Laurea magistrale classe LM-87 dopo laurea di diverso tipo

Area dedicata agli studenti
Rispondi
indeciso
Novizio
Novizio
Messaggi: 197
Iscritto il: mer, 02 lug 2014 - 5:27 pm

Laurea magistrale classe LM-87 dopo laurea di diverso tipo

Messaggio da indeciso »

Ciao a tutti.

Ho superato la trentina e ho due lauree, una della vecchia classe 14 (corrispondente all'attuale L-20, Scienze della comunicazione) e l'altra della classe L-36 (Scienze politiche e delle relazioni internazionali), entrambe conseguite con 110 e lode.

Purtroppo sono profondamente insoddisfatto della mia situazione lavorativa. Finora l'unico lavoro relativamente stabile che abbia trovato è stato in un call center, ove sono rimasto per qualche anno, finché non ne ho compiuti trenta e mi hanno sbattuto fuori alla scadenza del contratto perché non potevo essere più assunto come apprendista. Sono anni che attendo che esca un concorso pubblico accessibile con i miei titoli che, soprattutto, non venga annullato dopo che ho fatto domanda di partecipazione, come è già successo (facendomi perdere tempo, denaro e ore di studio, da conciliare con un lavoro su turni che spesso mi teneva in ufficio di notte, per una paga che oscillava dai 450 ai 1200 euro mensili a seconda degli straordinari, dei notturni, dei domenicali, dei festivi etc. etc.).

Uno degli sbocchi tradizionali della laurea in Scienze politiche era la dirigenza pubblica. In seguito alla riforma della professione di assistente sociale, però, la dirigenza dei settori che si occupano di politiche e di servizi sociali, che prima andavano a ricoprire laureati in Scienze politiche e in Sociologia, è riservata agli assistenti sociali specialisti.
Per la ragione di cui sopra, mi sono informato in merito all'accesso alla professione di assistente sociale specialista, che peraltro assorbe anche le attribuzioni dell'assistente sociale semplice.

Ho consultato svariate università e, escludendo quelle che subordinano l'accesso al possesso di una laurea di classe L-36 (Servizio sociale) o della corrispondente vecchia classe 6 (Scienze del servizio sociale), ne ho trovate:
- tre in cui posso accedere ai rispettivi corsi di laurea magistrale della classe LM-87 senza debiti formativi e senza vincoli di alcun genere;
- una in cui posso accedere al relativo corso LM-87 con un debito formativo pari a 12 crediti, che però posso decidere di colmare, anziché attraverso obblighi formativi aggiuntivi (OFA), attraverso l'assegnazione d'ufficio dei crediti a scelta libera, senza perdere un anno per l'iscrizione a insegnamenti singoli e conseguendo comunque 120 crediti totali;
- cinque in cui posso accedere ai rispettivi corsi LM-87 con un debito formativo pari a un numero di crediti oscillante tra 20 e 30, da colmare obbligatoriamente mediante insegnamenti singoli prima dell'immatricolazione al corso.
Il motivo di una tale differenza risiede nel fatto che in alcuni atenei è richiesto semplicemente il possesso di un numero minimo di crediti in determinati settori scientifico-disciplinari, mentre in altre è richiesto che i crediti maturati nello specifico settore SPS/07 siano di tipo «metodologico», intendendo con quest'ambiguo aggettivo, evidentemente, visto che non hanno ritenuto valido il mio Metodologie e tecniche della ricerca sociale, quegli esami che ritengono propri del percorso di formazione precipuo dell'assistente sociale, ritenuti indispensabili ai fini della preparazione professionale, tanto che, nei corsi di laurea triennali, di solito sono propedeutici al tirocinio. Tali esami sono solitamente riferiti al settore SPS/07, ma talvolta anche all'SPS/09 (Sociologia dei processi economici del lavoro), e di solito si chiamano "Metodi e tecniche del servizio sociale", "Teorie e pratiche del servizio sociale", "Principî e fondamenti del servizio sociale", "Organizzazione dei servizi sociali" etc.. A questo si aggiunge che in alcune sedi sono richiesti come requisiti di accesso anche dei crediti in settori di area psicologica (gruppo M-PSI). Nessun problema ove sono richiesti crediti storici, giuridici o linguistici perché, ovviamente, dati gli studi da cui provengo, ne ho a iosa, e ovviamente non mi mancano quelli economici.

