libertà di autodeterminazione....fino a che punto?

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paolas
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libertà di autodeterminazione....fino a che punto?

Messaggio da paolas »

Gentili colleghi,
ho bisogno di più pareri su un caso che mi pone dubbi continui, sarò breve:
un anziano di 75 anni vive da solo, è un diabetico grave, 4v al giorno insulina , che fa da solo, gli hanno già amputato un dito del piede.
E' una persona che da giovane apparteneva al bel mondo bolognese, girava molto, donne, guidava aerei, e adesso si ritrova da solo, divorziato da una vita, due figlie che non vogliono sapere nulla di lui, con un carattere che tende all' "arrabbiato andante", concedetemi lo sfogo: molto polemico, ne ha per tutti, ma, preso per il verso giusto, un minimo di collaborazione la produce. Al momento ha accettato solo la consegna del pasto in modo che noi riusciamo a monitorarlo tutti i giorni.
Guido ha una compagna da anni, molto più giovane (non è interesse economico), che va da lui tutte le sere, una volta finito di lavorare, e passano insieme il sabato e la domenica. si è resa disponibile a qualche telefonata e d un colloquio. non dipsonibile a vivere con lui, perchè vive con i genitori anziani
Fino ad oggi ho sempre pensato che Guido avesse il diritto di non informare i suoi familiari.
Nell'ultimo periodo, però, è caduto più volte, non si sa bene per quale motivo, è molto più fragile, anche a cause delle piccole ferite che ha sulle gambe causa cattiva circolazione (lesioni di primo grado, gestibili da un familiare), anche se sempre lucido. ho tentato più volte di condividere con lui l'idea di contattare i figli solo per informarli, nient'altro, ma lui non vuole.
il mio dubbio è se informarli comunque al di là del suo diniego.
che dite?
grazie mille
Paola
MonicaB
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Re: libertà di autodeterminazione....fino a che punto?

Messaggio da MonicaB »

Questa è una questione difficile, dove finisce la libertà della persona di decidere se coinvolgere o meno i famigliari nelle proprie vicende personali? A rigor di legge ti direi che se lui non vuole non puoi contattare i famigliari. Poi secondo me sta a te decidere di rischiare di prenderti una denuncia per violazione della privacy e del segreto professionale e farlo comunque. Io in un caso l'ho fatto, la persona era ricoverata e stava morendo, ho ritenuto giusto che il figlio che lui non vedeva da vent'anni lo sapesse. L'ho rintracciato e gliel'ho detto poi è stato lui a recarsi dal padre e a riallacciare un minimo di rapporti. Ti posso dire che in quella occasione ho pensato: mi assumo la responsabilità di questo gesto, so i rischi cui posso andare in contro ma eticamente, moralmente ed umanamente penso sia giusto agire così
paolas
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Re: libertà di autodeterminazione....fino a che punto?

Messaggio da paolas »

Grazie molte Monica! non credi che nel caso decida di non informare i figli, io possa incorrere nel rischio di mancato soccorso o assistenza? come la vedi? è anche questo quello che mi preoccupa.....
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ugo.albano
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Re: libertà di autodeterminazione....fino a che punto?

Messaggio da ugo.albano »

Se posso dire la mia, avendo scritto in questo settore......

1) l'autodeterminazione è un assunto etico e metodologico, non giuridico;

2) giuridicamente bisogna fare riferimento alle Norme del Codice Penale.

3) nel caso specifico io "metterei a verbale" le intenzioni del soggetto tramite un testamento biologico (sarebbe l'ideale) o semplici dichiarazioni scritte.

Se cioè questo Guido viene invitato a coinvolgere i figli e lui si rifiuta, perchè non dirgli "signor Guido, proprio per rafforzare la Sua volontà, mi sottoscrive la dichiarazione di rifiuto di contatto con i figli?"

Giuridicamente è l'interessato a disporre le cose, NON noi a posto suo. Al massimo noi interpelliamo il Giudice nel caso in cui la sua condotta non risponda ai suoi bisogni per malattia mentale o quant'altro, per cui è il GT a decidere.

Se una persona è capace di intendere e volere e per suoi motivi (che deve però attestare) non vuole rapporti con i figli, perchè devo volerlo io? In base a quale (strano) codice etico mi prendo questo onere?

OK??
Ugo Albano

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paolas
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Re: libertà di autodeterminazione....fino a che punto?

Messaggio da paolas »

grazie, Ugo!
come non condividere la tua analisi? ;)
A presto
nicolaos
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Re: libertà di autodeterminazione....fino a che punto?

Messaggio da nicolaos »

In merito alla questione posta dal collega relativamente all'opportunità o meno di coinvolgere i figli del sig. Guido a mio avviso bisogna considerare i seguenti aspetti.

Premetto che trattasi di un tema di scottante attualità e di sensibilità etica.

La Costituzione riconosce a ciascuno di poter esprimere le proprie idee e di affermare la propria libertà, ma l’esercizio di questo diritto in particolari situazioni non è riconosciuto alla persona. Così recita all’art. 32
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

Il codice deontologico dell’assistente sociale pone tra i principi della professione l’autodeterminazione delle persone. Così recita:
“L’assistente sociale deve impegnare la sua competenza professionale per promuovere la piena autodeterminazione degli utenti e dei clienti, la loro potenzialità ed autonomia, in quanto soggetti attivi del progetto di aiuto.”

Ora la questione è: come può l’assistente sociale supportare una persona ad autodeterminarsi ? E’ possibile scegliere in modo consapevole e libero come affrontare le incognite del futuro senza che altri, professionisti compresi ingeriscano in modo inadeguato e non richiesto? Qui non è richiesto il coinvolgimento dei figli.

Nella fattispecie non sembra che i figli del sig. Guido possano farsi interpreti della sua volontà soprattutto in riferimento a trattamenti sanitari qualora il soggetto in questione non sia più in grado di autodeterminarsi.

Nella narrazione del collega sembra che Guidi si fidi di più della compagna.

Ti suggerisco quindi di redigere assieme a Guido e alla compagna un ricorso per la nomina di amminisitratore di sostegno e di presentarlo al giudice tutelare.

Chiaramente l'amministratore designato sarà proprio la compagna di Guido di cui lui si fida.

La questione è complessa. Provaci e ci risentiamo.

Buon lavoro
paolas
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Re: libertà di autodeterminazione....fino a che punto?

Messaggio da paolas »

Grazie per il contributo, NIcolaos! Il discorso dell'ads è ancora molto lontano, lui si percepisce come una trentenne in grado di dominare il mondo e gestire tutto con la forza del denaro, come ha sempre fatto. La compagna è assolutamente esclusa dalle decisioni economiche e in generale dalla gestione del denaro, che ad oggi lascia molto a desiderare, anzi è un altro aspetto di fragilità.
Inoltre fino a poco tempo fa non voleva nemmeno che avessimo contatti diretti,la compagna ed io:una fase fortunatamente superata, ma ribadisce sempre che è lui che decide per se!
Al momento gli ho fatto firmare "le sue volontà", come suggeriva Ugo,e sono riuscita potenziare l'assistenza in casa.
Procedere per obiettivi minimi, mi sono detta.
grazie ancora!
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