Assistente sociale nel comune

pallaspina
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da pallaspina »

(Adesso per favore non mi dire che prima avevo scritto che la ragazza era senza posto fisso e invece poi il posto fisso giá l'aveva :mrgreen: ... sono vecchietta e la memoria comincia a vacillare... e poi un posto fisso si é comunque liberato.... no??? 8)

In ogni caso... volevo aggiungere qualcosa in merito al punto: "nel privato ti fanno fare quello che vogliono". Non é esattamente vero. Questo perché VOI vi fate mettere in questa situazione, perché capisco che avete disperato bisogno. Ma allora dovete essere coscienti di questo, che é un vostro bisogno e non uno status quo giuridico. Le mie colleghe a cooperativa erano assunte al settimo livello e non pulivano culi; i miei colleghi educatori in cooperativa erano assunti cosí e stop, e non pulivano culi.

Non sono un'esperta in questi temi, peró so che ogni livello ha un suo mansionario. Diciamo che se ti assumono a un quarto livello, poi possono anche farti fare mansioni di psicologo (se hai il titolo, chiaro); se invece ti assumono a un settimo, non possono obbligarti a fare mansioni del quarto.

Ci possono provare, ma... sta a te starci o no.

So bene che chi deve mangiarci con lo stipendio, accetta anche questo, questo peró é un altro piano della questione. Il fatto che nella cooperativa convenzionata con il mio Comune, vedi, questo non accadesse (e non accadeva anche perché furono a suo tempo fatte lotte sindacali), é una dimostrazione che non si deve generalizzare....
olandesina81
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da olandesina81 »

Scusate se mi intrometto!
Mi presento, sono un'assistente sociale iscritta all'albo da 4 anni, ho lavorato 2 anni come animatrice anziani, anche prima di laurearmi e da 3 anni lavoro come assistente ai disabili nelle scuole.
Anche io ho fatto tanti concorsi per cercare un posto fisso come assistente sociale,ma credo che le affermazioni di quel ragazzo che critica il settore pubblico e che attacca gli assistenti sociali e la loro professione arrivando a dire che addirittura essere assistenti sociali non implica avere certi requisiti e professionalità siano molto riduttive e non portino nulla di costruttivo a questo forum.
A mrbz voglio rispondere, visto che in parte sto vivendo la sua esperienza, che:1)forse fare l'assistente sociale non è la tua vera aspirazione, ma l'hai fatto solo per avere un posto fisso. chi è assistente sociale lo è a prescindere, anche se in quel momento svolge altre mansioni.Sei iscritto ad un albo e non so se sia proprio deontologicamente corretto ciò che dici verso la professione. Fatti un esame di coscienza e pensa se questo lavoro è davvero quello che vuoi fare nella vita...come puoi voler diventare chi critichi tanto? è assurdo...come se io dicessi male dei medici e poi volessi fare il medico,semmai il contrario. Oppure se vedi gli aspetti negativi della professione cerca di farne tesoro e di non fare gli stessi errori. Anche io lavoro con gli assistenti sociali e lavorando da esterna diciamo che in futuro,quando farò l'assistente sociale potrò avere la fortuna di aver vissuto anche il punto di vista dell'utente e delle famiglie, che purtroppo spesso mettono una maschera davanti alle istituzioni.2)In secondo luogo mi sembra che tu non sia convinto neppure del lavoro come educatore, visto che ti lamenti delle tue mansioni. Io, lavorando con i bambini disabili nella scuola, ho scoperto un lato di me che non conoscevo, mi gratifica molto assistere questi bambini e fare un lavoro diverso,nel frattempo ho conseguito anche un titolo professionale di ADB(addetto all'assistenza di base)e mi piace molto il mio lavoro, ma non lo faccio come ripiego. Secondo me alla fine se uno ama un lavoro cerca tutte le strade per arrivarci.
3)quindi ti propongo una terza opzione,visto che quello che desideri è un posto fisso perché non opti per il terziario? cioè lavorare in qualche grande catena di distribuzione?così forse sarai più tranquillo farai con più passione il tuo lavoro.
Grazie per la tua attenzione! ciao e in bocca al lupo per la tua vita! :P
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da pallaspina »