Ovviamente ho pensato di iscrivermi in una delle sedi in cui non ho debiti formativi, che è anche quella in cui ho conseguito la mia seconda laurea, e dunque sono andato a parlare con la docente responsabile per il rilascio del nulla osta che mi servirebbe ai fini dell'immatricolazione. Tuttavia, mi ha frenato un avviso riportato sulle brochures informative dell'Università di Firenze che recita più o meno così: «Fermo restando che l'accesso al corso è consentito a chiunque sia in possesso dei prerequisiti curriculari indipendentemente dal titolo di laurea posseduto, si fa presente che il possesso di tali requisiti per i laureati in classi diverse dalla L-39 e dalla 6 non può sostituire la preparazione necessaria ad affrontare l'esame di Stato». Ho contattato l'Ordine degli assistenti sociali, il quale mi ha indicato la normativa, che ho provveduto a studiarmi, garantendomi che per i titolari di laurea magistrale afferente alla classe LM-87 l'accesso all'esame di Stato è consentito sia per la sezione A sia per la sezione B dell'albo (in quanto l'assistente sociale specialista assorbe le funzioni e i compiti dell'assistente sociale semplice: la legge gli riserva alcune mansioni fermo restando che gli competono anche le attribuzioni 'inferiori'), ma, dato questo avviso, mi sono chiesto: è davvero difficile superarlo se non si ha una laurea di base congrua? Non è sufficiente integrare con lo studio personale? Quant'è normalmente la percentuale di bocciati? Sono così indispensabili i tirocinî che 'salterei' andando direttamente alla laurea magistrale?
Del resto, ciò che mi manca in concreto sono proprio i tirocinî: per curiosità ho consultato le stesse e altre università per vedere quali e quanti esami mi convaliderebbero per conseguire le loro lauree nella classe L-39, e ne ho trovate:
- una in cui non dovrei sostenere NEANCHE UN ESAME (!) ma avrei 18 crediti di tirocinio obbligatorio, spalmati se non ricordo male su tutti e tre gli anni;
- una in cui dovrei sostenere 6 esami, MA NON NELLE MATERIE DI CUI SOPRA (tre sono psicologici, uno psichiatrico e due linguistico-letterari), che in quest'ateneo ci sono ma sono opzionali, e non avrei il tirocinio, che qui è collocato interamente al terzo anno e non frazionabile, in quanto mi verrebbe convalidato per lo stage che ho fatto per conseguire la mia prima laurea per 12 crediti e per alcuni laboratori che ho in quella stessa carriera per i restanti 6;
- altre in cui dovrei maturare circa un anno (dai 54 ai 60 crediti), compresi tirocinî (solitamente ammontanti a 18 crediti) e prova finale (che va dai 6 ai 15), quindi parliamo di circa 6 esami + i tirocini.
Quella che non mi fa sostenere neanche un esame ha gli esami metodologici di cui sopra obbligatori, ma prevede nel regolamento didattico che gli esami degli stessi settori scientifico-disciplinari debbano essere convalidati sino a concorrenza dei crediti nei settori medesimi, nonché, qualora i corsi siano di classi differenti, nei settori che la struttura didattica ritenga affini per continuità scientifica o congruità culturale. Siccome io sto pieno di crediti nei settori SPS/07 e SPS/08 e nel gruppo IUS, non essendoci in questo corso esami M-PSI, l'ufficio didattico mi diceva che, se non fosse per il tirocinio e la tesi, dovrei considerarmi già laureato.

Premesso che a me non interessa la professione di assistente sociale in sé ma più che altro direzione, coordinamento e dirigenza delle politiche e dei servizi sociali, ma che comunque con l'iscrizione alla sezione A dell'albo potrei fare l'assistente sociale 'semplice', secondo voi faccio bene a iscrivermi direttamente al corso di laurea magistrale oppure iniziare dalla triennale? In questo caso, mi conviene iscrivermi dove debbo sostenere 6 esami ma non il tirocinio oppure dove mi verrebbero convalidati tutti gli esami ma avrei 18 crediti tirocinio? Cosa è più formativo secondo voi? Dove potrei trovare quella «formazione insostituibile»?
tabellina
Apprendista
Apprendista
Messaggi: 89
Iscritto il: mer, 01 dic 2010 - 4:03 pm

Re: Laurea magistrale classe LM-87 dopo laurea di diverso ti

Messaggio da tabellina »

Ciao..
dunque..in questo momento la situazione è un pò complessa, perchè forse ci sarà una riforma rispetto alla formazione degli assistenti sociali e l'istituzione di un unico albo (ne abbiamo già parlato in un altra discussione qui sul forum, prova a cercare)...
stante la situazione attuale, in generale la nostra categoria professionale non vede tanto di buon occhio chi, con una laurea magistrale in scienze politiche, fa l'esame di stato per poi provare a fare concorsi per lavorare come assistente sociale (sezione B)...questo perchè, spesso, mancando dell'esperienza dei tirocini, che sono fondamentali, manca praticamente l'essenziale...
Inoltre tieni presente che la ricerca di assistenti sociali iscritti alla sezione A per posti di lavoro è praticamente nulla.
Se la tua vocazione è quella di lavorare nella direzione, coordinamento, e dirigenza delle politiche sociali e dei servizi sociali, io credo che la laurea magistrale "nostra" non ti aprirà tante porte a livello lavorativo.
Tuttavia se sei convinto di intraprendere questa strada, secondo me i tirocini sono fondamentali; tra l'altro puoi chiedere di svolgere il tirocinio in un ufficio di piano. Se invece vuoi aprirti delle possibilità anche come assistente sociale "base", allora ricomincia dalla triennale, per avere la formazione adeguata, con tirocini annessi.
indeciso
Novizio
Novizio
Messaggi: 197
Iscritto il: mer, 02 lug 2014 - 5:27 pm

Re: Laurea magistrale classe LM-87 dopo laurea di diverso ti

Messaggio da indeciso »

Cara tabellina,

innanzitutto ti ringrazio di avermi risposto.

