Bei tempi all'Università...

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ventinove
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Bei tempi all'Università...

Messaggio da ventinove »

...quando ancora potevo sognare.
Potevo sognare, magari, un giorno, di poter iscrivermi ad un master di questo genere:
http://www.socialworkadvances.org/

Buon sogni!
pallaspina
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da pallaspina »

Cara collega, mi ricordi me. Anche io sognavo, sognavo, sognavo. Sognavo integrazioni multi-disciplinari, seminari di ricerca, corsi in inglese. Lo scontro con la realtá italiana é stato duro.
Ma sei sicura di non poter fare un master cosí? perché no?
Guarda che in molti Paesi, soprattutto anglosassoni, il servizio sociale É questo. I miei sogni infranti di vedere cattedre di servizio sociale e programmi specifici all'estero sono REALI.
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ugo.albano
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da ugo.albano »

Mi viene in mente un libro che ho letto quest'estate sulla sfiga: non esiste la fortuna o la sfortuna, esiste la nostra apertura a cogliere le occasioni.

In tal senso il sogno ha due significati: 1) l'illusione (vorrei, ma non lo avrò mai....) 2) l'aspirazione (vorrei e ci provo ad averlo...).

Anche Martin Luther King, quando diceva "I have a dream", non parlava dell'illusione, ma della certezza di raggiungere traguardi.

Fuor di metafora: nella costruzione del proprio progetto di vita ognuno fa scelte, dove vivere, sposarsi, i figli, il lavoro, ecc. In ciò è centrale il progetto professionale: se per la mia crescita è importante farmi quel master, lo faccio, costi quel che costi. Ma dev'essere un "mi piace" fondato, fattibile, efficace, con possibilità di applicazione.

Devo inoltre dire, per esperienza personale, che studiare da adulti è MOLTO PIU' GRATIFICANTE che farlo da ragazzini.

Mai dire mai. Anzi, il meglio viene sempre dopo.

Saluti.
Ugo Albano

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pallaspina
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da pallaspina »

Come non sottoscrivere ogni singola parola di Ugo? la mia esperienza é proprio questa. "Ah, quanto vorrei...." si puó tradurre in realtá se ci poniamo la meta ad ogni costo. E studiare da adulti é ASSOLUTAMENTE piú gratificante che a 20 anni. A volte serve fare un colpo di testa. Anche se troverai persone che ti scoraggiano, ti chiamano illuso, ti dicono che non ce la farai e che non ti servirá, qui in Spagna c'e' un detto attribuito al Don Qujote: "Ladran, Sancho. Luego cabalgamos" che vuol dire: ora abbaiano, poi vedranno cosa sappiamo fare.
ventinove
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da ventinove »

Bhè, sono già contento di avere stuzzicato la curiosità di qualcuno...
Il motivo principale per cui ritengo di non essere in grado di poter fare un master così è che già lavoro. Da dipendente pubblico tempo pieno (ho già richiesto in passato e NON ho ottenuto una aspettativa) trovo che ho ben pochi margini di "libertà" da dedicare alla formazione.
Considerando le prospettive offerte dal contesto internazionale non credo che riuscirei a frequentare più che qualche seminario (chessò, a Londra?), ed è su questo che ho intenzione di concentrami nei prossimi anni...
SaraR
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da SaraR »

Ciao, mi inserisco nella discussione, in quanto anche io vorrei (sognerei) di frequentare un master in UK, ed è proprio per questo che mi sto dedicando totalmente all'inglese...vedo che qualcuno ha notizie ed informazioni in merito, chiedo cortesemente dove posso trovare informazioni circa master, corsi di aggiornamento, etc. magari con possiibilità di stage in UK (non so se chiedo troppo magari non a Londra ma in qualche città più piccola), così posso programmare questi mesi e frequentare corsi di inglese che mi possano preparare adeguatamente. In quali settori è più utile specializzarsi in Uk o Irlanda? e se volessi frequentare la specialistica (che mi pare là si chiami "Master"), a chi devo rivolgermi per info in merito a prove di lingua, titoli necessari, etc... (forse ho chiesto troppo, confido nella gentilezza e solidarietà di qualcuno).
Grazie mille.
Sara.
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da ugo.albano »

Sulla scia della "vita in qualità" a partire da noi, ho appena letto un articolo del prof. Ferrario.