Il tuo intervento é, direi, molto interessante e lo condivido totalmente. E ti spiego anche perché.
Sono totalmente convinta che il titolo non fa il professionista e che qualsiasi titolo universitario o non non sia come il sacerdozio per i cattolici; a volte per scherzo dico: "Non sono sacerdote per sempre alla maniera di Melchisedech" :lol: Non é che quando ci laureiamo in servizio sociale, psicologia, o anche medicina, scenda una fiamma dal cielo che ci investa della sacralitá di una missione. É solo un titolo, che posso mettere in un cassetto e non guardare piú, usare per accedere a un concorso, usare per accedere a una formazione ulteriore e specifica o, legalmente, svolgere una professione liberale.
Voglio dire, non é che il fatto di avere una laurea in psicologia mi obblighi a fare lo psicologo, cosí come avere una laurea in servizio sociale non mi obbliga a fare l'assistente sociale. Se la professione non mi quaglia, o se oggettivamente non ci posso campare e io devo mantenermi e magari mantenere la famiglia, posso benissimo andare a fare il coordinatore di reparto all'Esselunga (magari guadagno pure di piú; altra cosa é se ne ho le competenze, ovviamente). Per esempio, una mia amica italiana che fa il tecnico di laboratorio alla ASL, a tempo indeterminato, ma il lavoro le fa schifo, si é fatta tutto il percorso laurea in psicologia+scuola di psicoterapia, ha cominciato a fare la psicologa liberoprofessionista dopo il lavoro alla ASL e adesso sta per licenziarsi dalla ASL per fare solo la psicologa. É stato massacrante, anche perché ha due bambini, peró ce l'ha fatta.
Se avesse avuto una reazione piú negativa, avrebbe fatto a vita un lavoro che non le piaceva e avrebbe rinunciato al suo sogno, ritrovandosi a inveire contro la mancanza di lavoro dipendente per gli psicologi e l'estrema difficoltá ad avviare e mantenere un'attivitá libero professionale.
Non condivido la mentalitá che spesso rilevo fra i nuovi assistenti sociali: "Io ho studiato duro per 3-4 anni e ora mi spetta un lavoro cosí e cosí". Se lo traslado ad altro contesto, mi rivedo paro paro l'utente che sbraitava e picchiava i pugni sul tavolo: "Io ho 3 figli/sono separata/sono italiana/sono disoccupata/ecc. ecc. ecc. e MI SPETTA casa, lavoro, sussidio". Purtroppo non spetta niente (o quasi niente), per ovvi motivi giuridico-sociali.
Io, personalmente, ho amici assistenti sociali che da sempre lavorano in cartiera e sono felicissimi; ho anche un'amica che lavora come impiegata part time in un Consolato (non italiano, precisiamo, no-raccomandazioni....), il resto delle ore fa pulizie a uffici, ha 3 figli e ora si iscrive a "educación social", ovvero a "scienze dell'educazione", perché quella professione é sempre stata il suo sogno e vedrá magari fra 4 anni che ne viene fuori.
Purtroppo in Italia manca molto questa mentalitá perché si pensa che una laurea sia il punto di arrivo e non di partenza...
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da ugo.albano »

Cara Pallaspina,

dall'inizio del post siamo "sviati" non poco. Pure il povero Brz lo abbiamo "bastonato" non poco, eppure vorrei un pò difenderlo: va beh che ha sbagliato nel generalizzare, ma pure denunciava un "certo modo2 di alcuni colleghi di lavorare.

Io credo che in tutta questa questione i "condizionamenti organizzativi pesano non poco. Pensa solo ai colleghi ministeriali: bravi professionisti, ma decenni di Ministero li "burocratizzano" fino al punto di apparire inumani. In tal senso, per evitare il burnout, io consiglio ogni tanto di "cambiare". Pure tu, che da Lucca sei in Spagna e fai tuttaltro, fai comunque tesoro del tuo pregresso. L'importante è "digerire" il pregresso, capirlo, posizionarsi rispetto ad esso e poi darci un taglio. Come nei traumi!

Nelle nostre storie ci sono "biografie". Come nell'album fotografico, noi facciamo esperienze lavorative, a volte casualmente, a volte (si spera) seguendo il nostro progetto professionale. E' come se ognuno di noi avesse un "sogno", un modello su noi stessi, e noi cerchiamo di perseguirlo, sovente non essendone neanche cosciente.

