dilemmi etici degli assistenti sociali

MonicaB
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da MonicaB »

Mumble mumble, il mio discorso sui jeans era legato alla quota di iscrizione all'ordine. In un anno un centinaio di euro lo spendiamo sicuramente in cose più futili ma ci pesa la quota da versare all'ordine, perché? E' come ad ogni inizio di anno scolastico con le levate di scudi sui prezzi dei libri e poi mandi a scuola il figlio con lo zainetto Eastpack da 70 euro. E questo è un dilemma. Poi sulla posizione rispetto all'esistenza o meno degli ordini porfessionali non mi esprimo e non apro qui tale porta. Sulal formazione continua quello che ha infastidito secondo me è l'obbligatorietà aprioristica senza condizioni, cioè bisogna raggiungere quei crediti punto. Non interessa se a differenza degli infermieri professionali gli enti di appartenenza non abbiano alcun obbligo di farti frequentare corsi o ancora di più ti ostacolino. Si ragiona solo sull'assistente sociale e non sul sistema e questo secondo me è piuttosto irritante. Detto questo non tutti hanno la possibilità stante le 36-40 ore di lavoro settimanale di frequentare corsi al di fuori dell'orario di lavoro, io per esempio tengo numerosa famiglia e nessuna rete parentale. Sono oggettivamente in difficoltà e francamente non vivo 24 ore su 24 nell'assistenza sociale, mi piace anche fare altro e voglio riusicire a dedicarmici. Era un lavoro sul sitema che andava fatto prima secondo me come è stato fatto per gli ECM. Che poi più formazione possa permettre di trovare più facilmente lavoro, io che non vivo nella città del sole ci credo invece, come ho già avuto modo di dire in altrre discussioni studiare non fa male
march
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da march »

Sulla formazione continua quello che ha infastidito secondo me è l'obbligatorietà aprioristica senza condizioni, cioè bisogna raggiungere quei crediti punto.

d'accordissimo. e non trovi assurdo che si parli addirittura di formazione a pagamento?

Che poi più formazione possa permettre di trovare più facilmente lavoro, io che non vivo nella città del sole ci credo invece, come ho già avuto modo di dire in altrre discussioni studiare non fa male.

certo che studiare non fa male... dubito però che aumenti le possibilità di trovare lavoro.
ssoc
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da ssoc »

La formazione,le regole ,il codice deontologico,i comportamenti scorretti degli assistenti sociali, i tirocini e l'aiuto affrettato da parte di alcuni as forse troppo frettolosi nel risolvere le situazioni e altre problematiche rendono gli stessi servizi sociali un DILEMMA ETICO tanto da dover fare i "salti mortali" per aiutare le persone deboli.
Lo stato non aiuta ,la sanità italiana è allo sbando,la burocrazia italiana non finsice mai!, gli aiuti diminuiscono a causa dei tagli della finanziaria e intanto la nostra società diventa sempre piu' povera senza lavoro,casa e costretta a vivere in strada nei casi piu' gravi e ad effettuare diversi comportamenti devianti!. Per concludere lo stato non ci pensa e sono sempre i cittadini e noi as a sobbarcarci i problemi sociali.
arrivederci
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`wee`
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da `wee` »

Non sono un assistente sociale ( la mia classica premessa :mrgreen: ).

Vorrei fare una precisazione: quando si parla di formazione continua che "aiuta a trovare lavoro" non si parla di "ti piovono le offerte dal cielo" ma di maggiori possibilità di vincere un concorso... e basta leggere alcuni messaggi di gente in preda al "panico da concorso" per capire di cosa parlo. :D

In merito alla discussione, ho visto che si presentano dilemmi etici sul pagamento della tassa d'iscrizione all'albo o all'obbligatorietà della formazione (cosa che -tra l'altro- condivido a pieno) ma mi chiedo: non ci sono dilemmi etici più profondi?
Per esempio i comportamenti in ambito lavorativo del tutto discutibili...
Per esempio le violazioni del diritto alla riservatezza...
Per esempio l'esercizio della professione finalizzato allo stipendio, piuttosto che ad un aiuto reale e concreto di chi ha realmente bisogno.

A voi.
Eugenio says "Fai domani quello che avresti fatto oggi se non ti avessero coinvolto in qualcosa di più divertente."

