Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

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Red86
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Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da Red86 »

Un saluto a tutti!
Mi presento: sono uno studente di servizio sociale, iscritto al terzo anno, che ha intrapreso questo percorso dopo una prima laurea in scienze della comunicazione (presa con lode, ma inutile...), per coronare il sogno di diventare professionista dell'aiuto. Il problema è che svolgendo il tirocinio mi sto rendendo conto di quanto l'assistente sociale per molti versi sia lontano dall'idea "romantica" che avevo della professione. Più che stare vicino agli utenti sostenendoli con la relazione continuativa, accompagnandoli nella presa di consapevolezza dei loro bisogni e delle soluzioni atte a risolverli, mi pare che l'a.s. sia un coordinatore di risorse, una figura di mediazione fra il servizio in cui opera e il territorio, un po' colui che prende i contatti, invia ad altri professionisti che gestiscono l'intervento vero e proprio, e generalmente sta più dietro una scrivania che sul campo vero e proprio. Ad esempio io ero affascinato dal lavoro in carcere, ma ho capito che nell'esecuzione penale esterna l'a.s. svolge un lavoro giuridico che è ben lontano dalle mura carcerarie. Ho conosciuto il ruolo professionale in Prefettura (stendiamo un velo pietoso, là siamo poliziotti), al Ser.T, un minimo all'UEPE, e ora sto prendendo contatto con una collega che opera al Municipio, area minori. Ma l'impressione generale è che l'assistente sociale non è quello che effettua molte visite domiciliari, sta a contatto continuativo con gli utenti, mi sembra che i professionisti che stanno effettivamente sul campo accanto ai pazienti siano gli psicologi/psicoterapeuti e gli educatori. Ora, se io non avessi quasi 26 anni, penserei ad un eventuale passaggio a psicologia. Il problema è che là per poter fare concretamente qualcosa ci vogliono 5 anni (3+2) e poi per fare terapia individuale altri 5 anni di scuola di specializzazione!!! :( L'educatore non lo prendo in considerazione perchè è una figura poco riconosciuta, senza albo, che si ritrovano a svolgere un po' tutti. Insomma, sono un po' deluso dalla conoscenza diretta della professione di assistente sociale, che a tratti mi sembra un po' un burocrate, una fusione di altre professionalità, un ponte tra la giurisprudenza, la sociologia e la psicologia. A me personalmente piace stare a contatto con la sofferenza, avere la possiblità tramite la relazione empatica continuativa di sostenere e prendere in carico un caso, in particolare mi piacerebbe nel settore della salute mentale e carcerario. Forse l'assistente sociale non è la professione giusta, mi sembra che si finisce più a coordinare, a "spedire", a prendere primo contatto, "controllare", ma meno a sostenere ed aiutare, o almeno questa è l'impressione che ho avuto con il tirocinio....Beh, se volete aiutarmi nel chiarire le idee siete i benvenuti, accolgo ogni parere, critica, consiglio. Certo che non sarebbe il massimo diventare assistente sociale per poi sperare di svolgere più un ruolo da educatore o psicologo....no? :wink:
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gaia.loi
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da gaia.loi »

Ciao Red,

l'esperienza che posso offrirti io è veramente piccola, ossia quella di un'assistente sociale di 24 anni alla ricerca del primo impiego.
Capirai, quindi, che la mia esperienza professionale è limitata esclusivamente al tirocinio; però nei tre anni universitari mi è capitato più volte di discutere con colleghe/i proprio di questo argomento.

Premetto che io ho avuto la fortuna di svolgere il tirocinio formativo all'interno di un servizio sociale ospedaliero...anche se tanti professori (AS da tanti anni) mi avevano gentilmente detto che il tirocinio in tale sede non sarebbe servito praticamente a nulla.

