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as in polizia

Inviato: mer, 20 ago 2008 - 8:39 am
da sekywa
è vero che è possibile esercitare la professione di as nella PS?
mi è giunta questa voce e ne volevo sapere qualcosa in più!!

Re: as in polizia

Inviato: mer, 20 ago 2008 - 12:06 pm
da ugo.albano
Cara Sekywa,

la tua sembra all'apparenza na domanda "poco pertinente"" ma invece è molto interessante.

Vediamo di risponderti, allora:..........uhm..

1) formalmente no. I profili che la polizia generalmente cerca sono quelli dei laureati in giurisprudenza. Altri laureati (medicina, psicologia, psichiatria) sono spesso consulenti e, quei pochi assunti, lo sono nei "corpi speciali" (p.e. i biologi del RIS dei Carabinieri).

2) al Ministero dell'Interno (che gestisce l'ordine pubblico) di fatto ci siamo già, ma dovremmo "allargarci", a mio parere. Ci sono colleghi nelle Prefetture, quasi tutti nei Nuclei Tossicodipendenza, ma io credo che altri spazi ce ne siano, eccome! Per esempio nelle questure, agli uffici minori: gli organici che agiscono sia protezione dei minori , sia nei reati minorili, sono solo poliziotti. Io vedrei più che bene un assistente sociale. I compiti della polizia, infatti, sono giudiziari e perseguono lo scopo di ricostruire i fatti per permettere al Giudice l'azione. In ciò non basta, a mio parere, la competenza procedurale, ma occorrono competenze relazionali. Al Ministero della Giustizia ci siamo già da decenni, solo che lì (come al solito......è un fatto che si ripete troppo spesso....)le colleghe, invece di "allargarsi", hanno ricevuto l'allargamento da parte degli agenti di polizia penitenziaria. Ma è tutto un altro discorso..........

Personalmente ho posto più volte ai colleghi questo bisogno di "allargarsi", ma trovo molti freni nelle colleghe, che non si percepiscono nel controllo. Io credo invece che il servizio sociale inserito nelle organizzazioni di controllo (pensa alla polizia, ma pure ai vigili urbani di quartiere...........) sia davvero cosa opportuna. In alcuni Stati è già così: protezione sociale, protezione civile ed ordine pubblico non sono contigui? Pensa che oggi le Questure, per puro esempio, hanno le sezioni di "polizia amministrativa e sociale" (se mi ricordo bene...........), ma senza assistenti sociali.

Ci vorrebbe, insomma, un'istanza più chiara da parte dei colleghi, nel concepirsi in modo un pò più proattivo nel mondo del lavoro. Lo dico da sindacalista: come facciamo a spingere in una direzione se le stesse colleghe non ce lo chiedono?

L'altra strada è arruolarsi in Polizia (ma non come assistente sociale) e poi giocarsi lì le competenze, ma nel tempo. Perchè no? Idem per l'esercito: tu pensa al bisogno che questi settori hanno di "monitorare" il benessere del personale............

Che ne dite? Fantasia? Per me è solo "anticipazione di un bisogno".

Ugo

Re: as in polizia

Inviato: mer, 20 ago 2008 - 5:44 pm
da sekywa
In realtà questa cosa mi incuriosiva proprio per la complementarietà che secondo me ci può essere tra un servizio di controllo e ordine offerto dalle forze dell’ordine (quando va loro di farlo….) e uno rivolto alle persone, sia per coloro che delinquono, sia per il resto della cittadinanza come anello di raccordo proprio con polizia, vigili etc etc.
Secondo me è un valore aggiunto quello che l’as da in determinate situazioni (come quelle da te descritte) che andrebbe sfruttato sino in fondo e mi sembra strano che in giro si incontrino ostacoli!però ci vedrei più nelle situazioni di “strada” piuttosto che di ufficio!
Se non siamo noi stessi a proporci come agente di cambiamento nella società in generale, ma in particolare all’interno dei settori lavorativi classici e soprattutto innovativi chi lo dovrebbe fare al posto nostro?? io non credo sia fantasia ma, come sai, credo che questa serva sia nella pratica lavorativa, sia per vederci, per identificarci e per sentirci nella nostra professione..sarà tanto sballata come idea?io penso che un professionista si può proporre o come dott x oppure come persona che sa fare le cose 1, 2, 3 e in un secondo momento dire, ah si sono anche un as.. ma non sarebbe meglio specificarlo prima? (non so se sono riuscita a spiegarmi).
Ti posso chiedere una cosa?mi fa sorridere il fatto che tu ti riferisca sempre alle “colleghe” che fanno o non fanno qualcosa..è perché purtroppo questa è una professione che vede impegnate molte donne, o la intendi come una sorta di “categoria di pasticcione” che fa l’isee, che non propone cambiamenti e così via??te lo chiedo perché, dato che credo che in futuro avrò un po’ di difficoltà a lavorare con un gruppo formato quasi esclusivamente da donne, vorrei avere qualche delucidazione in più rispetto al panorama di chi è nelle file degli as!