Eccolo quà:

http://www.muoversinsieme.it/magazine/f ... tessi.html

Buona lettura!
Ugo Albano

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pallaspina
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da pallaspina »

Ventinove, io nel 2000 feci un GRAVE errore. Avrei avuto la possibilitá di trasferirmi in California, ma siccome avevo vinto il concorso in Comune, mi sembrava di aver vinto la lotteria e non concepivo questa possibilitá. Col senno di poi, dopo qualche anno sarei partita eccome, per cui quando ho avuto analoga possibilitá in Spagna (sempre per lavoro del marito), eccome se sono scappata a gambe levate. Se fossi rimasta in Comune, a parte rodermi il fegato per una maniera di lavorare che non mi andava, avrei dovuto lottare con le unghie e con i denti per laurearmi in psicologia (facoltá che avevo intrapreso), non tanto per il Comune in sé, quanto per le arpie delle mie colleghe e le loro invidie, che mi immagino avrebbero messo i bastoni tra le ruote come giá stavano facendo. Quindi ti capisco perfettamente. Quindi se vuoi e puoi, VAI. Tanto ti assicuro che nel nostrio ambito in Italia, che si lavori o meno, non si sta a fare nulla. Meglio una sana vita da precari che 30 anni di ergastolo nella pubblica amministrazione (dove di sicuro ci sono solo i nervi).
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da ventinove »

Perchè non radunare un manipolo di "sognatori" e volenterosi del cd Social work e parteciapre, ad esempio, a questo prossimo evento?
http://www.ensactistanbul.org/en/

Per ugo.albano: a volte mi pongo il problema se questa mia spinta verso l'estero rappresenti più un "fantasticare su grandi cambiamenti generali" piuttosto che un "occuparsi umilmente di cambiare qualcosa nella propria concreta vita attuale" (citando l'articolo del Prof. Ferrario)...

Per SaraR: in gerenere i siti delle università stesse forniscono tutti i requisiti richiesti (anche quelli linguistici per gli studenti stranieri). Ad esempio qui trovi la pagina per gli studenti stranieri della Goldsmiths University of London (una a caso): http://www.gold.ac.uk/international/.
Bisogna poi seguire le istruzioni contenute in questa pagina per capire i requisiti richiesti per uno studente che proviene dall'italia: http://www.gold.ac.uk/international/regions/
Per altre info se vuoi richiedimi pure qualcosa di più specifico ma in genere, come per tutte le cose, vale la regola: cercare cercare cercare cercare cercare
ventinove
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da ventinove »

Ciao Pallaspina,
la tua storia mi aveva già incuriosito nei primi post che lessi... purtroppo ognuno sa di sè e io non mi vedo di fronte tante possibilità.
Per intenderci, sono aperto alla riflessione e tutti gli spunti sono utili e ben accetti; non credo che il mio sia un modo di piangermi addosso o di voler vedere solo ciò che si vuole, ma:
- se io volessi andare all'estero ahimè non ho mai avuto opportunità di questo genere (per intenderci, non ho nessuno da seguire, parenti cui appoggiarmi o altro), ma le opportunità dovrei crearmele...
- non ho le certificazioni linguistiche richieste (e nemmeno le competenze allo stato attuale) per inserirmi in un altro paese in maniera qualificata;
- non ho la famiglia dietro che possa sostenermi (io per lavoro ho lasciato la mia regione. Sostengo quindi già le spese - economiche ma non solo - che se lavorassi a casa mia non sosterrei).
Lasciare il posto fisso a trent'anni mi fa andare molto cauto ma... se la crisi italiana peggiorasse, chissà!
pallaspina
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da pallaspina »