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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da TAO »

Credo invece che i fatti siano due e da tenere ben distinti:

1) non è la quota in sé che rende più o meno abile il professionista...
2) il soggetto è un professionista a prescindere dalla quota...
3) occorre eliminare le caste, quindi via le tessere di appartenenza, che sono la rovina dell'Italia e degli italiani...
4) perché uno dovrebbe essere obbligato a pagare una quota di appartenenza... quando in sé già è?
5) Se uno volesse dissentire, sull'operato della casta, credo ne abbia tutti i diritti, poi la quota non deve essere un fatto coercitivo.
6) e chi non ha i soldi per pagare, e magari non ha un lavoro cosa fate lo buttate fuori?
quindi via le caste, libera professione, via le tutele e avanti il merito!!
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`wee`
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da `wee` »

@TAO: Quello che sollevi è un problema politico-amministrativo che andrebbe discusso con chi di dovere (e potrebbe essere argomento di un'altra discussione), ma allo stato di fatto la legge impone l'iscrizione all'albo e questa ha un costo. Ora, se vogliamo parlare di dilemma etico, una delle questioni è capire quanto sia etico che un professionista che lavora in un ente pubblico lo faccia senza le carte in regola per la legge italiana.
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da Danilo »

Bene colleghe e colleghi, il fatto è grave di per se, per quanto possiate avere ragione sul fatto che chi non ha un lavoro ha difficoltà a fare il pagamento, sul fatto che non è il denaro che ci rende partecipi di un gruppo, ma purtoppo è necessario, per il bene di tutti, pensate alla sede dell'ordine alle sedi che affittiamo quando facciamo gli aggiornamenti ecc ecc. comunque abbiamo anche altri metodi per fare denaro, dovremmo solo sfruttarli.
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da MonicaB »

Propongo un dilemma etico più legato alla sfera operativa. Fino a quando continuare a dire di sì? Mi spiego meglio, a fronte delle reiterate e continue richieste di un utente in quale momento del percorso si può cominciare a dire no, nel momento in cui dimostra di avere comunque dei requisiti oggettivi di accesso e di avere anche magari fatto delle azioni di cambiamento che però non portano ad alcun risultato?
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da Nazg »

MonicaB ha scritto:Fino a quando continuare a dire di sì? Mi spiego meglio, a fronte delle reiterate e continue richieste di un utente in quale momento del percorso si può cominciare a dire no, nel momento in cui dimostra di avere comunque dei requisiti oggettivi di accesso e di avere anche magari fatto delle azioni di cambiamento che però non portano ad alcun risultato?
mi connetto a Monica per un ulteriore dilemma: fino a quando siamo capaci come ass.soc. di accettare e valorizzare l'autodeterminazione dell'utente?
E' più facile decidere noi cosa devono fare gli altri?
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da didina »

Nazg ha scritto:
MonicaB ha scritto:Fino a quando continuare a dire di sì? Mi spiego meglio, a fronte delle reiterate e continue richieste di un utente in quale momento del percorso si può cominciare a dire no, nel momento in cui dimostra di avere comunque dei requisiti oggettivi di accesso e di avere anche magari fatto delle azioni di cambiamento che però non portano ad alcun risultato?
mi connetto a Monica per un ulteriore dilemma: fino a quando siamo capaci come ass.soc. di accettare e valorizzare l'autodeterminazione dell'utente?
E' più facile decidere noi cosa devono fare gli altri?
Il fatto è che spesso come assistenti sociali samo tenute ad osservare dei regolamenti o delle disposizioni che ci vengono imposte daii politici ( vedi ad esempio ciò che succede con i contributi economici) e che non valorizzano l'autodeteminazione dell'utente, ma continuano a protrarre situazioni di dipendenza... e di assistenzialismo. Guardate ciò che succede in Sardegna per i progetti ai sensi dela legge 162. La nostra regione ha appena deliberato ..e introdotto dei criteri in base ai quali chi possiede la certificzion di handicap grave può presentare richiesta di finanziamento del progetto che viene finanziato dalla regione sulla base di un punteggio calcolato su criteri oggettivi...senza che ci venga data nessun possibilità di valutare la situazione....tanto che poi molte pesone che ottengono il finanziamento del progetto lo utilizzano per farsi fare le pulizie "fini" in casa..altro che valutazione de bisogni....
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da Nazg »

didina ha scritto: Il fatto è che spesso come assistenti sociali samo tenute ad osservare dei regolamenti o delle disposizioni che ci vengono imposte daii politici ( vedi ad esempio ciò che succede con i contributi economici) e che non valorizzano l'autodeteminazione dell'utente, ma continuano a protrarre situazioni di dipendenza... e di assistenzialismo.
Ecco il dilemma: come mediare tra esigenze dell'ente (economiche, politiche, ecc.) e autonomia tecnico professionale?
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da §Butterfly§ »

