Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

didina
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Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da didina »

Cari colleghi, vorrei confrontarmi con voi su un aspetto della nostra professione secondo me molto spinoso, ovvero la nostra responsabilità e il nostro ruolo nella valutazione delle richieste di assistenza economica...Vi chiedo: quali strumenti utilizzate per valutare il bisogno economico? Ovvero, di fronte a un istanza di contributo economico...come valutate qual'è il reale bisogno? Come valuto io assistente sociale, quant' è il contributo economico da erogare a quella famiglia...e per quanto tempo erogarlo??Come vi comportate nel caso di situazioni "dubbie",, di persone o famiglie che presentano reddito zero, ma che magari lavorano in nero? Nella mia Regione ( sardegna) da anni abbiamo un programma di azioni di contrasto alla povertà finanziato dalla Regione; il Comune ha adottato un regolamento, ma la valutazione rispetto al periodo di inserimento o proroga nel programma ( che prevede l' erogazione di contributi economici a fronte di un impegno da parte del beneficiario in attività socialmente utili) spetta all' assistente sociale...su cui ricade la responsabilità di valutare le situazioni....e affrontare poi gli utenti che chiedono risposte...voi come vi comportate?
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ugo.albano
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da ugo.albano »

Carissima,

è logico che è importante avere alle spalle un regolamento fatto bene con vincoli formali (p.e. l'ISEE) ma anche operativi (p.e. il controllo ambientale tramite i vigili).

C'è però anche un metodo di lavoro che è nostro. Per esempio porre il contributo in relazione ad un progetto di vita è importante. In alcuni casi in cui la gente non dimostra una condotta responsabile ed ha lo sfratto e "batte cassa", io non concedo aiuti e la gente va per strada. Se invece quel contributo lo "rimette in pista" glielo concedo. Non so se mi spiego.

Dietro la difficoltà economica non c'è solo l'assenza del soldo, ci può pure essere un'incapacità gestionale o un errato stile di consumo. Io sono solito, per esempio, andare a casa delle persone e pure aprire il frigorifero per capire come funzionano.

Parallelamente per me la crisi economica diventa un'occasione per orientare la gente verso il lavoro. Anche compilare un curriculum o redarre un bilancio di competenze può essere una scelta.

Questa è la mia esperienza, però è diversa dalle colleghe della porta accanto e da quella di altre regioni. Quindi è importante "mettere in comune" le metodologie. Già questo forum ci aiuta a condividere idee e prassi.

Sul tema, se interessa, ho di recente scritto un articolo (in corso di pubblicazione). Se mi contatta privatamente magari La notizio all'uscita.....

Saluti cari.
Ugo Albano

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annaclara
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da annaclara »

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Nuvoletta
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da Nuvoletta »

Lavoro in servizio della sanità che non eroga direttamente contributi economici pertanto la mia esperienza è ovviamente diversa da i colleghi dei comuni, ma comunque le persone in cura nel mio servizio si rivolgono a me quando hanno dei problemi di tipo economico e io mi attivo in questo senso. Ogni volta però, pur prendendo in considerazione il problema presentato (la bolletta non pagata, l'affitto arretrato ecc.) il percorso che attivo con la persona è tutt'altro.Pertanto la richiesta di intervento economico che propongo all'ente locale, in accordo con collega del comune, ha poco a che vedere con il problerma economico, ma piuttosto è relativo con il costo di un progetto che ha come obiettivo il fronteggiamento/superamente delle difficoltà che ha creato il problema economico. Per esempio inserisco la persona in un corso di qualificazione professionale e chiedo un incentivo per la frequenza con cui la persona si pagherà anche la bolletta, se non frequenta non prende l'incentivo e non paga la bolletta.Se non paga la bolletta perchè non è riuscita a "reggere" un impegno ho un elemento per affrontare con lui il problema che non sarà più tanto la bolletta, ma la sua difficoltà a vivere e ad essere autonomo e quindi posso valutare con lui altre strade (torna a casa dai genitori e riparto da lì, va in una struttura che lo accompagna in un percorso di autonomia, ci riprovo con un altro impegno ecc. ) Ovviamente tutto questo implica una forte presa in carico e un impegnativo lavoro relazionale,ma toglie dal ruolo dell'erogatore ( glielo concedo o non glielo concedo questo è il dilemma che non deve appartenere all'operatore dell'aiuto), toglie dal compito di controllo "poliziesco" (anche questo non ci appartiene), e pone l'operatore e l'utente sul piano della verifica di un progetto, dell'accettare che il progetto (e non la persona) non funzioni, aiuta a capire verso dove dirigersi.
Ciao
didina
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da didina »

