Lavorare all'estero... che mi dite?

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Giuls
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Lavorare all'estero... che mi dite?

Messaggio da Giuls »

Io sono ancora al primo anno di università, ma ho già in mente di andare a vivere all'estero. Sappiamo tutti quale sia la situazione lavorativa italiana ora come ora... fortunatamente non mi spaventa l'idea di mollare tutto qui e andare via.

Per ora ho intenzione di fare il terzo anno completo in erasmus. Idem per la laurea specialistica e se riesco ad andare per 1-2 mesi in un altro paese anche per scrivere la tesi tanto meglio.


Comunque mi interesserebbe sapere com'è la situazione nei paesi esteri di lingua inglese. Primi di tutti gli Stati Uniti (anche se so che è difficile entrarci), poi Australia etc...
Più che altro mi preoccupa il fatto di avere difficoltà nel trovare lavoro. Insomma, ovviamente l'inglese devo saperlo bene, ma è difficile che un datore di lavoro scelga di assumere un italiano piuttosto che uno del posto?
pallaspina
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Re: Lavorare all'estero... che mi dite?

Messaggio da pallaspina »

Per quanto riguarda l'Australia, dovresti informarti sui flussi di richiesta di lavoratori del settore. Che prendano un italiano in quel paese dipende da:
1) che il paese abbia necessitá di quel profilo professionale perché mancano lavoratori (e ti direi che per il servizio sociale sí mancano, per lo meno in Nuova Zelanda, almeno a quanto mi disse un paio di anni fa un amico che ci andó - lui era professore di matematica e trovava tutto il lavoro che voleva, pensa te);
2) dal fatto di avere una ottima conoscenza dell'inglese e un certificato specifico (non ricordo come si chiama) per il quale bisogna dare un esame. Senza quello non si puó essere assunti.

Prova a cercare in giro nei forum degli italiani all'estero! Poi, mi pare che su questo forum bazzica un collega che si chiama Davide e fa l'assistente sociale a Londra (vediamo se si manifesta) 8)

Good luck :D
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ugo.albano
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Re: Lavorare all'estero... che mi dite?

Messaggio da ugo.albano »

L'idea è buona, occorre però lavorarci.

Inviterei prima di tutto a fotografare la motivazione: perchè andare all'estero? Per "fuga da casa"? Per tendenziale esterofilia? Perchè adesso tra i giovani è di moda?

Ciò è importante: trovarsi all'estero all'improvviso, in una cultura nuova, in un ambiente che comunque non ti aspetta a bracce aperte, in cui si mangia in modo diverso, non è facile. Si tratta di trovare un equilibrio tra sè e l'ambiente.

Faccio degli esempi teorici. Se sei di Trento e vivi in un mondo cattolico, se vai in un paese anglofono ti trovi immersa improvvisamente in un mondo ad etica protestante. Se a Trento la mamma ti fa le tagliatelle con i porcini, in un paese anglofono ti portano la pasta scotta di grano tenero con un sugo dolce. Se a Trento i ragazzi ti corteggiano con gli occhi, in un paese anglofono o non ti guardano, o ti molestano se sbronzi......

Dico ciò per esperienza (io ho fatto l'assistente sociale in Germania): integrarsi in un altro luogo non è facile, dipende da come ti accolgono, da come ti poni, da cosa fai, ma pure da come emozionalmente sei concepita. Per me, per esempio, c'era un "problema climatico": abituato, da sudista, a "vivere al sole", tolleravo poco i mesi di buio e nebbia, con effetti sull'umore.

Poi, va beh, si prova. Va bene l'erasmus, ma pure il tirocinio con i rifugiati.

Se vai sul mio sito internet (vedi sotto) nei link d'interesse trovi gli assistenti sociali senza frontiere: agganciati a loro per fare un periodo all'estero, per esempio facendo il tirocinio con loro. C'è pure un link "voglio vivere cosiì" dedicato alle esperienze di italiani che fuggono all'estero: sono riportate le loro testimonianze.

OK??
Ugo Albano

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Giuls
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Re: Lavorare all'estero... che mi dite?

Messaggio da Giuls »

Grazie mille per la risposta Ugo! Vado a guardarmi il sito.

Comunque le motivazioni sono tante: un amore/curiosità innata per l'estero, per il diverso, per ciò che è lontano. Ho sempre desiderato poter fare immersione e vivere nelle più disparate parti del mondo, scoprirne di persona la cultura, entrare nei ritmi e nei meccanismi del posto etc. Inoltre voglio poter vivere una vita senza dover continuamente guardare i soldi, centellinarli, e ci tengo ad avere una bella casa. Non voglio arrivare a 35 anni per poter aprire un mutuo.
Insomma il punto è: se posso fare una vita migliore all'estero, perchè no?

