master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

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androgina
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master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da androgina »

Salve,mi chiamo enza,sono una ragazza di 24anni. Studio per diventare un assistente sociale.ho frequentato una laurea triennale ad Urbino,e adesso sto per ultimare la specialistica a Trieste. Nonostante i luoghi dove ho frequentato gli studi sono pugliese. Vi scrivo per questo. Ho la possibilità di partecipare ad un progetto ideato dalla regione Puglia che eroga borse di studio per permettere ai ragazzi di effettuare master in Italia e all estero. Ho appena fatto domanda e l esito lo sapro fra qualche mese. Ma,nella remota possibilità in cui riuscissi a vincere la borsa di studio si apre per me una nuova possibilità. Quella di fare un master. In realta al master non vi avevo mai pensato.scrivo perche vorrei dei consigli su dove poterla fare.avevo visto dei master alla cattolica di Milano. Ho letto recentemente un post su questo forum di una testimonianza di una ragazza italiana che ha studiato in America e fatto anche li il master. Leggevo che lei ha trovato subito lavoro in America. Raccontava che li è totalmente diverso dall Italia. Se fosse vero io sarei dosposta ad andare in America,con la crisi.che c è l importante per me è lavorare e non vedere vanificati tutti questi anni di sacrifici. Per favore,sono nuova del sito. Se ho fatto pena a qualcuno vi chiedi di rispondere e darmi qualche consiglio. Ciao
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da pallaspina »

Io forse non sono la persona piú adatta per risponderti peró ti posso dire che, secondo me, avresti delle ottime chance seguendo quetso percorso. Poi chiaramente dipende anche dal tuo progetto personale: per esempio se hai legami in Italia che non puoi o vuoi recidere, per esempio un compagno che non puó o vuole spostarsi. Detto questo, in Italia la situazione sappiamo bene qual é ed é quindi inutile soffermarsi. La collega che mesi fa parló del suo lavoro in USA non descrisse un paese del Bengodi, ma semplicemente quella che dovrebbe essere la situazione normale di un professionista che ha studiato vari anni per formarsi, appunto, come professionista in un settore tra l'altro piuttosto delicato e importante per la societá (e che in Italia, non viene gratificato né ha molte chances per esercitare questa professione, per lo meno in modo accettabile, sia dal punto di vista della retribuzione che delle mansioni e possibilitá di crescita professionale).
Poi, al di lá di questo, fare questa esperienza all'estero é senz'altro arricchente e importante soprattutto per un giovane. Prima di tutto imparerai bene, e dico bene, l'inglese, perché tanto é inutile, il dominio fluido di un idioma si ottiene solo vivendo nel paese straniero per un periodo e non studiando la lingua da casa propria, per quanto intensivo questo studio possa essere. E oggi il dominio degli idiomi stranieri e soprattutto dell'inglese é IMPRESCINDIBILE non solo per trovare un buon lavoro ma anche per poter aspirare a qualcosa di piú. Basta dare una occhiata alle offerte di lavoro fuori dal settore pubblico.
Il master non é molto spendibile in Italia per oggettive ragioni di ordinamento professionale e del mercato del lavoro, ma non é cosí fuori dall'Italia dove un master dá oggettive chances in piú. Poi potresti anche scoprire che ti piace o ti conviene restare dove farai il master, soprtatutto quando comincerai a vedere che la musica é diversa e che non ti trattano a porte in faccia ma come meriti, ovvero come una persona competente e degna di svolgere un ruolo professionale.
Poi, ripeto, c'e' anche chi dice che non vuole lasciare l'Italia perché é giusto sperare in un futuro migliore e impegnarsi per costruirlo.
Io ti riporto una mia riflessione quando decisi di lasciare l'Italia con la mia famiglia. Una collega mi disse che secondo lei é facile scappare, ma la vera sfida é restare con tutte le difficoltá. Io dentro di me pensai: bé, resta te :mrgreen:
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da ugo.albano »

Certo che è strano: per noi italiani a 25 anni appare sempre come un dramma andare all'estero, mentre fuori dall'Italia è "normale". Se ci andiamo, ci stiamo sempre col cuore in Italia, ovvero con la volontà di far rientro. Si parla di "cervelli in fuga" e poi di leggi ad hoc per "far tornare i cervelli". E' come se la matrigna (l'Italia) cacciasse via di casa le figliastre e poi le accogliesse dopo esser diventate regine. Mi ricorda un pò Cenerentola....