Che buffo: cinque minuti fa scrivevo di "vocazione all'aiuto" in un post vicino a questo. Se vi interessa è quà: servizio-sociale-e-cristianesimo-vt5620-45.html#p20015

Dite la vostra!
Ugo Albano

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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da pallaspina »

Stavo pensando la stessa cosa :) Io stessa sono molto critica verso la professione, come ben sai. Ma ammetto che salto come una molla quando mi si tocca il tasto "gli assistenti sociali del pubblico sono dei privilegiati" perché io a conti fatti ci ho rimesso un sacco di soldi e di salute :lol:
Per il resto, totalmente d'accordo che molti colleghi non fanno onore alla categoria. Penso peró anche che non siano quelli che sono qui. Per stare su un forum nelle ore non lavorative o comunque (come me) quando nemmeno piú lavori, lo devi fare per passione. Infatti le mie colleghe anni fa mi rinfacciavano che io stessi sui forum di assistenti sociali la sera... invece di guardarmi qualche sano filmetto scemo! :mrgreen:
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da Mrc Brz »

pallaspina ha scritto:(Adesso per favore non mi dire che prima avevo scritto che la ragazza era senza posto fisso e invece poi il posto fisso giá l'aveva :mrgreen: ... sono vecchietta e la memoria comincia a vacillare... e poi un posto fisso si é comunque liberato.... no??? 8)

In ogni caso... volevo aggiungere qualcosa in merito al punto: "nel privato ti fanno fare quello che vogliono". Non é esattamente vero. Questo perché VOI vi fate mettere in questa situazione, perché capisco che avete disperato bisogno. Ma allora dovete essere coscienti di questo, che é un vostro bisogno e non uno status quo giuridico. Le mie colleghe a cooperativa erano assunte al settimo livello e non pulivano culi; i miei colleghi educatori in cooperativa erano assunti cosí e stop, e non pulivano culi.

Non sono un'esperta in questi temi, peró so che ogni livello ha un suo mansionario. Diciamo che se ti assumono a un quarto livello, poi possono anche farti fare mansioni di psicologo (se hai il titolo, chiaro); se invece ti assumono a un settimo, non possono obbligarti a fare mansioni del quarto.

Ci possono provare, ma... sta a te starci o no.

So bene che chi deve mangiarci con lo stipendio, accetta anche questo, questo peró é un altro piano della questione. Il fatto che nella cooperativa convenzionata con il mio Comune, vedi, questo non accadesse (e non accadeva anche perché furono a suo tempo fatte lotte sindacali), é una dimostrazione che non si deve generalizzare....
Ci sono diversi tipi di livello che variano in base al contratto, con le cooperative si va a salire, con il contratto uneba, ad esempio, invece, si va scendere (il livello più alto è il numero 1 , poi si scende fino al 5). Ti rispondo con le tue stesse parole, non generalizzare, e riprendo anche, in questo caso, il sig. ugo albano :"non arrivare a conclusioni per sentito dire", se io dico che ho dovuto "anche pulire dei culi", vuol dire che sono 10 anni che faccio l'educatore (e lavori simili), praticamente da quando mi sono iscritto al corso di servizio sociale, e che ho cambiato diversi contratti. Il lavoro privato non è solo cooperativa (per fortuna). E comunque , ribadisco, pulire dei culi farebbe bene a tanta gente
Mrc Brz
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da Mrc Brz »