ma toglie dal ruolo dell'erogatore ( glielo concedo o non glielo concedo questo è il dilemma che non deve appartenere all'operatore dell'aiuto), toglie dal compito di controllo "poliziesco" (anche questo non ci appartiene), e pone l'operatore e l'utente sul piano della verifica di un progetto, dell'accettare che il progetto (e non la persona) non funzioni, aiuta a capire verso dove dirigersi.
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Cara Nuvoletta, concordo pienamente con te quando dici che il ruolo dell' operatore non è quello di controllo poliziesco nè dell' erogatore, ma la realtà lavorativa che ho conosciuto fin'ora ( lavoro ormai da 12 anni, sempre nei comuni) è purtroppo molto diversa.....I " politici" ( sia a livello comunale che regionale), utilizzano le forme di aiuto economico come scambio per una prestazione che viene definita " servizio civico", " lavori socialmente utili" etc...per cui al contributo erogato corrisponde un 'attività "lavorativa", che però non può essere considerata lavoro, dato che la persona non ha busta paga, nè contributi versati, nè diritto alla disoccupazione etc....E quindi non c'è spazio per nessuna progettualità....anche perchè anche a livello regionale ci sono atti normativi che legittimano questa cosa....A noi operatori viene chiesto di erogare il contributo, e talvolta anche di fare i controllori , appunto... Quello di cui tu mi parli mi sembra fantascienza...davvero....certo quello che tu descrivi è il nostro lavoro...ma nella mia realtà non è proprio applicabile...Ed è molto frustante.....Per quanto riguarda poi il ruolo dei servizi sociali nella ASL rispetto ai contributi, ti posso dire che in sardegna esiste la legge regionale 20, ad esempio, per cui la persona con una patologia psichiatrica riceve un sussidio economico che dovrebbe essere correlato a un progetto concordato tra equipè del CSM e Comune, ma in pratica i progetti non vengono fatti e quindi anche in questo caso si elargiscono contributo economici senza alcuna progettualità nè valutazione...
Caro Ugo, non sono assolutamente d' accordo quando mi parli di "aprire anche il frigorifero".....non siamo poliziottti...dove va a finire allora il rapporto di fiducia che dovremmo cercare di costruire con l' utente?E poi, mi chiedo: a cosa porterebbe?Nel senso che dovrei fare diverse visite domiciliari per verificare gli "stili di consumo" e fare tutto un lavoro educativo che richiederebbe tempo......che purtroppo nei Comuni non abbiamo, dato che ci dobbiamo occupare di diverse problematiche...Comunque mi interessa molto leggere il tuo articolo sull' argomento
Nuvoletta
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da Nuvoletta »

