Domande su un ipotetico futuro lavorativo nel sociale..

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Desy
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Domande su un ipotetico futuro lavorativo nel sociale..

Messaggio da Desy »

Salve a tutti, sono una "pivellina" :oops: , studentessa del liceo scienze sociali, ho molte domande da farvi, perchè devo ancora decidere che cosa fare della mia vita. Scusate per la stupidità delle domande e l'inesperienza, ma non voglio farmi illusioni e ho bisogno di chiarire alcune cose, spero possiate aiutarmi. Intanto potete delucidarmi sulle principali figure professionali che operano nell'ambito del servizio sociale, quali sono i loro compiti concreti, e quali sono i corsi/facoltà da intraprendere per lavorare nel sociale? Che lavori si possono svolgere con la laurea in scienze pedagogiche? Per diventare assistente sociale bisogna avere una laurea magistrale (in servizio sociale), o si può avere anche solo la laurea triennale? Si può decidere in che settore lavorare es. settore infanzia, anziani ecc oppure questo si decide solo con la specialistica quindi affrontando 3 anni +2? Grazie 1000 a tutti!

p.s. io vorrei lavorare nel settore infanzia, nei c.a.f o in altri centri per aiutare i bambini in difficoltà (psicologiche, familiari, educative, fisiche ecc), oppure nei centri antiviolenza...Qual è il percorso formativo per questi settori? Grazie
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ugo.albano
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Re: Domande su un ipotetico futuro lavorativo nel sociale..

Messaggio da ugo.albano »

Cara Desy,

non ti preoccupare, è giusto chiedere, anche perchè poi bisogna scegliere.

Qualche consiglio (più che da assistente sociale, da "padre di famiglia"):

1) telefona in giro e chiedi di parlare con un assistente sociale, uno psicologo, un educatore (a turno, s'intende), e chiedi loro cosa fanno. Fai parlare loro, tu stà zitta e non parlare di te;

2) chiedi poi a loro di massare mezza giornata per vedere che fanno;

3) parla già ora con qualche prof. per un orientamento. Anche per capire meglio cosa vuoi. Per esempio, questa "smania" di aiutare, da che dipende?

Ah, per l'assistente sociale bastano 3 anni, poi c'è la laurea magistrale, che dura altri due. Ad oggi il lavoro si trova con la laurea triennale, con la specialistica no.

Buona giornata.

E buono studio per la maturità: dacci sotto!!!
Ugo Albano

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Re: Domande su un ipotetico futuro lavorativo nel sociale..

Messaggio da Desy »

ugo.albano ha scritto:Cara Desy,

non ti preoccupare, è giusto chiedere, anche perchè poi bisogna scegliere.

Qualche consiglio (più che da assistente sociale, da "padre di famiglia"):

1) telefona in giro e chiedi di parlare con un assistente sociale, uno psicologo, un educatore (a turno, s'intende), e chiedi loro cosa fanno. Fai parlare loro, tu stà zitta e non parlare di te;

2) chiedi poi a loro di massare mezza giornata per vedere che fanno;

3) parla già ora con qualche prof. per un orientamento. Anche per capire meglio cosa vuoi. Per esempio, questa "smania" di aiutare, da che dipende?

Ah, per l'assistente sociale bastano 3 anni, poi c'è la laurea magistrale, che dura altri due. Ad oggi il lavoro si trova con la laurea triennale, con la specialistica no.

Buona giornata.

E buono studio per la maturità: dacci sotto!!!
Grazie per la risposta! Quest'anno (sono ancora in quarta) faremo uno stage lavorativo, e io avevo chiesto alla mia prof di scienze sociali di poter andare nei c.a.f. o negli asili, quindi ho già dei contatti, eventualmente anche per poter chiedere delle varie professioni...Non ho capito il punto 2), cioè dovrei chiedere se posso osservare il loro lavoro? (Comunque, potrò farlo nello stage, anche se solo per una professione)...I motivi che mi spingono a voler aiutare, non sono di certo originali, ovvero l'aver vissuto un'esperienza abbastanza traumatica in famiglia, sentirsi "inferiori" rispetto agli altri e "impotenti" rispetto alle difficoltà avute in passato, da cui scaturisce l'esigenza di sentirsi utili, e di aiutare chi ha avuto le tue stesse esperienze per cercare di risolvere il conflitto subito... :wink:....Non so se questo possa essere un ostacolo o no, al fatto di voler lavorare come assistente sociale (o nel sociale in generale), secondo me no, se si è già affrontato e "risolto" il proprio conflitto, e diciamo che sono sulla buona strada :lol:

Come mai con la specialistica non si trova lavoro? Quindi è inutile farla, basta la triennale?
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Re: Domande su un ipotetico futuro lavorativo nel sociale..

Messaggio da Nazg »

Desy ha scritto: Come mai con la specialistica non si trova lavoro? Quindi è inutile farla, basta la triennale?
Il lavoro dell'ass.soc. nasce da una formazione triennale e quindi quando esci dall'università sei formato per entrare subito nel mondo del lavoro (anche grazie alle molte ore di tirocinio).
La laurea magistrale è venuta in un secondo momento, e affronta soprattutto tematiche attinenti alla progettazione e organizzazione dei servizi, quindi è un lavoro più dirigenziale.

