Interrogativi professionali nel lavoro con i minori...

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Ass. Soc. XY
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Iscritto il: mar, 08 nov 2011 - 12:49 pm

Interrogativi professionali nel lavoro con i minori...

Messaggio da Ass. Soc. XY »

Care/i Colleghe/i
Sento la necessità di condividere con la Comunità Professionale un interrogativo che mi sto ponendo già da lungo tempo e che riguarda, credo, un’ampia parte del Nostro lavoro quotidiano con i minori, le loro famiglie e l’Autorità Giudiziaria nei casi di contenzioso fra i genitori.
Per farlo, voglio prendere spunto da una situazione che sto vivendo.
Sono Assistente Sociale dal 1999 e da 9 anni lavoro con contratto a tempo indeterminato in un Comune della Provincia di una grande città che conta oltre 20 mila abitanti e dove sono l’unica figura professionale in dotazione organica.
La storia, riassunta per sommi capi, è la seguente.
Seguo una famiglia composta da madre, padre e tre figli minori in età di scuola dell’obbligo dal 2002, quando il padre si rivolse spontaneamente al Servizio Sociale; dopo qualche anno la coppia si separa e il Tribunale Ordinario dispone una CTU per prendere la migliore decisione in merito all’affidamento. Con un provvedimento di affido condiviso, i figli vengono collocati presso la madre e vengono stabilite le modalità di visita del padre. Già a quei tempi si era attivato un Servizio di Assistenza Domiciliare per Minori a Rischio e la frequentazione dei bambini di un Centro Diurno del territorio. Ho dovuto assentarmi dal lavoro per Maternità in due distinti periodi e, in entrambi i casi, sono stata sostituita solo in maniera discontinua. In questi periodi, in ogni caso, il progetto d’aiuto al nucleo è continuato come lo avevo definito. Rientrata al lavoro e sovraccarica dell’accumulo legato al lungo periodo di assenza durante il quale, appunto, ero stata sostituita in maniera discontinua, la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni chiede al mio Servizio di svolgere un’indagine socio – ambientale sul nucleo in questione; invio la relazione (dopo circa 9 mesi dalla richiesta della Procura), proponendo l’affidamento dei minori al Servizio Sociale e il loro collocamento presso la casa della madre, la regolamentazione del diritto di visita del padre, la continuità della frequenza dei bambini al Centro Diurno e la prosecuzione per i genitori del percorso di sostegno alla genitorialità.
In seguito a questa relazione, il padre mi denuncia all’Ordine Regionale degli Assistenti Sociali che apre un procedimento disciplinare a mio carico (Maggio) che si concluderà ad Ottobre dello stesso anno con la seguente sanzione: sospensione dall’Albo per sei giorni lavorativi. Nel frattempo, il padre, su indicazione dello stesso Ordine Regionale, ha chiesto la mia ricusazione all’Amministrazione Comunale che, però, gli è stata negata, anche perché sono l’unica Assistente Sociale in servizio. In quei giorni, pur recandomi sul posto di lavoro nel consueto orario di servizio, in ottemperanza a quanto stabilito dall’Ordine degli Assistenti Sociali, mi sono astenuta dall’esercizio della professione di assistente sociale. Per inciso, nel frattempo, il Tribunale per i Minorenni aveva emesso un Decreto dove incaricava il mio Servizio di prescrivere ai genitori di intraprendere un percorso di sostegno alla genitorialità e di garantire ai minori adeguata ed assidua assistenza domiciliare (rilegittimando il mio operato malgrado la decisione dell’Ordine di cui il Giudice era stato messo a conoscenza). Mi sono scelta un Legale di fiducia (a mie spese) per presentare ricorso al Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali dove avrò l’audizione a metà del mese di Novembre (a distanza di 18 mesi dall’apertura del procedimento). Malgrado l’Ordine degli Assistenti Sociali mi avesse suggerito di “passare il caso” ad altro operatore, accettando la ricusazione dell’utente (che non era, però, stata ritenuta plausibile né dal mio datore di lavoro né dall’Autorità Giudiziaria), ho scelto di continuare a mantenere la titolarità del caso con la supervisione costante di una collega Assistente Sociale Coordinatore della ASL con la quale ho lavorato a stretto contatto a partire da Marzo scorso. Morale della favola? Siamo state entrambe denunciate all’Ordine Regionale dallo stesso genitore e mi trovo a ricominciare tutto da capo! E prima ancora della conclusione “in secondo grado” del primo procedimento. Ma abbiamo richiesto la riapertura del fascicolo in Tribunale per i Minorenni e di nuovo il Giudice Incaricato ci ha conferito il mandato a fare degli interventi e, quindi, il padre in questione ha chiesto ancora la mia ricusazione.
Premesso che non ritengo di essere infallibile, ma, anzi, di essere soggetta alla possibilità di commettere degli errori, mi chiedo e Vi chiedo: nelle situazioni di contenzioso dei genitori per l’affidamento dei figli minori (in qualsiasi sede giudiziaria, Tribunale Ordinario e/o Tribunale per i Minorenni, Corte d’Appello … ) chi è il nostro utente? Il bambino o il genitore? Quando abbiamo l’incarico dall’Autorità Giudiziaria siamo legittimati ad agire o chiunque può farci sollevare dall’incarico perché proponiamo qualcosa che non sta bene ad una delle parti, cosicché di passaggio in passaggio il tempo passa e si mantiene lo status quo della situazione? E’ probabile che questo padre non abbia più un rapporto di fiducia con me e, forse, è a rischio anche la mia incolumità, ma io non sono deputata alla cura dell’interesse dei minori? Io non credo di avere agito contro i principi della Nostra Professione, ma voglio condividerlo con tutta la Comunità Professionale e confrontarmi con quanti lo vorranno sull’argomento, magari anche organizzando un evento pubblico. Abbiamo, intanto, cominciato a costituire dei gruppi di lavoro composti da Assistenti Sociali, Psicologi ed Avvocati nel tentativo di formulare delle linee – guida condivise dagli Ordini Professionali e dalla Magistratura anche per evitare il ricorso strumentale della denuncia all’Ordine Professionale.
Nel ringraziarVi dell’attenzione che mi avete dedicato, Vi invito a diffondere quanto più possibile queste mie riflessioni con la preghiera, a quanti conoscono personalmente la mia storia, di non diffondere il mio luogo di lavoro o altre informazioni per garantire la privacy di questo nucleo.
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Assistente Sociale XY
crostatina
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Re: Interrogativi professionali nel lavoro con i minori...