Cara Didina, lo so per esperienza che la pressione che grava su voi colleghi dei comuni è diversa da quella che abbiamo noi della sanità (non avere i politici che "caricano"sulle nostre spalle anche i loro bisogni/aspettative non è cosa da poco). Però costruire un progetto è sempre difficile, ma non è fanatascienza se si crea un contesto organizzativo che lo supporta. Ad esempio noi (lavoro in un Ser.T) abbiamo uno strumento che definiamo terapeutico/riabilitatiuo chiamato "borsa/lavoro" che credo somigli un po' a quello che voi chiamate "servizio civico" o "lavori socialmente utili". E' uno strumento utilissimo, non è un lavoro, ma una specie di tirocinio che si realizza presso un ente, una ditta o altro, supportato con un incentivo dall'Ass, attraverso il quale posso sperimentare la persona "in contesto". Ovviamente è uno strumento che attivo nel luogo che ritengo più idoneo, definisco gli obiettivi che ritengo necessari e monitoro costantemente attraverso incontri con la persona e il referente dell'azienda. In questo modo posso comprendere come la persona "funziona" all'interno di un contesto lavorativo/relazionale ne verifico le abilità operative, relazionali, di "tenuta" ecc. Riesco a rendermi conto se la persona è in grado di affrontare un percorso lavorativo vero e proprio (in questo caso con un bagaglio in più di esperienza e sicurezza che di solito aiuta la persona ad orientarsi) oppure non ha le abilità per accedere ad un'occupazione e quindi ipotizzo dei correttivi per far recuperare delle competenze (lo posso fare a questo punto perchè ho potuto riconoscere la qualità dei limiti) oppure mi indirizzo su un percorso meramente assistenziale (che a questo punto posso motivare con "cognizione di causa") senza "colpevolizzare" la persona perchè ho riconosciuto la sua impossibilità ad affrontare il lavoro in qualunque forma ( esistono delle patologie - non facilmente riconoscibili - che rendono la persona totalmente incompatibile con l'ambiente lavorativo). Non è proprio possibile nella tua realtà (attraverso un progetto condiviso con il tuo ente), entrare in modo più diretto nell'esperienza lavorativa dei tuoi utenti per "utlizzarla" al fine del percorso socio-assistenziale e dargli così un senso che ti aiuti ad orientare le tue scelte e diventi argomento di riflessione/cambiamento nella presa in carico del tuo utente?
Tu dici a Ugo " Nel senso che dovrei fare diverse visite domiciliari per verificare gli "stili di consumo" e fare tutto un lavoro educativo che richiederebbe tempo......che purtroppo nei Comuni non abbiamo, dato che ci dobbiamo occupare di diverse problematiche..." credo che questo è in realtà il vero problema in molti servizi comunali, ovvero non avere il tempo per una vera presa in carico, l'unica che da senso ad un intervento, orienta sulle scelte e rende molto marginale il bisogno di avere regolamenti, strumenti di controllo, prassi....ma forse sbaglio
Ciao
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ugo.albano
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da ugo.albano »

Logicamente il tema è complesso. Richiamo però il fatto che, tra le tante variabili (mancanza di tempo, "pressione politica" per la concessione, prassi locali dei servizi, ecc...) c'è pure il metodo.

In ciò pure una funzione di controllo. Lo so che "andare ad aprire il frigorifero" suona male e stona con la prassi di "aiuto-collaborazione", occorre però che focalizziamo l'obiettivo.

Se l'assistenza economica è una risposta all'assenza di reddito, basta il riscontro cartaceo, x soldi, x spese, ti do il contributo. Io contesto questo modo di fare che, se è la prassi diffusa, si basa anche su di un certo modo di fare l'assistente sociale (cheio poco condivido).

Mi permetto solo di suggerire, come pista di metodo, la connessione tra la dazione di soldi ed un quadro progettuale. Per esempio se il soldo serve per avviare un percorso di autonomia, ben venga. Per esempio se devo verificare il tenore di vita (non solo aprendo il frigorifero, ma pure fotografando i beni presenti a casa) non posso non effettuare visite domiciliari. Logicamente queste non sono "visite amicali", sono "riscontri ambientali" sul tenore di vita. Sennò che le faccio a fare?

Io penso che le attuali condizioni ecomoniche dei Comuni ci costringono a "spendere bene". Oggi nessun amministratore dice di no se portiamo modalità più efficaci per l'assistenza economica. Un "modo diverso di lavorare" richiede un recupero metodologico che non può che farci bene.