Mi sembra evidente che la mia è una scelta di mero ripiego. Forse non l'ho espresso troppo chiaramente, magari per la paura inconscia di apparire indelicato, ma a me la figura dell'assistente sociale non ha mai destato il mio particolare interesse, anche perché diversamente mi sarei iscritto a Servizio sociale sin dall'inizio.
In realtà io ho fatto il giornalista da tanti anni e lo facevo già da prima di iscrivermi all'università. A quei tempi mi si prospettava una stabilizzazione e pertanto contavo di diventare giornalista professionista (essere iscritti all'elenco pubblicisti dell'albo dei giornalisti non serve a niente), per questo svolsi studi che ritenevo attinenti. Purtroppo quella promessa assunzione dopo anni di precariato irregolare (in gergo si chiama abusivato, ma è un termine che può ingenerare fraintendimenti in contesti extragiornalistici) non arrivò e pertanto, stando la poca differenza di esami dato il particolare indirizzo che avevo seguìto, decisi di conseguire anche la laurea in Scienze politiche per aprirmi altre strade.

Ciò che mi interessano sono le attività di direzione, coordinamento e dirigenza. Come già detto si tratta di sbocchi tradizionali delle vecchie lauree (quelle di quattro anni, DL) in Scienze politiche. Con il nuovo ordinamento, però, per fare il funzionario è sufficiente la laurea, mentre per fare il dirigente è necessaria laurea specialistica o magistrale (LS/LM) oppure, se si è in possesso della sola laurea, questa è sufficiente come titolo di studio a condizione che si prestasse servizio di ruolo in una posizione funzionale per la quale era richiesto il possesso della laurea da almeno cinque anni.
Siccome i concorsi per dirigenti sono nella quasi totalità dei casi interni, cioè riservati a persone già in servizio presso le amministrazioni, solitamente richiedono lauree e lauree specialistiche o magistrali generiche, non specifiche. Per questa ragione, anziché conseguire una magistrale delle classi strettamente affini a Scienze politiche o in sua diretta continuità (Scienza della politica, Relazioni internazionali, Cooperazione e sviluppo, Scienze delle pubbliche amministrazioni, Scienze dell'economia, Sociologia), escludendo categoricamente il settore della comunicazione (per il quale la formazione specifica è sovente addirittura snobbata), ho individuato altre strade.
Premesso che mi sembra un po' tardi per pensare a Giurisprudenza con l'obiettivo di avviarmi alla professione forense, che è tardi per la carriera accademica e che non voglio fare il dottore commercialista (quindi escludo le magistrali delle classi Scienze dell'economia e Scienze economico-aziendali, in verità abbastanza gettonate tra i laureati in Scienze politiche), ho pensato di avviarmi all'abilitazione per la professione di assistente sociale specialista al fine di poter accedere alla carriera dirigenziale nella pubblica amministrazione sia come dirigente generico sia nel ruolo specifico di dirigente dei servizi sociali (e anche in quello di dirigente delle attività di comunicazione, ruolo cui posso già aspirare ai sensi della legge 150/2000 e del dpr 422/2001). Oltretutto potrei pure partecipare a concorsi per funzionario (che include mansioni direttive e può comportare incarichi dirigenziali ad interim), per i quali è vero che è sufficiente la laurea, ma di classe 6 o L-39 con iscrizione alla sezione B dell'albo: con una laurea magistrale di classe LM-87 e l'iscrizione alla sezione A dell'albo, potrei parteciparvi in quanto dotato di titoli superiori e assorbenti.

