Io peró non ho mai detto che il cristiano deve connotare quello che fa in un modo o nell'altro, né il non cristiano deve farlo. Io ti faccio il mio esempio. Quando lavoravo, io mi sentivo certamente parte di una collettivitá sociopolitica con suoi valori civili; d'altra parte io mi sento anche cristiana e quindi poi avevo anche il mio itinerario personale che con tutta onestá credo che non abbia mai cozzato contro il valori socio-politici allargati. Io mi sono confrontata e ho lavorato con atei, cattolici, protestanti, agnostici e anzi ti diró di piú, devo dire che molti non sapevo se avessero un credo e quale fosse, né loro sapevano del mio. Certo con il collega di scrivania, o del gruppo, confidandosi, raccontando la propria vita personale, questo emergeva giocoforza, si raccontava la personale esperienza non solo di formazione ma anche di fede.
Io capisco la tua posizione a concordo che l'Italia é un paese né carne né pesce dove si mischia tutto e si fa un gran calderone e dove, soprattutto, non vige la benché minima coerenza in nessun aspetto della vita pubblica e privata.
Ma il cristiano, cosí come il musulmano, il buddista... non faccio nemmeno distinzione di religioni... potrá nell'intimitá del suo cuore legare il suo personale percorso di fede anche al suo ambito operativo? cavolo, lasciaci almeno questo
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e guarda che io non sono una bigotta cattolica, anzi sono attualmente piuttosto lontana dalla Chiesa, nonostante tutto la mia esperienza di percorso di fede resta lí radicata. Io personalmente, se mi viene una donna che vuole abortire, la accmpagno ad abortire; se mi viene (e mi é venuta) la coppia omosessuale di genitori, li accolgo senza giudizi; poi io aplplicheró alla mia personale vita le MIE regole, ad esempio non ricorrere all'aborto.
Io non vedo tutta questa professione "cattolicizzata", anzi vedo il vuoto etico. Di fronte a un gruppo di colleghi che non riescono a vedere come "persona" l'utente, io vedo una dissociazione etica (e questo anche fossero tutti atei, eh). Io capisco il tuo discorso "chi sbaglia paga", tuttavia credo che anche solo a livello socio-politico, sia fondamentale il discorso della solidarietá. Voglio dire, solidarietá solo con chi sta a certi canoni civili e politici? ci sono tante sfumature. Tutti possiamo sbagliare e immaginati tu, un giorno, per caso, a commettere un errore magari grave, non volendo, e il tuo capo che ti dice: mi spiace, chi sbaglia paga, arrivederci e grazie. Questo per fare un esempio estremo e teorico. Cioé alla fine, il discorso che sta dietro é: noi aiutiamo solo chi é dei nostri. Il barbone che non sta ai canoni, la madre che sceglie indirizzi educativi diversi, non li aiutiamo perché "chi sbaglia paga". É un esempio, ripeto, estremo ma é per rendere l'idea.
Io onestamente vedo molta piú coerenza nel prete cattolico che aiuta il musulmano, che nell'ente pubblico che decide di sovvenzionare solo chi non "ha sbagliato" e che sta a determinati canoni. Capisco che anche questa sia una scelta possibile, non vedo peró quali grandi valori di solidarietá si passino cosí. Aconfessionalitá non é asetticitá.
Io non credo comunque di afferrare il nocciolo della questione. Io credo che la crisi sociale italiana derivi soprattutto dalla mancanza di civismo e di senso comunitario del popolo italiano e questo esula dall'influenza della Chiesa. Anzi, in un momento come questo, dove manco la religione guida l'agire, non c'e' piú nemmeno quello che anni fa poteva arrivare di "buono" dalle esperienze cattoliche, vedi comunitá di base, vedi rete territoriale, oratorio, ecc.
Sempre per rimanere in Spagna (paese cattolico): qui la Regione organizza attivitá settimanali e periodiche ricreative per i bambini e giovani. Sono come Scout laici, ma é una entitá della Regione e si fonda sul volontariato. Il principio di base é offrire socializzazione, valori civili e comunitari, rispetto della natura e dell'altro, supporto alla famiglia.
Vedi qualcosa di analogo in Italia? Quando ho parlato di questa esperienza a italiani, sai cosa mi hanno detto? "Ah, ci vuole un bel coraggio per fare tutto questo, se succede qualcosa ai ragazzi i genitori sono pronti con l'avvocato, ti trascinano in tribunale e ti rovinano".
La mentalitá tutta italiana di girare a braccetto dell'avvocato pronti a spremere soldi al minimo errore viene proprio definita "Chi sbaglia, paga". Ed io la aborro.