ciao!
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ciao a tutti!sono alla ricerca di materiale per la tesi di laurea e mi sono imbattuta in questo forum che mi sembra molto utile e completo!ne approfitto.. l'argomento della tesi è la rappresentazione dell'AS nell'immaginario collettivo(vorrei scrivere qlc sullo stereotipo diffuso dell'AS donna, insensibile, ladra di bambini..o comunque sulla sua non riconosciuta identità professionale!) ma sono ancora all'inizio e tutto è in via di definizione..!per adesso ho solo letto il testo di Elena Allegri..sarò riconoscente a chiunque voglia darmi ulteriori consigli!grazie!!
- Nazg
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Re: ciao!
leggiti questo articolo tratto da IO DONNA settimanale del Corriere della Sera:
http://www.cisap.to.it/rassegna_stampa/2008/art17.pdf
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- ugo.albano
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Re: ciao!
Il tema dell'immagine torna sempre come tesi di laurea di volta in volta su questo forum. Voi giovani, però, spesso non andate oltre una tesi "ricognitiva" di quello che, sul tema, c'è in giro. Ed è un vero peccato.
C'è, a mio parere, il bisogno di indagare il rapporto tra l'identità e lo stereotipo: quanto i due sono distanti (a parole molte colleghe soffrono il fatto di venir considerate secondo lo stereotipo) e quanto coincidono (quindi ci si comporta secondo lo stereotipo, che è quello che il sistema vuole e che, in fin dei conti, dà sicurezza)?
Anche lì: in letteratura NON C'E' NIENTE, quindi sarebbe opportuno (nonchè divertente, a mio avviso) fare una tesi sperimentale. Vogliamo cioè CHIEDERE ALLE ASSISTENTI SOCIALI (e non ai libri) come sta il loro rapporto tra identità e stereotipo?
Ugo Albano
C'è, a mio parere, il bisogno di indagare il rapporto tra l'identità e lo stereotipo: quanto i due sono distanti (a parole molte colleghe soffrono il fatto di venir considerate secondo lo stereotipo) e quanto coincidono (quindi ci si comporta secondo lo stereotipo, che è quello che il sistema vuole e che, in fin dei conti, dà sicurezza)?
Anche lì: in letteratura NON C'E' NIENTE, quindi sarebbe opportuno (nonchè divertente, a mio avviso) fare una tesi sperimentale. Vogliamo cioè CHIEDERE ALLE ASSISTENTI SOCIALI (e non ai libri) come sta il loro rapporto tra identità e stereotipo?
Ugo Albano
Re: ciao!
grazie per il suggerimento..una domanda che parrà scontata e che dimostra la mia poca esperienza: puoi spiegarmi meglio cosa intendi per "ci si comporta secondo lo stereotipo, che è quello che il sistema vuole e che, in fin dei conti, dà sicurezza"
- ugo.albano
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Re: ciao!
Rispondo facendo due considerazioni.
La prima riguarda la psicologia sociale: lo stereotipo è il consolidamento di un presunto ruolo per certe azioni da parte di certi individui, per cui l'effetto è l'abbinamento in automatico tra quel soggetto (ed il suo gruppo) e quel comportamento.
La seconda riguarda la sociologia del lavoro: il ruolo esercitato da parte di un professionista, se dipendente, è determinato dalla sua organizzazione per cui quest'ultima (sistema) prescrive e si aspetta una "funzione" derivante dal proprio fine (istituzionale o d'impresa).
Per fare un esempio: se per il tribunale l'assistente sociale DEVE allontanare un bambino e se per il Comune che riceve il decreto l'assistente sociale DEVE allontanare il bambino, l'assistente sociale si trova in un conflitto d'identità tra il ruolo che lei vorrebbe esercitare (aiutare il bambino e la famiglia) ed una funzione poliziesca (appunto!) che invece altri le impongono. Nell'esempio il DEVE significa la forzatura verso il consolidamento di uno stereotipo (l'assistente sociale che ruba i bambini) da parte esterna, la collega, quindi, per sopravvivere al conflitto di ruolo, finisce che impersona lo stereotipo: ciò le dà sicurezza, perchè esegue azioni rispetto ad un ruolo imposto (come i soldati nell'esercito.............).
Nella tua tesi, se sperimentale, io indagherei il perchè di tutto ciò. In Letteratura non c'è niente, anzi spesso chi scrive non è assistente sociale e passa il suo tempo a ricercare sui libri, invece che sul territorio. Ahimè, come vi stanno rovinando...............
OK??
Ugo Albano
La prima riguarda la psicologia sociale: lo stereotipo è il consolidamento di un presunto ruolo per certe azioni da parte di certi individui, per cui l'effetto è l'abbinamento in automatico tra quel soggetto (ed il suo gruppo) e quel comportamento.
La seconda riguarda la sociologia del lavoro: il ruolo esercitato da parte di un professionista, se dipendente, è determinato dalla sua organizzazione per cui quest'ultima (sistema) prescrive e si aspetta una "funzione" derivante dal proprio fine (istituzionale o d'impresa).
Per fare un esempio: se per il tribunale l'assistente sociale DEVE allontanare un bambino e se per il Comune che riceve il decreto l'assistente sociale DEVE allontanare il bambino, l'assistente sociale si trova in un conflitto d'identità tra il ruolo che lei vorrebbe esercitare (aiutare il bambino e la famiglia) ed una funzione poliziesca (appunto!) che invece altri le impongono. Nell'esempio il DEVE significa la forzatura verso il consolidamento di uno stereotipo (l'assistente sociale che ruba i bambini) da parte esterna, la collega, quindi, per sopravvivere al conflitto di ruolo, finisce che impersona lo stereotipo: ciò le dà sicurezza, perchè esegue azioni rispetto ad un ruolo imposto (come i soldati nell'esercito.............).
Nella tua tesi, se sperimentale, io indagherei il perchè di tutto ciò. In Letteratura non c'è niente, anzi spesso chi scrive non è assistente sociale e passa il suo tempo a ricercare sui libri, invece che sul territorio. Ahimè, come vi stanno rovinando...............
OK??
Ugo Albano
Re: ciao!
Ahimè, come vi stanno rovinando...............
Ugo ma scherzi!!! ?? comunque continua a rovinarci così...avere qualcuno che ci stimola a riflettere non può che farci bene!! trovo veramente molto interessanti le tue riflessioni critiche...perchè poi come dimostri nell'esempio è molto difficile per un assistente sociale che lavora nei servizi affermare la propria identità e non rimanere vittima degli stereotipi...
ligth informaci sugli sviluppi della tue tesi e di ciò che scopriari attraverso la tua ricerca sul campo..
Ugo ma scherzi!!! ?? comunque continua a rovinarci così...avere qualcuno che ci stimola a riflettere non può che farci bene!! trovo veramente molto interessanti le tue riflessioni critiche...perchè poi come dimostri nell'esempio è molto difficile per un assistente sociale che lavora nei servizi affermare la propria identità e non rimanere vittima degli stereotipi...
ligth informaci sugli sviluppi della tue tesi e di ciò che scopriari attraverso la tua ricerca sul campo..