Re: as in polizia

Inviato: gio, 21 ago 2008 - 8:11 am
da ugo.albano
cara Sekywa,

solvolando sulla prima parte e riferendomi alla seconda parte del tuo post, ti rispondo.

La questione del lavoro è in movimento. Abbiamo un sistema, in Italia, che è rigido, legato cioè al "posesso del titolo". Il futuro del lavoro si focalizza invece sulle "competenze".

Avere competenze su aree di bisogni future è, a mio modo di vedere, strategico: sia per "occupare" certe aree, sia per formarsi. Ora, "guardare oltre il proprio naso" è strategico, ma io vedo poco praticato questo sport da parte delle colleghe.

Parlo in generale, s'intende, e riferendomi ai tanti anni di lavoro e di percorsi intraprofessionali (al SUNAS, all'Ordine).

Mia opinione è che la nostra categoria è troppo ripiegata su se stessa e fa fatica a leggere "i tempi". E' un problema anche generazionale: abbiamo un grande bisogno di giovani colleghi che pensino e si impegnino per mandare le "storiche" in pensione (con tutto il rispetto per la terza età). Poi, va beh, hai notato il mio riferimento critico all'area "femminile" della professione, e secondo me c'è pure (ma non solo) questo "problemino". Ma è tutta un'altra storia.....

Ugo

Re: as in polizia

Inviato: gio, 21 ago 2008 - 8:39 am
da sekywa
già forse è proprio questo il nodo..vedi quando proponevo questa idea ad as che operavano da tempo sembrava stessi parlando turco!!!quindi ho pensato fosse un'idea senza senza senso, dettata dalla mia inesperienza..però sotto sotto non mi ha mai abbandonato!sarà perchè non ci sto a vedere as=omino grigio con la smania di presa in carico che sta in ufficio, sarà perchè nelle università non ci formano propriamente così!
poi c'è la srtuttura del mondo del lavoro che è decisamente diverso da quello che hanno trovato le as, oggi + anziane, quando hanno iniziato; secondo me con la situazione di oggi il titolo conta poco, le lauree triennali hanno sminuito i percorsi formativi, anche se poi non è che te la regalano, anzi!però poi quando chiedi lavoro sembra che una triennale la possano prendere tutti e che prima e dietro di te ci sia una fila infinita di gente che ha bussato e busserà alla porta dello stesso uffico, ed è qui che entrano in gioco le competenze, secondo me, anche quelle trasversali!
una volta una coop ha assunto un as, oltre che per il suo titolo di laurea anche perchè (e non sto scherzando) sapeva fare le marmellate, sapeva lavorare a maglia, aveva fatto la baby sitter referenziata (tutti lavori scritti sul curriculum presentato) e così via, tutti lavori dai quali si intuiva una certa pazienza, dedizione e brio!!!
ora senza arrivare a tanto (anche se x me questo è un ottimo segnale) il discorso principale resta!!
insieme a me usciranno, solo dalla mia università, altri 100 as x pochi posti..cos'è che ci distinguerà l'un l'altro?
il pezzo di carta o le competenze??

Re: as in polizia

Inviato: gio, 21 ago 2008 - 10:07 am
da ugo.albano
Esiste a mio modo di vedere una "frattura" tra un "vecchio modello" di assistente sociale e quello "nuovo".

Il vecchio è: pubblico, ripetitivo, burocratizzato, politicizzato. L'icona è "la vecchia bacucca dietro la scrivania che fa le carte e maltratta la gente" (se vai su YouTube e cerchi "assistente sociale", c'è al primo posto un filmaccio in romanesco che rende l'idea). Il "sociale" era (ed è ancora, anzi è sempre di più) cioè l'Ente che "doveva dare i soldi" o doveva "controllare le persone". C'è pure modo e modo per farlo.

