pallaspina ha scritto:Senza voler fare polemiche e approfittando del fatto che sei una persona intelligente, Indeciso... tutto questo ti sembra giusto? voglio dire, che un laureato in scienze politiche acceda direttamente alla specialistica di servizio sociale? prova un po' a vedere se fanno accedere un assistente sociale alla specialistica di psicologia e vedi cosa ti rispondono... Sarebbe come se, con tutto il rispetto per i biologi, un biologo potesse fare gli ultimi due anni di medicina e poi si potesse mettere a fare ambulatorio medico... Io, permetti, giá credo che la formazione in servizio sociale italiana sia troppo sociologica, troppo scollegata dalla tecnica del servizio sociale e anche obsoleta... figuriamoci poi saltarsi la triennale e accedere direttamente alla specialistica, che (per averla fatta) é sommamente sociologica e teorica.... Risiamo sempre alle solite: le professioni mediche e simil-mediche sono lobbistiche e fanno muro per limitare l'accesso agli "altri". La professione dell'assistente sociale é l'eterna Cenerentola che non riesce a reggere neppure la saliva (come diceva una mia collega) di suo!
In realtà hai fatto dei paragoni inconferenti, perché le cose non stanno esattamente come tu pensi. Quindi mi viene difficile rispondere sull'essere d'accordo o meno, perché l'espressione di un'opinione presuppone la conoscenza del fatto.
Innanzitutto occorre specificare che le specialistiche non esistono più; le lauree magistrali non sono la stessa cosa non solo nominalmente, ma anche nella sostanza. Infatti, mentre la vecchia laurea specialistica constava di 300 crediti, la nuova magistrale consta di 120. Vale a dire che i vecchi corsi di laurea specialistica erano in continuità con degli specifici corsi di laurea. Quando vi si accedeva, se si era titolari di quella specifica laurea venivano riconosciuti all'accesso 180 crediti e si dovevano maturare i restanti 120 crediti per ottenere la laurea specialistica. Qualora si fosse in possesso di laurea diversa, venivano confrontati i
curricula per attribuire debiti formativi o anche crediti (infatti in alcuni atenei si prendevano in considerazione solo i primi tre anni, mentre in altri l'intero quinquennio, quindi era possibile che venissero attribuiti dei debiti formativi in relazione al titolo di accesso ma che questi venissero compensati con dei crediti riferiti al biennio specialistico). La nuova laurea magistrale consta invece solo ed esclusivamente di 120 crediti suoi propri, e ogni corso di laurea magistrale prevede i prerequisiti di accesso, che possono essere il possesso della laurea in determinate classi (le linee-guida escludono a priori la correlazione con uno specifico corso di laurea e sconsigliano quella con un'unica classe) e/o l'aver maturato una rosa di crediti formativi universitari nell'àmbito di settori scientifico-disciplinari predeterminati. In caso contrario, l'accesso può non essere proprio consentito (in tal caso, cioè, l'aspirante deve andare a integrare i crediti rimanenti attraverso corsi singoli) oppure può essere previsto un carico didattico integrativo, detto OFA (obbligo formativo aggiuntivo), finalizzato a verificare il possesso delle conocenze ritenute preliminarmente indispensabile, senza che ciò implichi l'attribuzione di nuovi crediti, in quanto è escluso il precedente sistema dei debiti.
Vale a dire che, mentre prima le lauree specialistiche della classe 57/s erano sistematicamente collegate a lauree di classe 6, delle quali potevano essere considerate un prosieguo e, dunque, il biennio conclusivo, oggi le lauree magistrali di classe LM-87,
come *qualsiasi* altra laurea magistrale che preveda un corso biennale, non sono ufficialmente collegate a nessuna laurea. Ciò significa non solo che un laureato in Scienze politiche spesso si trova a possedere i requisiti di accesso per accedere a un corso di laurea magistrale della classe LM-87, ma càpita sovente anche che un laureato in Scienze del servizio sociale abbia le carte in regola per accedere a un corso di laurea magistrale di area sociologica o addirittura politologica, talvolta antropologica. Per Psicologia è più difficile in quanto generamente è richiesto il possesso di crediti in tutti i settori M-PSI, però anche in quel caso non è che possano accedervi solo i laureati della classe di Scienze e tecniche psicologiche; personalmente conosco una persona laureata in Scienze della comunicazione che è stata ammessa a un corso di laurea magistrale in Psicologia cognitiva. Oltretutto alla Università di Milano Bicocca c'è un corso di laurea magistrale in Psicologia in cui l'accesso per i laureati interni in Scienze della comunicazione costituisce praticamente la norma.