l'articolo di Ferrario é molto interessante... Io credo, ventinove, che il succo della questione non sia solo o tanto emigrare. Del resto, come diceva il latino, "caelum non animum mutant qui trans mare currunt", ovvero se pensi di cambiare casa per fuggire dai tuoi problemi, te li porterai dietro. Dipende, come spesso si é detto, dal progetto di vita di ognuno. Sulla scia di Ferrario, nulla vieta che una persona trovi qualche sbocco nel suo ambiente naturale quotidiano. Nel mio caso era questo che era difficile, perché avevo altri limiti. Per esempio, studiare psicologia mi stava aiutando non poco a sopportare il grigiore e soprattutto le dinamiche mobbizzanti del mio settore; peró avendo dei figli, non vedevo molte chances di poter poi realizzarmi davvero se fossi rimasta in Italia e soprattutto in una realtá medio-piccola e molto, molto chiusa e in mano alle lobbies di potere. Qualche chance la vedo invece dove nessuno sa chi sono, dove mi posso fare apprezzare per quello che so fare davvero e dove l'ambito é talmente grosso che ci puó essere una certa concorrenza, diciamo, di mercato. Per una donna, come ho spesso detto anche su Asit, é oggettivamente tutto piú complicato. Un uomo, al limite, puó senza problemi gestire due attivitá lavorative parallele (per caritá, io ho un'amica italiana che la mattina fa il tecnico biomedico alla ASL e il pomeriggio la psicologa libero-professionista, ma ha degli aiuti familiari che io non avevo).
Ora, mi é venuto peró un dubbio. Sei sicuro che un'aspettativa per motivi di studio non ti spetti per legge? Il discorso é che io mi informai un pó perché, nell'ottica di prendere anche la specialistica in psicologia, in Italia questa aveva un obbligo di frequenza se pure minimo-minimo e, soprattutto, un tirocinio post-laurea di un anno. La frequenza l'avrei coperta con le 150 ore, mentre per il tirocinio avevo visto che c'e' una legge (che ora non ricordo quale) che stabiliva l'OBBLIGO per l'ente pubblico di concedere periodi di aspetattiva per periodi formativi. Si trattava ovviamente di un'aspettativa non retribuita e non coperta previdenzialmente. Prova a sentire un patronato, io avevo visto un libretto informativo molto ben fatto dalla CGIL con la spiegazione di questa legge oltre ad altre.
Inoltre, se non hanno cambiato, esisteva anche una aspettativa per dottorato di ricerca (io le stavo studiando tutte per fuggire :lol: ) che addirittura prevedeva che, se il dottorato era senza borsa, l'ente doveva continuare a pagare il dipendente. Sapevo peró che volevano modificare questa cosa, togliendo l'obbligo di concessione di questa aspettativa (poi non so com'é finita).
Io capisco e avrei capito lo scorno delle colleghe che si sarebbero trovate con una collega a metá o a tre quarti e senza che l'ente coprisse la carenza; peró io ho sempre pensato che dobbiamo scindere quello che é responsabilitá nostra da quello che é "colpa" dell'ente. Poi, per caritá, parla una che avrebbe potuto prendersi tutto l'assegno di maternitá e non l'ha fatto (siccome io sono in aspettativa, quando ho avuto l'ultimo bimbo, in teoria avrei potuto interrompere l'aspettativa,dichiarare che "rientravo", prendere subito la maternitá e cosí mi avrebbero dovuto pagare e tutto). Non l'ho fatto perché francamente non avevo voglia di rogne, non avevo bisogno di quei soldi (certo 5000-6000 euro fanno comodo a tutti, ma mi sono chiesta: ti cambiano la vita? la risposta é stata NO) e non avevo voglia di risentimenti da parte del mio ente (tanto lo sapevo che sarebbe successo). Peró, finché ero lí avrei difeso con le unghie e con i denti quei pochi diritti che abbiamo come dipendenti pubblici.
Per esempio: io credo che un dipendente pubblico che chiede un'aspettativa per sperimentare un contratto di lavoro all'estero, ha diritto ad averla. A me risulta questo. E poi, perché non dovrebbero darla? un'aspettativa non presuppone costi per l'ente, che puó tranquillamente assumere un'altra persona nel frattempo. Il motivo per cui non viene data é spesso uan presa di posizione personale nei confronti del dipendente, oppure, come succedeva nel mio Ente, i soldi "risparmiati" dal non pagare il lavoratore in aspettativa si sapeva giá che sarebbero stati "stornati" su qualche altra voce di bilancio (per esempio, per prendere un vigile urbano in piú, dal momento che un a.s. spende e un vigile urbano invece fa incassare multe... sentita con i miei orecchi....) per cui si prefereriva mantenere lo status-quo.
Ecco perché io in un altro post ho detto che il privato sociale, che apparentemente sembra "garantire meno", alla fine no... perché io ho visto coi miei occhi dipendenti della Caritas prendere periodi liberi dal lavoro per fare master all'estero, idem dipendenti di cooperative sociali. Ho visto coi miei occhi un educatore che ha detto: sono fuso, ho bisogno di un periodo di stacco, vado a Barcellona a fare un corso di orti urbani" e la settimana dopo aveva l'aspettativa da parte della cooperativa e noi ci siamo messi a selezionare il suo sostituto.... E potrei continuare.... invece nel pubblico si impedisce e si blocca tutto perché il lavoratore non viene visto come una risorsa personale ma come un numero.
Tu non lasceresti il Comune se il CEIS ti offrisse un contratto a tempo indeterminato pagato piú o meno la stessa cifra? Io personalmente l'avrei fatto senza pensarci un minuto e stavo giá cominciando a lavorare in quel senso con i contatti che avevo....
SaraR
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da SaraR »