Mi sembra ovvio che fare l'assistente sociale verrebbe «di conseguenza», nel senso che automaticamente ritrovandomi iscritto alla sezione A dell'albo potrei esercitare anche le mansioni di cui alla sezione B.
Tuttavia, fare l'assistente sociale non mi interessa; non lo vedo come un lavoro adatto a me e alla mia personalità.
Partendo dalla formazione di base in Servizio sociale non mi cambierebbe niente perché, come ho spiegato, in alcune università mi convaliderebbero tutti gli esami e in altre non gli esami ma i tirocinî (anche se quelli che ho fatto io non c'entrano niente), sicché evidentemente devo rinunciare a un aspetto; poi, certo, potrei pure iscrivermi dove non mi convalidano niente (è difficile), ma poi non sarebbe soddisfatta la necessità di ricollocazioe in tempi relativamente rapidi.
Il coordinamento delle politiche e dei servizi sociali è una cosa per la quale nei fatti sono già formato, in quanto come spiegavo rientra negli sbocchi classici delle lauree in Scienze politiche (anche in Sociologia, ma solo perché con il vecchio ordinamento Sociologia era equipollente a Scienze politiche ai fini della partecipazione a concorsi pubblici. Nei fatti, ai laureati in sociologia mancava la necessaria formazione in àmbito giuridico che per forza di cose dovevano recuperare per potersi preparare ai concorsi). Quindi per me conseguire la laurea magistrale di classe LM-87 sarebbe, come dire, una formalità che mi consentirebbe di fare ciò che comunque i laureati in Scienze politiche hanno sempre fatto, e per far ciò sono anche disposto ad abilitarmi alla professione di assistente sociale specialista, conscio che però di fatto non andrei mai a svolgerla.

In ogni caso, io temo che la mia interpretazione del dpr 328/2001 sia troppo rigida e, comunque, non sia condivisa (quando non ignorata o scientemente violata) dagli enti locali.
Mi spiego meglio: è veramente necessario essere assistenti sociali (specialisti) per fare i funzionari (e i dirigenti) delle politiche e dei servizi sociali?
Personalmente conosco diversi dirigenti e funzionari del mio comune e di coloro che sono attualmente assegnati al settore delle politiche sociali, compresa la funzionaria dell'ufficio assistenza, nessuno ha qualcosa a che fare con la formazione e/o con la professione di assistente sociale. Una è laureata in Materie letterarie (laurea simile a Lettere, che però si conseguiva nelle facoltà e negli istituti universitari pareggiati di Magistero e non nelle facoltà di Lettere e filosofia), un'altra in Pedagogia (sempre al Magistero). Quella laureata in Materie letterarie avrà l'età di mia madre (sulla sessantina), da quando la conosco io (una quindicina d'anni) ruota su vari settori e si ritrova a dirigere il settore Politiche sociali in quanto con la vecchia amministrazione c'erano una serie di materie (cultura, pubblica istruzione, turismo, politiche giovanili, sport e grandi eventi) che erano accorpate con le politiche sociali, mentre l'attuale sindaco ha fatto uno scorporo di alcune materie (facendole coincidere con le deleghe assessoriali) e un rimpasto dei dirigenti. La funzionaria, invece, sta all'ufficio assistenza da quando la conosco.
Riccardo
Apprendista
Apprendista
Messaggi: 59
Iscritto il: ven, 10 dic 2010 - 3:22 pm

Re: Laurea magistrale classe LM-87 dopo laurea di diverso ti

Messaggio da Riccardo »

indeciso ha scritto: Mi spiego meglio: è veramente necessario essere assistenti sociali (specialisti) per fare i funzionari (e i dirigenti) delle politiche e dei servizi sociali?
Forse si, ma se fossi in te non mi aspetterei di trovare un incarico di quel tipo solo perché avrai il titolo giusto in mano. Credo che servano le conoscenze giuste e forse anche una buona gavetta.
Detto questo, io sto facendo la magistrale (però sono a.s.) e tranne alcuni esami, la trovo abbastanza generica quindi, vista la tua esperienza ti direi che sarebbe sicuramente meglio fare il tirocinio.
Mi fa molto strano però leggere che ti iscriveresti al corso di laurea in servizio sociale senza essere per niente interessato alla professione, escluse conversioni spirituali, mi sembra una nuova frontiera del born-out.

Se non ti interessa l'utenza ma solo la dirigenza non hai pensato alla carriera nei partiti politici?

Comunque scrivi troppo per fare l'assistente sociale :-)
indeciso
Novizio
Novizio
Messaggi: 197
Iscritto il: mer, 02 lug 2014 - 5:27 pm

Re: Laurea magistrale classe LM-87 dopo laurea di diverso ti

Messaggio da indeciso »