Secondo me occorre ribaltare il discorso. Non si fugge, nè si scappa, non c'è il paradiso altrove, mentre da noi c'è l'inferno. Ci sono nella vita semplicemente delle opportunità che vanno colte al momento giusto in un mondo che è ormai cosmopolita: casa nostra è dappertutto.

Io credo che questa vostra (io sono ormai "andato" come generazione) sia la prima ad avere opportunità formative mai avute prima. Ai miei tempi stage, erasmus e master (pagati dalla regione...) non esistevano neanche, c'era solo il bisogno di sbarcare il lunario e...che Dio ce l'avesse mandata buona! Pure formarsi per noi è sempre stato sinonimo di sacrificio, sovente con lavori notturni e con estati a sgobbare per pagarsi gli studi.

Vai, vai, che aspetti?
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da laurabianchi »

Ma il master è riconosciuto in italia? io mi muoverei sapendo se poi posso spenderlo.

L.B.
Mrc Brz
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da Mrc Brz »

Quello dei Master secondo me è davvero un'incognita.. Non hai mai la garanzia del fatto che sia spendibile o meno, a meno che non si tratti di un master alla Bocconi ( e a volte nemmeno quelli) nè tantomeno di dove sia utilizzabile.. Tanti master molto spesso si rivelano delle fregature e una volta finiti sento di gente che non fa altro che collezionare stage praticamente non pagati uno dopo l'altro. Però se si è giovani, si può tentare, tanto c'è sempre tempo per rimediare :)

p.s.: se uno vuole andare all'estero a tutti i costi, una laurea in infermieristica (veloce e indolore) e un buon attestato di inglese sono il binomio perfetto e più alla portata di tutti
pallaspina
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da pallaspina »

Io credo che siano tre le questioni basiche:

1) la collega che scrive il post ha la garanzia di avere un master pagato. Non é cosa da poco. Puó scegliere quello che preferisce fare e dove farlo, dunque male che vada, non avrá buttato soldi suoi.
2) ripeto che IN ITALIA il master non dá chances sicure, nel resto d'Europa e ancora di piú in USA é un percorso professionalizzante che puó fare la differenza.
3) non credo che il discorso sia fare questo master PER POI tornare in Italia, come sottolinea bene Ugo mediante il paragone di Cenerentola. A qualsiasi livello, e parlo con cognizione di causa perché ho molti parenti e amici all'estero, se dopo tot anni di esperienza e formazione il professionista prova a tornare in Italia, quanto meno viene guardato pietosamente e gentilmente viene invitato a desistere. Questo perché chi si lancia in occasioni come quella che ha questa collega, dopo entra in un'altra dimensione che purtroppo oggettivamente in Italia non esiste, per ora.

Solo il fatto di fare un master in USA, ma anche in qualsiasi altro Paese straniero, é un inestimabile investimento in termini di cocoscenza di una lingua straniera e FA la differenza, ve lo posso garantire.

Per quanto riguarda il discorso delel scienze infermieristiche, é sí uno dei settori che oggettivamente dá piú possibilitá, ma non a tutti puó piacere e poi la collega non si trova in una fase di scelta del percorso di base, ma in una fase giá posteriore dove ormai ha seguito il percorso e vuole svilupparlo. Sul fatto di "facile e indolore" ho qualche dubbio... Mi ricorda tanto l'atteggiamento che molti avevano verso la scuola di servizio sociale quando io mi iscrissi, nel 1993... che era giá universitaria, sottolineo... e molti dicevano che era un corso facilino facilino per gente un pó limitata.
Secondo me, facile e indolore é una cosa che piace. Se ti piace tanto quello che studi, puoi trovarlo estremamente facile e leggero; se fai una cosa che ti pesa, non ti passerá mai e conosco molta gente che fugge non dando addirittura l'ultimo esame o la tesi dopo magari 10 anni di sofferenze, per avere scelto un percorso che non le era consono ma che magari piaceva alla famiglia o era "in" o dava magari anche molte chances professionali.

Si fa per ragionare, eh.... :)
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da Mrc Brz »

Per veloce e indolore intendevo alla portata di tutti, accessibile. So benissimo che la facoltà può essere dura, come tutte del resto. A me personalmente non peserebbe, forse perchè in comunità lavoro a fianco dell'infermiere
e sinceramente lo invidio anche un pò, perchè come stipendio sta un pò meglio. In ambito ospedaliero/pubblico poi secondo me si lavora pesante ma si conoscono ottimi colleghi e ci si fa anche del gran ridere!