Il nuovo derviva di diversi aspetti: sono finiti i soldi (meno male), non c'è più solo il pubblico e non c'è più solo la scrivania (evviva Dio!). C'è mercato libero: ma questo c'è sempre stato, se pensi, per esempio, a come le badanti siano la soluzione degli anziani (se aspettavano il servizio del Comune, hai voglia a morire!). Lo Stato si sta ritirando dal welfare (a mia opinione da noi in Italia non c'è mai stato!) e si moltiplicano le forme di solidarietà.

Il nuovo richiede non "belle statuine", pagate per dare o non dare (a seconda del politico di turno), ma persone aperte, creative, flessibili e competenti.

Eh, si, COMPETENZA.

Il mercato non chiede "che voto hai alla laurea" o "quanti anni di servizio hai". Ti chiede : "che sai fare"?

La competenza è importante, perchè non basta averla, bisogna alimentarla. Nel pubblico, purtroppo, il valore è legato all'anzianità: una "vecchia bacucca" che lavora da trent'anni è più importante di te e guadagna di più per il solo fatto di "esserci da trent'anni". Non ha competenze? Non ha importanza, perchè il fine non è DARE UN SERVIZIO qualificato, ma ESEGUIRE UNA POLITICA dell'ente (che può pure essere clientelare e quindi richiedere operatori incompetenti). Il paradosso, in Italia, è che spesso nel pubblico i competenti vengono mobbizzati perchè "non funzionali" ad un sistema, che può pure essere illegale, per quanto pubblico (paradosso dell'Italia!).

Al di fuori di questo gioco perverso la competenza è importante, semplicemente perchè connessa all'economia del sistema in cui si opera. Per esempio: se io so fare colloqui meglio di pincopallino, vengono più persone e portano più soldi.

Se invece nel pubblico non c'è rapporto tra competenza esercitata e valore economico (con o senza competenza, il guadagno è sempre quello), è logico che le persone si adattano all'incompetenza. Chi glielo fa fare?

Credo, cara Sekywa, che tu debba leggerti il mio ultimo libro: parlo proprio di questo e di come, paradossalmente, la libera professione ci permette un recupero di senso della professione in sè.

Certo che siamo partiti dalla polizia e stiamo ragionando sul mercato.....................uh.............

Ugo Albano

Re: as in polizia

Inviato: gio, 21 ago 2008 - 2:56 pm
da sekywa
eh già hai ragione ma non sai quanto mi piace ragionare così!ogni volta mi arricchisco di più e trovo il tutto molto costruttivo..queste sono tutte riflessioni che faccio al di fuori dell'università e avere un riscontro, positivo o negativo, mi aiuta molto!non so quanto sia interessante x te, prima o poi ti stuferai di avere questa macchinetta spara domande che ti tortura!!!
comunque avevo già intenzione di prendere il tuo libro, ho letto l'articolo sul sito e mi intriga molto la possibilità della libera professione, però il sorriso mi è scomparso quando dicevi che ci si arriva dopo savriati anni nel pubblico...le difficoltà che mio vengono in mente su due piedi sono moltissime x un giovane ma sono di meno di quelle che propone il mondo del lavoro così com'è?
quando dico che io chiusa in un ufficio, a fare fotocopie e telefonate non ci voglio stare la gente si mette a ridere, per la serie scegliti un'altra professione..pensi che sia così strampalata come idea?cioè ovvio che quelle cose le dovrò fare ma mi piacerebbe interpretare il lavoro in un modo più libero, più mio e forse così arriverei più tardi ad essere una di quelle famose "vecchie bacucche"..questa possibilità la potrebbe dare la libera professione?
dico sempre che l'as per definizione vive nel mondo del possibile ma appena metti il naso fuori dai tuoi buoni propositi trovi molti divieti, poche possibilità e poca voglia di cambiare, quindi o ti metti i paraocchi, fissi i tuoi obbiettivi e tiri dritto per la tua strada (non so però con quali risultati sul piano professionale in termini di collaborazione con gli altri colleghi) oppure lasci stare tutto e ti adegui al contesto (poi però non so come ti guardi allo specchio tutte le mattine e come fai ad alzarti felice x andare a lavoro)..la via di mezzo potrebbe essere la libera professione? un contesto in cui è ovvio che c'è una piattaforma di base simile al pubblico circa la formazione, ma il resto lo gestisci tu (compreso il famoso controllo qualità)!magari potessi fare il tirocinio presso un libero professionista, sarebbe una buona iniezione di positività!!!!
non so se ho una visione troppo idilliaca circa le possibilità che può offire questa possibilità agli as però la vedo come un'appendice più libera, che ognuno può modellare sulle proprie esigenze e su quelle della propria utenza..poi credo sia un ulteriore verifica del proprio lavoro perchè se poi qualcosa non va la responsabilità diciamo pure colpa non è del politico, dell'amministrativo o di chissà chi..è tua!