Riccardo ha scritto:Forse si, ma se fossi in te non mi aspetterei di trovare un incarico di quel tipo solo perché avrai il titolo giusto in mano.
Infatti il titolo non serve per avere l'incarico, ma è un prerequisito.
Credo che servano le conoscenze giuste e forse anche una buona gavetta.
Le conoscenze, cioè le raccomandazioni, rientrano nell'àmbito della corruzione.
Io parlavo di accesso attraverso canali normali, non per vie traverse :roll:
Quanto alla gavetta, dipende da cosa intendi. Non si può diventare dirigenti facendo gli impiegati (e neanche i funzionari), in quanto si tratta di ruoli diversi. Nel pubblico impiego esistono scatti di anzianità (fascia) e anche scatti di carriera, in qualche caso automatici, che implicano anche il cambio di posizione economica (livello), ma sempre all'interno della stessa categoria; se io son un C, non posso diventare un DS per anzianità di servizio o perché qualcuno mi promuove. Devo sempre partecipare a un concorso, che ovviamente dev'essere bandito.
Che poi i concorsi siano spesso truccati e a volte banditi ad personam, questo è un altro discorso :mrgreen:
Del resto, se io avessi le conoscenze giuste probabilmente non starei neanche qui a raccontarvi queste cose :cry:
Detto questo, io sto facendo la magistrale (però sono a.s.) e tranne alcuni esami, la trovo abbastanza generica quindi, vista la tua esperienza ti direi che sarebbe sicuramente meglio fare il tirocinio.
Dunque mi consigli di iscrivermi all'università dove mi convalidano tutti gli esami ma dovrei fare il tirocinio (tanto ora sono disoccupato; non ho problemi di compatibilità e soprattutto ho tempo). Del resto, si tratta di uno di quegli atenei in cui la formazione dell'A.S., a detta di un utente di questo forum, lascia molto a desiderare, a prescindere :lol:
Il problema è che così non potrei comunque accedere alla dirigenza, mentre sarei obbligato a ripiegare sulla professione di assistente sociale, che, nella pratica attuativa, non mi interessa (me ne interessano i fondamenti epistemologici, la teoria, ma non la studierei) :|
Comunque le lauree magistrali non sono tutte generiche, eh. Vero che la classe è una sola, ma ce ne sono alcune più orientate al management (di solito hanno epigrafi che richiamano alla dirigenza, al coordinamento, alla gestione), alla ricerca, alla pratica concreta, sebbene in funzione di elevata responsabilità (disegno e intervento... Ma è l'intervento diretto ciò che a me non interessa).
Mi fa molto strano però leggere che ti iscriveresti al corso di laurea in servizio sociale senza essere per niente interessato alla professione, escluse conversioni spirituali, mi sembra una nuova frontiera del born-out.
Io non trovo strana la mia posizione. Penso che il dirigente delle politiche (soprattutto) e dei servizi sociali stia all'assistente sociale come il dirigente scolastico stia all'insegnante. Il ruolo manageriale è una cosa ben diversa dal ruolo operativo. Il responsabile delle customer operations della compagnia telefonica ove lavoravo era il top manager relativo alla divisione in cui lavoravo io, ed evidentemente facevamo due lavori completamente diversi, visto che io stavo in cuffia e lui, dalla sua scrivania, decideva in qualche modo qual era il mio lavoro. Per fare un altro esempio, potrei paragonare il direttore generale di un'azienda sanitaria locale al medico. Non a caso, quando racconto ai miei amici tedeschi che in Italia i dirigenti e i funzionari delle istituzioni sanitarie sono medici, se ne meravigliano. Mi chiedono cosa c'entri...
Tornando a noi, prima della riforma era normale che il dirigente delle attività sociali di un comune fosse un laureato in Scieneze politiche, o comunque non un assistente sociale. In tutti i contesti di cui sono a conoscenza, peraltro, la situazione non è cambiata, e non sono sicurissimo ch questo dipenda dal fatto che i dirigenti e i funzionari sono entrati quando erano in vigore vecchie normative, dato che i comuni continuano a ruotarli su vari settori tra cui anche quelli cui afferiscono i servizi sociali. Bisognerà informarsi meglio...
Se non ti interessa l'utenza ma solo la dirigenza non hai pensato alla carriera nei partiti politici?
Ahahahah, ma sono soggetti instabili, che si reggono soprattutto su volontari (magari aspianti alla carriera politica, che è logicamente una cosa diversa rispetto alla carriera nel partito politico). Il buon vecchio funzionario di partito non esiste più, perché con Tangentopoli è venuto meno il partito-apparato di una volta.
tabellina
Apprendista
Apprendista
Messaggi: 89
Iscritto il: mer, 01 dic 2010 - 4:03 pm

Re: Laurea magistrale classe LM-87 dopo laurea di diverso ti

Messaggio da tabellina »