Durante il tirocinio ho più volte parlato con varie colleghe in crisi, perchè notavano che il lavoro dei propri supervisori all'interno degli enti locali si limitava quasi esclusivamente a pratiche amministrative, invio dell'utenza ad altri operatori ed erogazione di contributi economici. Quanto di più lontano da quello che leggiamo sui libri (il contributo economico deve essere erogato all'interno di un progetto di aiuto finalizzato alla restituzione dell'autonomia dell'utente, etc)...tante belle parole che nella pratica non vedevano mai.
Quello che maggiormente mi sentivo dire era: "Perchè dobbiamo studiare 3 anni per fare un lavoro che potrebbe fare chiunque?", oppure: "Perchè ci diamo tanto da fare con lo studio di teorie e modelli se poi non li applicheremo mai? Per fare l'AS serve solo buon senso." Ed io restavo a dir poco scandalizzata.

Posso capire i tuoi dubbi in questo momento...però credo che stia ad ogni AS la scelta di svolgere la professione nel modo che hai descritto tu (sempre che di professione si possa parlare, in questo caso) oppure di "spendersi" in modo diverso per l'utenza, accompagnando la persona nell'intero percorso di cambiamento e fungendo da punto di riferimento, proprio perchè una delle fuzioni dell'AS è quella di essere un raccordo tra i vari professionisti dell'aiuto.
Credo proprio che sia frutto di una scelta personale (e di una certa competenza tecnica) il prendere in carico un caso in modo superficiale o meno.

Quindi, secondo me, sta a te decidere quale professionista vorrai essere...poi, ripeto, il mio è il punto di vista di un'assistente sociale giovane, inesperta e con una buona dose di idealismo nel sangue.
:wink:
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Mac
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da Mac »

Ciao,
io sono al primo anno di specialistica. Nel triennio ho svolto il mio tirocinio presso il Comune, nell'Ambito Territoriale Sociale, area minori, e posso dirti che l'AS lì fa tutto quello che forse tu "sogni". Il mio supervisore infatti svolgeva tantissime visite domiciliari, conduceva ogni giorno molti colloqui con gli utenti, le loro famiglie, gli educatori e tutti gli altri professionisti coinvolti, andava "sul campo" nelle comunità per verificare come stessero i minori seguiti e molto altro.
Io ho trovato il mio lavoro estremamente stimolante. Ed assai difficoltoso, perchè ti assicuro che saper gestire la frenesia delle cose da fare e le criticità delle situazioni è tutt'altro che facile.

Io credo che questo sia un lavoro multiforme, nel senso che a seconda dell'ambito sia molto diverso. Credo anche però che chi vuole davvero fare questo lavoro debba in qualche modo osservarlo più da lontano e capire che tutto è aiuto, e lo è davvero. Anche in quegli enti in cui la figura dell'AS è marginale, il singolo operatore se vuole può fare di più, può ricercare il contatto con le persone, con i famigliari per sperimentare davvero il compito dell'aiuto.

Il mondo del lavoro è chiuso, lo sappiamo, ma dobbiamo ricordarcelo, e un modo per farlo è capire che bisogna essere flessibili, anche con le nostre esigenze. Ti dico questo perchè se rimanessi ferma all'idea che ho io di assistente sociale rimarrei delusa sicuramente. Ci sono tantissime realtà lavorative e non so in quale finirò.
Mi piacerebbe lavorare nell'area minori del Comune, perchè lì davvero il contatto con le persone è la quotidianità (nel bene e nel male), ma se mi fermassi a questo desiderio non andrei da nessuna parte...

Chissà dove lavorerò, io non posso saperlo. Però so che anche se sarà un ambiente diverso da quello altamente formativo ed interessante che ho vissuto nel tirocinio, io vorrò comunque fare l'assistente sociale. E lo vorrò fare proprio perchè, grazie al mio tirocinio, ho capito che essere "professionista dell'aiuto" significa molto di più di quanto si pensi, ed io cercherò di portare il mio bagaglio ovunque.

La decisione rimane tua, se hai bisogno di altri consigli o informazioni scrivimi pure in privato...e in bocca al lupo :wink:
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ugo.albano
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da ugo.albano »

Caro/a red,

quì Ugo Albano, 30 anni di servizio.

