la fine degli a.s nelle aziende ospedaliere?

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ladanielle
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la fine degli a.s nelle aziende ospedaliere?

Messaggio da ladanielle »

Buongiorno a tutti/e,
sarei desiderosa di capire cosa sta accadendo nella realtà di regione Lombardia, i cambiamenti che stanno avvenendo nelle strutture ospedaliere e soprattutto la "fine" che faranno gli assistenti sociali :? :roll: , che secondo alcuni a.s del settore non sono nemmeno più previsti (come figure) nel Libro Bianco della regione, e che quindi in un futuro non troppo lontano non saranno più nemmeno presenti.. questa cosa mi sconvolge :| :shock: e dato che sto preparando una tesi magistrale vorrei cercare di andare più a fondo nell'argomento..
grazie in anticipo
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ugo.albano
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Re: la fine degli a.s nelle aziende ospedaliere?

Messaggio da ugo.albano »

Perchè ti sconvolge?

Io personalmente non ho mai capito che ci stanno a fare gli assistenti sociali in territorio.

Non conosco la Lombardia. Da noi in Emilia-Romagna è da qualche decennio che le USL si "sanitarizzano", da decenni non assumono più assistenti sociali, sostituendoli con gli educatori.

Non so perchè. Azzardo qualche ipotesi. Nella mente dei politici e dei manager sanitari il sociale è "vago". Nè mi pare che i colleghi in questi anni abbiano dimostrato la necessità di assistenti sociali in ospedale.

Io sono sempre stato scettico sull'integrazione sociosanitaria. Pensa che lessi un libro sul tema scritto da Fiorella Cava (allora presidente dell'Ordine) e non ho capito nulla.

Per mia personale esperienza: se stare in ospedale significa "liberare il posto-letto" o "prendere ordini dal medico" o "occuparsi si quello di cui nessuno si occupa", preferisco non starci.

Siamo in tempi di (sana) razionalizzazione: se gli ospedali non sanno cosa fanno gli assistenti sociali da decenni, fanno bene a non volerli: quelli esistenti passeranno ad altri servizi, e finisce qua.

Tu invece come la pensi?
Ugo Albano

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Re: la fine degli a.s nelle aziende ospedaliere?

Messaggio da ladanielle »

Che nella mente dei politici e dei sanitari il concetto di "sociale" sia vago è vero, ne ho avuto la dimostrazione durante il tirocinio in ospedale, ma ciò non significa che l'assistente sociale nel contesto ospedaliero sia poco utile. Chiaramente i medici sostengono la politica di razionalizzazione delle risorse e quindi è necessario che i letti vengano liberati se non ci sono più bisogni sanitari e premono affinchè ciò avvenga anche in tempi a volte (troppo) precoci. Solitamente richiedendo l'intervento dell'assistente sociale ospedaliera molti medici si aspettano che con la bacchetta magica, il posto letto venga liberato.
Tuttavia credo sia utile ricordare che viene richiesta una consulenza sociale, cui segue una valutazione professionale del bisogno sociale e della situazione. Talvolta le dimissioni vengono posticipate di qualche giorno dopo una valutazione sociale perchè le risorse esterne non ci sono o non possono essere attivabili nell'immediato, si lavora con l'emergenza e spesso nell'urgenza. Si lavora per garantire una continuità assistenziale al paziente e ho notato come si rimane punti di riferimento anche dopo le dimissioni, soprattutto se i servizi sociali territoriali non sono troppo efficienti. Quello che intendo dire è che solo grazie all'a.s c'è una prima presa in carico e una prima valutazione del caso, che sicuramente verrà poi passato sul territorio. Inoltre la conoscenza del caso da parte di un professionista sociale in ospedale può essere la base da cui i servizi territoriali possono partire. Senza dimenticare che senza eventi acuti come alcuni tipi di malattie che necessitano l'accesso al pronto soccorso o il ricovero, molte situazioni (anche di pregiudizio e di violenza) non verrebbero nemmeno conosciute e rimarrebbero prive di aiuti di ogni tipo. Inoltre c'è un contatto diretto (quasi immediato) in reparto con il paziente ricoverato e con i familiari, permettendo la costruzione di un progetto condiviso sin dall'inizio.

Personalmente posso capire la posizione dei sanitari, ma credo che se venisse tolta questa parte sociale all'ospedale, chiunque ne risentirebbe: utenti in primis e in parte anche il personale sanitario e i servizi sul territorio.
Comunque una cosa è certa: che tra tutte le aree quella sociale è sempre quella meno considerata dai politici in primis. Che rabbia! :evil:
Grazie del confronto :o
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ugo.albano
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Re: la fine degli a.s nelle aziende ospedaliere?

Messaggio da ugo.albano »

Il problema non è dei medici, è nostro: possibile che il "sociale" è il percorso postospedaliero, mentre il "sanitario" è l'ospedale? Questo è un assunto della (stramba) legislazione italiana che, volendo dividere le competenze tra usl e comune, quindi tra fondi, definisce come "sociale" l'extraospedaliero.

Capiamoci: se si va in ospedale per una malattia e si torna a casa a seguito di una cura medica, CHE CI AZZECCA l'assistente sociale? Se si tratta di gestire la continuità di cura SU UNA MALATTIA ha più senso un infermiere.

L'assistente sociale, oggi come non mai, è chiamato a CODIFICARE LE PROPRIE COMPETENZE ovunque lavora. se non lo fa è il contesto che glielo prescrive. E se ciò avviene, la colpa non è del contesto, è di questo "operatore" (cisì ci chiamano in sanità) che non si definisce.

Se io dovessi lavorare in ospedale a fare le "dinissioni ospedaliere" mi suiciderei, professionalmente parlando.

Ma l'assistente sociale non ha altro da fare, mi chiedo?
Ugo Albano

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Riccardo
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Re: la fine degli a.s nelle aziende ospedaliere?

Messaggio da Riccardo »

è uscita proprio oggi la DGR di riforma del servizio socio sanitario lombardo.
Buona lettura e buona Tesi

http://www.regione.lombardia.it/cs/Sate ... RGNWrapper
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