Cosa intendi quando dici che il master all'estero, dopo una laurea in servizio sociale, fa la differenza? Dove, quale e perchè? E' un argomento che mi incuriosisce
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chiara79
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da chiara79 »

Vivendo e lavorando all'estero (Francia) come assistente sociale posso dire che il master, per quanto possa essere un'esperienza utile, secondo me non va fatto tanto per fare "cumulo" di titoli come si fa in Italia, sperando che quello farà la differenza e grazie a quello si troverà sicuramente lavoro.
Mi spiego, qui almeno ci sono molti colleghi che proseguono gli studi ma che lavorano come "semplici" AS con la formazione triennale e accumulano anni di esperienza prima di scegliere in quale settore "specializzarsi" perché in ogni caso i datori di lavoro chiedono come minimo anche 5 anni di esperienza di base per farti fare il coordinatore o il responsabile di servizio.
Io, prima di lanciarmi in master "alla cieca" all'estero in contesti lavorativi che non conosco, iniziereri a lavorare nel paese in cui intendo trasferirmi e farei piuttosto il percorso per il riconoscimento del titolo professionale/abilitazione. Una volta iniziato a lavorare, e vi assicuro che i datori di lavoro non chiedono master o lauree specialistiche per assumere un semplice AS, si capirà meglio il percorso di studi che si vorrà intraprendere per specializzarsi.
Ora qui c'è in ballo una borsa di studio... non saprei che dirti. Io con la borsa di studio della mia regione ho potuto frequentare il corso di formazione semestrale che prepara all'esame di stato per AS qui in Francia per gli AS stranieri e appena finito ho trovato subito lavoro come AS a tempo indeterminato. Tra qualche anno deciderò se proseguire e fare ulteriori formazioni, ma ora è presto, devo imparare bene le basi della professione qui e impratichirmi sulle politiche sociali francesi.
Se un master all'estero apra porte in Italia nel nostro settore, non saprei. Io avrei dubbi, sinceramente anni fa avevo vinto una borsa di studio a Milano all Bocconi per un master nel no-profit ma ho capito che era una grande bufala, più ore di tirocinio (a gratis) che ore di lezione e poi pochi sbocchi. Magari in USA i master sono più seri... ma poi non aspettarti che in Italia ne venga riconosciuto il valore. Non a caso il nostro settore è sempre più precarizzato e sottopagato.
In bocca al lupo in ogni caso!!!
Mrc Brz
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da Mrc Brz »

Non sapevo che esistesse un esame di stato per assistenti sociali stranieri, lo fanno solo in Francia?
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da pallaspina »

In generale, fuori dall'Italia, un master viene riconosciuto come specializzazione, peró attenzione, ha ragione la collega che lavora in Francia. MAI viene valutato solo un master di per sé. Voglio dire, in Spagna, dove sono io, il master si fa parallelamente ad altre cose ed é anzi una porta imprescindibile di accesso per i dottorati (di qualunque disciplina). Voglio dire, tipicamente ci si fa le ossa come dice la collega, magari in ruoli molto di base, e INTANTO la sera o nel week end o online si fa un master, secondo le possibilitá e gli interessi.
Io poi conosco molto meglio il settore della psicologia dove sí il master apre o chiude porte. Per esempio per lavorare come psicologo clinico o sanitario é imprescindibile un master di due anni. Poi per caritá, questo non vuol dire che non ci siano altre strade: solo che se non lo fai, per esempio non puoi lavorare come clinico nella sanitá pubblica o privata. Altra cosa é che questo master fatto qui sia spendibile altrove, cosa alla quale io risponderei NO (magari é spendibile in termini di conoscenze ed esperienza, visto che c'e' anche molto tirocinio dentro questi master, ma non in termini di "punteggio", appunto). Ma del resto, l'Europa é unita solo sulla carta, cosa che puó facilmente capire chi mette piede all'estero e prova a convalidare titoli da un paese all'altro.... Io qui non posso neanche spendere il mio master italiano in mediazione familiare perché qui la professione é normata: c'e' un albo dei mediatori, ci sono requisiti particolari di accesso a questo albo. Quando avró la laurea in psicologia proveró a vedere se convalidare il titolo di mediatore collegandolo alla laurea che otterró qui, peró la vedo dura dura.... anche se io feci un master di 3 anni riconosciuto dal Forum Europeo di mediazione familiare, 15 anni fa!
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chiara79
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da chiara79 »