Prima di tutto i miei complimenti: hai fatto una fotografia perfetta ed hai fatto emergere i nodi che, alla maggior parte degli assistenti sociali sfuggono. Vorrei farti qualche riflessione:

1) la nostra professione, in termini prettamente sociologici, ha punti deboli. A cominciate dall'assetto epistemologico, per continuare verso l'università che non prepara neanche a quelle competenze generiche che la Legge indica e - particolare italiano - finendo alla collocazione lavorativa, che è quasi sempre pubblica.

2) le tue "esperienze negative" si basano infatti sull'adattamento del nostro lavoro alle "burocrazie pubbliche": il problema è tutto lì.

3) attenzione: il fatto che noi siamo "un pò di tutto e nulla di specifico" ci permette si di infilarci dappertutto, ma sempre in rapporti gerarchici in cui siamo perdenti.

4) assistente sociale o psicologo. Il problema è che, proprio questa fuga nostra lascia campo libero agli psicologi. Pensa al counseling: in tutto il mondo è dell'assistente sociale, è solo in Italia che è dello psicologo.

5) siamo in una "società liquida" e le caratteristiche di ogni professione spesso si mescolano. E' però vero che certe categorie (vedi gli psicologi) certe "competenze specifiche se le tengono strette. Noi invece le svendiamo.

6) lo dico alla mia età: c'è un problema di generazione. Quella mia trova normale agire processi di aiuto col counseling. I giovani no, pensano che il colloquio di aiuto sia strumento dello psicologo, il resto (carte, controllo e cazzate varie) è nostro. Io non faccio altro che litigare con i colleghi su queste cose, ma è stancante, credimi.

7) la tragedia è l'assenza di comunità dove scambiarci pareri e buone pratiche. Gli Ordini, percepiti come distanti anni-luce, non si dedicano a questi temi, ma sopravvivono a loro stessi (come gli impiegati negli enti pubblici......).

LA TUA DIFFICOLTA' è già non sentirsi parte di un gruppo prima ancora di entrarci. Ahimè, è un problema, ma pure una soluzione. Devi infatti decidere se fare altro (solo che se cambi sempre non è che risolvi granchè) o se fermarti e farti il tuo percorso con delle certezze identitarie. Queste, dopo della laurea, devono essere scontate. Dopo è un bel casino...

Se vuoi mi scrivi in privato.

Saluti.
Ugo Albano

=============================
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da MonicaB »

" la tragedia è l'assenza di comunità dove scambiarci pareri e buone pratiche. Gli Ordini, percepiti come distanti anni-luce, non si dedicano a questi temi, ma sopravvivono a loro stessi (come gli impiegati negli enti pubblici......)."

Oh Ugo come condivido questa tua valutazione! Dopo 14 anni di lavoro nell'ente locale, sempre fatto con entusiasmo e credendoci, ci tengo a sottolinearlo, non è una questione di superficialità, o perlomeno non sempre, mi trovo a vivere tutto quello che dice red con tanta tanta amarezza però, perché è vero SIAMO SOLI. Che tu lavori bene, che tu lavori male, che tu abbia o meno un'amministrazione in gamba, che tu possa o non possa agire, che la tua autonomia venga o non venga rispettata, e con ripeto tantissima amarezza, che tu abbia ancora passione o meno da metterci. Ordine, Ambito, equipe..... SIAMO SOLI. Che tristezza.....
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da Red86 »

