Crisi vocazionale?

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robertoemilio.rivera
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Crisi vocazionale?

Messaggio da robertoemilio.rivera »

Volevo contattarvi perche per valutare, riflettere e prendere una decisione importamte ci vuole non solo serenità, ma avere un cuadro della realtà lo più chiaro possibile. Visto che devo confrontarmi con professionisti che già stanno nel campo (per questo ho pensato a voi), volevo condividere le mie paure sul mio percorso professionale (ormai sono al traguardo, visto che a settembre rindo le ultime due materie della triennale).
Frequentando il sito di assistenti sociali.org, sia nel chat sia nel forum, ho letto delle situazioni un pò preocupanti, ai quali quando ho scelto questa professione veramente non sapevo, neanche mi la immaginavo.
Per ciò ultimamente mi sto chiedendo (ed è veramente difficile che qualcuno "di fuori" ti capisca), se vale la pena andare avanti in questo percorso, considerando alcuni punti critici:
1)La precarietà del lavoro degli assistenti sociali;
2)lo scarso riconoscimento economico dopo aver non solo studiato (nel mio caso la triennale, la quale mi ha costato parecchio soldi, tempo ed energia, avendo una moglie e figlia), se no anche dare uno esame di stato!!!
3) mi chiedo...saro capace di affrontare le problematiche e non lasciarmi coinvolgere dei problemi e crisi delle persone?
Questi tre domande mi hanno fatto entrare in crisi da parecchi tempo (mesi, posso dire), e mi mettono in un incroccio che per me (e per la mia famiglia), sta diventando pesante, al punto di valutare cominciar fare analisi psicolanalitica.
Ai miei quasi 37 anni mi trovo a decidere se andare avanti in questo percorso, o prendere un'altra strada. I momenti di crisi hanno di positivo che ci da la consapevolezza di non stare bene, e la spernaza di poter riflettere per cambiare. Vi saluto, e grazie per la disponibilità. Roberto.
pallaspina
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Re: Crisi vocazionale?

Messaggio da pallaspina »

Buongiorno Roberto Emilio, io non credo che esista una risposta univoca ma che ognuno debba trovare la SUA soluzione. Se io avessi ascoltato, a suo tempo, tutta una serie di affermazioni circa la professione, non avrei seguito questa strada. Devo dire che non solo la totalitá delle persone comuni, ma anche una quasi totalitá di a.s. mi sconsigliavano. Ma a 20 anni si vuole fare di testa propria e soprattutto si é mossi da una serie di motivazioni particolari; ad esempio, per me non rappresentava un problema la scarsa tutela professionale. lo scarso stipendio, le alte responsabilitá. A 37 anni invece nel mio caso hanno avuto un grosso peso. Quello che posso dirti é che gestire i problemi altrui senza farsi sopraffare non é facile, anche perché nel servizio sociale arrivano a bomba, uno dopo l'altro, e quasi sempre nell'isolamento del professionista, senza equipe e senza supporto. Ma non é quello secondo me il problema principale perché si puó affinare questa nostra capacitá. Perché no, ben venga una terapia. Io nel corso degli anni ho maturato l'idea che l'a.s., come lo psicologo, non dovrebbe aiutare gli altri senza prima aver fatto un percorso personale serio. Anche perché l'a.s. italiano si trova spesso in un contesto assolutamente scisso mentalmente, dove un giorno gli chiedono di organizazare il trasloco dell'ufficio, il giorno dopo di gestire da solo una madre affetta da sindrome di Münchausen. Non esiste (quasi mai) un ruolo di tutorship che di solito esiste nelle professioni piú protette (addirittura fra gli educatori), relativo al fatto che l'ultimo arrivato (magari 24 enne appena laureato e con nessuna esperienza) sia affiancato almeno in parte da un collega piú esperto che "gli insegni". Insomma, nella medicina c'e' il primario, l'aiuto primario, e lo specializzando é vero che tiene a bada il reparto da solo, peró sa che il capo é reperibile e arriva, non si mette certo a fare da solo la prima operazione a cuore aperto... Ecco, invece nel nostro settore, almeno per quella che é stata la mia esperienza di 12 anni in un Comune, ai colleghi piú esperti scatta uno strano meccanismo per cui ti dicono che "hai la patente" e chi ha la patente "puó fare il giro dell'isolato ma anche guidare da Roma a Milano da solo". Con tutto il rispetto, tutti sanno che questo non é vero, che, a parte alcune persone dotate nella guida, tutti abbiamo chiesto a nostro padre, fratello o amico di accompagnarci almeno la prima volta che abbiamo guidato da Roma a Milano (e magari anche qualche altra volta dopo...). Questo é anche legittimo se si considera che non esiste questa graduazione di ruoli con relative responsabilitá (es. dopo 10 anni puoi diventare coordinatore e guadagnare un tantino di piú...). insomma tante volte questi colleghi hanno detto: avete ragione voi giovani che avete bisogno, ma io per insegnarvi non guadagno nulla di piú,anzi devo fare lo stesso lavoro e in piú aiutare voi, diverso sarebbe se avessi un'indennitá da coordinatore e/o uno sgravio del carico di lavoro. Insomma, il problema fondamentale é che, in fondo, sono gli enti e soprattutto il nostro inquadramento professionale a essere del tutto disfunzionale.
La domanda alla fine é (e credo che sia velatamente anche la tua). Ma ne vale la pena? vale la pena pagarmi una terapia (che non costa poco) per lo stipendio che prendo e tutti gli annessi e connessi?
Questa é una valutazione che ognuno deve fare personalmente. E per mia esperienza la valutazione cambia a seconda dell'etá e della condizione familiare. Nel tuo caso, ad esempio, mi verrebbe da chiederti se hai giá un lavoro, se ti piace o meno... Tentare la strada del servizio sociale puoi tentarla, forse quello che potresti fare é un'analisi delle tue competenze in relazione all'attuale mercato del lavoro per capire dove é meglio buttarsi (oggettivamente ci sono contesti un pó piú tutelanti, un pizzichino meno schizzati... io a cuore aperto ti direi di tenerti alla larga dal settore enti locali, ma questa é la mia idea!!).
In ogni caso, se vuoi scambiare due chiacchiere senza impegno e senza che io ti dia "consigli", puoi scrivermi: chiaral54@gmail.com
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Re: Crisi vocazionale?