Mrc Brz ha scritto:Non sapevo che esistesse un esame di stato per assistenti sociali stranieri, lo fanno solo in Francia?
Non so se è una cosa solo francese, ma effettivamente qui, come del resto in Italia, la professione è protetta e quindi per l'equivalenza del titolo professionale è previsto un esame di stato "ad hoc" per chi ha un titolo straniero. Viene inizialmente valutato il dossier del professionista e soprattutto se ci sono esperienze di lavoro e/o di stage-tirocinio di almeno 2 anni nel sociale in Francia. Per gli AS europei ai quali non viene riconosciuta automaticamente l'abilitazione, c'è la scelta tra un percorso semestrale di studio&tirocinio alla fine del quale c'è un esame orale unicamente, oppure si può tentare da privatisti un esame scritto + orale ma è la strada più difficile e nessuno la tenta.
E poi se si supera l'esame di stato c'è l'equivalenza del titolo professionale e si può lavorare (tra l'altro tutto senza spese, poiché non c'è un Ordine, ma è lo Stato il garante del rilascio dei titoli professionali abilitanti dopo il superamento dell'esame!)
So invece che in Italia è l'CNOAS ad approvare il riconoscimento dei titoli professionali che abilita all'iscrizione all'albo regionale di residenza, proponendo quasi sistematicamente ai colleghi stranieri che vogliono esercitare in Italia un percorso di tirocinio ldi alcuni mesi, al fine del quale titolarizzano il collega. Ma niente prove di esame di stato previste per gli AS stranieri e nemmeno periodi di studio per integrare e uniformare le conoscenze professionali al contesto italiano. E' un peccato, ma sappiamo come funziona l'Università in Italia e il dislivello tra la formazione impartita e le conoscenze richieste dall'ordine all'esame di stato e dal mondo professionale ai concorsi. Io stessa che ho studiato in Italia ho dovuto integrare da sola un mucchio di cose... figuriamoci i colleghi stranieri in Italia, non vorrei essere nei loro panni, con la regionalizzazione del sistema assistenziale che viene a complicare tutto e le riforme mai attuate. Mah
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da pallaspina »

Figurati.. in Spagna tutto diverso... :shock: Non esiste proprio esame di stato e l'iscrizione all'albo é obbligatoria solo per chi lavora nel pubblico, ma quando si va a omologare il titolo, quasi con certezza si devono sostenere esami in piú e/o un tirocinio.

Io non credo che lo faró mai, a questo punto mi finisco psicologia, peró tra l'altro ho un dubbio... Io ho preso il diploma universitario nel 96 e la laurea magistrale nel 2001. Per fare la famosa equivalenza con i crediti, le segreterie hanno ipotizzato un numero di ore per ogni esame (allora non esistevano i crediti e tutti i corsi erano annuali). Ma nel mio certificato degli esami sostenuti non é affatto menzionato il tirocinio, che pure era obbligatorio e sostanzioso (mi pare che fosse un totale di 500 ore).

Secondo voi.... perché??? una cosa che giá allora era tanto importante e professionalizzante non veniva messa nel piano di studi (almeno a Pisa)?

Per non parlare del fatto che a volte, anche se non sempre, per l'omologazione del titolo ti possono chiedere tutti i piani di studio degli esami e io, nonostante abbia stressato la segreteria, non li ho rintracciati. Mi dissero che l'universitá non aveva una copia di piani di studio tanto vecchi (allucinante) e quei pochi che mi hanno mandato sono vecchi ciclostile o addirittura manoscritti, quando mi ero raccomandata che ci fosse per lo meno in fondo un timbro e uno scarabocchio di firma...

Non so, é vero che é raro che qualcuno della mia generazione emigri... ma insomma.... se io non avessi voluto prendermi un'altra laurea qui, avrei sicuramente voluto omologare il mio titolo perché non é che posso stare con le mani in mano per il resto della vita :shock:

mah....
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da indeciso »

Probabilmente a qualcuno sfugge che quello che nel mondo anglo-americano si chiama "master" altro non è che la nostrana laurea magistrale. La locuzione "laurea magistrale" è stata inventata dalla Moratti e dalla Squilini (in sostituzione del precedente "laurea specialistica", di berlingueriana e zecchiniana memoria) a traduzione letterale dell'inglese "master's degree".
Tanto premesso, non so quanto sia facile trovare lavoro negli Usa per uno straniero, date le tutt'altro che generose politiche migratorie. Avere la cosiddetta green card (cioè il permesso di residenza permanente per uno straniero) è facile come vincere una lotteria. Più facile è ottenere altri tipi di permesso, ma quello per studenti è correlato al periodo stesso in cui vengono effettuati gli studi e implica l'obbligo di lasciare il Paese entro un certo periodo di tempo da quando si sono conclusi. Per turismo mi pare si possa stare tre mesi, ma durante soggiorni turistici è severamente vietato lavorare e svolgere programmi di istruzione formale (è possibile invece svolgere una vacanza-studio).
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da pallaspina »