Vi ringrazio di cuore per le risposte approfondite, avete colto perfettamente la criticità della mia situazione, e sono contento (o forse no..) se vi ritrovate in molti spunti di riflessione da me evidenziati. Il problema è che ho la netta impressione, nonostante la mia breve esperienza, che all'assistente sociale manchino competenze specifiche, compiti e interventi propri che come dice lei, Ugo Albano, altri professionisti si tengono stretti. Pare che all'assistente sociale in troppi ambiti rimanga l'aspetto organizzativo, progettuale, un po' giuridico, come fosse il tappabuchi istituzionale a cui vengono demandati compiti che con il sostegno e l'aiuto non hanno niente a che fare. Ma la cosa più brutta, quella che se ci penso mi spinge a cambiare indirizzo, è l'idea di avere indipendenza zero e divenire il mero esecutore travestito da professionista dell'aiuto di un procedimento giuridico in cui l'utente si ritrova circoscritto da un apparato repressivo/di controllo, e io posso fare ben poco per migliorare le cose, in pratica ci metto la faccia, ma non posso aiutare e sostenere un bel niente. In Prefettura informiamo sulla legge, SANZIONIAMO (ritiro patente, espatrio....), impiliamo e creiamo fascicoli. Fine. Al massimo alziamo il telefono per inviare qualcuno al Ser.T. o per vedere se si sono presentati. E questo sarebbe il lavoro dell'assistente sociale? E purtroppo è solo un esempio. E ripeto, in casi in cui bisogna attenersi alla legge o alle disposizioni dei piani alti (in questi casi il Prefetto, o magari il giudice nel caso del tribunale per i minorenni), non si può alleviare in nessun modo il boccone amaro alla persona che ci si ritrova di fronte. Boh...assistente sociale o psicologo? Io vorrei semplicemente diventare professionista dell'aiuto che sostiene realmente le persone, se volevo fare il burocrate allora sceglievo giurisprudenza et similia.
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da Red86 »

Mi sembra, per riassumere il tutto, che l'assistente sociale abbia una valenza giuridica nei fatti, e molto meno di professionista dell'aiuto che sostiene e accompgna l'utente nel percorso di cambiamento e risoluzione di un bisogno. Tanto tempo fa una mia amica educatrice mi disse "l'assistente sociale è quello che sta più dietro la scrivania, coordina, ma non va direttamente sul campo, quello lo facciamo noi educatori". All'epoca trovai offensiva e superficiale questa definizione, ora sfortunatamente la sento come molto veritiera....
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da MonicaB »

La cosa curiosa davvero è che ci sentiamo in trincea più di altri.....
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Mac
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da Mac »

Gli assistenti sociali che ho conosciuto e con i quali ho lavorato, presso gli Ambiti Territoriali Sociali, sono in trincea eccome, anche troppo, fino allo sfinimento. Sono così coinvolti sul campo nelle situazioni di vita delle persone e delle loro famiglie da dover fare i conti con il famoso "distacco emotivo" per non esserne inglobati del tutto.
Ripeto: tutto dipende dal contesto lavorativo nel quale si opera.
Ma la cosa per me è una: o ti senti di continuare perchè al di là di dove lavorerai credi nel lavoro sociale, oppure non lo senti tuo e prendi un'altra strada.
Ti dico questo perchè questa è la mia motivazione, al di là di dove andrò a lavorare. Per forza, perchè se dovessi concentrarmi su un unico contesto lavorativo cambierei percorso.

Io credo nel lavoro sociale, e in quello che l'assistente sociale deve fare. E non sono idealista: ho conosciuto l'ambiente del Distretto ma ne ho visti altri e ho sempre trovato un qualcosa che mi ha fatto ritenere interessante ed utile quello che osservavo.
Tutto dipende da te.
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da Red86 »