Re: as in polizia

Inviato: ven, 22 ago 2008 - 7:35 am
da ugo.albano
Cara Sekywa,

tu stai toccando uno dei "dogmi" della professione che ci stanno fregando, e cioè "siamo tutti uguali". Questo "siamo tutti uguali" significa che dev'essere uguale il modo di lavorare, l'atteggiamento ed il metodo. Questo deriva da un "essere impiegati pubblici" e non da "essere assistenti sociali". Ciò è sbagliato, sia perchè noi siamo diversi, sia perchè questa diversità è anche risorsa nell'aiuto. Fermo restando uno "zoccolo condiviso" sull'identità, beninteso!

In passato (ed ancora oggi), secondo il dogma "siamo tutti uguali" , tutti venivamo assunti e pagati allo stesso modo per poi confluire in servizi diversi in maniera del tutto casuale. Ciò sia per l'incapacità a selezionare (dirigenti incapaci,......il vero problema della pubblica amministrazione è quello......), sia per le rigidità pubbliche (stipendi uguali).

Nel lavoro di aiuto, visto che lo strumento siamo "noi" , dobbiamo capire QUALE lavoro è adatto a noi. Nell'aiuto c'è un forte coinvolgimento della personalità del professionista. Non è come con le cose: l'ingegnere o il tecnico informatico possono essere simpatici o antipatici, ma ciò non influenza l'oggetto del lavoro ( una planimetria o un software). Nel lavoro di aiuto invece la nostra personalità influenza il "prodotto". Eccome!! Gli utenti te lo dicono chiaramente: "voglio tizio e non caio come assistente sociale".

Durante i tirocini, quando "strigliavo gli studenti" in supervisione, li avviavo verso una consapevolezza necessaria per scegliersi il lavoro. Dicevo sempre questa frase: "se sei razzista e non ti piacciono i negri, invece di far finta di essere solidale per codice deontologico o per legge, ammettilo, così almeno sai che non è il caso di andare a lavorare in un servizio immigrati".

Quindi, cara Sekywa, ogni assistente sociale, nel fotografare le proprie competenze ed i propri atteggiamenti, fin dall'università, deve sapere i propri punti di forza e quelli di debolezza. Ci sono, per esempio, cose che mi piacciono più di altre, che devono diventare specificità personali. Diventano competenze se cioè io ci lavoro sopra con la lettura, l'esperienza, la formazione: è una questione di porsi da professionisti nel lavoro, quindi specializzandosu su aree che -attenzione!- partono da "corde interne".

Io nel mio libro non parlo di "libera professione contro il lavoro dipendente". Parlo di come si deve essere professionisti anche nella dipendenza, in modo da portarsi poi fuori la competenza verso la libera professione.

Io insisto molto sugli elementi personali. Per esempio "accettare la gerarchia in un ente pubblico" riesce molto bene a chi è cresciuto nella dipendenza (perchè suo padre era un impiegato) e molto male a chi è educato a "trottare" (perchè, per esempio, suo padre era un imprenditore).

Va beh, tutta roba che trovi sul libro......................che vuoi, che te lo racconto a puntate?

Anche "comprarsi i libri" perchè utili ai propri progetti di vita è segno di professionismo. Non è come "comprarsi i libri per gli esami". Se poi pensi al fatto che un libro (e la fatica che c'è dietro,......io ci ho rimesso le mie ferie....) costa come una pizza e pensi agli "effetti finali" dei due prodotti, capisci il valore delle cose che viene dato nel comprare o meno qualcosa. Comprare un libro che interessa significa investire nel proprio percorso professionale: credimi, ciò ha un valori incalcolabile!

OK??