Messaggio da crostatina »

Ciao!
Sono rimasta sconcertata da quanto scrivi, però non ti nascondo alcuni dubbi:
su che base questo papà ti ha denunciata ( cioè quale motivazione) e perchè la relazione alla Procura è partita 9 mesi dopo?
L'Ordine ( che poi che Ordine è questo????) su che base ti ha sanzionato? Che cose ha riconosciuto a questo padre?( Sicuramente qualcuno ha suggerito lui questa strada )
Insomma ho la sensazione che manchi qualche elemento.
Non è possibile sia andato tutto "liscio" in questo modo.
Si dice che siamo il braccio operativo dell'Autorità e sempre a tuteli dei minori .E se un professionista studia una situazione e programma un interevento sulla base degli elementi raccolti non può avere tutti questi problemi .
Tutti dovremmo essere denunciati allora?
La situazione è molto strana, qualcosa mi sfugge????
Il tuo avvocato che dice???
MonicaB
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Re: Interrogativi professionali nel lavoro con i minori...

Messaggio da MonicaB »

Anch'io vorrei saperne di più, la questione è molto interessante. Qual è la motivazione del provvedimento disciplinare dell'Ordine?
Ass. Soc. XY
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Iscritto il: mar, 08 nov 2011 - 12:49 pm

Re: Interrogativi professionali nel lavoro con i minori...

Messaggio da Ass. Soc. XY »

Care Colleghe, anche se non posso scendere nei particolari della storia per la tutela della privacy del nucleo familiare, cercherò di chiarire alcuni dubbi.
Iniziamo con i nove mesi trasorsi dalla richiesta dell'A. G. all'invio della relazione. Ci sono almeno tre ordini di motivi: il primo riguarda il fatto che, dopo un lungo periodo di assenza ho dovuto procedere ad un'indagine quasi ex novo, anche se il caso era già da me conosciuto; il secondo è strettamente connesso: non essendo stata sostituita con continuità si era accumulata una mole di lavoro enorme(su un carico già normalmnte importante); infine, in quei nove mesi la mia presenza in servizio è stata a tempo ridotto per la maggior parte del perido.
Per quanto concerne le contestazioni che mi vengono mosse da questo padre, rigurdano la violazione degli artt. 5, 6, 8, 10, 14, 46 e 47 del nostro Codice Deontologico e nella Delibera dell'OAS Regionale mi viene comminata la sanzione della sospensione per 6 gg lavorativi ai sensi degli artt. 19, 46 e 47.
Ma torno ad interrogarvi, al di là del caso specifico, su chi sia il nostro utente quando operiamo su mandato della Magistratura Minorile od Ordinaria nelle giudiziali e, poi, ancora se chiunque delle parti può farci sollevare dall'incarico.
Grazie
crostatina
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Iscritto il: ven, 04 nov 2011 - 12:26 pm

Re: Interrogativi professionali nel lavoro con i minori...

Messaggio da crostatina »

Ciao,
Ribadisco che il Nostro utente, con madato della Magistratura Minorile è il minore e la sua protezione ( art. 14 C.D.) e qualsiasi persona non può sollevarci dall'incarico tranne che per motivazioni davvero gravi e della violazione del Codice Deontologico. Dobbiamo spiegare ai genitori dei minori che siamo un aiuto per loro e che intendiamo tutelare il loro figlio, non un nemico da combattere e non SIAMO GLI AVVOCATI DI PARTE DI NESSUNO, se vogliono gli avvocati di parte se li pagano (ho molte cose ed esempi estremamente negativi da dire su alcuni avvocati di parte che fanno uno scempio della rabbia delle persone per baccarsi € 200,00 ogni volta che scrivono un fax , o che ostacolano una mediazione e fomentano astio di un genitore sull'altro....).
Per cui i dubbi non devono esserci su questo.
Resta però davvero stupita e sconcertata della sanzione e l'azione del tuo ordine professionale. In qualche modo questo Ordine ha riconosciuto al padre qualche ragione. Mi preoccupa perchè allora in ogni momento potremmo tutti essere denunciati ????
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