P. S. avete visto quanto costa il master? interessantissimo, lo farei subito se avessi tutti i requisiti richiesti (tanti) e tutti quei soldi. Come hai fatto a trovarlo? Ne conosci altri in UK?
Grazie!.
Volevo complimentarmi con Pallaspina, una persona davvero in gamba, solidale e concreta...lo deducato da quello che scrivi e come lo scrivi. Quindi secondo te, io potrei (dovrei) rischiare, lasciare un contratto annuale come educatrice di asilo e "tentare di vedere se risco a fare qualcosa e realizzarmi come Assistente Sociale in UK"? è da molto tempo che ci penso....(lo so che tu non puoi darmi la risposta ma vorrei proprio da te un consiglio). Premetto che è una scelta difficile, ho un inglese molto molto basico, ancora nessuna esperienza come assistente sociale, nessun appoggio, poche lire da parte con cui mantenermi massimo un mese, non ho più l'età per partecipare a bandi europei in quanto ho conseguito una precedente laurea in giurisprudenza. Dovrei andare in loco, informarmi sul riconoscimento titolo, trovarmi un lavoretto per mantenermi nel frattempo, vedere se ci sono opportunità si stage, volontariato, master, per inserirmi nel settore e capire come funziona, perchè proprio non ho contatti di nessun genere....non è facile di questi tempi, rischio di tornarmene subito a casa, senza più soldi nè più un lavoro, seppure precario....però mi rendo conto che se resto qui e continuo a fare l'educatrice di asilo, niente concorsi, niente esperienza come assistente sociale....che resterà quindi un sogno....non ho possibilità di ferie, permessi, e tempo per studiare..
Grazie mille!
Sara.
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da pallaspina »