Dunque..scrivi molte cose e quindi può risultare difficile cogliere il punto..
Mi pare di capire che tu abbia già fatto tutte le considerazioni del caso e che tu sappia già qual'è il tuo obiettivo, cioè lavorare nella dirigenza, coordinamento nel settore delle politiche sociali e dei servizi sociali.
La nostra laurea magistrale ti permetterebbe di avere un titolo in più diciamo; ma temi che gli enti locali non rispettino la legge e ti chiedi se sia necesario essere assistenti sociali per poter aspirare a quel ruolo.
Allora, sappiamo che a livello formale non è così; ci sono molti dirigenti che non sono assistenti sociali, ma sociologi, ex amministrativi semplici, ect ect. Quindi nulla ti blocca da questo punto di vista.
Se posso dare una mia opinione, ritengo che un assistente sociale che è partito dalla base abbia una conoscenza ed una esperienza in più rispetto a chi non è mai stato in un Servizio sociale ed aspira a dirigerlo. Ma c'è chi potrebbe dire il contrario, è una questione di opinione personale.
Detto ciò, credo che tutti questi concorsi siano molto blindati e spesso chiedono esperienza; se fai questo perchè credi di poter trovare più facilmente lavoro...beh, secondo me non sarà per niente, niente semplice...potresti farti un pò di esperienza nelle cooperative...
indeciso
Novizio
Novizio
Messaggi: 197
Iscritto il: mer, 02 lug 2014 - 5:27 pm

Re: Laurea magistrale classe LM-87 dopo laurea di diverso ti

Messaggio da indeciso »