Penso che l'idealismo sia giusto fino ad un certo punto: se ormai nei servizi l'assistente sociale è in gran parte chiamato a gestire carte, curare aspetti burocratici, organizzare e altre cose del genere, io posso crederci quanto voglio, ma alla fine i colloqui VERI di sostegno saranno dello psicologo, e il lavoro sul campo veramente accanto all'utenza dell'educatore professionale. Io francamente troverei meno fastidioso accompagnare un utente a fare la spesa, piuttosto che gestire carte varie e impolverarmi dietro a fascicoli, o stare dietro una scrivania a spiegare una legge come un beota che ha imparato il compitino a memoria. Credo che la professione di assistente sociale stia perdendo tutto il terreno del sostegno, dell'accompagnamento, dell'aiuto vero e proprio, dovremmo avere strumenti e tecniche precise in questo ambito, fare consulenza psicosociale, andare a casa delle persone, fare indagini sociali, curare i contatti ed evitare l'isolamento sociale dell'utente andando realmente ad esplorare la sua vita, non alzando un telefono per spedirlo dagli altri professionisti. Una volta una mia amica tirocininate mi disse: "l'assistente sociale é il coordinatore di risorse, poi l'intervento vero e proprio lo fanno gli psicologi e i medici". Ecco per me una concezione di questo tipo non esiste, è la negazione stessa dell'utilità dell'assistente sociale come professionista dell'aiuto. Per prendere contatti e attivare risorse non serve essere assistenti sociali, lo potrei fare anche io con la mia precedente laurea in scienze della comunicazione, con le mie nozioni di marketing e di organizzazione delle risorse. Ma che siamo segretari e burocrati nei servizi? E non vi parlo di impressioni personali, ma di ciò che ho visto in troppi servizi, e sentito da troppi professionisti. Gente che in un servizio come quello per le tossicodipendenze della Prefettura mi diceva "l'assistente sociale deve credere di poter svolgere il suo ruolo anche in cima ad una montagna", e poi nella pratica oltre ad informare sulla legge, gestire carte, RESTITUIRE PATENTI con la minaccia della convocazione che ci sarebbe stata, non faceva altro. Carte, fascicoli, burocrazia.....credo che se le mie impressioni non muteranno passerò a psicologia, magari avrò meno possibilità lavorative, ma in quelle che avrò sarò un professionista della relazione umana, del colloquio, magari conoscerò meno leggi e aspetti organizzativi, ma almeno mi sarà data un minimo di possibilità di cura e sostegno nei confronti delle persone. Scusate lo sfogo, ma ci credevo molto, e sono rimasto deluso a più riprese. Detto ciò Mac, ti ringrazio per ciò che mi hai raccontato e per la tua dose di positività, ma credo fino a un certo punto che tutto dipenda da me...
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da pallaspina »

Ciao Red, leggo per caso e di passaggio e mi viene da ridere (amaramente) perché io ho fatto il tuo stesso percorso, solo che a quasi 40 anni.... ho cominciato con estusiasmo e dopo 12 anni di lavoro ero stremata dalla burocrazia e dalle carte. A differenza di molti colleghi, io ho provato a fare il mio lavoro, ma era diventata una lotta quotidiana contro l'ottusitá di dirigenti e amministratori vari. Arrivó un momento in cui infatti mi iscrissi a psicologia con le tue stesse motivazioni. Quale fu peró la mia sorpresa quando, essendomi trasferita all'estero per motivi di famiglia, mi sono accorta che la nostra figura é cosí solo in Italia. In tutto il resto d'Europa l'a.s. é come lo descrivi tu e come lo sognavo anche io. Curioso, no? Ora, io porto avanti psicologia e sono anche a buon punto, perché alla fine mi sono resa conto che mi piaceva di piú. A me piacciono le materie medico-scientifiche e ora come ora se vedo una legge vomito... in Italia é vero, lo psicologo peró non ha molte chances. Ha peró la possibilitá di fare la libera professione, soprattutto se si forma ad hoc dopo la laurea (e fare libera professione non é semplice). Concordo con te che 5 anni piú una formazione post laurea é tantissimo; pensa che in Spagna la laurea é 4 anni (anche servizio sociale) e comprende un tirocinio; insomma un anno meno fa, considerando che qui poi non c'e' esame di stato e invece in Italia, dopo il 3+2, devi fare un anno di tirocinio e l'esame di stato... Io comunque avrei portato avanti il percorso italiano a tutti i costi, anche se le colleghe mi dicevano che non ce l'avrei mai fatta....e invece ce la faró.
Di piú purtroppo non posso dirti, se non che nessuno ti impedisce di studiare e cercarti un lavoro che sia piú compatibile con i tuoi desideri (al di lá dei problemi oggettivi di ricerca del lavoro, certo)...
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da Red86 »