Per quanto concerne i biologi, probabilmente rimarrai sorpresa dal sapere che i biologi in Italia (ove per biologo non si intende il laureato in Biologia o Scienze biologiche, ma il titolare di una laurea magistrale afferente a una delle diverse classi tra quelle previste dall'ordinamento della professione di biologo che, dopo aver conseguito la laurea magistrale, abbia sostenuto e superato l'esame di Stato per ottenere l'abilitazione alla professione e si sia iscritto alla sezione A dell'albo. L'iscrizione alla sezione B, che prevede il titolo professionale di biologo iunior, non consente l'esercizio di quest'attività. N.B.: ai corsi di laurea magistrale di area biologica e di scienze della nutrizione sono generalmente ammessi titolari di lauree non solo in Scienze biologiche, ma anche in Scienze e tecnologie chimiche, Biotecnologie e Dietistica. Succede la stessa e identica cosa che accade per Servizio sociale, insomma) possono esercitare l'attività di nutrizionisti e accedere, previo concorso, alle scuole di specializzazione di area medica. Una mia compagna di liceo che oggi è biologa nutrizionista si sta specializzando insieme con medici in Scienze dell'alimentazione (i medici percepiscono la borsa-stipendio e lei no) ed esercitano questo stesso mestiere un altro mio carissimo amico nonché una mia compagna di scuole medie. A lei non interessa fare il medico ma, tanto per avere un'idea, se lei dopo la specializzazione entrasse a Medicina tra gli esami della laurea (in Scienze biologiche), della laurea di secondo livello (non ricordo se specialistica o magistrale, comunque in Scienze della nutrizione umana) e del diploma di specializzazione (il cui corso mi pare abbia durata quadriennale) le convaliderebbero tanti di quei crediti, e dunque di esami, che andrebbe come minimo al terzo anno di Medicina, cioè per l'appunto dovrebbe fare gli ultimi tre anni. Per Medicina la situazione è diversa rispetto alle altre lauree magistrali in quanto la LM in Medicina e chirurgia non si consegue a séguito di corso biennale, come avviene per la maggior parte delle altre lauree magistrali, ma dopo un corso esennale che copre sia il primo che il secondo ciclo, al termine del quale viene rilasciata la laurea magistrale in quanto la normativa italiana di applicazione del processo di Bologna prevede che al termine dei cicli unici sia rilasciato direttamente il secondo grado accademico, come se lo studente avesse fatto laurea e post-laurea insieme.
Tanto premesso, posso dire la mia. Non trovo giusto questo sistema ma in realtà io, grazie alla formazione che ho ricevuto negli ultimi anni, sono di cultura liberale, quindi in linea di massima sono proprio contrario alla regolamentazione di questi settori, nel senso che preferirei che il valore legale del titolo di studio non esistesse e l'accesso alle professioni venisse regolato dal mercato, come accade negli ordinamenti di
common law (ovvero nei paesi di lingua inglese), in cui la consuetudine ha forza di legge. Tuttavia, tenendo conto del sistema italiano, io considererei sempre come valido ai fini dell'accesso alle professioni regolamentate il titolo di primo ciclo e non quello di secondo, dunque la laurea e non la laurea magistrale (a meno che non sia conseguita al termine di un ciclo unico). Magari allungando il primo ciclo a quattro anni (240 CFU) e riducendo il secondo a un anno o tre semestri (60-90 CFU), come in Spagna, ed eliminando i master universitari (la laurea magistrale dovrebbe diventare l'unico master esistente).
Tieni comunque presente che se io decidessi di iscrivermi a un corso di laurea in Servizio sociale anziché accedere a un corso di laurea magistrale LM-87 non partirei comunque da zero. Infatti, con tutti gli esami che mi convaliderebbero, finirei comunque al terzo anno nella stragrande maggioranza delle università (in molte delle quali, peraltro, il procedimento di convalida della carriera pregressa viene eseguito d'ufficio, anche senza espressa richiesta di abbreviazione del corso). Mi sono informato un po' in vari atenei e ho scoperto che a Bologna mi convaliderebbero addirittura le materie professionali, in quanto per espressa e precisa previsione del regolamento didattico ai fini del riconoscimento delle carriere già svolte tengono conto unicamente dei settori scientifico-disciplinari: le materie professionali afferiscono tutte al S.S.D. SPS/07 oppure all'SPS/04, settori nei quali logicamente io, da laureato in Scienze della comunicazione e in Scienze politiche, ho più crediti di quanti ne siano previsti da qualsiasi ordinamento di Servizio sociale. Oltretutto il regolamento dice che qualora il corso di destinazione afferisca a classe diversa da quello di origine è possibile (in questo caso però entra in gioco un margine di discrezionalità che per i settori identici è categoricamente escluso; unica deroga ammessa è per le carriere maturate nelle università telematiche, per i quali è ammesso il sindacato dei programmi, che negli altri casi non vengono neanche vagliati) convalidare anche settori diversi nell'àmbito dello stesso gruppo o comunque settori giudicati affini, quindi figuriamoci con tutti gli SPS e IUS che ho. Come forse accennavo in un'altra discussione, l'idea di iscrivermi a un corso di laurea magistrale LM-87 (idea comunque oggi abbandonata, per vostra somma gioia
) nasceva dal consiglio di un'addetta al'orientamento di un piccolo ateneo, alla quale avevo chiesto di prepararmi un'ipotesi di prevalutazione informale ai fini dell'iscrizione a un corso di laurea afferente alla classe L-39: dopo essersi fatta mettere per iscritto direttamente dal presidente del corso un prospetto dal quale emergeva che sarei stato iscritto al terzo anno e avrei dovuto sostenere 6 integrazioni da 3 crediti cadauna per un totale di soli 18 crediti, oltre la prova finale (mi avrebbero convalidato anche il tirocinio!), mi disse «dottore, anziché prendersi la terza laurea triennale, le consiglio di iscriversi al corso di laurea magistrale, con il quale dovrà sostenere più esami [mi pare siano 11, NdR], ma che le consentirà di ottenere un titolo superiore». Tra l'altro fu così gentile da telefonare all'ordine regionale per farsi trasmettere la normativa e così rassicurarmi sul fatto che gli iscritti alla sezione A dell'albo possono svolgere anche le attività previste per la sezione B, in quanto ne assorbono le attribuzioni.