tabellina ha scritto:Mi pare di capire che tu abbia già fatto tutte le considerazioni del caso e che tu sappia già qual'è il tuo obiettivo, cioè lavorare nella dirigenza, coordinamento nel settore delle politiche sociali e dei servizi sociali.
Diciamo che è una cosa che potrebbe interessarmi, ma non un obiettivo preciso, essendo difficilmente realizzabile.
Diciamo che se si sblocca la situazione vorrei fare concorsi per funzionario (cosa che posso fare già adesso) e poi dopo mi servirebbe la laurea magistrale per poter diventare dirigente, in quanto è necessaria a meno di non avere già 5 anni di esperienza come funzionario.
Per i concorsi per l'accesso alla dirigenza esterni è generalmente richiesta una laurea magistrale specifica, metre per quelli interni è richiesto un titolo generico (cioè bisogna avere un titolo qualsiasi all'interno dell'insieme dei titoli di quel ciclo, livello, valore). Quindi, pensavo di prenderlo nella classe LM-87, in modo tale da potermi abilitare alla professione di assistente sociale specialista, mediante esame di Stato, e potere così aspirare sia alla dirigenza generica sia alla dirigenza specifica nel settore dei servizi sociali.
Tuttavia, il dubbio è il seguente: è davvero necessario possedere l'abilitazione alla professione di assistente sociale specialista per dirigere i servizi sociali? A quello che vedo nei comuni, no. Il dpr 328/2001 definisce il profilo professionale dell'assistente sociale specialista, ma non mi pare sia scritto da nessuna parte che la dirigenza dei servizi sociali (sbocco tradizionale dei laureati in Scienze politiche, ripeto) sia a lui riservata. Del resto, il dirigente dei servizi sociali (e anche il funzionario direttivo) non fa mica l'assistente sociale. Se avessi la certezza di quello che sto dicendo, diciamo che mi sentirei più libero nella scelta di conseguire una laurea magistrale, orientandomi su altre classi, che magari mi dànno la possibilità di accedere alla carriera diplomatica o all'insegnamento su classi di concorso (che son cosa diversa rispetto alle classi dei corsi di studio) per le quali c'è più richiesta.
Considera che io con i titoli che ho posso accedere senza debiti formativi a una pletora di corsi di laurea magistrale diversi, le cui classi spaziano dall'antropologia alle scienze aziendali, passando per la filosofia, la biblioteconomia, la geografia, e anche la pedagogia, la formazione, il turismo, lo spettacolo e la cosiddetta informatica umanistica, oltre naturalmente alle classi strettamente correlate o affini alle mie due lauree, che sono la LM-19 (Informazione e sistemi editoriali), la LM-38 (Lingue moderne per la comnicazione e la cooperazione internazionale), la LM-52 (Relazioni internazionali), la LM-56 (Scienze dell'economia), la LM-59 (Comunicazione pubblica e d'impresa e pubblicità), la LM-62 (Scienze della politica), la LM-63 (Scienze della pubblica amministrazione), la LM-81 (Scienze per la cooperazione allo sviluppo), la LM-84 (Scienze storiche), e la LM-88 (Sociologia e ricerca sociale), la LM-90 (Studi europei), la LM-91 (Tecniche e metodi per la società dell'informazione), la LM-92 (Teorie della comunicazione) e la LM-93 (Teorie e metodologie dell'e-learning e della media education). In un paio di atenei addirittura posso accedere a corsi della classe LM-39 (Linguistica).
Nelle classi che ho specificamente elencato l'accesso è senza debiti in tutti, o quasi, gli atenei, ad eccezione dela classe LM-56 e della classe LM-84, in cui lo è comunque in molte sedi, probabilmente la maggior parte. Sulle altre che ho citato non saprei perché non è che mi interessi più di tanto e non ho approfondito, comunque laddove ho consultato i requisiti di accesso io vi rientravo, quindi so che per quelle classi esiste almeno un ateneo in cui posso andare.
Addirittura se mi iscrivo a Giurisprudenza presso l'università ove ho conseguito la seconda laurea mi iscrivono al quarto anno, cioè devo fare solo due anni su cinque (non è una laurea magistrale di secondo ciclo, ma a ciclo unico, cioè il relativo corso è di durata normale quinquennale, non biennale)!
Quindi come vedi la scelta è vasta, molto vasta: copre praticamente tutte le classi che il Ministero classifica nell'area sociae e un buon numero di classi nell'area umanistica.
Sic stantibus rebus, il panorama che mi si apre è ampio, ma posso dire che mi si apre un altrettanto ampio ventaglio di opportunità concrete? Direi proprio di no e dunque vorrei individuarne una che mi consenta di fare qualcosa... e per qualcosa non intendo l'iscrizione a un albo professionale, perché quella non ti garantisce un lavoro, e senza lavoro annesso diventa solamente un onere.
Considera che io inizialmente non volevo prendere una laurea magistrale, ma considerata la mia situazione lavorativa ho accarezzato quest'idea e sono disorientato perché vorrei conseguirne una che possa darmi davvero una svolta dal punto di vista lavorativo. I miei interessi sono abbastanza vasti e per me studiare non è un problema (non mi pesa affrontare discipline dallo statuto epistemologico molto diverso, anzi proprio per formazione sono abituato all'interdisciplinarità, e ottengo generalmente buoni risultati). Diciamo che escluderei l'àmbbito umanistico strictu sensu, quindi i corsi incentrati su saperi non sperimenatli. Ergo via la filosofia, via la storia (mi piace la storia, ma con l'approccio interdisciplinare tipico di chi ha una formazione storico-politica, mentre i corsi di laurea magistrale in discipline storiche si iscrivono nella tradizione umanistico-letteraria e nel relativo approccio storiografico, che non condivido), via la geografia (anche qui esistono due scuole, quella politico-economica e quella umanistico-letteraria, e i corsi di questa classe sono quasi tutti nelle ex facoltà di Lettere e filosofia e risentono del relativo modello), via l'antropologia (ce n'era uno interessante presso la facoltà di Sociologia della Federico II di Napoli ma è stato disattivato; gli altri sono quasi tutti a lettere), via le scienze delle religioni, via la conservazione dei beni archivistici e librari, via la pedagogia di una volta. Abbiamo escluso un bel po' di roba, restrigendo di parecchio il campo.
La nostra laurea magistrale ti permetterebbe di avere un titolo in più diciamo; ma temi che gli enti locali non rispettino la legge e ti chiedi se sia necesario essere assistenti sociali per poter aspirare a quel ruolo.
In realtà il mio timore era l'inverso. Nel senso che, se è vero che bisogna essere assistenti sociali specialisti per fare i dirigenti (e assistenti sociali semplici per fare i funzionari) dei servizi sociali, allora vuol dire che i comuni non rispettano la normativa in quanto continuano a ruotare i vecchi dirigenti sui vari settori, mettendoli a capo anche dei servizi sociali, quando questi non sono accorpati con altre aree.
Ma non si è ancora capìto se è vero che per fare i dirigenti dei servizi sociali sia veramente obbligatorio essere assistenti sociali specialisti. A me non risulta e non lo deduco dalla normativa che ho consultato.
Allora, sappiamo che a livello formale non è così; ci sono molti dirigenti che non sono assistenti sociali, ma sociologi, ex amministrativi semplici, ect ect.
Il sociologo tecnicamente non esiste.
Il laureato in sociologia non è un sociologo in quanto quella di sociologo non è una professione regolamentata.
L'Associazione italiana di sociologia e la Società italiana di sociologia definiscono sociologi i docenti universitari di ruolo (professori e ricercatori) in discipline sociologiche, cioè dal settore scientifico-disciplinare SPS/07 al SPS/10. La maggior parte di questi è laureata in Scienze politiche (qualche nome famoso: Giovanni Bechelloni, Carlo Sorrentino), qualcuno in Lettere o Filosofia (Milly Buonanno, Franco Ferrarotti), pochissimi in Sociologia o Scienze della comunicazione. Francesco Alberoni è laureato in Medicina. Fabrizio Bercelli è laureato in Fisica.
Detto ciò, credo che tutti questi concorsi siano molto blindati e spesso chiedono esperienza; se fai questo perchè credi di poter trovare più facilmente lavoro...beh, secondo me non sarà per niente, niente semplice...potresti farti un pò di esperienza nelle cooperative...
L'esperienza richiesta nei concorsi pubblici è sempre legata a ruoli (o, rarissimamente, contratti a tempo determinato, non di consulenza ma di lavoro subordinato) nelle amministrazioni pubbliche, individuata secondo criteri ben precisi e determinati, secundum legem o praeter legem. Ad esempio, il fatto che 5 anni di esperienza nel ruolo immediatamente precedente sostituiscano il titolo di studio non è una decisione della singola amministrazione, ma è previsto dalla legge.
Un'eventuale esperienza nelle cooperative, che comunque c'entra ben poco con quello che a me interessa, non avebbe alcuna rilevanza ai fini di un concorso pubblico (potrebbe avere rilevanza, invece, l'anzianità di iscrizione a un albo professionale, ove richiesta, in quanto è un dato misuabile oggettivamente e avente rilevanza giuridica pubblica).
tabellina
Apprendista
Apprendista
Messaggi: 89
Iscritto il: mer, 01 dic 2010 - 4:03 pm

