opportunità di lavoro

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kainz
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opportunità di lavoro

Messaggio da kainz »

dopo 11 anni di lavoro, 7 dei quali (gli ultimi) passati nello stesso servizio di base...
dopo aver fatto esperienze significative da dipendente o da collaboratore in quasi tutti i settori : anziani, tossicodipendenze, psichiatria tutela minori...
dopo aver frequentato corsi come quello per mediatori familiari (2 anni e molto costoso) per essere aggiornato ed adeguato...
dopo aver conseguito discreti risultati che più volte mi sono stati riconosciuti: casi risolti, associazioni di volontariato nate grazie anche al mio lavoro, progetti finanziati...
dopo aver sacrificato al lavoro molta della mia serenità personale e del mio tempo libero...

ho deciso che volevo cambiare lavoro. Volevo ancora fare l'assistente sociale, ma ero stanco di un servizio di base in un comune piccolo. volevo qualcosa di più gratificanta, come impegno e come ruolo... ho quindi usato un po' delle mie conoscenze per vedere cosa c'era in giro: mi sono stati offerti gli stessi identici lavori che mi hanno offerto quando sono uscito dall'università...
ho scoperto quindi delle cosucce che se me le avessero dette 10 anni fa... forse era meglio: le condivido con voi perchè magari possono essere di aiuto ad altri:
1) se lavorate in un piccolo comune non avete nessuna possibilità di fare carriera... fare carriera non è necessario, ma è bene saperlo prima.
2) l'esperienza in un piccolo comune non è "rivendibile" ad un altro ente, quando cambiate ripartite sempre dal basso
3) dovete decidere quando uscite dall'università cosa volete fare: non cominciate con una cosa solo perchè ve la offrono, potreste rischiare di perdere occasioni migliori
4)quando lavorate fate solo quello che vi è richiesto, fare di più è sbagliato, scorretto e non viporterà nessun beneficio. fate bene il vostro lavoro, ma ricordatevi che non è nulla più di questo: un lavoro!
5) se volete fare la libera professione cominciate il prima possibile, quando avrete casa e famiglia sarà probabilmente troppo costoso iniziare un'attività in proprio

ciao a tutti
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ugo.albano
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nel mezzo del cammin-.................

Messaggio da ugo.albano »

Caro/a Kainz (non so se sei maschio o femmina, con questi nick.....),

mi ha molto colpito il tuo messaggio, perchè lo trovo "rappresentativo" degli umori di chi un percorso l'ha fatto e si trova a fare un bilancio e dare valore alle disillusioni vissute e pure alle prospettive, compreso il cambio di lavoro.

Non parlo di te, ma di tutti noi: dopo un pò di anni di lavoro, proprio per evitare di stare in un lavoro che non sentiamo (più di tanto) "nostro", è il caso di tirare i remi in barca e di riflettere. A questo dovrebbe servire la supervisione (ne ho parlato in un mio articolo su questo sito, se cercate.....).

A questo dovrebbe servire anche questo forum, in cui l'aiuto reciproco -pur con i limiti del PC- dovrebbe essere possibile.

La prima cosa che mi viene da dire è che "avere il bisogno di crescere sul lavoro" è un problema diffuso e, grazie a Dio, un problema "sano". Riguarda tutte le professioni. La questione riguarda tutto il mondo del lavoro, il quale sempre di più si orienta verso esperienze "a tempo". C'è cioè un periodo in cui il lavoro fa crescere, quando però non cresciamo, iniziamo noi a cercare alternative e non ci facciamo fregare dal "posto fisso" (invito ad osservare i molti "cadaveri viventi" attorno ai 50/60 anni nei servizi sociali....).

La seconda cosa è un invito: siamo proattivi sul lavoro. Lo stesso lavoro che può sembrare noioso diventa interessante se lo dinamizziamo, se proponiamo modalità diverse. Anche lì: nel piccolo Comune è più facile, ma solo sul lungo periodo. Saggio è accettare che i tempi sono lunghi...

La terza cosa è una provocazione. Nei convegni sulla libera professione sono solito dire (da maschiaccio, quale sono, e meridionale, per giunta!) che "è lecito farsi l'amante quando non funziona con la moglie". Traduco: io posso pure essere costretto alla "pagnotta pubblica", ma nulla mi vieta di farmi incarichi esterni. Esempio (cito quel che tu dici): al Comune faccio quel che mi viene richiesto e la mia formazione in mediazione me la gioco come CTU in Tribunale. Insomma, è logico non lasciare la moglie (specie se è ricca), ma se per "sentirci vivi" ci facciamo l'amante.....perchè no?? La libera professione non è solo un istituto giuridico, è pure una possibile modalità di crescita professionale per chi dipendente lo è (al di là se lo vuole o se vi è costretto dalle circostanze).