olandesina81 ha scritto:Scusate se mi intrometto!
Mi presento, sono un'assistente sociale iscritta all'albo da 4 anni, ho lavorato 2 anni come animatrice anziani, anche prima di laurearmi e da 3 anni lavoro come assistente ai disabili nelle scuole.
Anche io ho fatto tanti concorsi per cercare un posto fisso come assistente sociale,ma credo che le affermazioni di quel ragazzo che critica il settore pubblico e che attacca gli assistenti sociali e la loro professione arrivando a dire che addirittura essere assistenti sociali non implica avere certi requisiti e professionalità siano molto riduttive e non portino nulla di costruttivo a questo forum.
A mrbz voglio rispondere, visto che in parte sto vivendo la sua esperienza, che:1)forse fare l'assistente sociale non è la tua vera aspirazione, ma l'hai fatto solo per avere un posto fisso. chi è assistente sociale lo è a prescindere, anche se in quel momento svolge altre mansioni.Sei iscritto ad un albo e non so se sia proprio deontologicamente corretto ciò che dici verso la professione. Fatti un esame di coscienza e pensa se questo lavoro è davvero quello che vuoi fare nella vita...come puoi voler diventare chi critichi tanto? è assurdo...come se io dicessi male dei medici e poi volessi fare il medico,semmai il contrario. Oppure se vedi gli aspetti negativi della professione cerca di farne tesoro e di non fare gli stessi errori. Anche io lavoro con gli assistenti sociali e lavorando da esterna diciamo che in futuro,quando farò l'assistente sociale potrò avere la fortuna di aver vissuto anche il punto di vista dell'utente e delle famiglie, che purtroppo spesso mettono una maschera davanti alle istituzioni.2)In secondo luogo mi sembra che tu non sia convinto neppure del lavoro come educatore, visto che ti lamenti delle tue mansioni. Io, lavorando con i bambini disabili nella scuola, ho scoperto un lato di me che non conoscevo, mi gratifica molto assistere questi bambini e fare un lavoro diverso,nel frattempo ho conseguito anche un titolo professionale di ADB(addetto all'assistenza di base)e mi piace molto il mio lavoro, ma non lo faccio come ripiego. Secondo me alla fine se uno ama un lavoro cerca tutte le strade per arrivarci.
3)quindi ti propongo una terza opzione,visto che quello che desideri è un posto fisso perché non opti per il terziario? cioè lavorare in qualche grande catena di distribuzione?così forse sarai più tranquillo farai con più passione il tuo lavoro.
Grazie per la tua attenzione! ciao e in bocca al lupo per la tua vita! :P
Guarda probabilmente tu mi hai frainteso, io non mi lamento del lavoro come educatore, in alcuni contesti mi piace di più in altri meno. Con i bambini e con i minori (adolescenti) seguiti dai servizi non mi è piaciuto, soprattutto in quegli ambiti trovi colleghi invasati, che amano i bambini, che vivono per lavorare , che mettono sul lavoro una grossa fetta di se stessi,molto emotivi, e che, a mio giudizio, proprio per questo sono le persone meno adatte per lavorare nel settore del sociale.

Ho lavorato, all'età di 23-24 anni, anche con i disabili nelle scuole, tramite una cooperative che copriva tutte le scuole della provincia, quindi ho seguito dal bambino della scuola elementare al ragazzo dell'istituto tecnico. Non mi dispiaceva, ma spesso questi si ammalavano , magari nel mese di gennaio, e fino a alla fine delle scuole perdevi la metà delle ore.

In questo momento sono in una comunità di psichiatrici all'interno di una grossa struttura provata. Quella dove sono io è una comunità nuova, in un momento in cui stanno aprendo gli ultimi OPG c'è molto lavoro con questo tipo di pazienti. Per quanto siano tosti, io mi trovo bene e mi piace, sono riconosciuto come educatore professionale.

Non mi lamento del lavoro, ma mi lamento perchè, come dovresti fare tu (che secondo me, leggendo i tuoi discorsi hai più o meno la mia età se non qualche anno in meno di me) , non mi accontento. Non mi accontento di lavorare in un posto dove comunque siamo sfruttati, lavoriamo , anche se spesso non ce ne rendiamo conto, ai limiti delle possibilità in termini di legge. Soprattutto non mi accontento perchè vorrei fare il MIO lavoro, perchè ne ho diritto, in quanto ho studiato PER QUELLO.Almeno avere la possibilità scelta, poi non è detto che non continui a fare l'educatore o magari vada a fare il commesso, come dici tu.
Ultima modifica di Mrc Brz il mer, 21 ago 2013 - 1:49 pm, modificato 2 volte in totale.
Mrc Brz
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da Mrc Brz »

