Riflessioni sulla mia tesi
Inviato: dom, 03 ott 2010 - 11:41 am
Buongiorno a tutti, ho iniziato in questi giorni il terzo anno di università, e sto cercando di non pensare a tutte le cose che avverranno, tra tesi ed esame di stato..
Però, siccome ho sempre il brutto vizio di preoccuparmi per il futuro, volevo chiedervi un parere in merito alla mia tesi.
Ho scelto di trattare le tematiche di un sociologo, Alessandro Baratta, il quale nelle sue due riviste (dal 1970 in poi), "La questione criminale" e "Dei delitti e delle pene", si è occupato della critica al diritto penale, vista come un'istituzione meschina, di cui troppo si abusa, e che invece a suo modo di vedere le cose, dovrebbe lasciar spazio ad altri modi di risoluzione della cosiddetta "questione criminale", ossia la devianza e il disagio sociale.
In particolare lui credeva che non si trattasse solo di migliorare il diritto penale, ma proprio di trovare QUALCOSA DI MEGLIO del diritto penale stesso, lasciando spazio a politiche di integrazione sociale, di intervento preventivo, e di tutela dei diritti umani.
Ho scelto questo argomento in quanto mi è piaciuto che un autore abbia cercato di stabilire un punto di contatto tra il mondo penale (orientato alla repressione più che alla comprensione e all'analisi del disagio) e il mondo sociale, costituito invece da una riflessione più profonda sulla tematica della devianza e che si concentra per sua natura proprio sulla risoluzione del disagio, e non sulla repressione dello stesso.
Nella sua rivista analizza il dialogo tra penalisti e sociologi, che tentano di raggiungere un compromesso tra due dimensioni talvolta troppo distanti.
Questa sarà la mia tesi, e anche se è in gran parte orientata alla disciplina penale, vi è ovviamente la base sociale riferita al fatto che l'autore (ed io con lui) ritiene che l'intervento sociale debba superare e talvolta proprio sostituire la macchina penale, che opera solamente in ottica repressiva e stigmatizzante.
Volevo però dedicare una parte della tesi ad un'argomentazione prettamente sociale, facendo chiaramente emergere il collegamento che io vedo tra questa tematica di critica al diritto penale e il lavoro di assistente sociale che io sento di voler svolgere ogni giorno sempre più.
Per questo vi chiedo, come posso sviluppare questo collegamento?
Di quali argomenti potrei parlare per far capire quanto questo bisogno di dialogo tra la scienza penale e quella sociale sia importante? Quali argomenti potrei affrontare legandomi alla tematica che le politiche di intergrazione sociale sono più importanti del diritto penale in sè?
Scusate la filippica, ho scritto molto per farvi capire esattamente ciò che intendo, in quanto mi preme molto affrontare questo argomento nel modo giusto. Ci tengo particolarmente.
Ogni suggerimento o commento è ben accetto
Grazie a tutti!
Laura
Però, siccome ho sempre il brutto vizio di preoccuparmi per il futuro, volevo chiedervi un parere in merito alla mia tesi.
Ho scelto di trattare le tematiche di un sociologo, Alessandro Baratta, il quale nelle sue due riviste (dal 1970 in poi), "La questione criminale" e "Dei delitti e delle pene", si è occupato della critica al diritto penale, vista come un'istituzione meschina, di cui troppo si abusa, e che invece a suo modo di vedere le cose, dovrebbe lasciar spazio ad altri modi di risoluzione della cosiddetta "questione criminale", ossia la devianza e il disagio sociale.
In particolare lui credeva che non si trattasse solo di migliorare il diritto penale, ma proprio di trovare QUALCOSA DI MEGLIO del diritto penale stesso, lasciando spazio a politiche di integrazione sociale, di intervento preventivo, e di tutela dei diritti umani.
Ho scelto questo argomento in quanto mi è piaciuto che un autore abbia cercato di stabilire un punto di contatto tra il mondo penale (orientato alla repressione più che alla comprensione e all'analisi del disagio) e il mondo sociale, costituito invece da una riflessione più profonda sulla tematica della devianza e che si concentra per sua natura proprio sulla risoluzione del disagio, e non sulla repressione dello stesso.
Nella sua rivista analizza il dialogo tra penalisti e sociologi, che tentano di raggiungere un compromesso tra due dimensioni talvolta troppo distanti.
Questa sarà la mia tesi, e anche se è in gran parte orientata alla disciplina penale, vi è ovviamente la base sociale riferita al fatto che l'autore (ed io con lui) ritiene che l'intervento sociale debba superare e talvolta proprio sostituire la macchina penale, che opera solamente in ottica repressiva e stigmatizzante.
Volevo però dedicare una parte della tesi ad un'argomentazione prettamente sociale, facendo chiaramente emergere il collegamento che io vedo tra questa tematica di critica al diritto penale e il lavoro di assistente sociale che io sento di voler svolgere ogni giorno sempre più.
Per questo vi chiedo, come posso sviluppare questo collegamento?
Di quali argomenti potrei parlare per far capire quanto questo bisogno di dialogo tra la scienza penale e quella sociale sia importante? Quali argomenti potrei affrontare legandomi alla tematica che le politiche di intergrazione sociale sono più importanti del diritto penale in sè?
Scusate la filippica, ho scritto molto per farvi capire esattamente ciò che intendo, in quanto mi preme molto affrontare questo argomento nel modo giusto. Ci tengo particolarmente.
Ogni suggerimento o commento è ben accetto
Grazie a tutti!
Laura