In parte é vero e in parte no. Io non conosco la realtá di altri paesi ma ad esempio in Spagna "master" nno vuol dire una sola cosa. Ci sono master "ufficiali" e master non ufficiali, per esempio. Quelli ufficiali sono richiesti per l'accesso al dottorato, gli altri sono di specializzazione e possono dare piú o meno accesso a certe carriere (la psicoterapia, l'insegnamento...). Non direi master= laurea magistrale, in quanto per esempio per l'accesso alla professione di psicologo o assistente sociale non é proprio richiesto nessun master dopo ilo ciclo unico di 4 anni. Diverso é "psicologo clinico sanitario" o "assistente sociale clinico" o specializzazioni affini, perché allora sí, ci vuole un master. Certo é che quando si va a omologare titoli da paese a paese, allora per comoditá piú o meno pare che si faccia uan equivalenza master=laurea magistrale. Ma i sistemi di formazione e di accesso professionale dei vari paesi europei sono cosí difformi che fare equivalenze teoriche in linea di principio é impossibile...
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Re: master in america?utile?qualcuno ha esperienze?

Messaggio da indeciso »

laurabianchi ha scritto:Ma il master è riconosciuto in italia? io mi muoverei sapendo se poi posso spenderlo.
Di per sé non è valido, in quanto il TUIS specifica che i titoli di studio conseguiti all'estero (ai quali devi assimilare i diritti di studio di diritto straniero conseguiti in Italia: in Italia ci sono sedi e filiazioni di università statunitensi, maltesi, britanniche e, soprattutto, pontificie) non hanno valore legale in Italia. Tuttavia, è possibile richiedere l'equipollenza a titoli italiani ritenuti corrispondenti, ai sensi di alcune convenzioni internazionali (nel caso di specie, il Patto di amicizia Italia-Usa). La dichiarazione di equipollenza è rimessa ai singoli atenei, i quali possono procedere dichiarando l'equipollenza piena e tout court (alcuni rilasciano pure la pergamena del titolo a cui hanno dichiarato l'equipollenza, il che, a mio avviso, non è del tutto congruo con la normativa) oppure possono confrontare gli esami, e le ore (dato che in Usa ovviamente non adottano l'ECTS), ed eventualmente i programmi, con quelli del titolo italiano a cui è stata richiesta l'equipollenza, richiedendo le integrazioni che ritengano opportune: in tal caso si procede a immatricolazione dell'aspirante al corso cui si è richiesta corrispondenza (previo superamento del concorso di ammissione in caso di accesso programmato; dalle eventuali prove di verifica delle conoscenze iniziali si può essere invece esonerati o si è esentati a seconda dei regolamenti di quella specifica università) con convalida o dispensa di esami. Il manifesto degli studi dell'Università di Firenze dice che è possibile richiedere anche solamente la prova finale (probabilmente la chiedono quando non è prevista nell'ordinamento di origine, comunque è sempre a discrezione dell'ateneo).

Se si tratta di titoli comunitari o di titoli extracomunitari conseguiti da cittadini comunitari abilitanti a specifiche professioni, invece, esiste un'altra e distinta procedura di competenza del Ministero.

Le equipollenze di cui sopra servono rispettivamente per la partecipazione a pubblici concorsi e per l'acceso a esami di Stato e per l'esercizio di professioni regolamentate che già si era titolati a svolgere in un altro paese.
Per l'accesso a studi superiori non è necessario il riconoscimento del titolo ma solo la traduzione e la dichiarazione di valore, effettuate dalle competenti rappresentanze diplomatiche e consolari. Il titolo sarà poi valutato dall'istituzione scolastica o accademica italiana ai soli fini dell'accesso al corso di studi di proprio interesse.

Naturalmente nel privato, per l'esercizio di professioni non regolamentate per legge, non è necessaria alcuna forma di riconoscimento. Fermo restando che non è possibile fregiarsi del titolo estero e delle correlative qualifiche accademiche come appellativi o apposizioni, magari nella firma, a meno da non violare l'art. 498 cod. pen..

In tutti i casi può fornire supporto il Cimea, Centro informazioni sulle mobilità accademiche.
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