pallaspina ha scritto:Il tuo intervento é, direi, molto interessante e lo condivido totalmente. E ti spiego anche perché.
Sono totalmente convinta che il titolo non fa il professionista e che qualsiasi titolo universitario o non non sia come il sacerdozio per i cattolici; a volte per scherzo dico: "Non sono sacerdote per sempre alla maniera di Melchisedech" :lol: Non é che quando ci laureiamo in servizio sociale, psicologia, o anche medicina, scenda una fiamma dal cielo che ci investa della sacralitá di una missione. É solo un titolo, che posso mettere in un cassetto e non guardare piú, usare per accedere a un concorso, usare per accedere a una formazione ulteriore e specifica o, legalmente, svolgere una professione liberale.
Voglio dire, non é che il fatto di avere una laurea in psicologia mi obblighi a fare lo psicologo, cosí come avere una laurea in servizio sociale non mi obbliga a fare l'assistente sociale. Se la professione non mi quaglia, o se oggettivamente non ci posso campare e io devo mantenermi e magari mantenere la famiglia, posso benissimo andare a fare il coordinatore di reparto all'Esselunga (magari guadagno pure di piú; altra cosa é se ne ho le competenze, ovviamente). Per esempio, una mia amica italiana che fa il tecnico di laboratorio alla ASL, a tempo indeterminato, ma il lavoro le fa schifo, si é fatta tutto il percorso laurea in psicologia+scuola di psicoterapia, ha cominciato a fare la psicologa liberoprofessionista dopo il lavoro alla ASL e adesso sta per licenziarsi dalla ASL per fare solo la psicologa. É stato massacrante, anche perché ha due bambini, peró ce l'ha fatta.
Se avesse avuto una reazione piú negativa, avrebbe fatto a vita un lavoro che non le piaceva e avrebbe rinunciato al suo sogno, ritrovandosi a inveire contro la mancanza di lavoro dipendente per gli psicologi e l'estrema difficoltá ad avviare e mantenere un'attivitá libero professionale.
Non condivido la mentalitá che spesso rilevo fra i nuovi assistenti sociali: "Io ho studiato duro per 3-4 anni e ora mi spetta un lavoro cosí e cosí". Se lo traslado ad altro contesto, mi rivedo paro paro l'utente che sbraitava e picchiava i pugni sul tavolo: "Io ho 3 figli/sono separata/sono italiana/sono disoccupata/ecc. ecc. ecc. e MI SPETTA casa, lavoro, sussidio". Purtroppo non spetta niente (o quasi niente), per ovvi motivi giuridico-sociali.
Io, personalmente, ho amici assistenti sociali che da sempre lavorano in cartiera e sono felicissimi; ho anche un'amica che lavora come impiegata part time in un Consolato (non italiano, precisiamo, no-raccomandazioni....), il resto delle ore fa pulizie a uffici, ha 3 figli e ora si iscrive a "educación social", ovvero a "scienze dell'educazione", perché quella professione é sempre stata il suo sogno e vedrá magari fra 4 anni che ne viene fuori.
Purtroppo in Italia manca molto questa mentalitá perché si pensa che una laurea sia il punto di arrivo e non di partenza...

Se si riferisce a me le confermo quanto detto prima, ovvero che lei parla senza sapere. Io ho sempre lavorato, fino a 20 anni ho fatto il cameriere, poi decisi di provare il servizio civile e mi iscrissi a servizio sociale (8 anni fa). Nel frattempo ho sempre lavorato, facendo l'educatore, prima con i minori, poi con i disabili, ho lavorato pure nei campi estivi con i bambini, ho lavorato in una comunità di tossicodipendenti, ora lavoro con gli psichiatrici. Ho lavorato pure privatamente. Pensavo che la laurea potesse aiutarmi nel mio percorso, ma quello che ho studiato sui libri non mi è servito granchè. Ora infatti sono iscritto alla magistrale di psicologia, anche se anch'essa mi sembra prova di contenuti davvero utili nel lavoro di tutti i giorni. Probabiulmente medicina+psichiatria sarebbe stata la strada più soddisfacente, ma ora è un pò troppo tardi..

In ogni caso sì, a me il lavoro SPETTA, perchè ho studiato , e ho fatto / sto facendo non pochi sacrifici, per studiare.

Meno male che in Italia c'è ancora gente che ha studiato e che si lamenta perchè quel determinato gli SPETTA, come dice lei (anche se ne vedo davvero poca)

In questo paese secondo me siamo in questa condizione anche perchè ci sono persone che ragionano come lei, se lo faccia dire. E' un ragionamento allo stesso livello di quello formulato da quella "signora" che veniva a dire che non bisogna essere troppo "choosy"
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da Mrc Brz »

pallaspina ha scritto:"Poi mi scusi, se lei sa addirittura chi è la persona che l'ha sostituita , vorrà dire che questa ragazza già prima si è fatta conoscere... E' passata tramite concorso? (.....)"

