Percorso anomalo
Inviato: dom, 05 apr 2015 - 6:55 pm
Ciao a tutti, la mia presentazione sarà un po' lunga, data l'età...
Desideravo diventare assistente sociale sin dai tempi del liceo, ma allora (1991) la formazione avveniva tramite “Scuola diretta a fini speciali” e mio padre pretendeva invece che conseguissi una laurea… Tentai comunque il test di accesso e lo passai (c’erano solo 60 posti in Università Cattolica a Milano!) poi mi lasciai convincere ad iscrivermi alla Facoltà di Sociologia (ai tempi esisteva solo a Trento ed Urbino), optando per Trento. Sebbene i miei genitori fossero disposti a mantenermi come studentessa fuori sede, sentivo che non era quello che volevo, quindi rinunciai ancora prima dell’inizio dei corsi e andai a fare un anno di volontariato sociale. Mi trovai a prestare servizio in una comunità per tossicodipendenti, esperienza molto formativa che mi rimotivò su basi diverse al lavoro sociale. Verso la fine dell’AVS, si venne a conoscenza del fatto che la Facoltà di Pedagogia in Cattolica si sarebbe trasformata in Scienze dell’Educazione. Lavorando prevalentemente con educatori, questa opzione mi sembrò un giusto compromesso tra le mie aspirazioni e il diktat di mio padre. Il mio percorso universitario iniziato nel 1992 subì varie interruzioni, per maternità (ho avuto giovanissima due figlie e per 4 anni anche un bambino in affido) e per lavoro (ho lavorato in diverse cooperative sociali nell’ambito della prima infanzia e genitorialità, quando ancora c’erano i finanziamenti della L. 285). Nel 2001 quindi mi sono laureata in Scienze dell’Educazione (vecchio ordinamento). L’anno seguente, ho vinto un concorso presso il Settore Politiche Sociali della Provincia dove vivevo. Mi occupavo di anziani, immigrazione e grave marginalità: era un periodo galvanizzante, partivano i Piani di zona, ecc. ma, essendo la Provincia un ente di secondo livello, mi mancava la relazione di aiuto. Ho sopperito frequentando un corso di Mediazione Familiare, facendo tirocinio in un Consultorio e dedicandomi al volontariato (come facilitatrice in gruppi di auto mutuo aiuto per genitori separati, quale anche io ero diventata). In vista di un ritorno a Milano, ho tentato un concorso come Psicopedagogista nei servizi educativi di un grosso Comune; sono stata chiamata qualche anno dopo (nel 2010), per scorrimento della graduatoria. Da 5 anni quindi sono Specialista nei servizi alla persona, lavorando con le educatrici e con le famiglie degli asili nido (nel frattempo ho avuto altri due bambini col mio nuovo compagno). Il pensiero di diventare assistente sociale non mi ha mai abbandonato, ma pensavo fosse ormai impossibile vista l’incompatibilità tra la frequenza obbligatoria e gli impegni lavorativi e familiari. Mentre lavoravo in Provincia però sono venuta a conoscenza del corso on-line di Urbino, ma è solo dopo aver frequentato un corso di Perfezionamento in presenza/a distanza all’Università di Padova (sull'Educazione prenatale e noanatale) che mi sono convinta di potercela fare. La scelta poi è stata affrettata l’estate scorsa, in cui si è profilata una riorganizzazione dell’Ente in cui lavoro (vi è infatti una sovrabbondanza di risorse umane nel Settore Servizi Educativi a fronte della carenza di personale in quello dei Servizi Sociali). Da ottobre scorso quindi sono studentessa del 3° anno in Servizio Sociale (grazie al riconoscimento crediti ha avuto un’abbreviazione di carriera) presso l’Università degli Studi di Urbino e se tutto va bene all’alba dei 45 anni – forse – potrei iniziare a lavorare come Assistente Sociale nel mio Comune oppure tramite mobilità eventualmente altrove. Mi piace l’idea di arrivare a questa professione nella maturità e dopo varie esperienze nel sociale, anche se questo processo richiede una vera e propria ristrutturazione identitaria…
Studiare avendo un lavoro a tempo pieno e una famiglia numerosa è davvero dura (studio prevalentemente dalle 5 alle 7 di mattina). Spero di attingere in questo forum la forza necessaria per farcela e anche di dare il mio contributo, seppur piccolo, quando possibile. Ciao a tutti!