So benissimo che le difficoltà sono molte, anche perchè andrei da sola e ambientarsi non è una passeggiata. Ma la voglia c'è, e la capacità di adattarsi anche.
Non ho particolari legami che mi tengono ancorata all'Italia e sono sempre stata molto indipendente rispetto ai miei coetanei (forse dovrei ringraziare i miei genitori che mi hanno sempre detto: "Arrangiati"?)

Diciamo che andare a vivere all'estero mi spaventa, certo... mi stravolgerebbe la vita! Ma penso al futuro e alla famiglia che mi farò. L'Italia non è il mio posto (:



Ah! Sì il clima è forse l'unica clausola che mi pongo. Il grigio e il freddo incidono DRASTICAMENTE sul mio umore, ho bisogno di sole! Anche per questo sono attirata dagli Stati Uniti: la California ha una primavera/estate perenne ma non è umido come in Italia. Lì 30° nemmeno li senti...
pallaspina
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Re: Lavorare all'estero... che mi dite?

Messaggio da pallaspina »

Non me lo dire a me. Nel 2000 feci il grave errore di non andare a vivere a San Francisco. Ho poi recuperato con la Spagna :D ma certo l'ho rimpianto un pó.
Guarda, non é che andare all'estero arricchisca a livello monetario (a meno di non fare un lavoro particolarmente quotato) peró sicuramente in certi paesi la retribuzione per i lavori nel settore psicosociale é piú giusta (e il lavoro piú interessante).
Il mio amico matematico se ne andó in Nuova Zelanda perché innamorato di quel paese. Il problema fu che la moglie non era riuscita a superare l'esame di inglese e quindi non poteva insegnare; le venne una depressione perché diceva che la cultura era troppo diversa e che si sentiva molto sola e dopo un anno dovettero tornare (e lui si mangia le mani perché il suo livello lavorativo e di reddito era altissimo).
Peró ogni persona é diversa. É vero che la Spagna é simile all'Italia, eppure non tutte le mie amiche che sono venute ad abitare a Barcellona si sono trovate bene come me. La cultura é simile per certi aspetti ma diversa per altri e tu sei sempre e comunque "lo straniero". Pur avendo due figlie (e dopo ho avuto il terzo) mi sono rimboccata le maniche, ho fatto i corsi delle due lingue officiali qui, mi sono iscritta all'universitá e ora mi manca un semestre per laurearmi in psicologia. Ho anche cominciato una formazione in psicoterapia e faccio la volontaria all'allattamento come facevo in Italia. Sono una strana commistione di culture (faccio la paella, ma anche la pizza, mi sono adattata a degli orari in cui non si fa niente prima delle 10 del mattino e alle 22 di sera siamo ancora in batteria). Peró non rimpiango di aver lasciato l'Italia e non tornerei. Non dico che qui tutto sia perfetto perché vedo cose che vanno meglio che in Italia ma anche cose che vanno peggio, peró a livello personale in questi quattro anni ho conosciuto persone eccezionali e fatto esperienze bellissime.
Che dirti... provare, si é sempre in tempo a tornare :mrgreen:
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Giuls
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Re: Lavorare all'estero... che mi dite?

Messaggio da Giuls »

Cavolo, San Francisco!
Comunque sì, io non mi aspetto certo di diventare milionaria, ma, come dici tu, voglio essere retribuita "il giusto".
pallaspina ha scritto: Che dirti... provare, si é sempre in tempo a tornare :mrgreen:
Esatto! Se anche dovesse andare male, non è la fine del mondo. Ma a prescindere dall'esito credo che fare un'esperienza all'estero arricchisca molto a livello personale e soprattutto faccia crescere, perciò non riesco proprio a vederlo come tempo perso.
In realtà a me piacerebbe spostarmi spesso. Ho una così grande curiosità per il mondo che mi piacerebbe poter cambiare posto ogni 2 anni, giusto il tempo di ambientarmi e conoscerlo, e poi partire alla scoperta di uno nuovo... dalla Thailandia alla Colombia, dalla Norvegia al Marocco, dal Giappone all'Alaska!

Per ora cerco di acchiappare al volo tutte le occasioni che riesco. Quest'estate ho solo il mese di agosto libero (causa sessione di esami e inizio tirocinio) e sto progettando di andare a Miami a fare immersione di inglese, un sogno! Male che vada ricado sulla cittadina inglese di Chester, come seconda scelta.

Io ho già il certificato di lingua B2, quindi diciamo che me la cavo abbastanza in tutte le situazioni. Certo è, che se devo lavorare con delle persone devo avere anche una padronanza linguistica che mi permetta di entrarci in empatia altrimenti faccio più male che bene!
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Re: Lavorare all'estero... che mi dite?