In relazione al prezzo del master, credo che si allinei ai prezzi europei medi. Rapidamente ho letto (se non erro) che dura un anno e che costa 4000 euro (2000 a semestre) per gli studenti europei. Ho visto alcuni master qui in Spagna che costano piú o meno cosí o poco meno (meno se li offre una uni pubblica, piú se l'uni é privata). Il discorso é che mentre in Italia il master é un "di piú" che di solito non serve per il lavoro, nel resto d'Europa é professionalizzante e puó fare la differenza tra lavorare o no. Per esempio, fare un master di un certo tipo (non tutti vanno bene) in Spagna é imprescindibile per accedere a un dottorato. Peró sono "signori master", quasi sempre richiedono una frequenza a tempo pieno o, comunque ogni fine settimana) e i contenuti sono super-pratici e includono un tirocinio serio.
Mollare tutto e partire? dipende da quello che vuoi. Non é solo un discorso di etá, io vedo gente che parte e si arrangia anche a ben piú di 30 anni. Se il lavoro attuale qualche prospettiva te la dá e ti piace... forse non é nemmeno azzeccato volere a tutti i costi fare "l'assistente sociale", avendo in testa un tipo di operatore piú immaginato che reale, appunto un sogno...
Io da qui, con la crisi, vedo gente che parte a tutte le etá, eh... siccome la mia é un'universitá frequentata per lo piú da adulti che spesso hanno giá altri titoli, leggo spesso sui forum che qualcuno va o cerca di andare in UK o Germania, perché con la crisi attuale qui avrebbero pochi sbocchi, peró non vanno proprio allo sbaraglio. Generalmente rispondono a annunci di settore e partecipano a selezioni nel loro ambito o in un altro, in modo da avere un punto di partenza.
Capisco che non é facile la scelta ed emigrare non é nemmeno la soluzione universale né fattibile per tutti. Io quello che spesso dico peró é che conosco tanti a.s. italiani che fanno tutt'altro che l'a.s. e sono contenti lo stesso, quantomeno non hanno il rimpianto di non aver fatto l'a.s. Siamo sicuri che tutti i laureati in servizio sociale debbano fare l'"assistente sociale" per realizzarsi?
SaraR
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da SaraR »

Grazie Pallaspina, io ho 36 anni, comunque non avrei i requisiti per quel master (certificazione di lingua, aver lavorato per un anno come assistente sociale, etc....).
Diciamo, io svolgo questo lavoro per mangiare e arrivare a fine mese, non è certo quello che volevo fare, visto che dopo essermi laureata in giurisprudenza, due anni di praticandato gratis, mi sono iscritta a Servizio Sociale, studiando di notte e rinunciando a tutti i fine settimana per tre lunghi anni...mai sai bisogna guardare la realtà, poi non mi sono mai messa alla prova come assistente sociale (finora non ne ho avuto l'opportunità...quindi magari sarei un fallimento, oppure no...chi lo sà!...).
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chiara79
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Re: Bei tempi all'Università...

Messaggio da chiara79 »

Coraggio, io ho solo 3 anni in meno di te ma come te ho conseguito una seconda laurea in Servizio sociale dopo una laurea del vecchio ordinamento e anche io zero esperienza come assistente sociale (escludendo i tirocini ovviamente). Tuttavia mi appresto a partire tra poche settimane per l'estero per ottenere l'abilitazione e iniziare a lavorare lì come assistente sociale visto che qui in Italia la vedo durissima. Però è vero che questa partenza l'ho "preparata" già 10 anni fa ottenendo certificazioni linguistiche e partendo all'estero per l'erasmus, il servizio volontario europeo e i tirocini di servizio sociale di 2° e 3° anno. E già un anno prima di partire ho fatto tutte le pratiche per il riconoscimento del titolo di studio e ottenuto le borse di studio che mi permetteranno di ammortizzare le spese che sosterrò.
Insomma, andare all'estero per lavoro sicuramente non si improvvisa e rappresenta certamente una grande spesa iniziale che non tutti hanno a disposizione. Però sono sicura che sei ancora in tempo per andare all'estero, le opportunità ci sono se cerchi bene. Quindi domandati se è fattibile, indubbiamente è un salto e non ci sono certezze. Però chi non rischia...
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