org:
http://y.AssistentiSociali.org
Re: libera professione
il libro mi è stato molto d'aiuto, però vorrei guardare alla libera professione dalla parte di chi esce dall'università..in parte perchè vedo che chi si è già laureato sta facendo tanti lavori tranne che come as nonostante abbia fatto concorsi in diverse città e anche regioni. e poi perchè penso che l'intraprendenza dei 25 anni sia diversa, nel bene e nel male da quella dei 40-50.
il sottotitolo del libro è proprio dal lavoro dipendente alle opportunità di mercato, io invece mi chiedo se sia così assurdo pensare alla libera professione per iniziare.
e sono d'accordo sul fatto che quando si esce dall'università non sempre si sa cosa sia il lavoro dell'as proprio perchè si fanno tirocini pessimi e i programmi accademici fanno pena. per questo vorrei capire cosa serve a chi vuole iniziare da li, non a chi ci vuole passare!!
le competenze credo che siano le stesse che servono nel lavoro dipendente sommate ad una "vena imprenditoriale". pensvao anche che, per iniziare, un lavoro dipendente part time sarebbe l'ideale per sperimentare, magari in associazione ad altri colleghi più esperti, la libera professione.
che ne pensate?
ci tengo veramente molto a fare questo tipo di tesi "tecnica" che tratti un progetto di libera professione con l'applicazione di un modello teorico ben preciso che possa permettere questo tipo di lavoro.
il sottotitolo del libro è proprio dal lavoro dipendente alle opportunità di mercato, io invece mi chiedo se sia così assurdo pensare alla libera professione per iniziare.
e sono d'accordo sul fatto che quando si esce dall'università non sempre si sa cosa sia il lavoro dell'as proprio perchè si fanno tirocini pessimi e i programmi accademici fanno pena. per questo vorrei capire cosa serve a chi vuole iniziare da li, non a chi ci vuole passare!!
le competenze credo che siano le stesse che servono nel lavoro dipendente sommate ad una "vena imprenditoriale". pensvao anche che, per iniziare, un lavoro dipendente part time sarebbe l'ideale per sperimentare, magari in associazione ad altri colleghi più esperti, la libera professione.
che ne pensate?
ci tengo veramente molto a fare questo tipo di tesi "tecnica" che tratti un progetto di libera professione con l'applicazione di un modello teorico ben preciso che possa permettere questo tipo di lavoro.
- ugo.albano
- Malato per AssistentiSociali.org
- Messaggi: 1740
- Iscritto il: ven, 04 mag 2007 - 10:22 am
- Località: Forlì
- Contatta:
Re: libera professione
Sai, Michela, a volte si fa di necessità virtù.
E' quello che ho notato in alcune esperienze registrate nei miei seminari sulla libera professione al sud: colleghi giovani, senza esperienza, che "si sono buttati".
Ripeto: l'idea vincente è importante, ma occorre considerare pure la piazza e chi già ci lavora.
Se consideri tutte le esperienze che nel libro (cap. 5) abbiamo registrato, sono tutte frutto di percorsi lunghi, tuttaltro che improvvisati.
E' quello che ho notato in alcune esperienze registrate nei miei seminari sulla libera professione al sud: colleghi giovani, senza esperienza, che "si sono buttati".
Ripeto: l'idea vincente è importante, ma occorre considerare pure la piazza e chi già ci lavora.
Se consideri tutte le esperienze che nel libro (cap. 5) abbiamo registrato, sono tutte frutto di percorsi lunghi, tuttaltro che improvvisati.
Re: libera professione
Io credo che chi abbia un'esperienza nel lavoro dipendente (soprattutto nei Comuni) abbia una marcia in più. Però al tempo stesso una in meno. Chi ha lavorato per anni, seguendo sempre la solita logica..spesso non è in grado di guardare oltre..e risente di alcune resistenze mentali. Ovviamente questo non vale per tutti.. Così come non credo che i giovani (non dico appena laureati..) non possano proporsi come imprenditori del sociale.. Ci sono, secondo me, delle prerogative imprenscindibili che questi giovani devono avere.. (e che sono assai rare..) per potersi lanciare in una simile impresa..