Messaggio da pallaspina »

L'importante é riconoscere che ogni volta spostarsi é una perdita (oltre che un guadagno) e che forse arriverá il momento in cui si dovrá mettere radici :) Il B2 di inglese ce l'ho anche io, preso mediante la mia universitá... il problema é che non é un B2 reale :( L'unico modo di apprendere veramente un idioma é stare sul posto; anche studiarlo, ma sul posto.
Non é che io non mi ponga il problema linguistico. Non é facile. Peró credo anche che c'é sempre un inizio. Vivendo sul posto si possono imparare delle sfumature linguistiche che altrimenti sfuggirebbero. Ricordo sempre quando, il primo anno che vivevo qui, il mio ex tirocinante mi mandó un testo in spagnolo (stava dando l'esame); il mio primo pensiero fu: "MA CHE É STA ROBA???" :mrgreen: Poi c'é anche da dire che il cliente non si preoccupa tanto dell'accento e della perfezione grammaticale quanto del fatto di sentirsi accolto e aiutato. Invece, per lavorare soprattutto da dipendente, e per studiare (visto che nel resto d'Europa gli esami sono tutti solo scritti) IMPRESCINDIBILE ottima padronanza scritta (che si raggiunge leggendo molto e studiando bene la grammatica).
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Giuls
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Re: Lavorare all'estero... che mi dite?

Messaggio da Giuls »

pallaspina ha scritto:Ricordo sempre quando, il primo anno che vivevo qui, il mio ex tirocinante mi mandó un testo in spagnolo (stava dando l'esame); il mio primo pensiero fu: "MA CHE É STA ROBA???" :mrgreen:
Hahaha posso immaginare la scena! Per quanto ci si arrangi con la lingua, sarà sempre diverso una volta nel paese estero. Anche perchè c'è da dire che la lingua che studi è molto diversa da quella usata nel quotidiano. Una cosa stupida è ad esempio il nostro passato remoto... linguisticamente è giusto, ma ormai è stato sostituito quasi dappertutto con il passato prossimo. E questi sfumature linguistiche le impari solo con l'immersione.



Ma sì, io parlo tanto di voler viaggiare, ma mi conosco; l'idea di una bella casetta con marito+bambini+animali è il mio sogno, quindi sicuramente non farei mai una vita da vagabonda. Mi piacerebbe girare il mondo ma so benissimo che rimarrà a un livello teorico. Alla fine la vita non è così lunga, spostandomi continuamente mi perderei tante cose
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Re: Lavorare all'estero... che mi dite?

Messaggio da Vaiolettt »

ciao a tutti, questo è il mio primo post e chiedo scusa per l'intromissione.

Vorrei chiedere ad Ugo Albano alcune informazioni sull'esperienza in Germania, se è di interesse anche di altre persone pongo le domande qui, altrimenti mando un messaggio privato.

Viola
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Re: Lavorare all'estero... che mi dite?

Messaggio da ugo.albano »

Se vuoi mi contatti in privato.
Vedi sotto.
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Re: Lavorare all'estero... che mi dite?

Messaggio da ugo.albano »

Molti colleghi mi contattano per via della mia pregressa esperienza di lavoro come assistente sociale all'estero. Ecco quindi un contributo con un pò di "riflessioni operative" su cosa considerare, se si vuole fare questa scelta. Grazie agli amici del Portale degli Assistenti Sociali , ecco una serie di indicazioni. Si tratta di un articolo diviso in tre parti: prima, seconda e terza.
La prima è già online:
http://blog.assistentisociali.org/2014/ ... o-i-parte/
Ugo Albano

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Vorrei vivere e lavorare come assistente sociale all'estero!

Messaggio da renèe »

Salve a tutti, mi piacerebbe molto vivere e lavorare come assistente sociale all'estero o più precisamente a New York, è si... il grande sogno Americano 8)
Ma purtroppo leggendo di racconti di storia vissuta in internet mi pare veramente un'impresa difficile, sopratutto per quanto riguarda i visti... Comunque sia io non demordo e sto provando in tutti i modi un piccolo appigli da cui partire. Qulcuno di voi è riuscito a trovare lavoro all'estero con questa professione? Oppure qualcuno di voi è pratico per quanto riguarda la validità della laurea triennale italiana in scienze dei servizi sociali all'estero?
Navigando in internet sono riuscita a trovare solo notizie "distorte" e pareri contrastanti sull'argomento. :roll: :(
saluti a tutti/tutte :D
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Re: Lavorare all'estero... che mi dite?

Messaggio da solea90 »

E nel Regno Unito com'è la situazione? C'è lavoro? Il nostro titolo è valido?gli stipendi?
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