Ultima cosa: il nostro lavoro -checchè se ne dica- ha a che fare con il dolore, con la frustrazione, con l'incompiutezza. Ha in sè il germe del burn-out, perchè difficilmente si vedono risultati. Voi credete sano avere a che fare con tutto ciò fino ai 65 anni? Io mi suiciderei!! Allora optare nella vita per "altri" lavori a me sembra sacrosanto. L'importante è ascoltare questi "campanelli d'allarme" e non far finta di niente: ne va della nostra salute psichica. Le scelte facciamole pure, ma con consapevolezza: lo insegniamo noi agli utenti, cerchiamo di ricordarcelo.

Sarei curioso di sapere cosa ne pensate (al di là dell'amante.....era una metafora,....che se lo sa mia moglie che dico queste cose mi spezza le ossa).

Un abbraccio.

Ugo Albano
kainz
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Messaggio da kainz »

caro Ugo, apprezzo le tue posizioni, e in parte le condivido, ci tengo comunque ad aggiungere qualcosa:

1) sono maschio anche io, del nord... a volte mi chiedo se noi maschi soffriamo di più la condizione professionale delle nostre colleghe. Scusate, anzi non scusatemi, ma sono un po' sessista: a volte sembra che le donne, appena hanno figli, perdono interesse nel lavoro...

2) non sono in burn out... so come si sta in burn out... l'ho già affrontato dando del tempo alla formazione... formazione che per inciso mi è costata una cifra e non ha portato a nessun miglioramento...

3)nei piccoli comuni, un cambio di amministrazione è molto più significativo che nei grandi, per cui qualsiasi cosa costruisci rischia di andare in pezzi ogni 5 anni

4) essere proattivi? mha, forse hai ragione, ma (scusa il termine) la m***a la puoi spalare in dieci modi diversi, ma sempre di m***a puzza :-)

5) per fare la libera professione o sei in partime o ti danno l'autorizzazione: io non posso economicamente ermettermi il primo e il secondo non me lo concedono perchè " sennò va a finire che lo chiedono tutti..." ma saranno stronzi sti politici :evil:

6) fare altro? solo questo so fare, solo questo mi piace fare , sono anche bravino... no no io credo che non cambierò lavoro... e comunque se effettivamente fosse come dici tu, perchè non ci battiamo per un'indennità di rischio altissima?
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ugo.albano
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risposta a kainz

Messaggio da ugo.albano »

Ah, un maschietto!!! Siamo in due in questo universo uterino!!!

Quanto al punto 1): Si tratta della capacità di "stare nel dolore",....prerogativa femminile per legge naturale;

Quanto al punto 2): il miglioramento devi cercarlo fuori, non dentro. T'ho fatto apposta l'esempio dell'amante.....l

Quanto al punto 5): è il dirigente (e non il politico) che dà l'autorizzazione. L'importante è attenersi alle incompatibilità e l'autorizzazione arriva. Anche perchè, se negativa, devono dirti perchè. Vedi il D.Lgsl. 165/2001.

Quanto al punto 6): sono rivendicazioni sindacali, chiedi a quello a cui sei iscritto.

Ora facciamo parlare il gentil sesso...........................

Ugo
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tina
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Messaggio da tina »