Ugo Albano

Re: as in polizia

Inviato: ven, 22 ago 2008 - 9:08 am
da sekywa
sai non so come si faccia esattamente tutti a percepirsi nello stesso modo all’interno di una categoria, se te l’impongono dall’alto non significa che questo corrisponda alla realtà..certo in caso di difficoltà si fa fronte comune, ma mi sembra di capire che non si fa poi tanto, e allora come? Sono un po’ recalcitrante all’idea di essere identificata (e ti confesso, già da ora) con un gruppo che oltretutto mi pare di capire sia disomogeneo..non c’è proprio modo di unificarlo o altrimenti di creare al suo interno “correnti” x così dire che innovino la professione?
Potrebbe aiutare, soprattutto quando gli as lavorano nelle asl, un as che faccia da referente x gli altri as e x le altre figure professionali?una sorta di capotecnico x i tecnici di laboratorio o di caposala x le infermiere?
la frase che dicevi ai tuoi tirocinanti è sacrosanta, pochi hanno il coraggio di dirla e altri di dirsela: io ad esempio so che i miei limiti forse stanno nel settore dell'handicap e della malattia mentale però ho una propensione, a dir poco naturale, verso il settore degli anziani e degli immigrati.
Il problema ad ogni modo resta l’applicazione dei metodi nella pratica lavorativa (i principi neanche a parlarne erano già tuoi): se io studio metodi nuovi, dinamici, anche di più semplice applicazione come mi scontro poi con quelli più classici utilizzati dalle as anziane, nell’ambiato del tirocinio ovviamente perché poi quando lavori spero che uno possa fare più o meno come meglio crede!
Secondo me c’è un gap tra le novità studiate e quelle applicate che consta proprio nel tirocinio: quanti fanno sperimentare e sperimentano insieme a te?una volta che sento mio un modo di operare quando ho la possibilità di metterlo in pratica?quando lavoro?così facendo faccio fare da cavie alle persone e non mi sembra il caso!io credo che sia assolutamente necessario sperimentare prima di mettere in pratica x offrire un miglior servizio, anche perchè se lavori nel pubblico sono gli utenti che ti pagano lo stipendio e secondo me sono loro i tuoi veri "datori" di lavoro in senso letterale!!
i libri, sia di servizio che di altre discipline, non li ho mai letti esclusivamente al fine dell'esame altrimenti mi sarei già laureata!!li leggo sempre x imparare seriamente, x farli miei, x interiorizzarli e quindi x imprimerli nella mente x un tempo che vada ben oltre il mese e mezzo di preparazione!in particolare mi piacerebbe sperimentare e vedere se metodi inglesi si adattano al contesto italiano (ed in particolar modo provinciale).
comunque hai letto gli ultimi 2 libri di parton e o byrne? Ho visto sul sito che colaianni ha ripreso l’approccio narrativo, sarebbe interessante vedere come anche se purtroppo dovrò rimandare le mie letture per così dire extra a ottobre visto che ora sto preparando 2 mattoni d’esame a tempo pieno!!

Re: as in polizia

Inviato: dom, 31 ago 2008 - 7:36 pm
da ely_cant
dato che anche io mi ero informata, per questioni diverse dalle tue, ti comunico però che in Polizia è previsto l'arruolamento di assistenti sociali.
In realtà il concorso verrà fatto come personale d'ufficio, precisamente come vice-perito e sostanzialmente il ruolo è quello di selezione del personale.
Ruoli
Nell’ambito di ciascun settore tecnico sono previsti i seguenti profili professionali per i quali si indice il concorso:

polizia scientifica - di perito tecnico chimico, perito tecnico biologico, perito tecnico fonico, perito tecnico balistico
telematica - perito tecnico in informatica, perito tecnico in telecomunicazioni;

motorizzazione- perito tecnico meccanico veicoli terrestri, perito tecnico navale, perito tecnico meccanico aeromobili
equipaggiamento - perito tecnico di laboratorio merceologico
accasermamento- di perito tecnico geometra
arruolamenti e psicologia- perito tecnico assistente sociale
sanitario - di perito tecnico caposala, perito tecnico di radiologia medica, perito tecnico neurofisiopatologo, perito tecnico della riabilitazione motoria.

si accede con procedura concorsuale..anche se penso che siano 1500 anni che non ne indicono uno per il ns profilo.
Elena.