Re: Laurea magistrale classe LM-87 dopo laurea di diverso ti

Messaggio da tabellina »

[quote="indeciso"]
Tuttavia, il dubbio è il seguente: è davvero necessario possedere l'abilitazione alla professione di assistente sociale specialista per dirigere i servizi sociali?

Parlo per la mia regione FVG: qui c'è una legge regionale che disciplina quali requisiti deve avere il responsabile dei servizi sociali, ed è la legge 6 del 2006, che dice:
1. Il Responsabile del Servizio sociale dei Comuni è individuato dall'ente gestore tra il personale a sua disposizione, tra il personale dei Comuni associati ovvero tra personale esterno ed è nominato in base ai criteri e alle procedure individuati ai sensi dell'articolo 18, comma 3, lettera c).
2. Costituiscono requisiti per la nomina del Responsabile del Servizio sociale dei Comuni il possesso del diploma di laurea almeno quadriennale o l'iscrizione alla sezione A dell'albo professionale dell'Ordine degli assistenti sociali, nonché l'aver svolto attività direttiva o di coordinamento per un periodo non inferiore a cinque anni nel settore socioassistenziale.

Ci sono molti ambiti distrettuali in cui il responsabile non è un assistente sociale.
Tu scrivi che il sociologo non esiste; grazie per la precisazione, tuttavia la mia intenzione era solo spiegarti che nella realtà dei fatti ci sono persone laureate in sociologia che fanno i responsabili dei servizi sociali.
indeciso
Novizio
Novizio
Messaggi: 197
Iscritto il: mer, 02 lug 2014 - 5:27 pm

Re: Laurea magistrale classe LM-87 dopo laurea di diverso ti

Messaggio da indeciso »

Il Friuli - Venezia Giulia è una regione a statuto speciale che ha potestà legislativa esclusiva in campo sanitario.
Le regioni a statuto ordinario hanno potestà legislativa in materia sanitaria, ma concorrente con lo Stato.
Ora non sto qua a spiegarvi i tecnicismi (che tra l'altro sono proprio oggetto di studio di Scienze politiche), ma questo significa che il FVG può derogare alla legge dello Stato, che non si applica proprio nel territorio della regione, mentre per le altre regioni vale sia la legislazione centrale sia quella statale e per capire quale si applica bisogna considerare i vari criteri residui rispetto a quello gerarchico (cronologico e di specialità).
Quanto invece all'ordinamento degli enti locali, le regioni a statuto ordinario NON HANNO COMPETENZE (salvo che, dopo la riforma del titolo V della parte II del 2001, per la definizione dei territori dei comuni e la loro denominazione), quindi non possono legiferare (se lo fanno, la legge regionale risulta invariabilmente nulla e dev'essere disapplicata a prescindere dall'eventuale pronunciamento della Consulta in merito a un conflitto di attribuzione eventualmente sollevato dallo Stato). Ergo, si applica la legge dello Stato.

Tanto premesso, la tua segnalazione, di cui ti sono grato, è comunque molto utile in quanto la legislazione in merito all'ordinamento della professione è di competenza esclusiva dello Stato anche con riferimento alla Regione autonoma Friuli - Venezia Giulia. Ergo, nell'emanare quella legge è evidente che il legislatore regionale non ha interpretato tale legislazione nel senso che il compito di responsabile del servizio sociale di un comune è riservato agli assistenti sociali specialisti, visto che parla del possesso di un titolo di studio, senza specificare quale, o in alternativa essere iscritti alla sezione A dell'albo degli assistenti sociali oppure, ancora, aver svolto attività direttiva o di coordinamento per cinque anni nel settore socio-assistenziale indipendentemente dal titolo di studio.

Le persone laureate in Sociologia con il vecchio ordinamento possono partecipare a tutti i concorsi pubblici in cui sia richiesta la laurea in Scienze politiche (cioè, praticamente tutti) in virtù dell'equipollenza.
Quello che mi chiedo io, piuttosto, è come abbiano fatto a entrare persone laureate in Pedagogia, Materie letterarie e Lettere. Molte amministrazioni hanno il viziaccio di chiedere una laurea qualsiasi, giusto perché la legge per quella mansione li obbliga ad assumere un laureato.
Rispondi