Desideravo diventare assistente sociale sin dai tempi del liceo, ma allora (1991) la formazione avveniva tramite “Scuola diretta a fini speciali” e mio padre pretendeva invece che conseguissi una laurea… Tentai comunque il test di accesso e lo passai (c’erano solo 60 posti in Università Cattolica a Milano!) poi mi lasciai convincere ad iscrivermi alla Facoltà di Sociologia (ai tempi esisteva solo a Trento ed Urbino), optando per Trento. Sebbene i miei genitori fossero disposti a mantenermi come studentessa fuori sede, sentivo che non era quello che volevo, quindi rinunciai ancora prima dell’inizio dei corsi e andai a fare un anno di volontariato sociale. Mi trovai a prestare servizio in una comunità per tossicodipendenti, esperienza molto formativa che mi rimotivò su basi diverse al lavoro sociale. Verso la fine dell’AVS, si venne a conoscenza del fatto che la Facoltà di Pedagogia in Cattolica si sarebbe trasformata in Scienze dell’Educazione. Lavorando prevalentemente con educatori, questa opzione mi sembrò un giusto compromesso tra le mie aspirazioni e il diktat di mio padre. Il mio percorso universitario iniziato nel 1992 subì varie interruzioni, per maternità (ho avuto giovanissima due figlie e per 4 anni anche un bambino in affido) e per lavoro (ho lavorato in diverse cooperative sociali nell’ambito della prima infanzia e genitorialità, quando ancora c’erano i finanziamenti della L. 285). Nel 2001 quindi mi sono laureata in Scienze dell’Educazione (vecchio ordinamento). L’anno seguente, ho vinto un concorso presso il Settore Politiche Sociali della Provincia dove vivevo. Mi occupavo di anziani, immigrazione e grave marginalità: era un periodo galvanizzante, partivano i Piani di zona, ecc. ma, essendo la Provincia un ente di secondo livello, mi mancava la relazione di aiuto. Ho sopperito frequentando un corso di Mediazione Familiare, facendo tirocinio in un Consultorio e dedicandomi al volontariato (come facilitatrice in gruppi di auto mutuo aiuto per genitori separati, quale anche io ero diventata). In vista di un ritorno a Milano, ho tentato un concorso come Psicopedagogista nei servizi educativi di un grosso Comune; sono stata chiamata qualche anno dopo (nel 2010), per scorrimento della graduatoria. Da 5 anni quindi sono Specialista nei servizi alla persona, lavorando con le educatrici e con le famiglie degli asili nido (nel frattempo ho avuto altri due bambini col mio nuovo compagno). Il pensiero di diventare assistente sociale non mi ha mai abbandonato, ma pensavo fosse ormai impossibile vista l’incompatibilità tra la frequenza obbligatoria e gli impegni lavorativi e familiari. Mentre lavoravo in Provincia però sono venuta a conoscenza del corso on-line di Urbino, ma è solo dopo aver frequentato un corso di Perfezionamento in presenza/a distanza all’Università di Padova (sull'Educazione prenatale e noanatale) che mi sono convinta di potercela fare. La scelta poi è stata affrettata l’estate scorsa, in cui si è profilata una riorganizzazione dell’Ente in cui lavoro (vi è infatti una sovrabbondanza di risorse umane nel Settore Servizi Educativi a fronte della carenza di personale in quello dei Servizi Sociali). Da ottobre scorso quindi sono studentessa del 3° anno in Servizio Sociale (grazie al riconoscimento crediti ha avuto un’abbreviazione di carriera) presso l’Università degli Studi di Urbino e se tutto va bene all’alba dei 45 anni – forse – potrei iniziare a lavorare come Assistente Sociale nel mio Comune oppure tramite mobilità eventualmente altrove. Mi piace l’idea di arrivare a questa professione nella maturità e dopo varie esperienze nel sociale, anche se questo processo richiede una vera e propria ristrutturazione identitaria…
Studiare avendo un lavoro a tempo pieno e una famiglia numerosa è davvero dura (studio prevalentemente dalle 5 alle 7 di mattina). Spero di attingere in questo forum la forza necessaria per farcela e anche di dare il mio contributo, seppur piccolo, quando possibile. Ciao a tutti!