Parlate di pagare o meno la quota all'Ordine...

io la quota la pago, sono convinta che l'esistenza dell'ordine sia importante ed indispensabile per la nostra categoria professionale dato che il nostro ruolo spesso non compreso né conosciuto viene bisfrattato... è stata una grande conquista e pertanto va tutelata e coltivata...

Sono anche convinta e tendenzialmente incavolata ogni qual volta chiedo sostegno all'ordine come assistente sociale per far rispettare l'operatività del nostro ruolo di professionisti laureati, per far rispettare il codice deontologico, per evitare il burn out, per sentirmi anche solo sostenuta nella mia ricerca di adeguati strumenti per affrontare in modo eticamente corretto il dilemma (politico/autodeterminazione)... e la risposta è sempre la stessa: "Mica sei la sola, tutti i servizi sono così, non è nostra competenza..." o ancora meglio la risposta è il silenzio laddove pongo quesiti su situazioni gravose!

Meccanismo di evitamento in atto?
Allora vorrei evitare anche io di versare annualmente una quota solo per poter lavorare, perché dietro quella quota io ci vedo altro, ma l'Ordine che vede?

Dall'altra parte vedo anche una categoria professionale in cui ogni professionista ha come unico interesse quello di coltivare il proprio orticello... e mi sembra un percorso obbligato per ciascun nuovo assistente sociale viversi tutte le fasi che seguono il lutto!
Il Rifiuto: un ragazzo sceglie di fare l'assistente sociale per i motivi più disparati, ma sicuramente ciò che accomuna tutti è l'entusiasmo e la fiducia nella professione. Poi si iniziano a scoprire l'ambiente universitario/il lavoro/i colleghi che ripetono in continuazione "anch'io quand'ero giovane ero così piena di entusiamo...ehhhh" ma la realtà è un'altra cosa! La solitudine... il rifiuto che la realtà possa essere questa e non modificabile!
La ricerca dell’oggetto perso, l’agitazione e in conclusione l'APATIA...

In questo momento sento di aver assunto un ruolo di osservatrice e di ricercatrice... sento la necessità di una comunità professionale, ma non riesco proprio a vederla e non saprei neanche cosa fare anche solo per renderla fattibile nel mio ambiente lavorativo (ci ho provato, ma gli interessi tendono all'individualismo anche per mancanza di fiducia reciproca)! Che amarezza!!!!

Non so se sono riuscita a rendere chiara la mia idea, scusate se sono diventata un tantino prolissa....
@@@-- Non hai coraggio, se non hai paura!!! --@@@
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da madi »

Proporrei un altro dilemma....

Viviamo in una società in continua evoluzione e che va necessaraiamente affrontata in maniera dinamica e flessibile evitando di cadere nella staticità e nelle azioni fini a se stesse.
Ci troviamo dinanzi ad un sempre maggior bisogno di progetti innovativi ed al passo con i tempi (e noi ce la mettiamo tutta) ma, non so come, arriviamo ad un punto in cui...il muro; quella politica che dovrebbe assumersi delle responsabilità, scompare.
Dove finiscono le belle parole sulle azioni di concertazione con le amministrazioni locali? :?: :?:

...Non si può contare solo sui progetti, perchè i progetti prima o poi finiscono...
@...All'occorrenza sappi anche infliggerti una condanna...@
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da Nazg »

dal messaggio di madi aggiungerei un altro dilemma:
come si conciliano i tempi lavorativi "da precario" degli ass.soc. con la continuità assistenziale che l'utente necessità?
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Re: dilemmi etici degli assistenti sociali

Messaggio da madi »

...e ancora...
come dare idea di sicurezza e stabilità quando anche a noi "non precari" ci tengono sempre appesi ad un filo? :x

"...vi appaltiamo i servizi...anzi no...anzi si...ma forse sarebbe meglio una nostra gestione diretta...o forse no..."

Giuro che c'è da impazzire!! :twisted: :twisted:
@...All'occorrenza sappi anche infliggerti una condanna...@
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