Cara Pallaspina,
l'aver intuito e compreso come funziona l'assistente sociale in Italia mi addolora non poco, ora io potrei presso la mia università fare il passaggio a psicologia, mi verrebbero riconosciuti circa 60 crediti, quindi avrei 2 anni di triennale + 2 di specialistica....e poi tutto il caos di tirocinio, specializzazione ecc ecc. Da una parte lo farei, mi butterei, perchè troppo mi spaventa l'idea di diventare burocrate e non professionista dell'aiuto, dall'altra le prospettive come psicologo sono talmente scarse da farmi pensare di lasciare stare e soffocare un po' di idealismo. Sono davvero ad un bivio, e l'avere 25 anni non aiuta...ovunque mi sento dire che sono troppo vecchio per pensare di affrontare il percorso per diventare psicologo e poi psicoterapeuta...
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da pallaspina »

Red86 ha scritto:Cara Pallaspina,
l'aver intuito e compreso come funziona l'assistente sociale in Italia mi addolora non poco, ora io potrei presso la mia università fare il passaggio a psicologia, mi verrebbero riconosciuti circa 60 crediti, quindi avrei 2 anni di triennale + 2 di specialistica....e poi tutto il caos di tirocinio, specializzazione ecc ecc. Da una parte lo farei, mi butterei, perchè troppo mi spaventa l'idea di diventare burocrate e non professionista dell'aiuto, dall'altra le prospettive come psicologo sono talmente scarse da farmi pensare di lasciare stare e soffocare un po' di idealismo. Sono davvero ad un bivio, e l'avere 25 anni non aiuta...ovunque mi sento dire che sono troppo vecchio per pensare di affrontare il percorso per diventare psicologo e poi psicoterapeuta...
troppo vecchio no... lo dicono gli psicologi gelosi che hanno paura della concorrenza! :D allora io che ne ho 38? io studio in una universitá a distanza dove moltissimi studenti sono persone mature, che magari hanno giá altre lauree, un lavoro e vari figli.... un giorno che ho verbalizzato che mi sentivo troppo vecchia, uno mi ha detto: e io che ne ho piú di 50??? il problema é invece quanto tu possa investire in piú anni di formazione. In fondo, oggi anche con il titolo di a.s non é che si lavori facilmente. Una volta era molto diverso, io infatti commisi l'errore di fare servizio sociale invece di psicologia perché con questo ti tiravano dietro il lavoro e con l'altra no. Oggi invece, se Atene piange, Sparta non ride...Oltretutto 60 crediti convalidati non son pochi.... a me a psicologia a Firenze convalidarono ben meno.... Non so e non voglio consigliarti, ma una cosa posso dirti: non dare retta a chi ti dice che non puoi. A me dissero cosí e invece sono qui....
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da Red86 »

All'università al massimo mi riconoscono 60-70 crediti. Comunque ti ringrazio di cuore Pallaspina, mi incoraggia sapere di non essere solo, io personalmente vorrei diventare il professionista che aiuta e "cura" le persone soprattutto per mezzo della relazione, del colloquio, del sostegno psicosociale continuativo, della vicinanza concreta con il bisogno. Questa settimana vado a farmi fare una valutazione nel dettaglio della mia carriera per vedere quanto questo passaggio mi convenga o meno, io viste le cose sento di avere più un animo da psicologo che da assistente sociale, soprattutto se poi devo finire ad erogare contributi, a spiegare leggi o sistemare carte.
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Re: Continuo con servizio sociale.....o passo a psicologia?

Messaggio da pallaspina »

Se ti va scrivimi: cleoni@uoc.edu, magari qualche informazione te la posso dare, ho anche un bel pó di materiale di psicologia di Firenze (che mi é utile anche qui, alla fine). Io ti posso dire che la facoltá é bellissima e interessantissima!
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