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Inserimenti lavorativi e ingerenza politica

Inviato: gio, 20 ott 2011 - 7:41 pm
da didina
Cari colleghi, lavoro ormai da 10 anni come assistente sociale nei Comuni, e da anni cerco di combattere l' ingerenza politica nel nostro lavoro...Ma non è facile..In particolar modo, parlo del' ingerenza degli amministratori rispetto a quelli che, in alcune realtà vengono definiti " inserimenti lavorativi, in altre "attività di utilità sociale", in altre ancora " attività volontarie", ovvero inserimenti di persone in situazione di disagio in attività appunto socialmente utili, dietro la corresponsione di un contributo economico. Per queste persone dovrebbero essere fatti dei " progetti individualizzati" di recupero, di reinserimento sociale, dove il fine è quello di portarli ad un percorso di autonomia e non ad una dipendenza dall' ente; il fatto è che, invece, gli amministratori vedono spesso questi inserimenti come "tappabuchi" di carenza nel personale, che sia per far pulire le strade o per pitturare le pareti della scuola, o per tagliare le erbacce nei giardini e nei parchi....con la pretese che gli utenti svolgano un certo numero di ore di lavoro al giorno, giustifichino e recuperino eventuali assenze...e con il fatto che spesso gli inserimenti vengono fatti spesso ad hoc...Insomma, mi chiedo dove vada a finire la nostra professionalità, tutte le belle parole come progetto personalizzato..e la nostra autonomia tecnico professionale...
Cosa ne pensate?

Re: Inserimenti lavorativi e ingerenza politica

Inviato: ven, 21 ott 2011 - 5:52 am
da ugo.albano
Cara Didina,

io consiglio sempre di presidiare il "proprio pezzo": per esempio fare un bilancio di competenze sui soggetti deboli, abbinare soggetto e contesto, monitorare il progetto ed orientarlo verso prospettive di vero lavoro". Ciò deve però stare in un regolamento complessivo in cui venga specificati "chi fa che cosa".

Nel "chi fa che cosa" il politico non c'è mai. Egli ha dei compiti precisi di indirizzo, non di gestione. In tal senso è importante sapere che l'ingerenza è un abuso.

D'altra parte immaginate questi politici poco competenti (bisogna cominciare a dirle chiare le cose) che, di fronte a gente che cerca lavoro, invece di affrontare da politico la questione, cerca lui la postazione o pilota lui la questione chiedendo poi all'apparato amministrativo l'esecuzione. Certo ogni assessore ha il suo stile, c'è chi vola alto e chi vola basso (perchè non sa dire di no).

Poi dipende. Questi inserimenti devono avere una base di legge, sennò è lavoro nero. Io al posto tuo una chiacchierata con un ispettore del lavoro me la farei. Specialmente se si stanno trasformando strumenti di inserimento in lavoro vero e proprio.

Re: Inserimenti lavorativi e ingerenza politica

Inviato: mar, 25 ott 2011 - 7:40 pm
da didina
Caro Ugo, nel mio comune abbiamo adottato un regolamento dove si dice " chi fa cosa"; é vero, formalmente il poltiico non c'è...ma nella relatà, il politico si mette in mezzo, per dirla in parole povere, eccome....decide che quella persona deve andare a pulire le strade, l' altra serve per fare piccoli lavoretti di manutenzione, l' altra ancora per appendere i manifesti nei muri....Purtroppo ho voisto cose incredibili...
Per quanto riguarda il lavoro nero, il politico si "para "...facendoti fare i cosidetti " contratti sociali", o " disciplinari", ( ilmodello lo ha dato addirittura la Rregione Sardegna), dove c'è scritto che si tratta di " collaborazione", di attività volontarie, che non si configurano come lavoro...
Hai voglia a parlare di progetti personalizzati, di percorsi di autonomia....quando sono le stesse norme ( regionali) che stanno fondamentalmente diffondendo l'assistenzialismo.....E tu, assistente sociale che lavora in un Comune, con contratto a progetto per giunta, non ti puoi rifiutare di applicare le norme...

Re: Inserimenti lavorativi e ingerenza politica

Inviato: mer, 26 ott 2011 - 1:42 pm
da Nuvoletta
Cara Didina,
accade spesso che altri soggetti tentino di influenzare o modificare i nostri interventi professionali. Questo avviene per molte ragioni, ma sicuramente il fatto che i nostri progetti implichino la compartecipazione di molti attori e molti fattori, ne crea il presupposto. La nostra fatica quotidiana è quindi sempre "arricchita" dalla necessità di mediare con altri, trovare un punto di incontro con le varie esigenze ( es. bisogni e limiti dell'utente e necessità contingenti dell'ente - muro da pitturare, riparazioni urgenti da fare-).
Alle volte, forse, tendiamo a confondere la nostra autonomia tecnico-professionale con l'accettazione delle nostre proposte e dei nostri progetti, quando questi sono soggetti alle decisioni di altri. La nostra professionalità risiede nell’autonomia di giudizio che va sempre formalizzata attraverso la stesura del progetto personalizzato con l’esplicitazione della valutazione, dei presupposti del progetto e delle sue caratteristiche,e questo nessuno può metterlo in discussione. Se poi il politico di turno, il responsabile o chi altro ritiene di agire in modo diverso non è un attentato alla nostra professionalità, ma una sua diretta responsabilità. Se il progetto così modificato non funzionerà, lo segnaleremo, spiegheremo nuovamente i motivi e proporremo le modifiche necessarie.