Volevate il gentil sesso? eccolo qui.... devo dire che i vostri post mi hanno molto consolato, perchè pure io mi sono trovata a pormi le stesse questioni dopo 7 anni di lavoro, con l'aggiunta che se lavori nel privato e sei una donna, carriera non ne farai mai e che la metà delle volte si lavora con gente meschina che non ha la più pallida idea del lavoro dell'assistente sociale e si permette pure non solo di sminuirlo costantemente, ma di insinuare anche che forse tale lavoro non è adatto a te e che sarebbe meglio se tu cambiassi mestiere.... io amo moltissimo il mio lavoro (io lavoro con gli immigrati richiedenti asilo) e non farei cambio con nessun altro settore o lavoro, e sono pure brava, ma anch'io comincio ad avere bisogno di cambiare aria... A me sta aiutando moltissimo la supervisione, la consiglio a tutti. Penso che certi "cadaveri viventi" come li chiama Ugo Albano, ne trarrebbero beneficio e forse deciderebbero una buona volta di cambiare mestiere e di darsi all'ippica..... Non è semplice però dinamizzare il lavoro: io ogni volta che ci provo mi scontro con un muro di gomma e vengo puntualmente... gambizzata, cosa assolutamente avvilente. Ho lavorato pure nei piccoli comuni ed è un'esperienza che spero di non ripetere mai più, perchè non c'è alcun rispetto per il lavoro di noi A.S.
Ma mi spiegate cosa intendete con "stare nel dolore"? capacità di ascolto? di empatizzare con l'altro? Io ho degli amici uomini che si accorgono con uno sguardo del mio stato d'animo e che dimostrano una capacità empatica e di ascolto che non avrei mai immaginato da un uomo.... Secondo me non è tanto il sesso dell'operatore a fare la differenza, ma la sensibilità individuale. Ci sono anche delle donne che hanno la sensibilità di un elefante in una cristalleria.
Non so se sia vero che le donne appena hanno figli perdono interesse nel lavoro: secondo me cambiano le prospettive sia professionali che di vita. Una collega una volta mi ha detto che da quando era diventata madre non se la sentiva più di affrontare il lavoro nel servizio affidi e aveva chiesto il passaggio ad un Comune proprio per questo motivo.
Comunque sono d'accordo: mi farò presto anch'io l'amante (in senso metaforico, chiaramente) dato che il mio attuale lavoro che pure amo moltissimo e mi da grandissime soddisfazioni (nonostante tutti i problemi e le difficoltà che questo lavoro comporta), mi limita e mi sta facendo impazzire, tant'è che una volta alla settimana me ne vado in supervisione da una psicologa bravissima che mi sta aiutando moltissimo.
E sapete da dove nasce tutto il mio problema? dal mio capo che, da bravo laureato in legge, non ne sa mezza su cosa sia il nostro lavoro e mi appioppa incarichi che non c'entrano niente con la mia professionalità e si rifiuta pure di capire quale sia la portata del nostro lavoro... Ma perchè a dirigere e coordinare ci và sempre gente così? qualcuno me lo sa spiegare? Anche se è vero che nei servizi coordinati da A.S. o presunte tali, a volte non è che si stia meglio...
Beh, scusate, ho scritto di getto e sono un pò stanca e forse sono stata un pò confusa ma leggendo i vostri post mi sono venute queste considerazioni... comunque vi ringrazio perchè mi avete dato una botta di vita e mi avete incoraggiato. Spero di poter continuare la discussione a breve. Intanto buonanotte a tutti e a presto.

TINA
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Nazg
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Messaggio da Nazg »

il discorso del lavoro è complesso...adesso dopo un mese e 20 giorni (direte voi che è poco) in un comune di 8000 abitanti (da sola a sostituzione di 2 colleghe assenti) mi rendo conto di tante cose che prima non immaginavo.

la fatica del lavoro con l'utenza, con l'amministrazione, con gli altri operatori,...

e poi la fatica di portare novità in ambienti statici...

e poi l'impotenza davanti ai servizi che non hanno risposte pronte e attente veramente alle esigenze delle persone...


per questo ammiro moltissimo chi dopo anni di lavoro lotta ancora per acquisire professionalità e trovare nuovi spazi in cui operare e sfruttare le proprie preziose capacità.
Una oooooollllaaaaaaaaa per tutti coloro che sono pronti a varcare nuove frontiere professionali e personali!!!
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moni07
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Messaggio da moni07 »

Ciao, concordo anch'io su alcuni punti che avete elencato: non è semplice confrontarsi per anni con realtà difficili, a volte c'è bisogno di cambiare aria e spesso se si prova a cambiare ci si trova a ripartire da zero. :(
aggiungerei un poroblema: io prima di lavorare in un comune (grande) lavoravo in cooperativa e le mie mansioni erano educative e non da AS, gli stipendi erano ancora più bassi e la considerazione da parte dei srevizi pubblici scarsa.
Di avere nuovi stimoli e formazione (non solo quella del comune....) ne avrei voglia anch'io, ardo dalla voglia di formarmi ma a questo punto vorrei che servisse a qualcosa (ho accumulato titoli che mi hanno arricchito a livello personale ma sul lavoro sono stati del tutto ignorati compresa la specialistica e il fatto di avere passato l'esame di stato per la sez. A). Sul cambiare lavoro mi sembra che non sia facile e se si ha famiglia è ancora più complesso,le Asl non fanno concorsi, la libera professione è un azzardo e altri enti spesso chiedono comprovata esperienza nello specifico settore .
Forseper dare più stimoli basterebbe aumentare la supervisione e la formazione nei servizi ma a noi dicono che i soldi mancano (in effetti è così) e sarebbe importante valorizzare un po' di più gli interessi dei singoli operatori cosa che non accade (se si ha la propensione al lavoro con i minori ma il buco è con gli anziani ti mettono lì come una pedina e va bene farsi l'esperienza ma poi almeno nel pubblico rischi di inchiodarti a una realtà che non senti tua).
Io ogni tanto mi demoralizzo un po', mi sembra che in Italia si tenda troppo a confondere precariato e flessibilità: io vorrei maggiore flessibilità in mansioni e spazi formativi ma non posso permettermi di lavorare tre mesi senza permessi (ho come tante altre colleghe figli)e poi magari stare a casa un periodo lungo.
monica
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Messaggio da Nazg »

mi sa che la nuova finanziaria che blocca le assunzioni con co.co.pro. e tramite agenzia interinale porterà all'apertura di molte partite IVA... nel 2008 circoleranno nel mercato molti "falsi" liberi professionisti?