Circa la mission di uno studio: credo che il problema non si risolva apprendendo altre competenze tipo quelle di un mediatore familiare. Certo, se sei anche un mediatore potrai "venderti" di più.. la fetta di mercato forse sarà più ampia.. Credo, però, che ci si debba concentrare sulle problematiche presenti oggi, sui fenomeni sociali attuali e ragionare su quelli..pensando a quale potrebbe essere il nostro ruolo per risolvere i nuovi problemi.. E questi problemi..sono nuovi.. e non c'è grande capacità di risposta da parte del sistema.. e credo che non serva neanche un bisness plan se già sai che potrai operare lì dove nessuno ancora sta operando.. Anche operare lì dove il servizio sociale pubblico non riesce a offrire una risposta..perchè troppo preso dalle urgenze..troppo in affanno.. poco propenso all'ascolto.. e tante disefficienze di cui molta gente non ne può più.. Non prendiamoci in giro: il lavoro di rete (il VERO lavoro di rete) e il potenziamento dell'empowerment sociale delle persone, dei gruppi e delle comunità è pura teoria per chi lavora nel sistema pubblico. Senza pensare all'attività di advocacy che spesso viene offerta da Associazioni.. che in realtà MANGIANO E BASTA.. di advocacy non c'è un bel NIENTE!
La "teoria" che ho riportato sembra avere una logica.. vedremo nella pratica..cosa accadrà..!
Circa la mission di uno studio: credo che il problema non si risolva apprendendo altre competenze tipo quelle di un mediatore familiare. Certo, se sei anche un mediatore potrai "venderti" di più.. la fetta di mercato forse sarà più ampia.. Credo, però, che ci si debba concentrare sulle problematiche presenti oggi, sui fenomeni sociali attuali e ragionare su quelli..pensando a quale potrebbe essere il nostro ruolo per risolvere i nuovi problemi.. E questi problemi..sono nuovi.. e non c'è grande capacità di risposta da parte del sistema.. e credo che non serva neanche un bisness plan se già sai che potrai operare lì dove nessuno ancora sta operando.. Anche operare lì dove il servizio sociale pubblico non riesce a offrire una risposta..perchè troppo preso dalle urgenze..troppo in affanno.. poco propenso all'ascolto.. e tante disefficienze di cui molta gente non ne può più.. Non prendiamoci in giro: il lavoro di rete (il VERO lavoro di rete) e il potenziamento dell'empowerment sociale delle persone, dei gruppi e delle comunità è pura teoria per chi lavora nel sistema pubblico. Senza pensare all'attività di advocacy che spesso viene offerta da Associazioni.. che in realtà MANGIANO E BASTA.. di advocacy non c'è un bel NIENTE!
La "teoria" che ho riportato sembra avere una logica.. vedremo nella pratica..cosa accadrà..!
-
- Novizio
- Messaggi: 194
- Iscritto il: mar, 19 mag 2009 - 6:29 pm
Re: libera professione
anch'io sono del parere che bisognerebbe buttarsi...ma farlo comporta dei rischi. Questi rischi possono essere minimizzati solo con l'esperienza.......e l'esperienza come credi di farla se non passando per il lavoro dipendente?
