Master: valutazione e prevenzione disagio minorile

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Master: valutazione e prevenzione disagio minorile

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MASTER di I livello "MODELLI PER LA VALUTAZIONE E LA PREVENZIONE DISAGIO MINORILE SOSTEGNO GENITORIALITA'

Master I livello "MODELLI PER LA VALUTAZIONE E LA PREVENZIONE DEL DISAGIO MINORILE E PER IL SOSTEGNO DELLE GENITORIALITA'" presso l'Università degli Studi di Verona.

Livello Primo
CFU 60
Direttore del corso Prof. Franco Bressan
Comitato Scientifico
prof. Franco Bressan
prof.ssa Rosanna Cima
prof.ssa Alessandra Cordiano
prof. Roberto Dalla Chiara (assistente sociale, Coordinatore Didattico del Master)
prof.ssa Roberta Frighetto (assistente sociale)
prof. Giorgio Gosetti
prof. Daniele Loro
dott. Damiano Mattiolo (assistente sociale)
prof.ssa Carmen Prizzon (assistente sociale)

Insegnamento al Master
Progettazione educativa
Pedagogia della famiglia
Identità culturale e seconde generazioni
Pedagogia della mediazione culturale
Diritto di Famiglia
Società e persona
La presa in carico dell’adolescente straniero e della sua famiglia
Pedagogia sperimentale
La fatica essere e di vivere da adulti
L’approccio antropologico alle situazioni di fragilità sociale
Metodo etnografico applicato al territorio locale
Disagio sociale e attaccamenti
Sociologia e analisi dei reticoli sociali
Progettazione sociale e interventi di rete a sostegno delle genitorialità complesse
Assessment sociale e case management. Modelli e strumenti per monitorare i processi e valutare gli esiti.
Metodi e modelli di servizio sociale per il sostegno dei sistemi familiari in crisi.
Valutazione e costruzione del parere professionale nelle indagini sociali richieste dall’autorità
giudiziaria
Modelli e strumenti per il lavoro interprofessionale


Analisi dei bisogni, obiettivi formativi specifici
1. Analisi dei bisogni
Descrizione della condizione minorile
L’esperienza professionale quotidiana degli assistenti sociali rivela la presenza di situazioni familiari
sempre più in difficoltà nell’accudimento dei figli. Le difficoltà riguardano in uguale misura, sia pure per
ragioni a volte differenti, famiglie immigrate con minori e famiglie di autoctoni, segnate anche dal ritorno di
forme di “povertà tradizionali” causate dalla crisi economica, nazionale e internazionale. Sempre più spesso
rientrano nell’area di intervento dei Servizi sociali specialistici anche famiglie del ceto medio, i cui figli
mostrano preoccupanti e pesanti segnali di disagio, tra i quali spiccano l’abuso di alcool e l’uso sistematico
di sostanze tossiche anche in età preadolescenziale. In questi casi appare ancora più evidente la realtà di un
“vuoto” di presenza e di capacità educativa non solo da parte delle famiglie di appartenenza, i cui genitori
mostrano spesso gravi difficoltà nell’assunzione, consapevole e competente, del ruolo di genitori, ma anche
da parte della scuola, quale agenzia educante e formativa. Altro fenomeno di disagio per i minori è dato dalla
preoccupante tendenza a rinchiudersi nel mondo virtuale di internet e dei programmi TV.
Mutamenti nell’ambito organizzativo dei Servizi Sociali
In questi ultimi anni si sta assistendo ad una riorganizzazione dei Servizi Sociali, Socio-Sanitari ed
Educativi deputati alle problematiche minorili, che si fonda con sempre maggior chiarezza sulla distinzione
tra la funzione di “Tutela” dei minori, collegata al Tribunale Minorile, e la funzione di “Prevenzione” del
disagio minorile. Tale suddivisione offre la possibilità di mettere a fuoco con maggiore precisione il ruolo decisivo dell’area della prevenzione, quale fattore di intervento essenziale per cercare di evitare il passaggio di minori nell’area della tutela minorile. L’area della prevenzione e della promozione delle risorse (personali e sociali) in contesti di vita quotidiana, distinta dall’area della tutela minorile, diventa pertanto un elemento strategico nell’ambito del servizio sociale. Al suo interno emerge con chiarezza l’esigenza di attuare sinergie tra i soggetti che a vario titolo intervengono nell’educazione e nella formazione dei minori, ma appare altrettanto necessario ripensare, incrementandoli, gli interventi e le modalità di interpretare ed agire sulle singole situazioni in un’ottica di prevenzione.
Le esigenze formative dei professionisti A fronte delle difficoltà emergenti dalla pratica quotidiana del servizio sociale, appare evidente la richiesta di una capacità sempre più raffinata nel saper cogliere gli elementi di disagio che si manifestano tra
i minori, attuando specifiche valutazioni ed opportuni interventi, affinché le situazioni già complesse non si complichino ulteriormente fino ad arrivare all’attuazione di interventi di tutela.
In particolare, la capacità di farsi carico di situazioni familiari problematiche, in cui appare in pericolo la stessa possibilità di un’adeguata ed equilibrata crescita di un minore, comporta non solo un incremento del bagaglio conoscitivo e formativo di base, necessario per svolgere al meglio il proprio essere professionisti dell’aiuto, ma anche l’approfondimento della consapevolezza, negli assistenti sociali, di essere
“adulti” che si interrogano sul “mondo minorile” e sul proprio modo di rapportarsi con ogni singola situazione di relazione con i minori che si incontrano in ambito lavorativo.
Con la Convenzione internazionale sui diritti del bambino del 1989, ratificata in Italia nel 1991, vengono sanciti i diritti dei bambini e degli adolescenti centrati prevalentemente sulle relazioni affettive, educative e sociali, sia nell’ambito della tutela, sia nell’ambito della promozione. La normativa italiana e le stesse “Linee guida” della Regione Veneto del 2008 – riguardanti la “Cura e la Segnalazione. Le responsabilità nella protezione e nella tutela dei diritti all’infanzia e dell’adolescenza in Veneto” – ribadiscono
come al centro degli interventi di cura, protezione e tutela vi siano due soggetti: i bambini o adolescenti e la loro famiglia.
L’aspetto educativo nell’accompagnamento del bambino e della sua famiglia e la relazione con il contesto sociale diventano il fulcro dell’intervento: i bambini-adolescenti vengono considerati come risorse da tutelare, sostenere ed accompagnare in un percorso di crescita; i padri e le madri sono altresì considerati soggetti da aiutare, allo scopo di porli nelle condizioni di superare le difficoltà e di acquisire le competenze per esercitare una genitorialità responsabile. Il benessere del bambino e dell'adolescente è legato, oltre che
al suo ambiente familiare, anche alla capacità della comunità di farsene carico.
Le “Linee guida”, inoltre, indicano l’utilizzo di un “Progetto Quadro” quale modalità operativa per promuovere interventi integrati di carattere sociale, sanitario ed educativo, finalizzati a promuovere il benessere del bambino e/o dell’adolescente e a rimuovere la situazione di rischio o di pregiudizio in cui si possano trovare. L’elaborazione del “Progetto Quadro” comporta la valutazione diagnostica e prognostica della situazione e la valutazione delle reali e concrete possibilità di un esito positivo del progetto.
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