che ne pensate?
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finanziaria

Messaggio da ugo.albano »

...confesso che non l'ho ancora letta.

Certo che l'intenzione di limitare interinali e cocopro nel settore pubblico serviva appunto, secondo il Governo, a "costringere gli Enti all'assunzione". D'altra parte (ambiguità tutta italiana, di destra e di sinistra, QUINDI SONO TUTTI UGUALI) le finanziarie pongono vincoli sui bilanci e, più precisamente, sui costi del personale. E' logico che gli Enti sono costretti a queste forme spurie per aggirare il divieto (di fatto) dell'assunzione.

Ragazzi, ma perchè non emigrate?? Questo mi sembra ormai il Paese di pulcinella!!!

La libera professione in partita IVA è UN'ALTRA COSA, è comunque una scelta, NON un modo per scaricare il deficit pubblico sulle spalle dei giovani.

Ugo
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Messaggio da CiscoTEDE »

Ugo, la scelta almeno da me in Calabria è obbligata. Il mese scorso ho superato le selezioni per AS in una struttura privata a finanziamento pubblico. Mi hanno comunicato che per iniziare avrei dovuto aprire partita iva e lavorare come libero professionista perchè la regione ha posto limiti alle assunzioni in queste strutture per "professionisti" iscritti ad albi (come me anche degli psicologi), facendo due calcoli avrei guadagnato circa il 10 % rispetto all'assunzione. La regione ha posto limite però ai progetti, congelandoli per 18 mesi. Al mio posto (e degli psicologi) ora 6 OSA (certificati da corso regionale). Altro che paese di pulcinella... anche lui è emigrato insieme ad arlecchino, colombina e compagnia... Finito il Servizio Civile prendo il primo aereo che trovo e parto! :cry:
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lavoro

Messaggio da ugo.albano »

...infatti: io trovo estremamente mortificante l'offerta.

Io sono un sostenitore della flessibilità, ma questa non lo è, è solo un modo per risparmiare su chi sicurezze non ne ha, mentre esiste tanta gente (ricordate l'inchiesta di Report qualche mese fa in Calabria?) che dal pubblico tira tanti soldi senza fare alcunchè.

Quel che sorprende (e neanche tanto, a ben ragionarci......) è che,specialmente nelle regioni di sinistra, si assiste a questi paradossi: politiche "contro il lavoratore".

Un abbraccio.

Ugo
chiara
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supervisione gratis!

Messaggio da chiara »

Mi inserisco in questa discussione anche se sono ancora as a metà (in attesa dell'esame di stato).
Leggendo la discussione ho voluto scrivere per fare una proposta:
l'idea è stata lanciata da un mio docente e tutt'ora non è stata attuata ma la riporto perchè ho sempre pensato fosse buona e mi sono ripromessa, una volta inserita nel lavoro, di metterla in pratica:
dato che spesso le amministrazioni non mettono a disposizione fondi per la supervisione bisogna esere autonomi ed organizzarsi:
supervisione intra-operatori, che poi diventa più un confronto che una supervisone ma del resto parlare fa sempre bene e soprattutto serve a considerare i diversi punti di vista su un problema, caso o altro.
con le mie compagne di università (o perlomeno con quelle con cui ero più legata) ci siamo ripromesse, appena saremo tutte o in maggior parte assunte, di cominciare questa "buona prassi".
Si potrebbe trovarsi, a turno, in un comune (perchè no, anche nelle ore lavorative) e dedicare un paio d'ore al mese a questa "equipe" non solo per supportarsi vicendevolmente, ma anche per confrontarsi sulla realtà delle istituzioni locali e sui problemi dei profesisonisti che vi lavorano.
Se poi in questa equipe si potessero inserire diverse professionalità (non solo as del comune, ma anche della tutela minori, del sert etc...) la cosa potrebbe assumere pieghe ancora più interessanti...
a presto,
chiara
La cultura non sostenuta dal buon senso è raddoppiata follia. Baltasar Gracián
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