Vorrei solo chiarire che io ho lasciato il mio impiego non sbattendo la porta bensí con stima da parte dei dirigenti e colleghi, e con rispetto mio verso di loro (oltre che verso i miei utenti), per la qual cosa mi sono resa disponibile a essere contattata via mail e telefono qualora fosse necessario per aiutare la nuova collega a entrare nel caos (visto che non é attuabile, nel pubblico oggi in Italia, un passaggio di casi graduale e affiancato, nemmeno se la persona nuova fosse uscita dall'universitá il giorno prima , cosa che capitó a me quando cominciai a lavorare lí e mi dovetti scoprire tutto da sola o quasi).
Dunque per circa un anno (poi non ne hanno avuto piú bisogno) le colleghe mi hanno chiesto chiarimenti sui casi che avevo lasciato, la nuova collega soprattutto; io la conoscevo giá anche se non approfonditamente perché 10 anni prima aveva lavorato per un periodo a cooperativa con noi.

Peró, oggettivamente, se le hanno dato la mobilitá (giá era in ruolo in altro Comune) per raccomandazione, quetso onestamente non lo so né, a dire la veritá, mi interessa....

Per quanto riguarda i pochi posti di assistente sociale a fronte del tanto lavoro, bé... Si vede che non sai di che parli. Mai sentito parlare di tagli al sociale? Noi eravamo una decina quando avremmo dovuto essere 2-3 di piú. Ed eravamo fortunati, perché in molte altre realtá, tipo la ASL, erano anche meno. Quando qualcuno andava in maternitá o si rompeva una gamba e doveva stare a casa, non veniva sostituito pressoché mai. Risultato: il suo carico si redistribuiva fra tutti, con aggravio, nel senso che se io avevo mediamente 80 casi, me ne ritrovavo una 15ina di piú. Ovviamente era usurante e insostenibile, peró nonostante lotte, scioperi, lettere, la risposta era sempre: "Non ci sono soldi".
Anche per questo non voglio tornare a lavorare nel pubblico.
Saluti
Penso che ovunque la situazione in questo momento non sia delle migliori, questo a priori, però ritengo che nel pubblico ci siano più garanzie, e soprattutto nel provato a mio giudizio la figura dell'assistente sociale in sè non ha ragione d'esistere (non per mancanza di competenze, ma proprio per la mansione che deve ricoprire, esercitabile in modo utile solo nel pubblico, io la penso così). Nel pubblico in poche parole si possono far valere di più i propri diritti.

Sì, certo che so cosa sono i tagli. Si figuri che ho visto una cooperativa che ha tolto le notti agli educatori (gente che lavora da anni con gli psichiatrici) rimpiazzandoli con un signore arrivato a Lampedusa come clandestino. Questo signore, o meglio ragazzo, accettava (e accetta ancora) di buon grado di vivere effettivamente nella comunità per 800 (ottocento) euro al mese e ancora grazie, dice lui. Di giorno può intervenire con la forza aiutando gli educatori nelle situazioni critiche, di notte, affiancato dall'infermiere, toglie di fatto il lavoro agli stessi educatori.

Tutto questo fatto passare come un'opera di bene della cooperativa (una grandissima cooperativa, mi creda), che secondo l'opinione pubblica "salva" gli immigrati, e ripara ai tagli in modo intelligente...

I tagli, certo... Peccato che il capitale sociale della cooperativa in questione , quello vero, è ben più alto, mi creda, rispetto a quello pubblicato. E tante altre cose.

Tagli ce ne sono stati, è vero, ma spesso (spesso) vengono usati come scusa per mascherare altre porcherie.

La mia speranza è che un giorno venga davvero fatta un pò di pulizia, perchè ce ne sarebbe davvero bisogno. Probabilmente ora il momento è difficile e c'è chi ci campa sopra... Per ora
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da tabellina »