Re: libera professione
2 spunti di riflessione:
l'esperienza che si fa nel dipendente è diversa da quella che si fa nel libero per forza di cose (immaginate la differenza di esperienza della stessa persona se fosse impiegata sin dal primo giorno di lavoro per es al comune oppure se trovasse posto in uno studio associato) quindi in che modo l'esperienza nel pubblico è utile ai fini del privato?
non si rischia di ricadere nel circolo vizioso degli annunci per lavoro, per la serie no prima esperienza e questa prima esperienza è sempre più difficile da fare se nessuno la accetta?
grazie per l'aiuto, escono sempre cose interessanti dal confronto su questo forum
l'esperienza che si fa nel dipendente è diversa da quella che si fa nel libero per forza di cose (immaginate la differenza di esperienza della stessa persona se fosse impiegata sin dal primo giorno di lavoro per es al comune oppure se trovasse posto in uno studio associato) quindi in che modo l'esperienza nel pubblico è utile ai fini del privato?
non si rischia di ricadere nel circolo vizioso degli annunci per lavoro, per la serie no prima esperienza e questa prima esperienza è sempre più difficile da fare se nessuno la accetta?
grazie per l'aiuto, escono sempre cose interessanti dal confronto su questo forum
-
- Novizio
- Messaggi: 194
- Iscritto il: mar, 19 mag 2009 - 6:29 pm
Re: libera professione
hai ragione...il lavoro dipendente non è uguale al lavoro autonomo......ma se uno non sa lavorare prima come assistente sociale come spera di cavarsela in maniera autonoma?mancherebbero le basi.....
ad es. se io voglio fare consulenza nel sociale.....come potrei iniziare?Potrei aprire uno studio di consulenza ma se non ho prima sperimentato il lavoro di segretariato sociale presso un comune (anche a progetto ad es.)oppure in un consultorio familiare (sempre un esempio) come potrei gestirmi da sola in uno studio senza un ente alle spalle e senza persone più competenti di me che possano controllarmi?
ad es. se io voglio fare consulenza nel sociale.....come potrei iniziare?Potrei aprire uno studio di consulenza ma se non ho prima sperimentato il lavoro di segretariato sociale presso un comune (anche a progetto ad es.)oppure in un consultorio familiare (sempre un esempio) come potrei gestirmi da sola in uno studio senza un ente alle spalle e senza persone più competenti di me che possano controllarmi?
Re: libera professione
Considerato ciò che mi avete fatto notare e cioè:
Quando si esce dall'università purtroppo si è privi di strumenti per operare realmente. Considerato poi che la maggior parte di noi ha fatto un "pessimo" tirocinio (se andava bene si trattava di fare fotocopie)
parecchi colleghi appena usciti dall'università [...] non hanno bene in testa cosa vuol dire lavorare come ass.soc..
bisognerebbe buttarsi...ma farlo comporta dei rischi. Questi rischi possono essere minimizzati solo con l'esperienza.......e l'esperienza come credi di farla se non passando per il lavoro dipendente?
Allora vorrei guardare il problema da un’altra angolazione, lasciando stare per un momento la libera professione e ragionare su:
- in un primo impiego nel pubblico ci si accontenta dell’esperienza scadente che ci viene dai tirocini
- in pratica sono gli utenti del pubblico a pagare per le falle dell’università, per un servizio di conseguenza scadente e per svezzare i neolaureati
in pratica il primo impiego e per di più in un posto pubblico è a tutti gli effetti un tirocinio pagato invece che un lavoro.
Quando si esce dall'università purtroppo si è privi di strumenti per operare realmente. Considerato poi che la maggior parte di noi ha fatto un "pessimo" tirocinio (se andava bene si trattava di fare fotocopie)
parecchi colleghi appena usciti dall'università [...] non hanno bene in testa cosa vuol dire lavorare come ass.soc..
bisognerebbe buttarsi...ma farlo comporta dei rischi. Questi rischi possono essere minimizzati solo con l'esperienza.......e l'esperienza come credi di farla se non passando per il lavoro dipendente?
Allora vorrei guardare il problema da un’altra angolazione, lasciando stare per un momento la libera professione e ragionare su:
- in un primo impiego nel pubblico ci si accontenta dell’esperienza scadente che ci viene dai tirocini
- in pratica sono gli utenti del pubblico a pagare per le falle dell’università, per un servizio di conseguenza scadente e per svezzare i neolaureati
in pratica il primo impiego e per di più in un posto pubblico è a tutti gli effetti un tirocinio pagato invece che un lavoro.