Dobbiamo uscire dall'idea "si è sempre fatto così" o "questo non è un compito dell'assistente sociale". Le conseguenze sono quelle di farci considerare "inutili" dalle amministrazioni.

Saluti.
Ugo Albano

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laurabianchi
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da laurabianchi »

Concordo, c'è una questione di metodologia, si tratta di vedere l'assistenza economica come un progetto di aiuto, quindi è importante la relazione di aiuto.

Laura
didina
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da didina »

Si Laura , è vero che in parte è una questione di metodo, tanto che, come vedi, ognuno sta dando la sua visione del metodo che utilizza per affrontare il problema: La questione della mancanza di un metodo comune, secondo me, è quello che manca ancora oggi nella nostra professione, e che fà si che non abbiamo "forza"rispetto agli amministratori, per esempio.
Ugo, non sono d'accordo quando dici che "dobbiamo uscire dall'idea si è sempre fatto così, o questo non è un compito dell' assistente sociale", perchè in questo modo finiamo per avvalorare la tesi di molti che considerano l'assistente sociale come una sorta di "tuttologo", che può essere educatore, psicologo, controllore, poliziotto, assistente domiciliare..... e finiamo quindi per non avere più un'identità professionale...e confonderci sempre più...
Nuvoletta, i problemi sono diversi:
- primo come dici tu che nei comuni non abbiamo tempo per una vera e propria presa in carico, per progettare, monitorare il progetto, verificare;
- secondo, nella maggior parte dei casi gli utenti che richiedono un assistenza economica sono talmente abituati ad avere il contributo "in cambio" di "lavoro", ma senza alcuna progettualità, che sradicare questo modo di pensare è un lavoro difficilissimo e lungo.....
- terzo, mancano le risorse: se un utente chiede un contributo economico perchè è disoccupato, e io posso proporgli ad esempio un corso di formazione, ma a pagamento, gli posso anche dare un contributo per pagarsi il corso, ma l' utente mi chiede anche il contributo per il suo bisogno economico....e io devo dargli una risposta concreta..
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stefania
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da stefania »

ho letto con molto interesse le risposte...questo è un tema davvero importante soprattutto ora che le risorse economiche sono scarse.
Ci sono pubblicazioni recenti su questo tema?
come impostate le vostre relazioni?
quali sono i parametri che utilizzate per la concessione del contributo?
quanto avete in bilancio per i contributi?

Nel comune dove lavoro stiamo passando da 20 anni di assistenzialismo puro in cui la gente è stata abituata a chiedere di tutto a un'epoca in cui soldi non ce ne sono ma la crisi ha portato a un aumento delle richieste.
La gente è sempre più aggressiva e le minacce verso il "bancomat" del servizio sociale sono in aumento!
che fare? :roll:
didina
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da didina »

Cara Stefania, è vero, come tu dici, che la crisi economica ha aumentato le richieste..ma è anche vero, secondo me, che conta molto la "politica dell' ente"..Io ho lavorato anni fa in un Comune dove i servizi sociali elargivano contributi economici senza alcuna progettualità, gli utenti si rivolgevano al servizio come si stessero rivolgendo a un bancomat, come dici tu, e se anche tu assistente sociale potevi ritenere che il contributo non fosse opportuno, la tua valutazione poco contava...adesso invece lavoro in un comune dove c'è un altra politica, e le cose sono diverse...E'' vero anche, però, che secondo me c'è molta discrezionalità nell' erogazione dei contributi..e forse noi ass. sociali non siamo neanche formati a livello metodologico...tanto è vero che, come vedi, quasi nessuno ti ha dato risposte...sarò polemica , ma secondo me, la maggior parte di noi si affida, in questi casi, al buon senso....
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da mediatrice82 »

Mi chiedo che spazio decisionale possiamo avere noi Assistenti Sociali di fronte a responsabili che non tengono conto delle nostre valutazioni e ci chiedono di erogare contributi anche a quelle famiglie oppositive che, pur potendo contare su un buon stipendio, pretendono comunque un aiuto....senza guardare neanche a chi bussa alla porta e che fila di famiglie rimane fuori..