Messaggio da Nazg »

robertoemilio.rivera ha scritto: 1)La precarietà del lavoro degli assistenti sociali;
2)lo scarso riconoscimento economico dopo aver non solo studiato (nel mio caso la triennale, la quale mi ha costato parecchio soldi, tempo ed energia, avendo una moglie e figlia), se no anche dare uno esame di stato!!!
3) mi chiedo...saro capace di affrontare le problematiche e non lasciarmi coinvolgere dei problemi e crisi delle persone?
1- la precarietà vale ormai per qualsiasi lavoro...
2- lo stipendio dipende dalla tipologia di assunzione. credo che se la motivazione è prettamente economica è meglio studiare e lavorare in un altro campo
3- il lasciarsi coinvolgere è normale, siamo persone umane e generalmente facciamo questo lavoro perchè siamo sensibili ai bisogni e le sofferenze degli altri. Come studiando si apprendono i saperi della professione, così con il tempo si impara anche ad essere più oggettivi, a riconoscere i sentimenti degli altri senza farsi devastare.
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robertoemilio.rivera
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Re: Crisi professionale?

Messaggio da robertoemilio.rivera »

Grazie mille.... :D
marta84
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Re: Crisi vocazionale?

Messaggio da marta84 »

Come ti capisco!io ho 27 anni e sto passando anch'io una crisi vocazionale, sia per quei fattori che sono stati detti riguardo la precarietà della professione,sia perchè soffro di un'insicurezza eccessiva!
Tempo fa ho letto l'elenco delle competenze che Ugo Albano ha saggiamente descritto...quando ho letto "capacità di stare bene con se stessi" volevo sprofondare!Anch'io sto affrontando un percorso di psicoterapia...Comunque questo atteggiamento è sbagliato...lo dico anche a me stessa.
Capisco benissimo come ti senti,ma fossilizzarsi su questa crisi non può far altro che peggio perchè sicuramente hai altre risorse da poter attivare!In fondo oggi a 39 anni si è ancora capaci di fare qualcosa di nuovo,un nuovo percorso...è difficile ma è possibile!
Se posso ti consiglierei di vivere alla giornata e di guardarti intorno...tanto oggi nessuno ha delle certezze!Siamo tutti sulla stessa barca!
Spero che le cose ti andranno meglio, in bocca al lupo!
robertoemilio.rivera
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Re: Crisi vocazionale?

Messaggio da robertoemilio.rivera »

Si...nonostante abbia quasi 37 anni, nel caso in cui deva decidere cambiare rota credo anch'io che sono ancora in tempo. Ma dovrei (dovremmo) stare analizzare le nostre risorse e le difficoltà. Ormai a dicembre mi laureo...dopo vedrò cosa fare.
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