Mrc Brz ha scritto: Mi lamento perchè non mi piace accontentarmi quando ci sono neolaureati senza un briciolo di esperienza nel sociale che entrano a tempo indeterminato nel pubblico grazie alle raccomandazioni e ai lecchinaggi (che comunque sono impegnativi e richiedono tanto tempo, difficile per chi come me ha sempre avuto bisogno di lavorare) e guai a chi li tocca...
ciao Mrc Brz.
ho letto con interesse tutti i tuoi post e ne sono rimasta inizialmente offesa, poi amareggiata, poi di nuovo offesa e infine stordita, anche perchè forse hai una maniera di scrivere che, a prima lettura, può risultare irritante. :oops:
mi sembrava di avere a che fare con una persona che spara a mille su qualcosa, perchè ha avuto delle esperienze negative, senza comprendere che non si può mica generalizzare e che mica tutto gira intorno alla sua esperienza (l'ignoranza, nel senso di non sapere, è una brutta bestia :roll: )
tuttavia non posso di certo affrontare tutte le questioni che hai posto, ma una, quella del tuo quote, mi sta particolarmente a cuore e, se mi vorrai rispondere, ti chiedo cortesemente di farlo circoscrivendo l'intervento a questa questione.
io ho 28 anni, da pochi mesi sono entrata a tempo indeterminato in Comune come assistente sociale e, incredibile ma vero eh, senza lecchinaggio e raccomandazione (o almeno io non me ne sono accorta :lol: ), ma piazzandomi in graduatoria da dove, dopo due anni, sono stata pescata.
ho iniziato a lavorara da quando avevo 18 anni, bar, negozi, call center, sempre precaria sono andata a vivere da sola a 20, mi sono laureata e ho fatto l'esame di stato; contratti assurdi, ore lavorate al limite dell'umano :o
ho spedito curriculum a raffica finchè in un Comune, dove assumevano tramite agenzia interinale, in seguito a un colloquio, mi hanno chiamata per un part time. di giorno facevo l'assistente sociale e la sera continuavo a lavorare part-time in bar. poi mi hanno aumentato le ore; i contratti duravano 6 mesi, anche meno, molte ore di straordinario, non pagate, ma con tanta soddisfazione da parte mia perchè mettevo in pratica quello che avevo studiato.
poi alcuni mesi fa il contratto a tempo inderminato. il lavoro è tanto, non si scalda di certo la sedia.
ora, io lavoro con altre colleghe e colleghi, nessuno di essi è entrato con raccomandazione e nessuno di loro non fa una mazza. anzi.
se posso portarti la mia esperienza c'erano più raccomandazioni nel bar dove lavoravo che non dove sono adesso. :D
quindi, io ci credo che tu abbia avuto un'esperienza dissimile dalla mia, molto negativa, la raccomandazione è uno dei mali dell'Italia :twisted: ma, se puoi, cerca di riconoscere che è possibile anche altro e non fa tutto schifo come dici tu. Altrimenti svilisci l'impegno di chi, come me, come Pallaspina o tanti altri, ha fatto tanti sacrifici senza scendere a compromessi.
il dialogo passa attraverso anche l'accettazione dell'altro e delle sue esperienze.
peace and love :wink:
Mrc Brz
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da Mrc Brz »

Lavorare part-time in un bar e allo stesso tempo part-time in comune è una cosa che non mi sento di fare nemmeno per un breve periodo, preferirei fare mille doppi turni in comunità , fare i lavori più pesanti, ma non riesco nemmeno lontanamente a pensare di gestire una situazione del genere..

Quindi complimenti per la "resistenza"...

In ogni caso. per quanto riguarda i concorsi, spero sia come dici tu, quasi quasi mi hai convinto a fare l'esame di stato per entrare nell'albo... 2014 ci provo
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da pallaspina »

Certamente, mrcbrz, troverai una strada consona, la preparazione e l'esperienza ce l'hai. Non era a te che mi riferivo nella mia nota un pó polemica, bensí a molti neo-laureati che si siedono e aspettano il lavoro. Nessun professionista viene cercato a casa e nessuno puó pretendere il lavoro, tantomeno oggi. Quello che io invitavo a fare era domandarsi se, per esempio, un neo-medico si pone in questi termini e la risposta é no. Un neomedico sa di essere una matricola in un mare di gente come lui e magari a volte anche piú preparata. Dunque si rimbocca le maniche e cerca di "vendersi" come puó. Condivido il tuo discorso che l'assistente sociale ha molta piú difficoltá a vendersi nel privato, infatti é anche per questo che mi iscrissi a psicologia, per avere il benedetto titolino che mi avrebbe aperto porte in piú e diverse. Tuttavia colleghi che si stanno lanciando nel privato ci sono e spesso qui ne abbiamo parlato, quindi direi: difficile sí, impossibile no.
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da ugo.albano »