Attualmente viene chiesto soprattutto il livello "base", cioè quello in soldoni che ti fa rimanere a contatto con l'utenza. La laurea magistrale non essendo ancora molto riconosciuta non è ancora richiesta. Chissà cosa succederà tra qualche anno... :?:
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Re: Domande su un ipotetico futuro lavorativo nel sociale..

Messaggio da Desy »

Nazg ha scritto:
Desy ha scritto: Come mai con la specialistica non si trova lavoro? Quindi è inutile farla, basta la triennale?
Il lavoro dell'ass.soc. nasce da una formazione triennale e quindi quando esci dall'università sei formato per entrare subito nel mondo del lavoro (anche grazie alle molte ore di tirocinio).
La laurea magistrale è venuta in un secondo momento, e affronta soprattutto tematiche attinenti alla progettazione e organizzazione dei servizi, quindi è un lavoro più dirigenziale.

Attualmente viene chiesto soprattutto il livello "base", cioè quello in soldoni che ti fa rimanere a contatto con l'utenza. La laurea magistrale non essendo ancora molto riconosciuta non è ancora richiesta. Chissà cosa succederà tra qualche anno... :?:
Ok grazie mille per il chiarimento :D
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Re: Domande su un ipotetico futuro lavorativo nel sociale..

Messaggio da ugo.albano »

Desy ha scritto:

Non ho capito il punto 2), cioè dovrei chiedere se posso osservare il loro lavoro? (Comunque, potrò farlo nello stage, anche se solo per una professione)...I motivi che mi spingono a voler aiutare, non sono di certo originali, ovvero l'aver vissuto un'esperienza abbastanza traumatica in famiglia, sentirsi "inferiori" rispetto agli altri e "impotenti" rispetto alle difficoltà avute in passato, da cui scaturisce l'esigenza di sentirsi utili, e di aiutare chi ha avuto le tue stesse esperienze per cercare di risolvere il conflitto subito

RISPOSTE:

Certo, è proprio il caso che tu vada in giro e ti renda conto di quel che fanno. Al di là degli stages della scuola. Se una studentessa mi telefonasse per un'intervista per farle capire cosa faccio, io non avrei problemi. Pure a farla stare da me per vedere che cosa faccio.

Attenzione inoltre alla motivazione. Tu riporti tuoi vissuti personali di dolore che tramuti in "esigenza di essere utili". E' un classico: "siccome ho sofferto, non voglio far soffrire gli altri". E' una classica "proiezione": volendo aiutare gli altri tu di fatto aiuti te stessa, o meglio, "così come avresti desiderato nel dolore".

La motivazione al lavoro di aiuto è importante fotografarla ed elaborarla, ciò per evitare pasticci in futuro. Su questo argomento scrissi anni fa un libro "il professionista dell'aiuto - Carocci Editore", vedi di cercarlo in blblioteca, a scuola o te lo fai regalare dai tuoi genitori. Sicuramente ti chiarirà un pò di cose su come essere (o non essere) nel campo delle professioni sociali.

E' IMPORTANTE FARE LA SCELTA GIUSTA, qualsiasi sia il campo in cui lavorerai. Fai quindi bene ad informarti. Ricorda che la scelta di un lavoro è sempre una conseguenza della propria personalità: occorre essere quindi consapevole e conseguenti.

Auguri.
Ugo Albano

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Re: Domande su un ipotetico futuro lavorativo nel sociale..

Messaggio da Desy »

ugo.albano ha scritto:
Attenzione inoltre alla motivazione. Tu riporti tuoi vissuti personali di dolore che tramuti in "esigenza di essere utili". E' un classico: "siccome ho sofferto, non voglio far soffrire gli altri". E' una classica "proiezione": volendo aiutare gli altri tu di fatto aiuti te stessa, o meglio, "così come avresti desiderato nel dolore".

La motivazione al lavoro di aiuto è importante fotografarla ed elaborarla, ciò per evitare pasticci in futuro. Su questo argomento scrissi anni fa un libro "il professionista dell'aiuto - Carocci Editore", vedi di cercarlo in blblioteca, a scuola o te lo fai regalare dai tuoi genitori. Sicuramente ti chiarirà un pò di cose su come essere (o non essere) nel campo delle professioni sociali.

E' IMPORTANTE FARE LA SCELTA GIUSTA, qualsiasi sia il campo in cui lavorerai. Fai quindi bene ad informarti. Ricorda che la scelta di un lavoro è sempre una conseguenza della propria personalità: occorre essere quindi consapevole e conseguenti.

Auguri.
Io ne sono consapevole, ho 18 anni, sono ancora giovane ma sono molto più matura della mia età. Ti ringrazio per la lezione :wink: ma so già che cos'è la proiezione, so che "aiutando gli altri, voglio aiutare me stessa", infatti per questo ho detto che bisogna rielaborare il proprio "trauma", cercando di non entrare in conflitto con il proprio lavoro...Ed è quello che sto cercando di fare ora, perchè altrimenti, mi precludo qualsiasi possibilità di lavorare, soprattutto in questo campo!

Comunque ti ringrazio, ma non tocchiamo il tasto "genitori", meglio se ti riferisci al singolare (madre), dato che con l'altro genitore, c'è una questione mooolto complessa... :|
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