Amministratore di sostegno e ricovero in comunità

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siculina84
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Iscritto il: gio, 27 gen 2011 - 6:54 pm

Amministratore di sostegno e ricovero in comunità

Messaggio da siculina84 »

Buon pomeriggio colleghi,
avrei bisogno di un vostro aiuto nel risolvere un caso che si è presentato a lavoro.
Premetto che lavoro in un piccolo comune della Sicilia (meno di 2000 abitanti) da circa un anno.
Il signor X affetto da schizofrenia, celibe, vive in un alloggio popolare. Da circa un anno gli è stato nominato l'amministratore di sostegno per la gestione dei proventi economici (pari a circa € 900,00 mensili, derivanti da indennità di accompagnamento e pensione sociale). il sig. X, a seguito di alcune episodi in cui ha messo in pericolo la propria e l'altrui incolumità è stato ricoverato nel reparto di psichiatria dell'ospedale per trattamento sanitario volontario. L'equipe del reparto ha predisposto una bozza di progetto di inserimento in comunità per disabili psichici o casa di riposo, senza individuarla, chiedendo il coinvolgimento del servizio sociale comunale. Dopo diversi colloqui con l'amministratore di sostegno, questi sottolinea che il comune di residenza debba prendere in carico il sig. X, individuare la comunità e pagare la retta mensile. Il sig X ha inoltre due sorelle che sono costantemente informate. Ho sentito diverse comunità alloggio convenzionate e la retta si aggira intorno a € 2200/ 2300 al mese. Mi sono messa in contatto con gli uffici della regione per capire se ci sono dei contributi a sostegno dei comuni che provvedono all'inserimento in comunità alloggio in convenzione: mi è stato riferito che la regione darebbe un contributo pari al 20% (intorno a € 5000 totali in un anno a fronte di un inserimento per 12 mensilità). Considerato che i costi sono esorbitanti ed il comune non può assumersi un onere del genere, ho proposto all'amministratore di sostegno di inserirlo privatamente (la retta si aggirerebbe intorno a € 1200 mensili), coinvolgendo anche le sorelle (al quale ho già richiesto l'ISEE), visto che il sig. X ha due sorelle e non versa in una situazione di indigenza tale da richiedere un contributo totale da parte del comune.
L'amministratore rigira nuovamente la situazione affermando che è il comune a doversene prendere carico e che lui in qualità di amministratore di sostegno non può nè sottoscrivere un contratto nè esprimere il consenso ( in realtà a voce durante un colloquio mi riferì che il giudice tutelare avrebbe ampliato la sua sfera di poteri per consentire l'inserimento in comunità).
Voi come agireste a questo punto? Non mi sono mai trovata in una situazione del genere e per quanto possa leggere diversi casi simili o la normativa di riferimento in merito all'eventuale compartecipazione del soggetto e dei familiari, c'è molta confusione in me sui passi da intraprendere ora.
Qualcuno mi ha rimandato alla legge di spedalità, la 1580 del 1931, art. 1
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