Caro Brz,

se mi dici dove ti candiderai all'esame di stato, ti raccomando io! :D :D :D

Anzi, mi faccio mettere come commissario e ti striglio come solo Ugo Albano sa fare :D :D :D

Già mi immagino le domande: "l'assistente sociale in comune, logicamente" :D :D :D

Comunque: uno schiaffo ed un bacio:

il bacio: venire dalla gavetta è sempre aspetto da considerare bene, anzi è propedeutico alla carriera. Non è questione etica, ma competenziale: esercitare vari ruoli significa mostrare una maturazione lavorativa non da poco. Nei curricula che alcuni colleghi mi sottopongono io cerco sempre di far portare in evidenza esperienze "altre", apparentemente umili, ma "formanti" per il lavoratore.

Uno schiaffo:Dipende però da come le si vive le esperienze lavorative e da come li si digerisce. Esprimersi con rabbia verso il proprio passato o, peggio ancora, appioppare etichette in base ai propri vissuti è sempre negativo. E' un meccanismo da "ignoranti" (cioè che ignorano la sanità dei propri comportamenti) che va evitato. Ora, senza offesa alcuna, io trovo in te dei passaggi "rigidi" che io ti inviterei fraternamente a rivedere.

Ripeto: hai un'ottima occasione di "rivedre" certe tue impostazioni, ma non per te, bensì rispetto al fatto che sarai un assistente sociale. Ripeto fino alla morte: un professionista NON PUO' essere come vuole, egli DEVE ADERIRE ad un modo di vedere, di considerare il mondo, di COMUNICARE la professione.

Ah, dimenticavo: sono dottore, e pure magistrale! Stiamo attenti a come scriviamo e ai "messaggi nascosti" che inviamo: io li colgo subito.

Saluti a tutti!
Ugo Albano

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laurabianchi
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da laurabianchi »

mi sa che la domanda iniziale del post era tutta un'altra...

L.B,
olandesina81
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Re: Assistente sociale nel comune

Messaggio da olandesina81 »

Mrc Brz ha scritto: Guarda probabilmente tu mi hai frainteso, io non mi lamento del lavoro come educatore, in alcuni contesti mi piace di più in altri meno. Con i bambini e con i minori (adolescenti) seguiti dai servizi non mi è piaciuto, soprattutto in quegli ambiti trovi colleghi invasati, che amano i bambini, che vivono per lavorare , che mettono sul lavoro una grossa fetta di se stessi,molto emotivi, e che, a mio giudizio, proprio per questo sono le persone meno adatte per lavorare nel settore del sociale.

Ho lavorato, all'età di 23-24 anni, anche con i disabili nelle scuole, tramite una cooperative che copriva tutte le scuole della provincia, quindi ho seguito dal bambino della scuola elementare al ragazzo dell'istituto tecnico. Non mi dispiaceva, ma spesso questi si ammalavano , magari nel mese di gennaio, e fino a alla fine delle scuole perdevi la metà delle ore.

In questo momento sono in una comunità di psichiatrici all'interno di una grossa struttura provata. Quella dove sono io è una comunità nuova, in un momento in cui stanno aprendo gli ultimi OPG c'è molto lavoro con questo tipo di pazienti. Per quanto siano tosti, io mi trovo bene e mi piace, sono riconosciuto come educatore professionale.

Non mi lamento del lavoro, ma mi lamento perchè, come dovresti fare tu (che secondo me, leggendo i tuoi discorsi hai più o meno la mia età se non qualche anno in meno di me) , non mi accontento. Non mi accontento di lavorare in un posto dove comunque siamo sfruttati, lavoriamo , anche se spesso non ce ne rendiamo conto, ai limiti delle possibilità in termini di legge. Soprattutto non mi accontento perchè vorrei fare il MIO lavoro, perchè ne ho diritto, in quanto ho studiato PER QUELLO.Almeno avere la possibilità scelta, poi non è detto che non continui a fare l'educatore o magari vada a fare il commesso, come dici tu.


grazie della tua risposta!
credo di aver capito il tuo punto di vista e lo condivido, ma credo anche che non si possa tenere il piede in due staffe e che se uno vuole fare questa professione deve rinunciare anche a delle certezze lavorative acquisite, ripartendo da zero. Il percorso che facciamo, secondo me, dipende solo da noi, credo che nessuno ci abbia imposto un certo lavoro!
Ciao :wink:
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