Mi chiedo come poter ottenere finalmente delle risposte chiare a livello politico in assenza di regolamento e linee guida, se, nonostante anni di segnalazioni e richieste anche scritte, non viene considerata l'importanza di definire priorità di accesso e costruire progetti condivisi con le famiglie..

Mi chiedo come rispondere a quelle famiglie in situazione di fragilità sociale, prive di reddito, che però hanno conservato la propria dignità e non pretendono pur avendone pieno diritto..

Possiamo continuare di certo a segnalare chi sono le famiglie che si presentono da noi a ricevimento, a segnalare ai piani alti le criticità e i bisogni, ma poi cosa dobbiamo fare? Sottostare a responsabili che invece di prendere decisioni si limitano a rispondere solo a chi minaccia o rivendica, magari anche andando oltre alla tutela stessa dei propri operatori e delegando l'intera gestione e responsabilità degli altri casi a noi ?
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da ugo.albano »

Non so se può servire: io di recente ho scritto un articolo.
Esso è stato pubblicato sul n. 2/2013 della Rassegna di Servizio Sociale, edita dall'EISS di Roma, col titolo "servizio sociale professionale nella crisi economica". Il contributo analizza criticamente il nostro stato sociale, concepito ed ancora gestito in termini di mera "dazione monetaria", bisognoso invece di un salto di qualità verso servizi relazionali e a mercato. Nello studio si dimostra la necessità delle "politiche attive", anche a rischio (apparente) di perdita del consenso elettorale. In ciò, paradossalmente, la crisi economica ci sta aiutando: occorre abbandonare le politiche assistenzialistiche per sostenere invece diversi modelli di consumo, di sviluppo e di rapporto col territorio. In ciò è necessario sviluppare diversi metodi di approccio da parte degli assistenti sociali.
Ugo Albano

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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da annaclara »

Si, ma chi decide, l'as o il dirigente? Questo è il problema!
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Nazg
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Re: Richieste di assistenza economica e ruolo dell' a.s

Messaggio da Nazg »

Aggiungo alcune idee alla discussione.

Nella decisione di erogare un contributo economico entrano i gioco molti fattori:
- valutazione professionale dell'assistente sociale
- opinione degli amministratori comunali e indicazioni politiche
- disponibilità a bilancio di fondi destinati a questo scopo
- parere dei coordinatori o responsabili di servizio
- presenza o meno di un regolamento per l'accesso ai benefici
- presenza di una o più tipologie di beneficio (es. con fondi comunali o regionali o altro)
- urgenze e "obblighi" ad intervenire
- quantità di benefici già erogati in favore di quella persona/nucleo
- possibilità o meno di definire un progetto di cambiamento per la persona
- collaborazione della persona nel processo di aiuto e cambiamento

Sicuramente il tema è complesso e la presenza di regolamenti aiuta molto nella definizione delle possibilità di accesso ai contributi e quindi orienta anche la presa in carico.
Penso che le ingerenze (dai politici e dai superiori) possano esserci e bisogna imparare a conviverci o a trovare strategie di superamento, cercando di lavorare bene in favore della persona bisognosa.
Se il compito dell'assistente sociale è quello di individuare i bisogni e segnalarli, allora è corretto che il professionista ascolti l'utente, raccolga formalmente la domanda, faccia la dovuta valutazione, relazioni a chi di dovere e poi sarà quest'ultimo a prendersi le sue responsabilità nei contronti del cittadino se il contributo non viene erogato.

Ovviamente poi bisognerà imparare a sostenere la nostra frustrazione di fronte a questo... :wink:
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